domenica 5 giugno 2016

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Psicologia generale 2 (4/12): Psicologia e logica

Il problema dell'errore


Per valutare il risultato del processo psicologico è necessario disporre di un criterio o riferimento extrapsicologico, la logica serve da modello o da schema per tutto il pensiero, per il pensiero tout court.
Secondo Mosconi, i principi di Piaget non sono corretti perché quando un processo di pensiero si svolge senza deviazioni e giunge ad una meta corretta, le regole di Piaget sembrano soddisfatte, in caso contrario no, inoltre è errato limitare la ricerca allo studio del pensiero erroneo e deviante, cosa che molti ricercatori hanno fatto e che spesso li ha portati a conclusioni sbagliate (molti errori sono dovuti proprio alla stessa situazione sperimentale).
La logica non può essere assunta come modello generale del pensiero, perchè il discorso logico ha regole sue proprie che non coincidono con quelle del discorso comune, che è lo strumento principale del pensiero.
Ad esempio, in logica è ammesso solo l'uso non esclusivo della parola "o", e con essa si connettono 2 proposizioni: quando c'è tra esse un legame significativo (si in logica, no in pensiero: "2+3=6 o Bologna"), quando si ritiene che una delle 2 proposizioni sia vera, senza però sapere quale (si in logica, no in pensiero: "sono andato a Roma o Milano"), quando si interpretano le parole di un altro (si in logica, no in pensiero: "esco oggi o domani").
In logica quindi c'è una disgiunzione di 2 enunciati qualsiasi come un complesso pienamente significante anche se non esiste nessuna connessione tra di loro, e nel pensiero ciò non ha senso.
La logica usa implicazioni in senso materiale che si oppongono a quelle in senso formale del pensiero, in logica non sono ammessi presupposti inespressi, nel pensiero comune invece si, inoltre ha dei limiti d'ambito d'utilizzo che il pensiero non ha: è stata costruita per porre una base profonda ai fondamenti della matematica.
Nel pensiero, quando si vuole far capire qualcosa a volte si usa drammatizzare le situazioni, mettendo ciò che è dato come ovvio e certo, a paragone con ciò che si vuole dimostrare.
La logica quindi, può essere assunta come modello di riferimento per ricerche con obiettivi delimitati (es studio del comportamento dei soggetti che svolgono compiti logici), ma non in generale per lo studio del pensiero.
La psicologia dello sviluppo intellettuale (genetica) ha analizzato il problema dell'errore, dimostrando la peculiarità del pensiero del bambino, che si diversifica da quello dell'adulto per una sua propria struttura caratterizzata da particolari principi e regole operative.
Lo psicologo genetico analizza quindi il pensiero del bambino mettendolo a confronto con quello dell'adulto, eliminando però il concetto di errore, perchè anche quando il comportamento del bambino appare sbagliato se paragonato a quello dell'adulto, può essere corretto in relazione alla struttura di pensiero propria del bambino.
Ricapitolando: non esiste un pensiero errato per la psicologia del pensiero, l'uso di sistemi extrapsicologici (come la logica) non è mai condizione necessaria per la comprensione del pensiero.


