I seguaci della Klein hanno sviluppato diversi dei suoi temi,
modificando ed arricchendo le sue teorie originali, mantenendone però
gli aspetti essenziali.
Il lavoro della Klein è universalmente accettato in Inghilterra, almeno
per quanto riguarda la tecnica d'analisi attraverso il gioco, anche se
ci sono stati cambiamenti successivi nello stile d'interpretazione.
La Klein ha creato l'interesse per lo studio dei bambini e gli studenti
dell'istituto di psicoanalisi di Londra ad esempio, devono frequentare
un corso di osservazione infantile, che comprende visite settimanali ad
un bambino appena nato.
Donald Meltzer invece, considera poco soddisfacente il
modello psicoanalitico basato su fasi di sviluppo che si susseguono
cronologicamente, e propone uno studio sul campo comprendente fattori
concomitanti piuttosto che in successione, ipotizzando che pure nella
fase prenatale possano esserci la posizione depressiva e la relazione
oggettuale.
Meltzer distingue tra
setting e
contenuto di
un'interpretazione analitica, dove nel setting sono compresi gli aspetti
pratici (tempo, luogo e orario delle sedute) e l'atteggiamento mentale
dell'analista, e quando il setting è solido e sicuro, il paziente può
usare il contenuto delle interpretazioni per proseguire il suo lavoro
analitico.
La maggior parte degli analisti kleiniani privilegia le interpretazioni
di transfert basate su ciò che accade nella seduta tra paziente e
analista, nel così detto
hic et nunc, inoltre, i sentimenti che
l'analista prova nella seduta sono uno strumento importantissimo nella
scelta di un'interpretazione e costituiscono il
controtransfert.
Secondo
Bion, l'
identificazione proiettiva avviene in maniera del tutto normale tra madre e figlio, quando il piccolo proietta i così detti elementi
beta
nella madre (elementi designati con una nota e non con una parola
descrittiva perchè sono esperienze che non possono essere ancora pensate
e verbalizzate perchè il piccolo non sa ancora pensare) e la funzione
alfa
si sviluppa man mano che il piccolo riceve dalla madre un messaggio in
cui la sua proiezione originale ha assunto un significato ed è quindi
poi possibile pensarla e sentirla, e se questo processo fallisce troppe
volte si potrà indebolire il suo senso di identità e potranno insorgere
delle psicosi.
Secondo
Betty Joseph, la comunicazione più importante
non è tanto a livello di contenuto verbale quanto nel modo in cui il
paziente agisce nella seduta tramite le sue parole, il tono di voce, le
sue reazioni ecc... ad esempio, alcuni pazienti riescono a suscitare
nell'analista il desiderio di aiutarli, e se questi non si rende conto
della richiesta d'aiuto, il paziente non migliora e anzi si sente più
privo delle proprie capacità di recupero.
Herbert Rosenfeld si interessò alle situazioni alla
base della struttura narcisistica patologica, prendendo in
considerazione soprattutto i fattori ambientali (come i traumi
ripetuti), elementi che il bambino non è in grado di dotare di
significato e integrare nella struttura mentale, che sta alla base della
sua comprensione del mondo, così che, quando un paziente entrerà in
analisi, ripeterà nel transfert l'esperienza traumatica e se l'analista
non sarà bravo nel suo lavoro, non farà altro che dare la conferma al
paziente della ripetizione del trauma originario.
Hanna Segal ha dedicato la sua vita professionale alla
diffusione del lavoro della Klein, sviluppando le teorie sulla capacità
di formare simboli nel trattamento di pazienti psicotici.
Secondo
Bion inoltre, le ansie provate dai singoli nelle situazioni di gruppo, corrispondono alle ansie primitive descritte dalla Klein.
Esperienze nei gruppi: Wilfred R. Bion
Secondo Bion 3 sono gli assunti di base che sottendono 3 tipiche organizzazioni dei gruppi:
- Assunto di dipendenza: il gruppo viene motivato dall'idea
che qualcuno provveda a soddisfare i desideri dei membri del gruppo,
pensando così al loro benessere
- Assunto di attacco-fuga: esiste un nemico esterno al
gruppo da attaccare o da cui difendersi, in modo da raggiungere gli
obiettivi del gruppo, impediti dal nemico
- Assunto di accoppiamento: considera la soluzione futura
dei problemi del gruppo attraverso l'avvento di un'entità verso cui
viene rivolta un'aspettativa messianica
Ogni gruppo di persone unite per lavorare manifesta una attività di
lavoro di gruppo, ovvero un funzionamento mentale inteso a perseguire l'obiettivo in questione.
