venerdì 10 giugno 2016

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Tecniche del colloquio (2/16): Problemi tecnici con i dati

I problemi che più si incontrano nella raccolta dati sono:

  1. Il paziente non fornisce le informazioni richieste: il colloquio è muto, non c'è alleanza (magari a causa di un grave disturbo psicopatologico del paziente).
  2. Le informazioni ottenute non sembrano credibili.
  3. Il clinico non ha le competenze necessarie per condurre il colloquio con quel determinato paziente (ad esempio, pazienti abusati, con tendenze suicide, drogati, necessitano di particolari tecniche d'indagine).

Tecniche di conduzione del colloquio


Alcune tecniche di colloquio hanno lo scopo di raccogliere il maggior numero di informazioni, altre quello di intervenire sugli aspetti e i motivi della comunicazione, e non esiste una tecnica migliore in assoluto, ma si usa la tecnica in base alle esigenze.

Domande aperte e chiuse
Le domande aperte permettono risposte individuali, mentre le chiuse non incoraggiano il paziente ad aggiungere più informazioni del dovuto, ma possono essere utili per risparmiare tempo.
Le domande aperte possono fare esprimere quello che si sente, ma non è possibile dare una risposta si/no.
Le domande chiuse richiedono una risposta specifica e non c'è spazio per l'interpretazione, possono far sentire il paziente come interrogato, possono far pensare al paziente di dover rispondere solo se interrogati, possono far fornire solo poche informazioni ai pazienti con poche capacità verbali.
Le domande possono seguire il flusso del discorso del paziente o uno schema prestabilito, o si possono integrare entrambi i metodi a seconda delle situazioni.
Alcuni colloqui non strutturati possono dare problemi ad alcuni pazienti, che senza indicazioni precise si possono bloccare, viceversa invece, colloqui troppo strutturati possono far venire l'ansia a pazienti predisposti.
Esistono interviste strutturate e semi-strutturate, dove si indaga su cluster specifici e si cerca di inquadrare il paziente in una categoria diagnostica, tuttavia il clinico non deve esser troppo rigido chiedendo solo ciò che c'è nei suoi schemi, perchè alcuni pazienti possono rientrare in schemi diversi e si rischia di perdersi qualcosa, ma bisogna anche stare attenti a non chiedere cose che vanno al di là dei problemi del paziente.
Morrison suggerisce di iniziare con l'approccio non strutturato, per familiarizzare meglio con il paziente, e poi passare a quello strutturato.
Quindi quando si cerca di stabilire il rapporto iniziale con il paziente (livello 1) si usano una sequenza di domande non strutturate, aperte, mentre quando si passa al livello 2, ovvero quando il clinico vuole individuare la categoria diagnostica del paziente, si usano domande non strutturate assieme a domande chiuse, nel livello 3 invece, quando si vuole confermare l'ipotesi diagnostica, si usano domande strutturate e chiuse (spesso prese direttamente dal DSM-IV), infine nel livello 4, quando si vuol individuare il livello di menomazione del paziente e il livello di stress esperito, la sequenza delle domande è strutturata e le domande sono aperte.

Tecniche di facilitazione
Includono tutto ciò che serve a facilitare la comunicazione, come ad esempio l'annuire, il fare interessato, l'essere attenti.
Si può fare distinzione in tecniche direttive e tecniche non direttive, queste ultime sono la reiterazione a riflesso semplice (incoraggiare il paziente a continuare un argomento), il dare risposte riflesso, la sintesi, la riformulazione, il riflesso parziale, mentre le tecniche direttive sono il ricondurre il paziente a quanto stava dicendo, il favorire il passaggio da un argomento ad un altro.
Le tecniche principali di facilitazione sono:
  • Riformulazione: il clinico ripete le parole chiave del discorso del soggetto in forma interrogativa.
  • Reiterazione a riflesso semplice: il clinico riassume le parole del soggetto, in modo da dargli un feedback ed incoraggiarlo a continuare.
  • Sintesi: riproduce i temi importanti e crea le connessioni tra problemi correlati.
  • Risposta-riflesso: facilita la presa di coscienza autonoma dell'esperienza vissuta, ed è utile se il paziente ha l'impressione di non riuscire a spiegarsi, producendo un effetto positivo su di esso.
  • Riflesso parziale: il clinico sceglie solo gli argomenti che son degni di essere approfonditi.
  • Sostegno: è lo strumento attraverso il quale il clinico comunica il proprio interesse e la propria comprensione verso ciò che si sta dicendo.
  • Interventi di rassicurazione: parole e azioni per tranquillizzare il paziente.
  • Verbalizzazione dei sentimenti: il clinico ripropone al paziente quelli che gli son sembrati i sentimenti che sono emersi dal discorso.
  • Riflesso dei sentimenti: il clinico cerca di far vedere che ha capito tramite parafrasi emotive.
  • Validazione dei sentimenti: tecnica direttiva dove il clinico fa affermazioni che supportano i sentimenti espressi dal paziente (può ridurre l'ansia).
I pazienti che non sono pronti a stabilire un contatto, possono reagire all'uso di queste tecniche aumentando la distanza emotiva.

