mercoledì 27 aprile 2016

Leggi il post

Metodologia della ricerca in psicologia dello sviluppo (2/4): Aspetti generali

Il fenomeno che viene osservato non viene mai colto nella sua interezza, ma viene ridotto in variabili, delle quali si studia la loro relazione reciproca.
La variabile è qualsiasi proprietà di un oggetto o evento reale che sia misurabile.
Riducendo quindi il fenomeno a variabili, lo sperimentatore fa una scelta importante su cosa misurare e cosa no, e questo determina le caratteristiche ed i risultati dell'esperimento.

Definizione operazionale delle variabili
Le variabili concettuali sono il prodotto della prima fase dell'elaborazione teorica, che guida la prima fase della progettazione di un esperimento, e devono essere poi trasformate, in una seconda fase, in variabili operative, relative ad eventi comportamentali osservabili.
Il concetto di operazionale è stato sviluppato dal fisico Bridgman negli anni 20, per sottolineare l'importanza di usare in ambito scientifico solo termini legati a operazioni osservabili che garantissero la riproducibilità del fenomeno.
Ad esempio l'intelligenza è la variabile concettuale osservata dal punteggio ottenuto dal test di Stanford-Binet (variabile operativa).
Una buona definizione operazionale deve soddisfare 2 criteri:
  1. deve contenere una descrizione delle procedure in maniera dettagliata in modo che un altro ricercatore possa riprodurre l'esperimento
  2. deve rappresentare adeguatamente la variabile concettuale sottostante
La maggiore o minore corrispondenza tra variabile concettuale e variabile operativa determina la validità di costrutto della definizione operazionale usata.
Questa validità viene a mancare quando il tipo di misura usata non è adeguato al costrutto teorico a cui intende riferirsi, o quando lo stesso costrutto (la variabile concettuale) è errato.


Rilevazione e misurazione delle variabili


La misurazione è il processo messo in atto per ottenere una descrizione del grado in cui un individuo possiede una certa caratteristica.
La misurazione è sempre associata ad un processo descrittivo che può essere il risultato di un giudizio soggettivo, mentre la valutazione implica invece un giudizio di valore soggetto ad inferenze, a partire dal giudizio descritto che è oggetto della misurazione.
Il più semplice tipo di misurazione si ha quando gli individui vengono classificati in base alla presenza o meno di una determinata caratteristica, si ha la scala nominale quando si usa un'unica proprietà dei numeri, quella di essere diversi gli uni dagli altri e quindi associabili ad individui o gruppi che differiscono per la caratteristica considerata rilevante.
Se l'attributo presenta variazioni di grado che consentono di stabilire un ordine tra gli individui, si usa la scala ordinale.
La scala ad intervalli si ha quando i livelli che misurano una determinata caratteristica, possono essere sostituiti da dei numeri, di cui vengono mantenute tutte le proprietà (come la progressione aritmetica), e dove la differenza tra 2 qualsiasi punti adiacenti della scala sarà sempre la stessa.
La scala a rapporto è la scala che presenta uno zero assoluto e dove è possibile dividere un punto della scala per un altro punto ed ottenere un risultato sensato.
Inoltre, è sempre possibile passare da una scala a intervallo a una scala ordinale, o da una scala ordinale ad una nominale.
Qualsiasi sia la scala usata, il ricercatore deve garantire che la sua misura soddisfi i criteri di oggettività, fedeltà, validità e sensibilità.
Una misura è oggettiva quando non risente dell'influenza di chi effettua la misurazione, la fedeltà della misura invece dipende dall'assenza di errori variabili ed implica che la sua ripetibilità nel tempo di sempre gli stessi risultati.
L'oggettività e la fedeltà garantiscono l'affidabilità, che è legata alla sua coerenza, mentre la validità si riferisce al fatto che lo strumento o la particolare tecnica usata siano in grado di soddisfare adeguatamente lo scopo per cui sono usati (esempio, strumento mal tarato = no validità).
Una misurazione è invece tanto più sensibile quanto piccola è la variabile misurata.



Modalità di rilevazione delle variabili


Esistono 3 tipologie di rilevazione delle variabili: alla prima appartengono tutti quei metodi che utilizzano apparecchiature per la registrazione automatica del comportamento, alla seconda quei metodi che usano questionari o protocolli che forniscono un resoconto delle risposte verbali del soggetto, alla terza appartengono tutte le tecniche in cui si usa il giudizio di un osservatore umano.
Nel caso della rilevazione strumentale la traduzione del comportamento esibito dal soggetto in una situazione in un dato usato è immediata ed attendibile nella misura in cui si garantisce il corretto funzionamento dell'apparecchio, nei questionari di solito il dato ricavato non è la risposta in quanto tale ma il significato che essa assume per lo sperimentatore, nel colloquio o l'osservazione invece tutto dipende dalle capacità cognitive di chi rileva il comportamento.
In generale, spesso è la natura stessa della variabile da osservare che impone la tecnica di rilevazione, ed ogni metodo presenta caratteristiche e problemi a seconda degli specifici ambiti di ricerca.
Il problema principale dei metodi con rilevazione umana riguarda l'affidabilità dovuta all'oggettiva misurazione e non ad un derivato di distorsioni dovute ad aspettative dello sperimentatore, dove per far fronte a questo dubbio, spesso si usa confrontare il giudizio di più sperimentatori.
La rilevazione osservativa è tanto più affidabile quanto più è caratterizzata da sistematicità di programmazione e di applicazione, quindi il tipo e le caratteristiche degli eventi comportamentali da osservare vanno stabiliti prima di iniziare l'osservazione, attraverso la creazione di uno schema di codifica.