Caratteristiche comuni a tutti i gruppi di base
La partecipazione a un'attività regolata da un assunto di base non
richiede nessuna preparazione, esperienza o sviluppo psichico, nessuna
capacità di cooperazione, ma dipende solo dalla presenza nell'individuo
della
valenza (la capacità del singolo di combinarsi
istantaneamente e involontariamente con un altro per condividere un
assunto di base e agire in base ad esso).
Gli stati emotivi comuni a ciascun assunto di base sono
impercettibilmente influenzati gli uni dagli altri, ad esempio, l'ansia
che compare nel gruppo di accoppiamento ha qualità diversa da quella che
compare nel gruppo di dipendenza.
Tutti gli assunti di base implicano l'esistenza di un
capo e non è
necessario che esso si identifichi con un individuo del gruppo, può
essere anche identificato con un'idea o un oggetto, e nel gruppo di
dipendenza, al posto del capo può esserci la storia del gruppo.
Quando il gruppo si sente minacciato da un'idea che comporterebbe lo
sviluppo degli individui del gruppo, ricorre alla creazione di una
bibbia,
e se è attivo il gruppo di dipendenza o quello di attacco-fuga, si
inizia una lotta per sopprimere la nuova idea, perchè questa mette in
pericolo lo status quo.
Forme di cambiamento da un assunto di base ad un altro
Il cambiamento della mentalità di gruppo non è dovuto necessariamente
dallo spostamento da un assunto di base ad un altro, ad esempio, se è
attivo il gruppo di dipendenza ed questo è minacciato dalla pressione
del capo del gruppo estraneo di accoppiamento, se falliscono i tentativi
di creare una bibbia, si possono assumere forme aberranti di
cambiamento.
Se è attivo il gruppo di attacco-fuga, c'è la tendenza ad assorbire un
altro gruppo, mentre se è attivo il gruppo di accoppiamento, c'è la
tendenza allo scisma.
Il gruppo di lavoro specializzato
Il suo compito è quello di stimolare l'attività di un particolare
assunto di base, ed esempi di questo tipo di gruppo sono la chiesa
(dipendenza) e l'esercito (attacco-fuga).
Questi gruppi specializzati possono anche svilupparsi dal gruppo
principale di cui fanno parte col compito di neutralizzare i rispettivi
gruppi di appartenenza (es. dipendenza), impedendo che questi siano
d'ostacolo alla funzione del gruppo di lavoro nel gruppo principale.
Se il gruppo di lavoro specializzato non può affrontare gli assunti di
base di propria competenza, allora le funzioni del gruppo di lavoro sono
compromesse dalla pressione esercitata dagli assunti di base.
Gli assunti di base diventano pericolosi quando si tenta di portarli
all'azione, ed il gruppo specializzato infatti tenta di portare l'azione
in termini di mentalità basata sull'assunto di base (es. il gruppo di
lavoro della chiesa rafforza la fede ma non l'azione, così come
l'esercito sostiene che si può fare tutto con la forza, a patto che essa
non venga mai usata).
Quindi,
la mentalità dominata da un assunto di base non si presta all'azione, dato che l'azione ha bisogno della funzione del gruppo di lavoro per mantenere il contatto con la realtà.
Nel gruppo terapeutico, quando è attivo il gruppo di dipendenza o quello
di attacco-fuga, tende a formarsi un sottogruppo che fa da interprete
tra il capo del gruppo di dipendenza (che è di solito l'analista) e il
gruppo.
Assunti di base, tempo e sviluppo
Esistono 2 caratteristiche nella mentalità dominata da un assunto di
base: in essa il tempo non svolge alcun ruolo (quindi tutte le attività
che richiedono la consapevolezza del tempo sono comprese in modo
imperfetto e creano sentimenti persecutori) e c'è l'assenza di ogni
processo di sviluppo come parte della mentalità di assunto di base (gli
stimoli allo sviluppo incontrano una risposta ostile).
Se un gruppo vuole evitare lo sviluppo, basta che si faccia dominare dalla mentalità di base.