Tecniche di chiarificazione
Le tecniche usate per ottenere risposte più soddisfacenti sono:
  • Specificazione: tramite domande chiuse.
  • Generalizzazione: si usano per eludere le risposte troppo specifiche, usando termini come di solito, spesso.
  • Verifica dei sintomi: si elencano dei sintomi per aiutare il paziente a riconoscersi.
  • Indagine: favorire il passaggio da un argomento ad un altro, riportare all'argomento precedente, usare domande dirette o indirette, son tutte tecniche di indagine.
  • Mettere in relazione reciproca: per stabilire nessi spazio-temporali e causali tra i dati emersi nel colloquio.
  • Sintesi: tecnica non direttiva dove si riassumono i punti cruciali nei pazienti dispersivi e vaghi, essa può essere informale (si esplicita che lo si fa per voler esser sicuri di aver capito ciò che è stato detto), interattiva (si fanno pause per far intervenire il paziente), supportiva (finalizzata a sostenere quanto detto dal paziente).
  • Parafrasi: ripetizione di quanto detto dal paziente in modo più chiaro o più dettagliato, senza modifiche o aggiunte, può essere: generica (senza valutazioni), sensory based (il clinico può stabilire una profonda relazione col paziente se usa le sue stesse espressioni sensoriali, tipo "mi sembra", "mi sento"), metaforica.
  • Chiarificazione: Secondo Kernberg consiste nell'esplorare con il paziente tutte le informazioni non chiare fornite da questi, è uno strumento cognitivo che non mette in crisi il paziente e mira ad esplorare i limiti della consapevolezza di un determinato materiale, tuttavia, se l'informazione non è legata a scopi terapeutici è meglio non chiarificarla, inoltre, se l'informazione è importante ma non ben articolata, il clinico può decidere di aspettare per vedere se il paziente riesce da solo ad esprimersi meglio.

Tecniche di modificazione del contenuto della comunicazione
Sono diverse le tecniche usate al fine di introdurre un cambiamento:
  • Ristrutturazione cognitiva: il clinico riformula i convincimenti e gli atteggiamenti del paziente, in modo da fornire una diversa prospettiva ed eliminare eventuali pregiudizi.
  • Messa a confronto: rivolge l'attenzione del paziente verso qualcosa di cui non è perfettamente conscio, il clinico mostra al paziente le discrepanze tra ciò che dice, da come è e come si comporta (Secondo Kernberg, si fa notare il conflitto tra conscio e preconscio, in presenza di operazioni difensive), è una tecnica rischiosa perchè può far venire ansia e far negare l'evidenza.
  • Interpretazione: serve per aiutare il paziente ad avere una maggiore conoscenza di se e una più accurata percezione della realtà, cerca di risolvere la natura conflittuale del materiale, ipotizzando motivazioni e difese inconsce che fanno apparire logico quello che prima era contraddittorio (visione psicoanalitica di Kernberg).
  • Silenzio: si esercita minor controllo e si lascia spazio al paziente, il quale può esprimersi anche con il linguaggio del corpo (sbattendo le ciglia, dalla postura), può cercare di capire cosa il clinico pensa, può usare il silenzio per riordinare le idee, il silenzio può instaurare un clima di ascolto e d'intesa, può essere usato per fantasticare, può essere una manifestazione di resistenza, oppure può essere vuoto e privo di significato (al clinico l'arduo compito di capire che silenzio è, e decidere se interromperlo o meno). 


Dal dato clinico all'indicazione del trattamento


Una volta raccolte le informazioni, bisogna usarle correttamente, senza farsi fuorviare da ipotesi non verificate.

Ragionamento clinico
E' un elemento fondamentale che determina le domande da fare, e permette a posteriori di comprendere il tipo di errore e le motivazioni sottese, ed ha la seguente struttura:
  1. acquisizione dati
  2. sviluppo ipotesi
  3. interpretazione dati
  4. valutazione ipotesi (rifiuto, modificazione, accettazione).
Le tattiche usate in questo ragionamento sono:
  • elicitare, riconoscere ed interpretare i dati rilevati
  • raggruppare i primi elementi emersi e formulare alcune interpretazioni
  • indagare le ipotesi preliminari
  • individuare eventuali discrepanze e l'evidenza clinica delle ipotesi
  • riformulare ipotesi sulla base delle discrepanze
  • confrontare il quadro teorico emerso dal paziente con il quadro teorico di quella determinata situazione
La presa di posizione si ha quando il clinico deve scegliere tra 2 o più alternative possibili, e la stessa scelta dello strumento per la raccolta dati, avviene grazie alla presa di posizione.