Trattamento delle variabili e tipologia delle ricerche


Le variabili possono essere trattate in 3 modi diversi:
  1. mantenendole costanti
  2. controllandole e facendole assumere un valore prestabilito
  3. lasciandole libere di assumere qualsiasi valore
Le variabili rilevanti ma che non sono oggetto della ricerca, di solito vengono mantenute costanti, mentre le variabili che influenzano il comportamento e che vogliono essere studiate, vengono variate e vengono dette variabili disegno, che si riferiscono sia alle variabili modificabili direttamente dallo sperimentatore, sia a quelle intrinseche della persona, non manipolabili (tipo l'età, il sesso, ecc...).
La variabile che invece viene semplicemente registrata è detta variabile osservata.

Esistono disegni di ricerca correlazionali che sono quelli che ad esempio mettono in relazione le prestazioni ottenute dai soggetti in prove diverse.
Nella ricerca differenziale invece, la variabile di disegno che differenzia i gruppi, esisteva prima che la ricerca fosse progettata.
Si ha il disegno sperimentale quando la variabile di disegno viene manipolata dallo sperimentatore, che le fa assumere diversi valori in diversi gruppi di soggetti (livelli della variabile di disegno).
La differenza tra il disegno sperimentale e la ricerca differenziale sta nella difficoltà di escludere che la variabile disegno non manipolata sia associata ad altre differenze tra soggetti.
La ricerca naturalistica ha lo scopo di descrivere una variabile osservata, e quindi si ha la variabile osservata in una condizione il più naturale possibile (quindi non devono essere presenti limitazioni poste dall'osservatore, come avviene nel disegno sperimentale).
La ricerca osservativa di solito viene usata come esplorativa, nel senso che di solito serve a capire cosa poi indagare con metodi sperimentali manipolatori.
Sia le ricerche di tipo correlazionale che quelle di tipo differenziale possono essere anche ricerche di tipo osservativo, mentre quelle di tipo sperimentale no, dato che la manipolazione altera il grado di libertà del comportamento osservato, che è una condizione incompatibile con la definizione di ricerca osservativa.


Validità interna di un esperimento


La validità interna di un esperimento può essere minacciata se le differenze ottenute nei gruppi sottoposte a trattamento sperimentale sono dovute a variabili diverse dalla variabile disegno.
Le principali minacce sono:

  1. Influenza delle procedure di selezione dei soggetti: quando i gruppi esposti ai diversi livelli della variabile di disegno non sono equivalenti prima della manipolazione sperimentale.
  2. Influenza di eventi esterni all'ambiente in cui avviene la ricerca: quando esistono intervalli temporali di una certa durata tra le varie misurazioni.
  3. Influenza della maturazione: cambiamenti naturali dovuti al passare del tempo.
  4. Influenza della perdita dei soggetti: abbandono della ricerca da parte di alcuni soggetti.
  5. Influenza della regressione verso la media: si può verificare ogni volta che i soggetti sono sottoposti 2 volte ad una misurazione rispetto alla stessa variabile, perchè i soggetti che hanno fornito prestazioni vicine ai valori estremi nella prima misurazione, tenderanno ad avvicinarsi ai valori medi nella prova successiva.
  6. Influenze interne alla situazione sperimentale: le prove sottoposte ai vari gruppi possono diventare diverse nel tempo perchè lo sperimentatore diventa sempre più pratico nella somministrazione (influenza di una mancata standardizzazione delle prove), i soggetti possono diventare più bravi con la pratica nelle prove dello stesso tipo (influenza dell'esperienza della prova), soggetti appartenenti a gruppi diversi possono scambiarsi informazioni sulla prova annullando la differenza tra gruppi (influenza della diffusione del trattamento sperimentale).

Controllo della validità interna


Nel disegno sperimentale, i risultati vengono confrontati tra gruppi diversi di soggetti (disegno between-subjects), tra presentazioni ripetute degli stessi soggetti (within-subjects).
Nel primo tipo ogni soggetto è assegnato ad un gruppo diverso definito da uno dei livelli della variabile di disegno e nell'analisi dei risultati viene usato un solo dato per ogni soggetto.
Nel secondo tipo ogni prova (o gruppo di prove) rappresenta un diverso livello della variabile disegno.
Molto spesso però, vengono usati modelli misti.
Solomon ha creato un modello sperimentale complesso per confrontare le differenze tra gruppi di soggetti sottoposti a diverse condizioni sperimentali, un modello in grado di eliminare le principali minacce della validità interna, dove ad esempio si può escludere la possibilità che la prova di pre-test abbia influenzato il gruppo sperimentale in modo diverso dal gruppo di controllo.
Un altro modello famoso è quello quasi-sperimentale di Campbell e Stanley.
C'è poi il disegno fattoriale dove si può studiare sia l'effetto dei singoli fattori sulla variabile osservata (effetti principali), sia il loro effetto combinato (effetti additivi e di interazione).
Quando si vogliono interpretare i risultati di un disegno fattoriale è necessario considerare prima l'effetto della combinazione dei fattori, dato che in caso di interazioni molto forti, gli effetti principali vanno interpretati con molta cautela.



Validità esterna di una ricerca


Consiste nella possibilità di generalizzare i suoi risultati o le sue conclusioni a individui e contesti diversi da quelli che il ricercatore ha considerato.
Il primo criterio importante per questa validità riguarda la rappresentatività del campione di soggetti usato, dato che non si può usare l'intera popolazione si estrae un campione cercando di garantire a tutti la possibilità di essere estratti, o cmq si cerca di non formare gruppi di soggetti con caratteristiche particolari.
Un'altra minaccia è il fatto che il comportamento osservato non sia in funzione della variabile di disegno, ma della situazione in generale in cui avviene la rilevazione, dove ad esempio la reattività dei soggetti limita fortemente la possibilità di generalizzare i risultati alle situazioni del mondo reale.
Il problema della validità esterna di una ricerca si pone quindi solo quando lo scopo è quello di ottenere risultati che siano generalizzabili.
Non è cmq corretto far coincidere la validità esterna con la validità ecologica di una ricerca, questa validità (introdotta da Bronfenbrenner) fa infatti riferimento ad una condizione di ricerca in cui si verifica una coincidenza tra la percezione da parte del soggetto della situazione in cui il comportamento si manifesta e viene studiato, e le intenzioni dello sperimentatore che ha selezionato tale situazione.
Quello che lo sperimentatore deve fare per assicurare la validità ecologica, è quello di indagare sul significato psicologico e sociale che la situazione di ricerca assume per il soggetto, e controllare che questo significato corrisponda all'esperienza relativa all'ambiente a cui lo sperimentatore vuole generalizzare i dati.
In definitiva si può dire che: non è possibile studiare il comportamento in generale, ma solo il comportamento in un contesto.