Rapporti tra un assunto di base ed un altro
Nessuno dei 3 assunti di base elimina la paura e le emozioni di gruppo
completamente, altrimenti non ci sarebbero mai cambiamenti nè si
formerebbero gruppi di lavoro specializzati.
In tutti e 3 questi assunti c'è l'idea di un capo, in quello di
attacco-fuga si nega la necessità di comprendere, inoltre sembra che i
vari gruppi di lavoro specializzato si occupino di problemi non inerenti
all'assunto di base (es. nel gruppo di dipendenza, il gruppo di lavoro
ha idee messianiche del gruppo di accoppiamento).
Sembra inoltre che ciascuno dei 3 gruppi sia costituito da individui che
hanno in comune le caratteristiche di uno dei personaggi della
situazione edipica, che cambia a seconda dell'assunto di base attivo.
Il gruppo è concepito come un individuo smembrato che contiene un altro
individuo nascosto, in attesa, e questo individuo è il capo (l'analista
invece è il capo del gruppo di lavoro).
Ogni volta che l'ansia è troppo intensa, il gruppo è costretto a passare
sulla difensiva e spesso si cercano degli alleati per poterla vincere.
Nel gruppo di attacco-fuga, l'ansia libera l'odio che si manifesta come
attacchi distruttivi verso il nemico o come fuga dall'oggetto odiato.
Il contributo di Bion
Secondo Bion, ogni analista deve formarsi
nella disciplina, deve forgiarsi un suo proprio linguaggio e mantenere
in buone condizioni di lavoro le parole che usa.
Lo strumento teorico-tecnico ha bisogno di declinazioni specifiche
particolari che si attengono alle condizioni, della comunicazione e
dello stato mentale del paziente, al fine di produrre in lui
trasformazioni terapeutiche significative.
Trasformazioni
La teoria dell'analista rappresenta il punto di vista dell'analista: il
quadro, la trasformazione linguistica dei dati (il paesaggio mentale del
paziente).
Le invarianti sono costituite dalle modalità trasformative
teorico-tecniche di riferimento e dalla riconoscibilità che il paesaggio
mantiene nella forma proposta dall'analista (il quadro interpersonale).
Perchè le invarianti della descrizione stampata in una situazione
clinica possano essere efficaci, il profano deve conoscere le regole che
ordinano la situazione e le relative trasformazioni, inoltre,
l'esperienza originaria del paziente è trasformata in una descrizione
psicoanalitica, quindi
un'interpretazione è una trasformazione.
La descrizione scientifica si colloca nell'ordine delle trasformazioni
di secondo grado ed è l'unica attraverso a cui si può accedere.
L'analista al lavoro
L'uso delle teorie consente di garantire alle trasformazioni dei fatti
proposti dal paziente il valore di trasformazioni psicoanalitiche, le
quali consentono alla comunità scientifica di individuare cosa si può
condividere.
Bisogna guardare e riguardare le cose finché non inizino a parlare da
sole, bisogna abbandonare memoria e desiderio, fare tabula rasa della
mente prima dell'analisi.
Il percorso bioniano parte dall'ambiente intrauterino e va incontro al
riconoscimento del dolore e delle sue possibili collocazioni (corpo o
mente) per giungere alla definizione dell'identità somato-psichica.
Secondo Bion, il neonato idealizza e ignora, fa ricorso all'
onnipotenza, e per risolvere questi errori la psicoanalisi fa in modo che venga usata la funzione della mente del neonato.
A seconda della loro fase evolutiva, si possono classificare i pensieri in:
preconcezioni, nozioni, pensieri e concetti.
Le preconcezioni sono pensieri vuoti ad altro gradiente affettivo che
sono in attesa di una realizzazione (es. preconcezione del seno, quando
il neonato si attacca ad esso la sua preconcezione si connette alla
coscienza della realizzazione e nasce la nozione di seno), il pensiero è
invece un congiungersi di una preconcezione con una frustrazione.
La prospettiva dell'indagine di Bion si divide in:
- la genesi della funzione del pensare
- i pensieri attraverso cui nel contatto con la realtà (seguendo
il modello freudiano) si determinano i caratteri affettivo-cognitivi
delle relazioni con il mondo e l'identità somato-psichica dell'infante
- i diversi modi di trattare le frustrazioni e le tipologie difensive che ne scaturiscono
Il paziente e l'analista
Quando il paziente entra nella stanza dell'analisi, occorre che
l'analista sia sensibile alla totalità della persona, e quando 2 persone
si incontrano nella stanza d'analisi si crea una tempesta emotiva.