Osservazione ed interpretazione
I dati osservati sono i dati del paziente immagazzinati nella mente del clinico senza modificazione (dati grezzi), mentre i dati inferiti sono i dati del paziente che diventano oggetto di inferenza o osservazione.
Scopo dell'inferenza è quello di collegare i dati in quanto simili per poter formulare ipotesi cliniche, inoltre, i dati rilevati sono oggettivi in senso stretto e non esiste osservazione che sia indipendente dalla teoria.
L'inferenza è il procedimento logico che permette di derivare certe conseguenze da una o più premesse, mentre l'induzione è il metodo di ragionamento scientifico secondo cui dall'osservazione di 2 o più casi particolari si arriva a delle generalizzazioni.
Il clinico per fare l'inferenza usa sia la deduzione che l'induzione, e deve tenere conto anche di informazioni non presenti nei dati osservati, inoltre, la fase di osservazione precede sempre l'interpretazione e la spiegazione.
Per formulare ipotesi il clinico deve interpretare, deve raggruppare i sintomi in sindromi, e per trarre inferenze dai dati osservati spesso si usa la valutazione del valore probabilistico.
Il clinico può prendere decisioni facendosi aiutare dalla letteratura medica e dalla sua esperienza personale.

Osservazione ed inferenza
L'osservazione precede l'inferenza ed i suoi scopi sono quelli di ottenere dati grezzi che possono essere riutilizzati successivamente, inoltre la possibilità d'errore è ridotta.
Gli svantaggi sono che senza inferenza, il clinico deve prendere i dati per come sono e non si procede molto nella comprensione della patologia.
L'inferenza avviene in una seconda fase ed è fatta sui dati osservati, per individuare dati simili o correlati che servono a formulare e a confermare le ipotesi cliniche.
Gli svantaggi dell'inferenza sono che è un modello complesso in cui sono implicate le strutture cognitive del clinico, compresi i suoi errori, il suo orientamento teorico, le variabili del contesto, e quindi si ha maggiore probabilità d'errore.

L'errore clinico
Gli errori sono classificati in base alla:
  • sede
  • natura
  • motivazione
L'errore può verificarsi in qualsiasi punto del trattamento clinico, in particolare:
  • nel trattamento delle informazioni
  • nella scelta dei modelli causali
  • nella presa di decisioni
Molti errori clinici vengono commessi in fase di osservazione, dove si sbaglia perchè:
  • non si traduce il dato osservato in unità informativa
  • non si valuta il valore probativo
L'errore della fase interpretativa dipende:
  • dal cattivo uso di termini o teorie
  • dal ricorso improprio ad operazioni di deduzione e induzione
  • da una formulazione erronea di criteri di probabilità
  • dalla mancata considerazione di ipotesi alternative
La motivazione è l'insieme dei fattori che hanno condizionato l'errore, che rientrano in queste categorie:
  • la non conoscenza della clinica
  • i bias cognitivi
  • l'adesione senza critica ad un modello teorico
Quando si interpreta si collega un fatto ad un altro perchè:
  • ci sembrano interdipendenti (collegamento causale, filetico, finalistico)
  • ricorriamo a strutture schematiche o illusorie
Si possono inoltre commettere errori accidentali, dovuti a cause sconosciute o errori sistematici, dovuti a cause costanti, note, come le imperfezioni degli strumenti di misurazione e le distorsioni di giudizio.


Pazienti con ansia


Quando si presenta un paziente con ansia, il clinico deve chiedergli di descrivere il suo essere ansioso ("cosa intende quando dice di essere ansioso?").
Si distingue in ansia normale/fisiologica e ansia anormale/patologica.
L'ansia è associata all'anticipazione di eventi futuri e rappresenta un fattore emotivo necessario per fronteggiare un'emergenza fisica o psicosociale, in quanto diventa una spinta all'azione.
Quando però l'aumento d'ansia non migliora la prestazione, l'ansia diventa patologica, ed è considerata anormale quando la risposta emotiva e i comportamenti ad essa correlati:

  • compaiono senza che ci sia uno stimolo a elicitarli
  • sono spropositati rispetto all'entità dello stimolo
  • persistono anche quando lo stimolo è scomparso
  • sono inadeguati rispetto alla realtà dello stimolo stesso
L'ansia di stato è un processo dove la condizione normale d'equilibrio della persona è disturbata dall'ansia, mentre l'ansia di tratto si ha quando lo sviluppo della personalità dell'individuo ha come risultato un livello d'ansia anormale, che diventa parte fondamentale della sua organizzazione.
Il clinico deve indagare dunque sulla natura dell'ansia, ed escludere l'influenza di eventuali variabili esterne come la preoccupazione dovuta al lavoro, alla scuola, o a delle responsabilità temporanee.
Bisogna inoltre escludere la prevalenza di una componente organica, tramite un modello organogenetico della malattia, secondo il quale il sintomo patologico è una struttura, una funzione, un comportamento che subisce un processo di alterazione, a causa di anomalie fisiologiche o biochimiche a livello del sistema nervoso centrale.
Questo modello deve dunque prevedere:
  • la descrizione dei sintomi e delle principali caratteristiche del discorso
  • l'identificazione della patologia
  • l'evoluzione del disturbo
  • la determinazione delle cause
Si usa questo modello per capire se il paziente si sta rivolgendo alla persona giusta, ed il DSM-IV ha diversi strumenti per individuare l'eventuale causa organica del disturbo.
Esclusa l'ipotesi organica bisogna valutare se l'ansia sia un sintomo di qualche altro disturbo mentale, usando alcuni criteri che permettono di differenziare tra quadri simili.
L'ansia può essere un disturbo correlato ad altri disturbi, quindi il clinico deve scoprire se si tratta di un disturbo specifico d'ansia o se l'ansia fa parte di un quadro psicopatologico differente (anche in questo caso il DSM-IV è il giusto strumento di consultazione).

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Tecniche del colloquio (1/16): La consultazione

Consultazione o processo diagnostico


La consultazione è un incontro dove lo psicologo ed il paziente hanno un oggetto comune ma non necessariamente lo stesso obiettivo, perchè sono 2 estranei con compiti differenti: lo psicologo vuole conseguire l'obiettivo del paziente, e il paziente con un problema, cerca di trovare una soluzione che non necessariamente coincide con la richiesta di un parere.
L'oggetto comune della consultazione è il disagio, il disturbo, la sofferenza, il sintomo lamentato dal paziente, che può manifestarsi tramite via somatica (mal di testa, di pancia ecc...) o via psichica (ansia, depressione, ecc...).


Raramente la persona arriva dallo psicologo sapendo bene cosa aspettarsi e conoscendo bene la figura dello psicologo, questo per via di numerosi stereotipi che ci sono in giro, tuttavia se la persona ci arriva spontaneamente, significa che ha fatto un certo percorso interiore che gli ha fatto capire di avere un problema.
Bisogna quindi capire quali siano le funzioni che secondo il paziente lo psicologo svolge e cosa si aspetta che possa fare per lui, e qual è il processo decisionale che lo ha indotto a chiedere un appuntamento.
La consultazione è cmq un evento solitamente di breve durata, all'interno di un processo continuo finalizzato a trovare un significato, dare un valore ed agire sui sintomi.


Il motivo della consultazione


La consultazione raccoglie i dati tramite vari strumenti: il colloquio clinico, il colloquio psichiatrico, il colloquio anamnestico, gli strumenti testologici.
Il colloquio è un processo interattivo che avviene tra 2 persone, che è diverso dalla conversazione perchè l'interazione è finalizzata al conseguimento di un obiettivo predeterminato.

Il colloquio clinico è invece un incontro tra una persona che soffre e cerca aiuto e un'altra in grado di aiutarla a cui si richiede di più che il semplice ascolto.
Gli obiettivi del colloquio clinico sono: ottenere nel minor tempo possibile il maggior numero di informazioni utili, creare e mantenere una buona alleanza col paziente, raccogliere i dati che provengono sia dal colloquio (contenuto) sia dalla modalità d'interazione (processo).
Le finalità dipendono da diversi fattori: dalla richiesta del paziente, dall'età del paziente, dalla gravità della situazione clinica, dalla capacità di alleanza diagnostica, dalle caratteristiche della struttura e/o dell'operatore.


In un colloquio non sempre si possono raccogliere le informazioni in maniera sistematica, perchè non sempre la percezione della malattia è corretta, e quindi non sempre la diagnosi del paziente è confermata dal clinico, e per questo motivo il clinico deve avere in mente uno schema delle aree da indagare.

Nel primo colloquio: il paziente arriva da una persona che non conosce, il mestiere dello psicologo è percepito come insolito, non si hanno informazioni sul medico, ma alcuni dicono che sia bravo.
L'incontro tra psicologo e paziente è un incontro tra estranei, che hanno uno stesso obiettivo: occuparsi del male del paziente.
Il clinico deve quindi cercare di creare un ambiente che risponda alle necessità del paziente, valutando l'atteggiamento da tenere (non sempre essere amichevoli mette a proprio agio), cercando di non far sentire il paziente sotto pressione.
Il clinico deve dunque mettersi in una posizione non di valutazione, ma di ascolto, il paziente deve potersi esprimere liberamente, e in questo frangente le domande aperte servono a rompere il ghiaccio, mentre rimanere in silenzio (aspettando l'iniziativa del paziente) può essere controproducente nella fase iniziale del colloquio conoscitivo, così come fare domande chiuse e rigide.
Invece nel colloquio di consultazione le domande aperte si alternano alle chiuse.