<< Lezione precedente - Prossima lezione >>


Torna all'elenco delle lezioni

 

Leggi il post

Metodologia della ricerca in psicologia dello sviluppo (1/4): Introduzione

La psicologia dello sviluppo studia i cambiamenti che gli esseri umani subiscono nel corso della loro vita, dal concepimento fino all'adolescenza, mentre la psicologia dello sviluppo umano compie studi che coprono l'intero arco della vita.
La psicologia dello sviluppo vuole identificare, descrivere e spiegare la natura dei cambiamenti, ed ogni ricerca scientifica parte da una domanda che si pone il ricercatore, ed il primo livello a cui può essere giudicata una ricerca riguarda la rilevanza che può avere la domanda che l'ha originata, dove il giudizio di rilevanza è il risultato di un'analisi del rapporto tra costi e benefici.
Le domande a cui una ricerca scientifica deve rispondere devono servire a verificare una teoria o a fornire informazioni utili, ed ad esempio ci si chiede se i bambini sono attivi o passivi nel loro processo di sviluppo, se esso è dovuto a cambiamenti di tipo quantitativo o qualitativo, se è determinato da fattori ambientali o genetici.
I progetti di ricerca finalizzati alla raccolta di informazioni di tipo pratico cercano di individuare i fattori responsabili del benessere dell'individuo, ed esistono anche domande di tipo teorico che spesso si intrecciano con le ricerche di tipo pratico, infatti è quasi impossibile condurre una ricerca totalmente svincolata da un quadro di riferimento teorico.


L'identificazione di un fenomeno di sviluppo


Nessuna ricerca riesce a identificare, descrivere e spiegare il cambiamento, ma di solito ci si prefigge uno solo di questi obiettivi alla volta, ma queste tappe hanno cmq uguale importanza e possono essere considerate passi successivi del percorso che porta alla comprensione del fenomeno.
Le ricerche sulle competenze precoci hanno lo scopo di determinare quali sono le capacità che il bambino possiede, senza che si siano ancora manifestate le interazioni tra le capacità di base possedute e gli stimoli ambientali, e queste ricerche offrono quindi importanti contributi al problema svolto nello sviluppo dai fattori genetici e ambientali.
Fischer e Bidell sostengono che si può arrivare a conclusioni fuorvianti se si ignorano nella progettazione della ricerca il principio della variabilità dello sviluppo e il principio della formazione graduale e sequenziale di nuove abilità.
Il primo principio si riferisce al fatto che le abilità non compaiono in tutti i bambini alla stessa età, ma esiste una gamma di variazione dovuta a molti fattori.
Il secondo principio afferma che dal momento che nessuna capacità emerge improvvisamente, ma viene costruita progressivamente, non è possibile valutare la sua comparsa una volta per tutte in un unico compito.
Bisogna quindi effettuare una sistematica variazione delle diverse condizioni ambientali ed una variazione della complessità del compito, in modo che si possa distinguere tra livello ottimale di prestazione in un compito (il massimo livello raggiungibile quando le condizioni sono favorevoli) e il livello funzionale (il livello raggiunto senza facilitazioni), e sono i livelli intermedi a questi 2 estremi a definire una certa capacità a una data età.
Questi 2 insiemi costituiscono una definizione di competenza in un dato dominio, in una data età, in modo molto più completo e dinamico della valutazione basata su un unico compito in un unico tipo di condizione.
La psicologia dello sviluppo prende anche in considerazione la teoria della mente, l'ambito di studio focalizzato sulla capacità di predire e spiegare le azioni e le emozioni degli individui in termini di stati mentali.


Lo studio del cambiamento
Un fenomeno è studiato dalla psicologia dello sviluppo se è soggetto a trasformazioni e secondo McCall, un cambiamento nel corso dello sviluppo significa che un comportamento con l'età può aumentare o diminuire nella frequenza di comparsa o nella quantità, o può sostituire, integrare o emergere da un altro comportamento nel corso dello sviluppo.
Il cambiamento quantitativo ha una funzione continua legata all'età, il cambiamento qualitativo si realizza invece attraverso una serie di tappe discontinue (stadi).
Il cambiamento di un singolo comportamento o di una singola competenza è detto discontinuità di primo grado, mentre la relazione tra le competenze presenti in 2 domini differenti o in 2 differenti condizioni è detto discontinuità di secondo grado.
Lo studio dello sviluppo si effettua sia sui cambiamenti condivisi dalla maggior parte delle persone che nei singoli individui.
Sono diversi i fattori che contribuiscono alle differenze individuali, come ad esempio gli eventi significativi che possono avere conseguenze diverse in individui diversi in età diverse, o possono anche esistere sostanziali differenze individuali nel ritmo di crescita, dove può capitare che l'individuo raggiunga un livello non sufficiente per la sua età.
Le differenze individuali vengono anche studiate per quanto riguarda la loro stabilità, che è una stabilità relativa, ovvero quando un individuo può essere stabile verso certi aspetti del funzionamento individuale se mantiene la sua posizione di ordine all'interno del campione a cui appartiene al variare delle situazioni nel corso del tempo.
Lo studio delle differenze individuali consente di capire meglio la natura dei cambiamenti osservati e il ruolo svolto dai diversi fattori nei diversi individui, molto più che se si studiassero le medie dei gruppi.