Stati mentali e lavoro del sogno
La psicoanalisi non deve accontentarsi della narrazione dei fatti del sogno del paziente, ma deve tradurli.
E bisogna inoltre far distinzione tra sonno e veglia, se si vuole svolgere una corretta interpretazione.
L'osservazione del bambino nell'addestramento psicoanalitico: Esther Bick
Nel 1960, l'istituto psicoanalitico di Londra introdusse l'osservazione del neonato nel programma degli allievi del primo anno.
Questi allievi usano il metodo dell'osservazione recandosi nella famiglia prescelta una volta a settimana per tutto il primo anno di vita del piccolo.
Prendere appunti durante l'osservazione è inopportuno perchè
interferisce nel processo d'attenzione ai fatti, inoltre l'osservatore
non deve interferire con il normale svolgimento dei fatti di casa, anche
se deve aiutare in caso di necessità (come segno di gratitudine per la
disponibilità della famiglia).
L'osservatore quindi non deve farsi coinvolgere per non perdere la sua
obiettività, e per essere pronto deve essere analizzato lui stesso nel
seminario d'apprendimento, per capire quali sentimenti vengono suscitati
in lui da quali situazioni.
La difficoltà di osservare sta proprio nell'osservare i fatti senza
interpretarli, dato che osservazione e riflessione sono inseparabili e
le riflessioni fanno scegliere cosa osservare successivamente.
La crisi dell'età di mezzo: Elliott Jaques
E' una crisi che compare intorno ai 35 anni, con un processo di
transizione che dura alcuni anni e varia da individuo ad individuo.
Nelle donne questo processo è oscurato dalla menopausa, mentre negli uomini è stato definito climaterio maschile a causa dell'attenuazione dell'impulso sessuale di quel periodo.
E' stato studiato questo fenomeno soprattutto negli artisti (crisi del genio),
dove può accadere che una carriera creativa può arrestarsi sia per
inaridimento della capacità creativa sia per decesso dell'artista,
oppure la capacità creativa può esprimersi per la prima volta, oppure
ancora, può verificarsi un capovolgimento di qualità e contenuti
dell'opera creativa.
E' stato notato che l'indice di mortalità degli artisti cresce
vertiginosamente nel periodo della crisi, ed il cambiamento della
creatività è stato visto in molti artisti, come: Bach, Donatello,
Goethe, Michelangelo.
Gli aspetti che variano riguardano:
- Cambiamento nel modo di lavorare: la creatività dai
vent'anni ai 30 tende ad esprimersi a caldo, è una creatività intensa e
spontanea e non ammette ritocchi, mentre quella alla fine dei 30 ha
sempre un'ispirazione ardente ed intensa, ma c'è una grossa pausa tra la
prima ispirazione e l'opera finita, si passa quindi da una creatività
di tipo impetuoso ad una creatività di tipo scultorio.
- Cambiamento della qualità e contenuto: compare un
contenuto tragico-filosofico in contrasto col precedente contenuto più
lirico e descrittivo, c'è la rinuncia all'idealismo e all'ottimismo, si
passa dall'impazienza e l'aspirazione ad un conservatorismo più meditato
e tollerante.
Quando odio, distruzione e morte sono esplicati nello stadio precoce
(quello prima dei 35), assumono forma satanica o macabra (come per
Poe).
L'idealismo dello stadio precoce ha il suo fondamento nell'uso della
negazione e delle difese maniacali, normali meccanismi di difesa verso
il senso di morte e di distruzione.
Un'accettazione esplicita ed una messa a fuoco di questi 2 aspetti sono
le premesse indispensabili per il superamento della crisi dell'età di
mezzo e il compimento dello stadio adulto.
La serenità lavorativa si ha se si accetta l'imperfezione umana e le carenze del proprio lavoro.
Nell'età di mezzo, l'individuo ha cessato di crescere e ha iniziato ad
invecchiare, e mediamente ha una certa stabilità (famiglia, lavoro), si
ha rimpianto dell'infanzia e della giovinezza e ora il compito
psicologico è quello del conseguimento di uno stadio maturo ed
indipendente.
Si entra dunque nel periodo del completamento e si inizia a percepire la
presenza della morte, e quindi si può iniziare a portare il lutto per
la propria scomparsa finale.