Il sintomo


I pazienti non portano al dottore un problema, ma una serie di disturbi che secondo loro si discostano dalla normalità, e non è detto che i sintomi accusati coincidano con i sintomi realmente posseduti, il compito del dottore è quindi quello di completare il quadro del paziente, capendo il reale problema.
Il medico deve indagare ogni sintomo, per poi decidere il peso da dare ai sintomi indagati.
Lo psicologo deve quindi: raccogliere i dati, formulare ipotesi, verificare le ipotesi formulate e fare una diagnosi.
La diagnosi è il primo passo nel processo tecnologico che permette di trasformare una persona con un fastidio non ben precisato in un paziente con un disturbo psichico definito.
Il sintomo è qualsiasi sensazione soggettiva in base alla quale il paziente decide di avere qualcosa che non funziona e lo riporta al clinico.
Il segno è il rilievo che il clinico ed il paziente ricavano dall'osservazione obiettiva.
La sindrome è il complesso di sintomi che caratterizzano una determinata malattia.

Le aree da indagare per il sintomo sono: caratteristiche, gravità e modificazioni, contesto in cui si presenta, ricorrenze.
Si possono indagare queste aree tramite la compilazione da parte del paziente di scale di autovalutazione.
Secondo Othmer e Othmer le domande da fare per indagare in queste aree sono:
  1. Caratteristiche del sintomo: bisogna far domande per indagare la specificità del sintomo descritto dal paziente (o non descritto), una volta definito, bisogna considerare quali quadri psicopatologici comprendono il sintomo, e quali cluster di sintomi debbano essere presenti per diagnosticare una sindrome (grazie a schemi ad albero presenti nel DSM-IV).
  2. Gravità e/o modificazione: si valuta tramite 4 parametri, la durata, la frequenza, l'intensità e la gravità, tramite domande specifiche al paziente.
    La valutazione della gravità va fatta basandosi su indici specifici, ad esempio secondo il DSM-IV ci deve essere una compromissione del funzionamento sociale, del funzionamento lavorativo, di altre aree importanti.
  3. Contesto in cui si presenta il sintomo: si valuta secondo 6 parametri: 1)contesto di insorgenza 2)gli antecedenti, la sequenza, la progressione ed i fattori scatenanti 3)le aspettative, le credenze, i significati e gli affetti correlati 4)i conseguenti rinforzi o svantaggi 5)la comprensione del paziente 6)l'aspettativa dell'esito, la modificabilità, la comprensione delle cause.
    Gli antecedenti sono eventi esterni o interni che provocano la situazione problematica e rendono probabile l'insorgenza del sintomo, alcuni antecedenti si verificano subito prima, altri molto prima e variano a seconda delle persone e possono essere: affettivi, somatici, comportamentali, cognitivi, legati all'ambiente, legati ai rapporti interpersonali.
    Le conseguenze invece sono quelle che capitano dopo la comparsa del problema e in qualche modo lo condizionano e lo mantengono (e hanno le stesse caratteristiche degli antecedenti).
  4. Ricorrenze: si cercano di rilevare somiglianze e differenze rispetto ad episodi precedenti, bisogna raccogliere informazioni sulle modalità d'insorgenza, che possono essere: insorgenza alla nascita, insorgenza insidiosa, insorgenza acuta.
    Si vuole indagare sul decorso (la sua evoluzione nel tempo), dove può esserci il decorso acuto (breve) e il decorso cronico (prolungato).
    Il disturbo può dunque avere un: decorso cronico, decorso cronico stabile, decorso cronico fluttuabile, decorso cronico con deterioramento progressivo, decorso cronico con deterioramento ed esacerbazione.
    Per studiare il decorso vanno anche analizzati il comportamento, i pensieri, le emozioni.
    Occorre anche valutare le conseguenze del disturbo, capire come esso modifica il rapporto coi familiari, con gli amici, nel lavoro, nella vita sociale.
Strumenti di valutazione del sintomo
Esistono diverse scale per la valutazione dei sintomi.

La scala self-report symptom inventory-revised (SCL-90-R), misura la sintomatologia dell'ultima settimana fino al momento della valutazione, ed è composta da 90 item che rilevano 9 dimensioni (valutato su scala da 0 a 4, dove 0 indica assenza nel periodo valutato, 4 alta presenza o gravità):
  1. somatizzazione
  2. ossessività-compulsività
  3. sensitività
  4. depressione
  5. ansia
  6. collera-ostilità
  7. ansia fobica
  8. ideazione paranoide
  9. psicoticismo
Esistono anche interviste strutturate e interviste semi-strutturate per i diversi quadri psicopatologici che possono essere per specifici quadri o generali.

