Per formulare la sua teoria dell'attaccamento,
John Bowlby trasse spunto dall'etologia, dalla cibernetica, dall'informatica, dalla psicologia dello sviluppo e dalla psicoanalisi.
Alla
Mary Ainsworth si deve invece l'idea di figura d'attaccamento come
base sicura dalla quale il bambino esplora il mondo, e cmq, entrambi questi autori sono stati molto influenzati da
Freud e dalle teorie di altri psicoanalisti famosi dell'epoca.
Le origini
La Klein sosteneva che i problemi emotivi dei bambini sono quasi
interamente attribuibili alle fantasie generate dai conflitti esterni
piuttosto che agli eventi del mondo esterno, ma Bowlby durante il
tirocinio alla Child Guidance Clinic di Londra maturò la convinzione che
le esperienze familiari vissute fossero di gran lunga più importanti
dei conflitti interiori, e che forse fossero la causa primaria di ogni
disturbo emotivo.
La
teoria della sicurezza di
Blatz afferma che i
bambini hanno bisogno di sviluppare una dipendenza sicura dai genitori
prima di affrontare situazioni non familiari.
E' da questa teoria che la Ainsworth è partita per il suo concetto di
base sicura, e l'incontro con Bowlby diede una svolta decisiva alle sue
successive ricerche.
Bowlby era in disaccordo con la Klein sulla terapia con i bambini, ma
in lui si colgono cmq idee Kleiniane quando affronta il tema delle
fantasie violente dei bambini che si ricongiungono con i genitori.
Bowlby conclude che, per crescere sano mentalmente il bambino deve
vivere una relazione affettuosa, intima e continua con la madre, o
cmq il caregiver principale, in cui possa trovare sia soddisfazione che
piacere.
Bowlby si ispirò molto all'etologia ed il suo primo saggio etologico fu pubblicato nel 1953.
Formulazione della teoria dell'attaccamento
La prima formulazione della teoria dell'attaccamento fu presentata alla
British Psychoanalitic Society a Londra, in 3 studi, dal 1958 al 1960.
Nel primo studio, The nature of the child's tie to his mother,
Bowlby rifiuta le spiegazioni psicoanalitiche ed ipotizza che il
comportamento d'attaccamento di 12 mesi sia composto da un insieme di
risposte istintive che hanno la funzione di legare il bambino alla madre
e viceversa.
Queste risposte maturano in modo relativamente indipendente durante il
primo anno di vita e diventano sempre più integrate, focalizzandosi
sulla figura della madre durante la seconda metà del primo anno.
Bowlby notò che l'aggrapparsi ed il seguire rivestono un ruolo più
rilevante per l'attaccamento rispetto al succhiare e al piangere.
Bowlby introdusse concetti etologici nelle sue teorie, come lo stimolo
segnalatore e gli elicitatori sociali che attivano, disattivano o
interrompono risposte specifiche, parlando di stimoli sia esterni che
interni (concezione psicoanalitica).
Il secondo scritto, Separation anxiety, afferma che i neonati ed i
bambini piccoli conoscono l'angoscia di separazione quando una
situazione attiva sia i comportamenti di fuga sia quelli d'attaccamento
senza che alcuna figura di attaccamento sia accessibile.
Bowlby sostiene che perchè ci sia un saldo attaccamento ad una persona,
bisogna averla considerata come oggetto della propria risposta
istintiva.
Nel terzo scritto, Grief and mourning in infancy and early childhood,
Bowlby mette in discussione la tesi di Anna Freud, secondo la quale i
bambini in lutto non possono piangere a causa dell'insufficiente
sviluppo dell'Io e che se c'è un sostituto materno i bambini provano
poca angoscia.
Bowlby invece sostiene che i processi di dolore e di lutto si
manifestano ogni volta che vengono attivati i comportamenti di
attaccamento in assenza di una figura d'attaccamento, e che l'eccessivo
succedersi di sostituti materni può causare l'incapacità di costruire
legami saldi con altri.
Robertson grazie ad un lavoro svolto con Bowlby individuò 4 fasi
di risposta alla separazione: torpore, struggimento e protesta,
disorganizzazione e disperazione, riorganizzazione.
Il primo studio empirico sull'attaccamento fu svolto in
Uganda dalla Ainsworth, la quale fece uno studio osservativo sullo sviluppo dell'attaccamento madre-bambino.
Studiò 26 famiglie con bambini non svezzati (da 1 a 24 mesi),
osservandoli ogni 2 settimane per 2 ore, per un periodo di 9 mesi,
cercando di capire l'inizio dei segnali di ricerca di prossimità.
Perfezionamento della teoria e della ricerca sull'attaccamento
I dati del progetto
Ganda costituirono una ricca fonte per gli studi sulle differenze individuali nella qualità dell'interazione madre-bambino.