Un'elaborazione è possibile solo se l'oggetto primario è ben costruito,
senza essere nè troppo idealizzato nè troppo svalutato, e se si
raggiunge questa situazione, la seconda metà di vita può essere vissuta
con la conoscenza, la consapevolezza e l'accettazione della morte
definitiva.
In tal caso il senso di continuità della vita può essere rafforzato e ci
si può dedicare al consolidamento di valori come saggezza, forza
d'animo, coraggio, amore, umanità, speranza, gioia... viceversa, si ha
la crisi dell'età di mezzo, che può diventare un'ossessione e portare
addirittura al suicidio.
Transfert, controtransfert ed identificazione proiettiva: Herbert Rosenfeld
Nel paziente, il sentimento di essere accettato da un terapeuta che si
prende cura di lui dipende molto dalla funzione interpretativa
dell'analista.
Lo stato psichico dell'analista e la sua capacità di funzionare bene
costituiscono un essenziale fattore terapeutico in qualsiasi terapia
analitica, inoltre, la principale funzione dell'analista consiste
nell'aiutare il paziente ad esprimere con parole e pensieri consci le
fantasie, i sentimenti e i desideri inconsci che lo assorbono, così da
modificare la ripetizione delle prime relazioni oggettuali e delle
difese onnipotenti costruite nel periodo infantile (gradualmente il
paziente arriva a poter tollerare più sentimenti, riconoscere conflitti e
imparare a riflettere su di essi).
Anche i pazienti più disturbati cercano di comunicare col terapeuta e se
non viene capito cosa viene detto, il paziente ripeterà più volte ciò
che ha detto, per farsi capire, in vari modi, cercando di rendere il
proprio materiale più comprensibile.
Quando l'analista interpreta erroneamente le critiche come attacchi
sadici, il paziente può avere sensi di colpa perchè si rende conto di
capire la situazione meglio dell'analista, e se questi continuerà ad
ignorare le sue critiche ed insisterà ad interpretarle come un attacco
verso di lui, il paziente si sentirà preso in giro e infantilizzato.
Atteggiamento e ruolo dell'analista
Il rapporto tra analista e paziente è unico e non deve essere un
rapporto del tipo genitore-figlio, ma si deve rendere consapevole il
paziente del particolare ruolo che egli investe.
Secondo Rosenfeld l'atteggiamento di distacco non è un buon metodo, dato
che sembra impossibile distruggere il desiderio e le intenzioni
dell'analista senza danneggiare gravemente il rapporto con il paziente,
ed è cmq essenziale esaminare in modo esaustivo i propri atteggiamenti
ed intenzioni come analista.
Se ci sono esperienze del paziente troppo penose da vivere per
l'analista, egli cercherà di intraprendere una terapia correttiva,
giustificandola col fatto che serve al paziente quando in realtà la fa
per attenuare il proprio dolore, e ciò danneggia sia il processo
analitico, sia ogni tentativo di aiutare il paziente.
Solo se l'analista riesce ad interpretare correttamente le angosce del
paziente (e a fargli capire il suo bisogno di condividerle con lui,
facendogliele sperimentare), diminuiscono le violente proiezioni che
rendono difficile l'analisi.
Interpretazioni vaghe o inopportune
A volte capita che un analista si rende conto che qualcosa in lui turba
il paziente, ma non è in grado di interpretare questo elemento con
sufficiente precisione.
Problemi possono ad esempio sorgere dopo un
silenzio troppo prolungato o una
interpretazione data in modo troppo affrettato, dove il paziente potrà sentirsi abbandonato o criticato/respinto a causa del silenzio.
L'analista deve quindi rispondere dando le sue interpretazioni nel
momento opportuno, aiutando il paziente ad affrontare quelle aree per
lui intollerabili.
Rigidità ed inflessibilità
Se esistono aree private in cui è vietato l'accesso, il terapista e il
paziente potranno scendere al compromesso di non esplorarle, creando una
situazione di
stallo terapeutico.
I blocchi più comuni nell'interazione paziente-analista sono in relazione alle angosce infantili, inconsce, dell'analista.
Se l'analista è aperto e ricettivo alle prime esperienze infantili del
paziente, questi proietterà in lui la sua richiesta di comunicazione e
l'analisi proseguirà, viceversa, se l'analista è turbato dalle prime
esperienze del paziente, potranno sorgere delle dispute.