Il SCID (structured clinical interview for DSM) è un'intervista diagnostica semi-strutturata per la diagnosi della parte dei disturbi di Asse 1 e per quelli di personalità (asse 2), esistono 3 versioni per valutare i disturbi asse 1 nell'adulto e 1 per quelli dell'asse 2:
  1. la SCID-P patient version, per pazienti ricoverati
  2. la SCID-OP outpatient version, per pazienti ambulatoriali, che necessitano solo di poche domande di screening
  3. la SCID-NP nonpatien version, per pazienti esenti da patologia psichiatrica, come ad esempio nel caso di campioni di controllo.
  4. la SCID-II, per valutazione di disturbi sull'asse 2.
Per i disturbi dell'asse 1 la SCID fornisce anche la valutazione di gravità e consente di stabilire la percentuale di tempo in cui i disturbi sono stati presenti negli ultimi 5 anni, e ciascuna delle 3 versioni è costituita da 8/9 moduli, dove ogni modulo ha domande per indagare l'esistenza dei criteri per diverse categorie diagnostiche, e ogni modulo è indipendente.

L'EDE (eating disorder examination) è un colloquio clinico semi-strutturato finalizzato alla diagnosi specifica dei disturbi alimentari, dove ci sono item che valutano i comportamenti verso l'alimentazione eccessiva e i metodi inappropriati per il controllo del peso, e item che descrivono le 4 aree di interesse psicopatologico:
  1. area della restrizione
  2. area della preoccupazione per l'alimentazione
  3. area della preoccupazione per la forma fisica
  4. area della preoccupazione per il peso

Dal sintomo alla sindrome


Ogni sindrome o disturbo clinico è contraddistinto da una sintomatologia essenziale, un sintomo necessario ma non sufficiente, e una sintomatologia accessoria.
Una volta individuato il sintomo presentato dal paziente, il clinico deve chiedersi in quali quadri psicopatologici possa comparire, e deve fare una diagnosi differenziale.
Un sintomo di solito non è peculiare ed unico di un disturbo, inoltre un sintomo non è mai isolato, ma è organizzato all'interno di un cluster di sintomi che hanno maggiori probabilità di essere presenti in specifici quadri psicopatologici.
Un sintomo non è circoscritto ed isolato, ed il passare dal sintomo alla sindrome implica rilevare come e in quale misura questo è avvenuto, in modo da capire il funzionamento del paziente.

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Come vedere se una pagina contiene errori per google

Se vuoi sapere se una pagina internet del tuo sito è ben strutturata per google come metadati, microdati, ecc... c'è uno strumento figlio di webmaster tools che fa al caso tuo, il suo nome è Strumento di test per i dati strutturati.

Grazie a questo strumento potrai controllare se un sito web è scritto in codice html corretto per google, per evitare errori nei dati strutturati che possano influire negativamente nell'indicizzazione di google e dei motori di ricerca in generale.

Tutto quello che devi fare è collegarti al seguente indirizzo:
https://search.google.com/structured-data/testing-tool

Si aprirà una finestra con su scritto: Testa i tuoi dati strutturati.
Nel box Recupera url, incolla l'indirizzo della pagina html che vuoi controllare, poi clicca su Esegui test.

Strumento di test per i dati strutturati

Attendi il caricamento della pagina per scoprire se il tuo sito contiene errori che non piacciono a google.
Se tutto è andato correttamente, la tua pagina non avrà alcun errore, altrimenti verrà fuori scritto in rosso quanti errori sono stati rilevati nella pagina.

rilevati errori nella pagina

Se sono stati rilevati degli errori nella pagina, clicca sulla scritta in rosso per espandere l'errore e vedere più nel dettaglio di cosa si tratta.

errore logo

Nel mio caso ad esempio c'è un problema nel campo logo... problema che ancora non ho capito come risolvere :p

Il sito di riferimento per capire come strutturare i dati della tua pagina html in modo da non avere errori è il seguente:
http://schema.org/
Qui potrai trovare tutte le linee guida da seguire per avere una pagina html con dati strutturati correttamente.

Troy

Troy è un film epico/storico del 2004 diretto da Wolfgang Petersen, con Brad Pitt, Eric Bana, Orlando Bloom, Diane Kruger, Brian Cox, Sean Bean, Brendan Gleeson, Peter O'Toole, Rose Byrne.

Troy
Trama
Quando il giovane principe troiano Paride scappa con la bella Elena di Sparta, suo marito il Re Menelao si allea con suo fratello Re Agamennone per dichiarare guerra a Troia.
A difesa di Troia ci sarà il valoroso principe Ettore, che però dovrà vedersela con l'imbattibile Achille, arrivato a Troia in cerca di gloria eterna.