Descrizione e spiegazione di un fenomeno di sviluppo


Lo studio del cambiamento può essere fatto tramite un'analisi di tipo descrittivo (che cosa) o un'analisi di tipo esplicativo (come) di un determinato fenomeno.
Una descrizione dello sviluppo è possibile solo all'interno di una teoria esplicativa, se no si hanno solo tanti dati non collegati tra di loro.
Si distingue inoltre in processo di transizione (un cambiamento in un sistema ben definito), principi di transizione (le leggi che governano tale cambiamento), meccanismi di transizione (una sottoclasse di principi usata per spiegare la transizione).
Fischer ha inoltre proposto 5 regole per spiegare le trasformazioni da un'abilità a una più evoluta: intercoordinazione, combinazione, focalizzazione, sostituzione, differenziazione.
In generale, una descrizione delle fasi attraverso cui procede lo sviluppo di una determinata competenza può contribuire a svelare i meccanismi di cambiamento.


Analisi delle sequenze e delle sincronie dello sviluppo
Una tecnica che consente di individuare e descrivere le transizioni nello sviluppo di una competenza è quella basata sulla costruzione degli scalogrammi, dove una serie di compiti viene organizzata in una sequenza particolare in modo che se un individuo supera un compito, allora deve aver superato anche i precedenti, e non può superare i successivi senza aver superato il compito presente.
Se si vuole verificare una determinata sequenza di sviluppo, si può quindi creare uno scalogramma a priori, e lo scalogramma può anche essere usato per riscontrare la presenza di discontinuità nello sviluppo di una determinata competenza.
Una critica a questo modello è che le relazioni individuate riguardano esclusivamente i prerequisiti, mentre esistono anche altre competenze che il bambino sviluppa durante la crescita, e che non ci sia sempre l'ordine prestabilito dal prerequisito (B può essere appreso prima di A), e quindi si deve parlare di precursore, che rappresenta l'ordine empirico di acquisizione di diverse competenze all'interno di uno specifico dominio.
Un'altra relazione non studiata dallo scalogramma è quella sincronica, che rappresenta aggregati di attributi o competenze possedute in un determinato momento, e lo studio delle sincronie è importante perchè può dare importanti informazioni sui meccanismi che le governano.
Schoroder ha proposto un modello che combina due strategie.
Nella prima gli individui sono confrontati in relazione a diverse variabili in una singola occasione (prospettiva sincronica) e si analizzano le differenze individuali nell'ordine di acquisizione di abilità diverse.
Nella seconda gli individui sono confrontati in diverse occasioni rispetto a una sola variabile (prospettiva diacronica), e si analizzano le differenze individuali nell'ordine di acquisizione di una stessa abilità.


Trattamento delle variabili nello studio dello sviluppo


La principale variabile che interessa la psicologia dello sviluppo è l'età cronologica, che non è una variabile manipolabile, perchè è una proprietà intrinseca degli individui.
Altre variabili invece non sono manipolabili per motivi di etica (ad esempio non si può denutrire un bambino per vedere se gli si rallenta lo sviluppo di una determinata caratteristica).
In questi casi, l'unica cosa che un ricercatore può fare è selezionare dalla popolazione individui che posseggono quella caratteristica nei valori desiderati.
Diversi studi hanno dimostrato che la ricerca osservativa non può essere un sostituto del disegno quasi-sperimentale, tuttavia integrando questi 2 metodi si possono ottenere risultati complementari, riducendo così i limiti dei 2 metodi usati singolarmente.



L'uso della variabile "età cronologica"


L'età cronologica può essere usata confrontando 2 diversi gruppi di soggetti con diversa età (metodo trasversale), o esaminando più volte gli stessi soggetti in età diverse (metodo longitudinale).
Queste 2 metodologie di ricerca rappresentano le 2 grandi famiglie a cui sono riconducibili la maggior parte degli studi sul comportamento in ambito di sviluppo.


I vantaggi della ricerca longitudinale
Nella ricerca trasversale si suppone che il cambiamento sia di tipo continuo, ed è quindi necessario l'uso di molti gruppi di soggetti di età poco differente tra loro.
La critica a questo metodo è che siccome il cambiamento è un processo inerente ai singoli individui, l'uso di questo tipo di metodologia può essere usato solo sull'assunzione di un'equivalenza assoluta di soggetti, cosa difficilmente ottenibile.
Inoltre in questo metodo si ipotizza la presenza di una sequenza, ma non la si può esaminare nei singoli individui.
La ricerca longitudinale invece, ha una distanza temporale di applicazione che varia a seconda del fenomeno indagato e dell'età dei soggetti, dove ad esempio nei periodi di rapido sviluppo ci vogliono osservazioni ravvicinate, in altri casi le osservazioni possono anche essere distanziate di anni.
Il criterio perchè si abbia la ricerca longitudinale è che ci siano almeno 2 diverse rilevazioni e che il tempo causi il cambiamento della caratteristica osservata, mentre nel tipo di ricerca a misure ripetute si assume l'opposto.
Uno dei punti forza della ricerca longitudinale è che fornisce valutazioni indipendenti delle capacità dell'individuo in differenti momenti dello sviluppo, inoltre permette l'identificazione di cambiamenti sequenziali e sistematici in comportamenti distinti, identificati come antecedenti o precursori di altri comportamenti, sia come cambiamento intradividuale che come differenze interindividuali nel cambiamento intraindividuale.

Strategie di ricerca di tipo longitudinale
Possono essere distinte in prospettiche e retrospettive.
Le prospettiche misurano in un'età precoce il valore assunto da alcuni fattori che si presume che siano importanti per la successiva comparsa di un comportamento.
Le retrospettive invece confrontano i fattori in soggetti che compiono un determinato comportamento e in soggetti che non lo compiono, con i valori assunti dagli stessi fattori in età precedenti.
E' un errore ritenere che sia il momento della raccolta a determinare la natura prospettica o retrospettiva dei dati, mentre ciò che conta è invece la relazione tra il tempo di riferimento e il tempo di codifica, dove solo se questi non coincidono il dato può essere considerato retrospettico.
La validità può essere compromessa anche dal troppo tempo intercorso tra il momento di riferimento e il momento di raccolta, e come sempre cmq, la scelta del tipo di ricerca (pro o retro) è legata al tipo di problema che si vuole studiare.