Per far diminuire l'angoscia del paziente di far impazzire il terapeuta
caricandolo con le proprie angosce, l'analista dovrà sempre mostrarsi
tranquillo e assennato, quindi oltre ad interpretare i pensieri ed i
sogni del paziente, l'analista dovrà sempre analizzare anche i propri
sentimenti.
Quando si arena il controtransfert, l'analista avrà bisogno di discuterne con un collega non coinvolto.
Gli studi sull'autismo di Francis Tustin
La psicoterapeuta Francis Tustin è stata pioniera nel trattamento
psicoanalitico dell'autismo di natura psicogena della prima infanzia (un
grave disturbo della sfera emotiva e del pensiero che impedisce il
normale sviluppo della personalità del bambino).
L'autismo comporta un totale ritiro dalla realtà, assenza di
funzioni simboliche, del linguaggio, della capacità di entrare in
relazione con l'altro e del desiderio di comunicare.
Secondo la Tustin, l'autismo è una condizione in parte innata, in parte
dovuta all'ambiente: si verifica nei bambini che nascono sentendo di far
parte ancora del corpo materno (attaccamento fusionale tra madre e
bambino) e che subiscono un grosso trauma da separazione della madre.
Infatti sembra che l'equazione adesiva col corpo della madre aumenti il
senso di onnipotenza del piccolo, che una volta separato si rende conto
della sua fragilità, e subisce un trauma insopportabile.
Studiando il caso del piccolo John, la Tustin concluse che l'autismo non
è altro che una reazione protettiva, automatica, psicodinamica, che
consente al piccolo di sopravvivere davanti ad uno stress traumatico,
estraniandosi completamente dalla realtà.
La Tustin ha trattato con successo un certo numero di bambini autistici considerati incurabili.
Problemi teorici e clinici: Otto F. Kernberg
La concezione kleiniana di una conoscenza innata del rapporto sessuale è in contraddizione con le capacità cognitive del piccolo nei primi mesi di vita.
Appare ingiustificabile anche il voler far risalire a tutti i costi lo sviluppo intrapsichico ai primi mesi di vita.
La Klein ignora la psicopatologia differenziale e ciò la porta ad
applicare la stessa tecnica di trattamento per tutti i pazienti lungo
l'intero spettro dei disturbi psicologici.
Viene anche criticata l'ambiguità e la vaghità della terminologia
kleiniana (ad esempio i termini Io e Sé vengono definiti in modi
diversi, così anche il termine scissione, e c'è una definizione di
identificazione proiettiva della Klein, della Rosenfeld e della Segal).
Altra critica va al fatto che viene ingigantita l'importanza del transfert senza tener conto dell'interferenza della realtà esterna del paziente, sottovalutando l'importanza dei fattori ambientali, sopravvalutando le pulsioni (come l'aggressività).
C'è scarsa attenzione all'organizzazione difensiva del paziente, invece si da troppa importanza all'interpretazione delle difese primitive,
mettendole in relazione con conflitti precoci e primitive relazioni
oggettuali, trascurando le difese successive dell'Io e quelle caratteriali.
C'è la tendenza a considerare la metafora ed il diretto riferimento alla
primissima esperienza, interpretando praticamente tutte le fantasie
inconsce come se riflettessero direttamente i contenuti dei primi 2 anni di vita.
Si fa inoltre ricadere la paura di essere avvelenato, di essere evirato,
di essere aggredito all'interno del corpo sotto l'etichetta dell'angoscia persecutoria, mentre tutte le angosce attinenti all'oggetto d'amore ricadono nell'etichetta di angoscia depressiva.
Un altro problema della tecnica kleiniana è che essa trascura l'analisi
delle difese a vantaggio dell'analisi del contenuto, e la Segal propone
di non interpretare i meccanismi del paziente, ma di aiutarlo a
risolvere le fantasie contenute in questi meccanismi.
E' cmq discutibile il fatto che tutte le operazioni difensive sarebbero espresse da fantasie,
dato che i meccanismi di difesa di solito hanno funzioni multiple e
sono strutturalmente collegati a conflitti e fantasie diverse oltre che a
funzioni dell'Io più o meno autonome.
Viene infine trascurata l'analisi del carattere e lo sviluppo della capacità di introspezione e autoanalisi del paziente.