Recensione
Troy è uno spettacolare film sulla guerra di Troia.
A dire il vero avrebbero potuto chiamare questo film direttamente Achille, dato che è l'indiscusso protagonista di tutto il film.
In Troy infatti, viene glorificata la figura di Achille, eroe indiscusso della guerra di Troia. La sua forza, il suo carattere, la sua bellezza, tutto viene esaltato in questo film su Achille.
Nonostante tutti ovviamente sappiano come questo film va a finire, la pellicola è avvincente e ben girata. Un buon colossal che vale ogni dollaro speso per la sua produzione.

Link alla scheda del film su wikipedia

giovedì 9 giugno 2016

Che cosa significa Nativo Digitale

Qualche tempo fa, ho sentito per la prima volta l'espressione: Nativo Digitale.
Io che sono un tipo molto intuitivo (:p), pur non conoscendone il significato ho capito subito a cosa si riferisse, poi però mi sono documentato meglio ed ho scoperto quanto segue (cit.).

Che cos'è un nativo digitale? Che cosa significa nativo digitale?
Con il termine nativo digitale (digital native) si intende indicare una persona che è nata e cresciuta con le moderne tecnologie digitali.
Parliamo di computer, tablet, cellulari, smatphone, mp3, ecc...

Che cosa significa Nativo Digitale

I nativi digitali infatti, sono quelle persone che sono nate già nell'era del computer, alle quali è stato insegnato tutto in maniera naturale crescendo, imparando ad usare i vari strumenti digitali con estrema naturalezza.
Parliamo quindi dei bambini di oggi, che riescono ad usare tablet come se niente fosse fin da piccoli, a differenza ad esempio delle persone anziane che magari fanno molta più fatica ad apprendere come usare queste nuove tecnologie.

Il nativo digitale ha quindi una curva d'apprendimento molto più ampia su tutte le nuove tecnologie digitali, rispetto a chi è nato prima.
Anche se fa un po' discutere vedere bambini con smartphone e tablet, c'è da dire che ormai sono strumenti di didattica usati un po' in tutte le scule... basta che ci sia il giusto controllo da parte dei genitori.

Quando è nato il termine nativi digitali?
Ufficialmente comunque, il termine nativo digitale è stato coniato nel 2001 dallo scrittore statunitense Marc Prensky, e serve ad indicare tutti quelle persone nate dopo il 1985, anno in cui corrisponde la diffusione di massa dei computer ad interfaccia grafica.

Capito dunque?
Se sei nato dopo il 1985 sei un nativo digitale :)

Intervista col vampiro

Intervista col vampiro è un film drammatico/orrore del 1994 diretto da Neil Jordan, con Tom Cruise, Brad Pitt, Christian Slater, Kirsten Dunst, Antonio Banderas, Stephen Rea, Domiziana Giordano, Thandie Newton, Sarah Stockbridge.

Intervista col vampiro
Trama
Louis è un giovane che ha perso la moglie di parto, un giovane ricco che ora non ha più voglia di vivere.
Continuando a girovagare in cerca della morte, Louis però incontrerà un vampiro di nome Lestat, che invece gli donerà la vita eterna.
Dannato per sempre, Louis dovrà decidere se cibarsi del sangue degli animali o se togliere la vita ad altri esseri umani.

Recensione
I vampiri si sa, spesso sono raffigurati come persone di grande classe, ed in questo film non sono di certo da meno.
Con dei protagonisti come Tom Cruise, Antonio Banderas e Brad Pitt, come poteva essere altrimenti?
Intervista col vampiro è un film un po' diverso dal classico film sui vampiri, qui viene mostrato il tormento interiore del protagonista, che cerca di sfuggire alla sua natura.
Uno dei migliori film sui vampiri, anche se a dire la verità, riguardandolo dopo tanti anni, l'ho trovato un filino pesante in certi punti.

Link alla scheda del film su wikipedia

Il corvo - The Crow

Il corvo - The Crow è un film azione/drammatico/fantastico del 1994 diretto da Alex Proyas, con Brandon Lee, Rochelle Davis, Ernie Hudson, Michael Wincott, Bai Ling, Sofia Shinas, Anna Levine, David Patrick Kelly, Angel David.

Il corvo - The Crow
Trama
Eric Draven è un giovane la cui fidanzata viene uccisa da dei malviventi.
Ucciso dagli stessi delinquenti che hanno fatto del male alla sua fidanzata, Eric però tornerà in vita con il solo scopo di vendicarsi.
Eric avrà dalla sua un corvo che lo accompagnerà sempre, ed una sua vecchia amica, la giovane Sarah Mohr.
Da solo contro un'intera banda di criminali, Eric non si fermerà davanti a niente pur di ottenere la sua vendetta.