La Ainsworth valutò poi la sensibilità materna ai segnali del bambino,
ricavata dai dati di interviste, scoprendo che l'attaccamento era
correlato in modo significativo con la sensibilità materna.
Un altro studio importante della Ainsworth fu il
progetto Baltimora del 1963.
Anche in questo studio usò l'osservazione naturalistica, su 26 famiglie
nel periodo del primo mese di nascita alla cinquantaquattresima
settimana, enfatizzando il significato dei pattern di comportamento in
un dato contesto piuttosto che i conteggi della frequenza di specifici
comportamenti.
Analizzando le narrazioni si scoprì l'emergenza di pattern d'interazione
madre-bambino caratteristici nel corso dei primi 3 mesi, osservando
differenze individuali consistenti per quanto riguarda la sensibilità,
l'appropriatezza e la prontezza con cui la madre rispondeva ai segnali
del figlio.
Quando le madri riuscivano a coordinare i loro comportamenti di gioco
con quelli dei bambini, questi rispondevano con manifestazioni di gioia e
sorrisi, se invece erano silenziose e non sorridenti, le interazioni
successive diventavano silenziose e brevi.
La Ainsworth concluse che un bambino aiutato dalla sensibilità materna a
raggiungere i propri fini sviluppa un senso di fiducia nella propria
capacità di controllare ciò che accade (contrariamente al vecchio
pensiero in cui si temeva che si viziassero i bambini accudendoli
troppo).
I bambini le cui madri erano state più sensibili al pianto durante i
primi mesi, piangevano meno e si affidavano alla comunicazione tramite
espressioni facciali, gesti e vocalizzazioni, e lo stesso vale per la
tenerezza, successivamente i bambini soddisfatti cercavano il contatto
meno frequentemente.
Il primo volume della trilogia dell'attaccamento
Nel 1960 Bowlby lavora al primo volume della trilogia dell'attaccamento, "
l'attaccamento alla madre",
dove analizza i pattern fissi di azioni e sostituisce il concetto
freudiano di pulsione ed istinto con il concetto di sistemi
comportamentali controllati in modo cibernetico ed organizzati come
gerarchie di piani.
I comportamenti regolati da questi sistemi possono adattarsi a seconda
del tipo d'organismo e ad i cambiamenti delle condizioni ambientali, e
lo scopo finale dei sistemi comportamentali è quello di garantire la
sopravvivenza e la procreazione.
Mano a mano che sequenze di comportamenti si incastrano in unità più
complesse formando un'organizzazione controllata in modo cibernetico, la
gamma di stimoli che può attivarli diventa sempre più ristretta.
Bowlby definisce il comportamento d'attaccamento come il comportamento
finalizzato ad assicurare la vicinanza ad una figura di attaccamento con
la funzione adattiva di proteggere il piccolo dal pericolo, inoltre
l'attaccamento ha una motivazione propria e non deriva dai sistemi che
favoriscono l'accoppiamento e la nutrizione.
Inizialmente i piccoli mandano i segnali di accudimento a tutti,
successivamente li indirizzano prevalentemente a chi risponde sempre ai
loro pianti, al caregiver, e quando il bambino acquisisce una base
sicura, inizia a spostarsi autonomamente per esplorare l'ambiente.
Durante l'età prescolare, il sistema comportamentale d'attaccamento va
incontro ad una nuova riorganizzazione perchè il bambino acquisisce una
sempre maggiore conoscenza delle motivazioni e degli obiettivi della
figura d'attaccamento.
Teoria dell'attaccamento e rappresentazioni mentali
Nel volume "la separazione dalla madre" Bowlby osserva che
esistono nei bambini 2 gruppi di stimoli che elicitano paura: la
presenza di indizi di paura acquisiti non per apprendimento ma trasmessi
culturalmente, e l'assenza di una figura di attaccamento.
Secondo Bowlby, gli esseri umani al posto che essere motivati dalla
scomparsa di uno stimolo (come affermava Freud), tendono a mantenere un
equilibrio dinamico tra i comportamenti che preservano la condizione di
familiarità, quelli che riducono lo stato di tensione e i comportamenti
antitetici che hanno come fine l'esplorazione e la ricerca di
informazioni.
Il bambino avrà buone possibilità di avere un modello operativo di sé
come persona valida ed affidabile se la madre avrà risposto alle sue
richieste di accudimento e allo stesso tempo gli avrà lasciato
abbastanza spazio per esplorare l'ambiente.
Secondo Bowlby, la trasmissione della salute e della malattia mentale
attraverso la cultura familiare assume una rilevanza fondamentale e può
diventare addirittura più importante della trasmissione genetica.