Validità interna delle ricerche trasversali e longitudinali
Un problema delle ricerche con l'età è che diversi comportamenti osservabili ad età diverse possono essere legati alla stessa capacità e quindi gli stessi comportamenti assumono significato diverso a seconda dell'età in cui si manifestano.
E' possibile che la relazione tra variabile concettuale e variabile operativa cambi con il passare del tempo e che quindi per studiare lo sviluppo di una certa variabile concettuale sia necessario usare diverse variabili operative a seconda dell'età del bambino.
Le ricerche longitudinali inoltre, devono affrontare le minacce relative alla ripetizione delle prove e agli eventi esterni al laboratorio.
Siccome le ricerche longitudinali richiedono particolari requisiti da parte del tecnico e dei soggetti, è probabile che già la selezione di questi venga fatta in base a prerequisiti particolari, che magari possono influire anche sull'esito della ricerca.
Bisogna inoltre tenere conto non solo delle cambiamento individuale, ma anche del cambiamento culturale, che può influenzare i soggetti.
Tra le varie strategie per superare alcuni di questi problemi c'è quella della time-lang, che consiste nell'osservare soggetti appartenenti a coorti diverse nel momento in cui raggiungono la stessa età.
Per riuscire ad avere una valutazione separata degli effetti dovuti al cambiamento individuale e quello storico, occorre usare dei metodi combinati, come quello di Achenbach che descrive 3 disegni: longitudinale-sequenziale, trasversale-sequenziale, time-lang sequenziale.
Nel primo vengono effettuati più studi longitudinali seguendo per alcuni anni soggetti di diverse coorti, negli altri 2 invece vengono confrontati più campioni di soggetti differenziabili sulla base dell'età o della coorte di appartenenza.


Rilevazione e misurazione delle variabili


La rilevazione strumentale dovrebbe essere di tipo non intrusivo, cosa difficilmente realizzabile nella misurazione di tipo fisiologico, mentre in altri casi questo tipo di misurazione è inapplicabile perchè richiede la comprensione di istruzioni complesse.
Quindi la maggior parte delle ricerche sui bambini viene fatta tramite compiti che richiedono al bambino una risposta di tipo verbale o non verbale, oppure tramite l'osservazione diretta del comportamento in circostanze speciali, dove però lo sperimentatore non interferisce col normale comportamento del bambino.


Istruzioni e situazione sperimentale
Nella formulazione di domande a bambini, il maggior rischio si ha nella suggestionabilità di essi, o anche nel rischio di fraintendimento.
Ad esempio, nello sforzo di farsi comprendere lo sperimentatore può eccedere nelle informazioni fornite ed influenzare così la risposta, ma d'altra parte, la formulazione della domanda troppo asettica può risultare di difficile comprensione (spesso infatti le risposte dei bambini non riflettono un problema di ragionamento, ma di comprensione).
Ogni volta che si sottopongono delle domande a dei bambini piccoli, bisogna assicurarsi che questi abbiano realmente capito, e l'età critica dopo la quale si può ridurre questo controllo è dopo gli 8 anni.
Bisogna anche evitare di fornire indizi su quali siano le aspettative dello sperimentatore, stando attenti al tono della voce usato, all'espressione facciale, e stando attenti anche al pericolo del desiderio di compiacere lo sperimentatore da parte del bambino.
Non sempre al bambino è chiara la distinzione tra situazione sperimentale e mondo reale quindi le richieste fatte durante l'esperimento vengono riportate all'esperienza nel mondo reale, quindi in caso di richieste assurde, il bambino tende a riformularle per renderle più congruenti alla sua esperienza.

La classificazione delle risposte
Nel caso di bambini molto piccoli che non possiedono piena padronanza del linguaggio, si usano di solito risposte di tipo non verbale.
In molte ricerche si chiede al bambino di compiere un'azione sulla base di un comando verbale, o indicare quale disegno rappresenti una situazione citata dallo sperimentatore, e con questi metodi di solito non si hanno problemi ad individuare le risposte corrette, ma si ha qualche problema nell'individuare le risposte scorrette.
Quando al bambino è richiesto un comportamento verbale, può esserci il problema delle risposte irrilevanti.
Se la domanda è chiusa ("si o no") questo problema viene risolto, ma aumenta il rischio di risposte casuali o influenzate dallo sperimentatore, viceversa, con domande aperte c'è il rischio che il bambino produca risposte ambigue o difficilmente classificabili.
Per riuscire a ottenere misure oggettive a partire da protocolli verbali, le categorie devono essere stabilite e definite operativamente prima di iniziare la classificazione vera e propria, e l'affidabilità della classificazione del primo giudice dovrebbe essere controllata da un secondo giudice.

L'uso di informazioni indirette
Le informazioni sui bambini si possono ottenere anche tramite i genitori o le maestre, soprattutto se si indagano il temperamento, lo sviluppo del linguaggio e vari aspetti legati al processo di socializzazione.
Questi resoconti però possono essere influenzati dalle aspettative, le caratteristiche e le rappresentazioni di chi li forniscono (soprattutto nel caso dei genitori).
Inoltre, le richieste di giudizio globale possono fornire maggiori distorsioni del riferimento a comportamenti precisi.