Recensione
Il corvo è un film cult degli anni 90.
Un film che ha fatto sognare intere generazioni, che ha creato un personaggio immortale... ehm, per modo di dire, dato che il protagonista, Brandon Lee, è morto durante le riprese a causa di una pistola caricata forse non a salve.
Questo è stato forse il primo film dove è stato completato grazie alla computer graphic, per girare le scene finali senza il reale protagonista.
Un film commovente che parla di un'amore che va oltre la morte.
Dopo l'incredibile successo di questa pellicola, sono stati girati alcuni seguiti, che purtroppo rasentano il trash... ma dopotutto, come dice lo stesso Eric Draven... non può piovere per sempre (cit.)

Link alla scheda del film su wikipedia

mercoledì 8 giugno 2016

Come aggiustare i link rotti su blogger

Se hai dovuto cambiare l'indirizzo web di alcune pagine del tuo sito, forse ti interesserà sapere come poter creare dei redirect in modo da aggiustare i link rotti su blogger / blogspot.

Su blogger è infatti possibile creare dei reindirizzamenti che da una pagina (anche non esistente) puntino ad un'altra pagina (esistente, ovviamente).
Quindi se prima avevi la pagina vecchiapagina.html che ora non esiste più, non preoccuparti di perdere visite google, perchè grazie a blogger puoi dire che vecchiapagina.html punti a nuovapagina.html.
Vediamo come fare.

Collegati all'interfaccia di gestione di blogger:
https://www.blogger.com

Entra nel tuo sito e vai in Impostazioni e poi su Preferenze di ricerca.
Nella sezione Errori e reindirizzamenti, alla voce Reindirizzamenti personalizzati, clicca su Modifica.

Clicca su Nuovo reindirizzamento ed inserisci nel primo campo (Da) la pagina da reindirizzare e nel secondo (A), la pagina a cui bisogna puntare, poi clicca su Salva e su Salva le modifiche.

Come aggiustare i link rotti su blogger

Così facendo avrai creato una redict url blogger, e tutti gli utenti che si collegheranno al vecchio indirizzo, verranno automaticamente mandati nella nuova pagina.
Byebye errore 404!

Come modificare un preferito su firefox

Hai salvato nei preferiti di firefox un sito che ha cambiato indirizzo web?
Certo, potresti decidere di cancellare quel segnalibro e di inserirlo da capo, oppure leggere questa guida e scoprire modificare un preferito su firefox.

Per rinominare un preferito su firefox o cambiarne l'indirizzo web, clicca su Segnalibri, poi cerca il segnalibro che vuoi modificare e clicca con il tasto destro del mouse e poi seleziona la voce Proprietà.

Come modificare un preferito su firefox

Si aprirà una nuova finestra dove potrai cambiare i seguenti campi:
  • Nome
  • Indirizzo
  • Etichette
  • Parola chiave
  • Descrizione

Una volta apportate tutte le modifiche al segnalibro di firefox, clicca su Salva.

Come modificare un segnalibro firefox

Tornando nei Segnalibri troverai il tuo preferito firefox aggiornato, yeah!

Dracula

Dracula è una serie tv americana del genere horror/drammatico andata in onda dal 2013 al 2014, in un'unica stagione da 10 episodi.

Dracula serie tv

La serie televisiva di Dracula parla delle vicende del conte Vlad Tepes, che si trasferisce a Londra sotto le mentite spoglie di Alexander Grayson, un ricco imprenditore americano.
Alexander in realtà è Dracula, un pericoloso vampiro in cerca di vendetta.
L'intento di Dracula è infatti quello di sconfiggere l'Ordine del Drago, una società segreta governata da diversi uomini potenti, spietati e senza scrupoli.
Ad aiutare Dracula ci sarà il suo fidato assistente Renfield ed il professor Abraham Van Helsing.
A Londra però Dracula non troverà solo la vendetta, ma anche l'amore, impersonificato nella bellissima Mina Murray, fidanzata del giornalista Jonathan Harker.

Come avrete capito da questo breve riassunto della trama, la serie tv di Dracula stravolge l'intera storia di Dracula, almeno di quella raccontata nel romanzo e film Dracula di Bram Stoker.
Il risultato?
Pessimo, secondo il mio modestissimo parere.
La storia di questo Dracula rasenta infatti il ridicolo, così come le varie interpretazioni dei vari attori.
Davvero un buco nell'acqua questa serie, che giustamente, è stata cassata dopo una sola stagione, lascinado la storia a metà.

Di solito sono contrario alle serie cassate a metà solo perchè non rendono, ma in questo caso considero la cosa come un gesto di pieta verso una serie che infanga il nome del vampiro più famoso del mondo.

Peccato, perchè poteva venire fuori proprio una bella serie tv visto il tema trattato... magari tra qualche anno qualcuno ci riproverà :)

L'unica cosa positiva di questa serie tv, è che all'inizio, mi ha ricordato il mio bellissimo viaggio a Burcarest.
Per il resto... una serie da dimenticare.