Nel terzo volume della trilogia sull'attaccamento, "
la perdita della madre",
Bowlby afferma che l'adeguatezza dei modelli operativi interni può
essere compromessa quando l'esclusione difensiva dell'informazione dalla
coscienza interferisce con la loro revisione in risposta ai cambiamenti
evolutivi ed ambientali.
L'informazione in entrata viene sottoposta a diversi stadi
d'elaborazione prima di raggiungere la soglia della coscienza e ad ogni
stadio solo una parte dell'informazione viene trattenuta per le
elaborazioni successive, mentre il resto viene scartato.
Secondo Bowlby, l'esclusione difensiva è regolata dagli stessi processi
dell'esclusione selettiva, cambia solo la motivazione che guida queste
selezioni.
Tre sono le situazioni che possono spingere un bambino ad usare
l'esclusione difensiva: quelle in cui i genitori non vogliono che i
bambini vengano a conoscenza (sebbene i piccoli ne siano stati
testimoni), quelle in cui i bambini trovano assolutamente insopportabile
pensare al comportamento dei genitori, e quelle in cui i bambini hanno
fatto o pensato di fare qualcosa di cui si vergognano profondamente.
Quando 2 fonti di informazioni in memoria sono molto contraddittorie
nasce un conflitto psichico e l'esclusione difensiva può arrivare a
produrre ricordi episodici dell'esperienza vissuta (processi probabili
in bambini che hanno subito allontanamenti dalla figura di riferimento
prima dei 3 anni).
A causa dello sganciamento tra una risposta emotiva e la causa (quando
particolari sistemi comportamentali non vengono attivati a causa di
incompatibilità con altri sistemi attivi in quel momento) può capitare
che una persona che subisce una perdita può preoccuparsi di reazioni e
sofferenze personali al posto che attribuire i propri sentimenti alla
perdita di una figura importante.
Attaccamento e terapia
L'obiettivo principale della psicoterapia dell'attaccamento consiste nel
riconsiderare i modelli operativi interni di sé, in relazione alla
figura di attaccamento, che si rivelino inadeguati o superati.
Inoltre, l'individuo il cui modello di relazione di attaccamento è
inadeguato, probabilmente lo ripresenterà nello stesso modo nella
relazione con il terapeuta.
Nuove linee di sviluppo della teoria
Le rappresentazioni dell'attaccamento includono la trasmissione intergenerazionale dei pattern di attaccamento.
La Main, con la AAI ha cercato di tradurre i pattern di attaccamento
madre-bambino in corrispondenti pattern di attaccamento negli adulti.
Altri strumenti sono stati invece creati per valutare la
rappresentazione dell'attaccamento nei bambini, mentre alcuni autori
hanno creato interviste per valutare l'attaccamento dal punto di vista
dei genitori.
Waters e Deane hanno invece messo a punto un Q-sort per valutare il
modello operativo interno che la madre ha costruito relativamente
all'attaccamento manifestato dal bambino nei suoi confronti.
Attaccamento nel ciclo di vita
Ricerche condotte su individui adulti, sulla separazione coniugale, sui rapporti di coppia, hanno trovato nuove idee quando
Shaver e
Hazan (1988) hanno tradotto i pattern di attaccamento infantile della Ainsworth in pattern di attaccamento adulti.
Cicirelli ha invece applicato la teoria dell'attaccamento allo
studio delle relazioni tra fratelli nell'età adulta e allo studio dei
rapporti tra questi e i loro genitori anziani.
Ecologia dell'attaccamento
Per porsi in un'ottica ecologica occorre prendere in esame anche tutti i
problemi che nascono nelle famiglie in cui entrambi i genitori
lavorano, soprattutto rispetto al mantenimento della differenziazione
dei ruoli sessuali dei genitori.
Anche se è con la madre che di solito si instaura l'attaccamento
principale, diverse ricerche hanno dimostrato che i bambini possono
instaurare relazioni di attaccamento con una gerarchia di figure che
comprende padri, nonni, fratelli o con figure professionali che si
prendono cura di loro.
Ricerche transculturali
Diverse ricerche dimostrano che il comportamento d'attaccamento risulta
ampiamente condizionato da norme e prescrizioni culturali, anche in
società più primitive delle nostre.
Secondo Bowlby è molto importante che una società che voglia prendersi
cura della salute dei propri bambini, si prenda cura anche dei loro
genitori.
Nuovi compiti per la teoria dell'attaccamento
La teoria dell'attaccamento va ancora ampliata anche sulla base delle nuove teorie nascenti in altre discipline.
La teoria clinica dell'attaccamento necessità di un linguaggio empirico come quello elaborato per altre teorie psicoanalitiche.
Bisogna inoltre collegare lo sviluppo dei modelli operativi interni ai
nuovi approcci psicosociali che considerano il sé come una struttura
narrativa, integrando così la prospettiva della teoria dell'attaccamento
con la prospettiva delle teorie interessate alla costruzione sociale
della realtà.