La rilevazione del comportamento tramite l'osservazione
Per tutto il periodo preverbale del bambino, le uniche informazioni sul suo comportamento possono essere raccolte solo tramite l'osservazione in situazioni più o meno strutturate.
Quando il comportamento del bambino è meno vincolato (nelle ricerche di tipo osservativo), occorre decidere quale comportamento osservare, dove la scelta e la precisa definizione di quali comportamenti osservare corrisponde alla definizione operazionale della variabile osservata ed è quindi soggetta agli stessi problemi di validità del costrutto.
Quindi è inutile rilevare un comportamento solo perchè facilmente osservabile, se non si sa stabilire che cosa significhi.
Esistono anche ricerche che fanno da repertorio comportamentale, allo scopo di catalogare i diversi comportamenti nelle specifiche situazioni, e questo metodo può essere considerato valido solo nella fase iniziale dello studio, poi il comportamento osservato deve essere considerato come una qualsiasi variabile di cui bisogna specificare il rapporto con la variabile concettuale.
In alcuni casi può essere giusto considerare la frequenza, dove a frequenza maggiore corrisponde una competenza maggiore, in altri casi invece, se il comportamento interessato è raro, la competenza sottostante potrebbe essere anche rilevata una sola volta.


Problemi etici


I principi guida dell'etica nella ricerca umana hanno origine nel Nuremberg Code (1946), sviluppato dopo le atrocità compiute dai medici nazisti.
Nella ricerca dello sviluppo si fa riferimento agli Ethical Standards for Research with Children (1993), che propongono le seguenti norme etiche da seguire:

  1. Utilizzazione di procedure dannose: solo nei rari casi in cui i benefici (magari di molti) superano di gran lunga i danni (di pochi), e in ogni modo si cerca sempre di ridurre al minimo i danni.
  2. Ottenimento del consenso: bisogna informare il diretto interessato di tutti gli aspetti che potrebbero influenzare la sua decisione di partecipare all'esperimento, ed ottenere il suo consenso.
  3. Ottenimento del consenso da parte dei genitori: per i minori.
  4. Consenso aggiuntivo: consenso di tutti quelli che interagiscono col bambino e che fanno parte della ricerca.
  5. Incentivi: gli incentivi offerti a chi partecipa alla ricerca devono essere adeguati e non superare eccessivamente il tipo di incentivi che riceve normalmente il bambino nella sua quotidianità.
  6. Inganni: se proprio indispensabili, vanno vagliati da altri colleghi.
  7. Anonimità: per ottenere l'accesso a pratiche riservate sul soggetto, ci vuole il consenso e bisogna garantire la riservatezza nel trattamento dei dati, al solo scopo della ricerca.
  8. Mutua responsabilità: ci deve essere fin dall'inizio un accordo tra tutti i partecipanti alla ricerca, ed il ricercatore deve onorare le promesse fatte.
  9. Rischio: in caso di rischio per il bambino, bisogna subito parlarne con esperti in modo da preservare la salute del piccolo.
  10. Conseguenze impreviste: mettere in atto procedure per rimediare ed evitare che si riverifichino.
  11. Riservatezza:  mantenere riservate tutte le informazioni sui partecipanti alla ricerca.
  12. Informazioni ai partecipanti: chiarire ogni travisamento che potrebbe essere sorto, riferire i risultati generali in termini adatti alla loro comprensione.
  13. Resoconto dei risultati: cautela nel riferire i dati
  14. Implicazioni dei risultati: prestare molta attenzione alle conseguenze che potrebbero generarsi dalla presentazione dei risultati.
La cosa più importante da valutare è cmq il rapporto tra costi e benefici, dove si possono avere benefici diretti e benefici indiretti.
In caso di costi, bisogna diminuire il più possibile il danno al gruppo di controllo.

Prossima lezione >>


Torna all'elenco delle lezioni

 

Come unire celle in excel senza perdere il contenuto

Se usi excel ti sarà capitato qualche volta di dover unire delle celle (e probabilmente saprai già come fare e non starai leggendo questa guida :p), scoprendo a malincuore che unendo due celle con l'apposita funzione di excel Unisci, vengono preservati solo i dati della prima cella sulla sinistra.
Quindi come si fa ad unire due celle con excel mantenendo i contenuti di entrambe le celle?


Come unire celle in excel senza perdere il contenuto


Se vuoi unire due celle di un foglio excel preservandone il contenuto, devi creare una nuova cella che contenga il contenuto delle due celle da unire.

Mettiamo ad esempio che abbiamo un foglio excel con due colonne, Nome, Cognome, e che invece vogliamo creare un'unica cella contenente il nome ed il cognome separati da uno spazio.

Creiamo una nuova intestazione di colonna chiamata Nome e Cognome.
Poi, posizioniamoci ora sulla prima cella vuota della nuova colonna Nome e Cognome e digitiamo il tasto uguale (=).
Ora, clicchiamo con il tasto sinistro del mouse sulla cella del nome alla sinistra della cella in cui ci troviamo, per far apparire nella cella nome e cognome la lettera ed il numero corrispondenti alla cella del nome da unire al cognome.
Adesso, visto che vogliamo scrivere il nome ed il cognome separati da uno spazio, aggiungiamo subito dopo la lettera corrispondente al nome da unire, una e commerciale (&) seguita da delle virgolette ("), uno spazio , ora chiudiamo le virgolette ed aggiungiamo una e commerciale, infine clicchiamo sulla cella cognome da unire e poi premiamo il tasto INVIO.

Il risultato sarà una stringa del genere:
=A2&" "&B2

Come unire celle in excel senza perdere il contenuto

Avremo così unito le prime due celle del nostro foglio excel senza perdere il contenuto di nessuna delle celle.

Ora, per non ripetere questa procedura per ogni riga del nostro foglio excel da unire, possiamo fare in due modi: cliccare due volte velocemente con il tasto sinistro del mouse sull'angolo destro della cella nome e cognome appena popolata, oppure, posizionarsi con il mouse sull'angolo destro della cella creata e trascinare con il mouse in giù fino all'ultima riga del file excel.

Una volta unite le due celle / colonne in una nuova cella / colonna, ovviamente, puoi anche cancellare le celle originarie, lasciando solo il nuovo campo Nome e Cognome.

Bene, ora sai come unire delle celle con excel senza perderne il contenuto (se vuoi sapere come dividere una cella excel in più colonne clicca qui).
Ovviamente questa procedura può essere applicata su più celle e possono essere usati dei separatori diversi per le celle da unire (o volendo puoi unire anche due celle senza lasciare alcuno spazio tra i due contenuti)...

L'uomo non osi separare ciò che "Oggi è un altro post" ha unito(cit.) :p
Leggi il post

Legenda torrent

Se siete degli utilizzatori di uTorrent ed affini, chissà quante volte sarete finiti su siti torrent, incappando in strani termini con accanto dei numerini.
Che cosa vuol dire leech? Che cosa significa peer? E seed cosa vorrà mai dire?
Leggete questa breve legenda per il mondo torrent per scoprire il significato di molte parole che avrete sicuramente letto tante volte online.

Legenda torrent

  • Availability: è il numero di copie complete del file disponibili da scaricare
  • Client: E' il programma che consente di fare p2p (peer-to-peer) attraverso il protocollo BitTorrent
  • Downloader: è qualsiasi utente che sta scaricando un file, anche se non ce l'ha completo
  • Hash: è una stringa alfanumerica presente nel file .torrent che il client utilizza per verificare i dati che vengono trasferiti. Ogni pezzo di file .torrent scaricato viene quindi prima controllato con questo metodo ed eventualmente scartato, riducendo così drasticamente la possibilità di errori nei file
  • Health: indica la salute del file, quanti pezzi sono disponibili. Ad esempio se c'è health 70% vuol dire che il 70% del file è disponibile
  • Index: è un indice, un elenco di file .torrent gestiti dai siti web, disponibili per le ricerche
  • Leech: può avere due significati, o il termine generale che indica il numero di persone che hanno solo una parte di un file (quindi non tutto), o anche liberamente tradotto come "sanguisughe", ovvero se ci sono tanti leeches su un file, più delle copie complete, significa che le persone scaricano e poi tolgono la condivisione del file (o limitano la banda in upload e quindi scaricano più di quello che fanno scaricare)
  • Peer: è un qualsiasi client bitTorrent in esecuzione su un computer su internet
  • Ratio credit: è un sistema di valutazione che da un maggior punteggio agli utenti con maggior banda e che favoriscono i download
  • Seed / seeding: è un qualsiasi utente downloader/peer che condivide parti del file che sta scaricando
  • Seeder: è qualsiasi client che possiede il file completo al 100%. Quindi l'Availability si calcola con il numero di seeder
  • Share ratio: è il rapporto tra il numero di download ed il numero degli upload dell'utente
  • Swarm: è l’insieme di tutti i peer che condividono lo stesso torrent.
  • Tracker: è un server che tiene traccia dei seeder e dei leech presenti nello swarm, che serve quindi per scambiare informazioni utili sulle fonti disponibili

Million Dollar Baby

Million Dollar Baby è un film drammatico del 2004 diretto da Clint Eastwood, con Clint Eastwood, Hilary Swank, Morgan Freeman, Jay Baruchel, Mike Colter, Lucia Rijker, Brían F. O'Byrne, Anthony Mackie, Margo Martindale.

Million Dollar Baby
Trama
La giovane Maggie è una cameriera con un sogno nel cassetto, diventare una campionessa di boxe.
Per coronare il suo sogno Maggie si reca nella palestra dell'allenatore Frankie Dunn, famoso per aver sempre allenato grandi pugili.
Inizialmente respinta da Frankie, Maggie, grazie alla sua determinazione, riuscirà a farsi allenare, ed otterrà degli ottimi risultati, arrivando molto in alto nel mondo della boxe femminile.

Recensione
Million Dollar Baby è un film drammatico molto realistico, non il classico film alla Rocky (che cmq adoro) per intenderci.
Oltre a proporre incontri più o meno realistici, in questa pellicola viene mostrato un po' meglio il mondo della boxe, anche se al femminile.
Gli allenamenti, i sacrifici, le rinunce, e tutto ciò che comporta la vita del pugile.
Film ben diretto Clint Eastwood, che dopo un'eccellente carriera come attore ha dimostrato di essere anche un ottimo regista (anche se soffre un po' della sindrome del genitore, citata per la prima volta da me in True Justice :p), ed anche un discreto compositore, dato che le musiche sono sue.

Link alla scheda del film su wikipedia

The Karate Kid - La leggenda continua

The Karate Kid - La leggenda continua è un film d'azione del 2010 diretto da Harald Zwart, con Jaden Smith, Jackie Chan, Taraji P. Henson, Wenwen Han, Zhenwei Wang, Rongguang Yu.

The Karate Kid - La leggenda continua
Trama
Dre Parker è un bambino di colore costretto a trasferirsi in Cina per via del lavoro della madre.
Dre si troverà subito male nel suo nuovo paese, e nonostante troverà una bella ragazzina cinese da corteggiare, verrà preso di mira da alcuni bulli esperti di kung fu.
A salvare Dre da un destino di botte e sopprusi ci penserà l'uomo della manutenzione, il signor Han, che in realtà si rivelerà un maestro di kung fu.

Recensione
A sorpresa, questo remake di karate kid, è un bel film.
C'erano tre cose che mi avevano fatto pertire prevenuto:
1) E' un remake, ed i remake sono quasi sempre il male :)
2) Ci recita il figlio raccomandato di Will Smith, Jaden Smith
3) E' un film sul kung fu che si chiama karate kid... se fossi un vero fan della serie mi sentirei offeso :)
Nonostante questi 3 punti a sfavore, il film è bello e ben fatto.
Innanzitutto la location della Cina è stupenda, avendola visitata (leggi il mio post sulla Cina), ho saputo apprezzare molto rivedere certi posti nel film.
Poi comunque, il piccolo Smith, sarà pure raccomandato, ma è un piccolo atleta, davvero bravo.
Inoltre le scene di combattimento, a differenza della serie originale, sono davvero di alto livello... niente niente kung fu > karate? :)

Link alla scheda del film su wikipedia

Karate Kid 4

Karate Kid 4 è un film d'azione del 1994 diretto da Christopher Cain, con Hilary Swank, Pat Morita, Michael Ironside, Constance Towers, Chris Conrad, Arsenio Trinidad.

Karate Kid 4
Trama
La giovane Julie Pierce a scuola va male e viene presa ingiro e bullata da alcuni compagni di scuola.
Orfana di entrambi i genitori, vive con la nonna, che quando decide di andare in vacanza, la affida al maestro Miyagi.
Dopo un attrito iniziale, il maestro Miyagi deciderà di insegnare alla ragazza il karate, con la quale potrà difendersi dalle angherie dei bulli della scuola.

Recensione
Pensavate che fosse finita con karate kid 3 vero?
Invece no, ecco spuntare, dopo diversi anni, un improbabile seguito al femminile.
Questo karate kid IV, per alcuni anche noto come karate girl, è un improbabile seguito della famosa saga originale di karate kid, un classico esempio di "bisognava fermarsi finchè si era in tempo", o della sacra scuola del "come rovinare una saga famosa".
E vabbè, è andata così... per fortuna è l'ultimo... anzi no, c'è ancora il remake -_-

ps ma l'avete riconosciuta la protagonista? è Hilary Swank, divenuta poi nota per Million Dollar Baby.

Link alla scheda del film su wikipedia

Karate Kid III - La sfida finale

Karate Kid III - La sfida finale è un film d'azione del 1989 diretto da John G. Avildsen, con Ralph Macchio, Pat Morita, Sean Kanan, Robyn Lively, Thomas Ian Griffith, Martin Kove, Jonathan Avildsen, Randee Heller, Christopher Paul Ford.

Karate Kid III - La sfida finale
Trama
Il giovane campione di karate, Daniel LaRusso, decide di aprire un piccolo negozio di Bonsai.
Ignaro del fatto però che l'ex istruttore del Dojo Kobra Kai è finito in disgrazia dopo che Daniel ha battuto tutti i suoi allievi al torneo di karate, e che questi, grazie ad un suo ricco amico ed esperto di arti marziali, è deciso a vendicarsi.
Ad aiutare Daniel ci sarà però il suo amico e maestro Miyagi.

Recensione
Ultimo capitolo della trilogia ufficiale di karate kid.
Il primo karate kid era il mito, il film che ha legato per sempre i protagonisti al ruolo interpretato, il secondo karate kid è un discreto seguito, mentre questo karate kid 3 come sarà mai?
Di solito i seguiti ad oltranza rovinano il nome che portano, ma tutto sommato questo terzo capitolo si difende bene.
Nulla di nuovo ed originale ed in alcuni punti un po' noioso, ma il cattivo di turno, Terry Silver, è un buon personaggio, che dalle fattezze ricorda anche un personaggio della serie di videogiochi "the art of fighting", Robert Garcia... chissà chi si è ispirato a chi :p

Link alla scheda del film su wikipedia

Karate Kid II - La storia continua...

Karate Kid II - La storia continua... è un film d'azione del 1986 diretto da John G. Avildsen, con Ralph Macchio, Pat Morita, Yuji Okumoto, Danny Kamekona, Tamlyn Tomita, Nobu McCarthy, Joey Miyashima, Bruce Malmuth.

Karate Kid II - La storia continua...
Trama
Il maestro Miyagi deve partire per Okinawa per andare a trovare il padre malato.
Daniel deciderà quindi di concedersi una breve vacanza per seguire il suo fidato maestro di karate nella sua terra d'origine.
Arrivati a destinazione però, Miyagi troverà un vecchio rivale d'amore che vorrà pareggiare i conti, ed anche Daniel avrà modo di cacciarsi nei guai.

Recensione
Dopo il successo del primo karate kid, eccoci qui con karate kid 2, seguito molto atteso (ai tempi :p).
Meno bello del primo capito, karate kid 2 è comunque un film più che guardabile, che non rovina il nome che porta.
Forse un po' ripetitivo come temi (donne e guai), ma decisamente apprezzabile per gli amanti di arti marziali... anche se ovviamente, dei tanti esperti che recitano in questi film, l'unico a non saper veramente il karate nella vita reale è proprio il protagonista (almeno credo, spero per lui), che sfigura indubbiamente a confronto con i suoi avversari.

Link alla scheda del film su wikipedia

Per vincere domani - The Karate Kid

Per vincere domani - The Karate Kid è un film d'azione del 1984 diretto da John G. Avildsen, con Ralph Macchio, Pat Morita, Elisabeth Shue, Martin Kove, William Zabka, Randee Heller, Ron Thomas, Bruce Malmuth, Darryl Vidal.

Per vincere domani - The Karate Kid
Trama
Il giovane Daniel LaRusso si trasferisce in California per seguire sua madre.
Un po' spaesato ed in cerca di nuovi amici, Daniel finirà per conoscere una bella ragazza di nome Ali, la quale però ha un ex fidanzato violento ed esperto di karate, che prenderà di mira Daniel.
Per sfuggire alle angherie della banda dell'ex di Ali, Daniel deciderà di imparare il karate da un bravissimo istruttore giapponese di nome Miyagi.

Recensione
Karate kid è un film cult degli anni 80.
Un film che ha fatto scuola (e non solo di karate), che tutti quelli che hanno avuto la fortuna di apprezzare gli anni 80 non possono non conoscere.
Per la serie "si stava meglio quando si stava peggio", è innegabile che nonostante ogni tanto qualche bel film venga ancora sfornato, certe pellicole di un tempo sono inimitabili... anche quando si tratta di film semplici come questo :)

Citazioni di Karate kid
Metti la cera, togli la cera
In Okinawa cintura serve solo per tener su pantaloni

Link alla scheda del film su wikipedia