Sillogismo e pensiero comune


Secondo la teoria del sillogismo, in larga misura i soggetti non ragionano in maniera corretta, dato che non è la conclusione valida quella che viene considerata tale da loro.
Approvare il contenuto di una conclusione induce più facilmente a giudicarla corretta anche in contrasto con le regole logiche, mentre la disapprovazione induce a rifiutarla anche se logicamente valida.
Quando i soggetti si trovano davanti a sillogismi non validi (ovvero con coppie di premesse dalle quali non si può far derivare alcuna conclusione necessaria), la maggior parte di loro considera corretta una conclusione non valida.
Secondo Sells, il logico considera esclusivamente la validità del risultato di un ragionamento, lo psicologo studia invece i processi di pensiero che conducono a quel risultato.
Gli studi dei Chapman hanno dimostrato che i soggetti sottoposti a prove di ragionamento sillogistico ragionano piuttosto male o cmq in disaccordo con la logica (lo testimonia il fatto che molti soggetti giungono a conclusioni non valide).
In un sillogismo valido, la conclusione deve discendere necessariamente dalle premesse e qualsiasi altra conclusione è errata, anche se empiricamente vera (regola non percepita dai soggetti usati dai Chapman).
Alcuni vocaboli, come "qualche", possono essere fonte di ambiguità e far percepire i sillogismi come prove di apprendimento piuttosto che di ragionamento, e per questo motivo nei vari studi occorre formulare i sillogismi scegliendo i giusti vocaboli.
Nel loro studio, i Chapman giustificarono così tanti errori anche in base al fatto che i soggetti non si aspettavano un questionario con problemi che non ammettono nessuna soluzione.
L'horror negativi è la tendenza psicologica che si manifesta ad esempio nella positivizzazione di espressioni negative, o nella difficoltà della falsificazione, o nella riluttanza ad usare procedure di carattere negativo.
Nei compiti negativi rappresentati da sillogismi non validi, la soluzione corretta ha cmq un carattere negativo (e ciò giustificherebbe il perchè del fatto che molti non la scelgano).
Diverse ricerche hanno portato dati che non consentono di confermare la relazione tra il funzionamento della logica classica e il pensiero, cmq, il pensiero comune procede non in contrasto con la logica classica.
In generale: quando esigenze logiche e psicologiche coincidono, il pensiero comune e la logica tendono alla concordanza, quando non coincidono invece, il pensiero comune tende ad usare una logica più ampia e permissiva della classica.
La logica discende sempre dalle premesse, è sempre certa, e quando la conclusione logica ha un carattere positivo, esigenze logiche e psicologiche coincidono (massimo della concordanza), mentre se la conclusione logica è corretta ma negativa (nessuna conclusione possibile), questa coincidenza non avviene.
Alcune ipotesi sui sillogismi:

  1. Con i sillogismi validi (concordanza tra esigenze logiche e psicologiche) si prevede una netta prevalenza delle conclusioni corrette dei soggetti.
  2. Con i sillogismi non validi si prevedono meno conclusioni corrette.
  3. Con i sillogismi non validi si prevedono molte conclusioni corrette solo secondo la logica del pensiero comune (errate come logica classica).
  4. Si prevede che la differenza tra la percentuale di risposte corrette con sillogismi validi e quella dei non validi si riduca molto se le conclusioni vengono valutate dal punto di vista della logica del pensiero comune.
E' stato fatto uno studio per verificare queste ipotesi, usano uno stesso numero di sillogismi validi e non validi e analizzando le varie casistiche, dimostrando la validità di queste ipotesi.
Quindi è valida anche l'ipotesi iniziale che afferma che: il pensiero comune procede nel ragionamento deduttivo non in contrasto con la logica classica.
Quindi, dato che a seconda di come vengono presentati i sillogismi si possono ottenere più o meno risposte corrette, è giusto affermare che il piano logico è una delle impostazioni possibili del pensiero.


Sillogismi lineari e psicoretorica


I sillogismi lineari hanno 2 premesse ed una conclusione, e spesso vengono detti problemi seriali a 3 termini.
Studi su questi sillogismi han dimostrato che la gente ha una innata predilezione per gli ordinamenti lineari, ed esistono 2 principi parologici per questi principi: secondo il primo principio si ordina meglio in una direzione che nell'altra, si tende ad ordinare dall'alto verso il basso, dal superiore all'inferiore, mentre il secondo principio (end-anchor ordering) sostiene che si ha facilitazione se il primo elemento dato nella premessa è un elemento estremo nell'ordinamento (es. il migliore o il peggiore) e non il termine medio.
Secondo Huttenlocher, la difficoltà della seconda premessa dipende dallo stato grammaticale del terzo termine, mentre De Soto afferma che è più facile capire una premessa che descrivere un termine estremo come soggetto grammaticale piuttosto che come oggetto.
Secondo Clark invece, la gente spesso è indotta a ragionare erroneamente solo dal modo in cui i problemi sono espressi.
La teoria linguistica di Clark ha 3 principi:

  1. Il principio della prevalenza delle relazioni funzionali: a comprensione avvenuta le relazioni funzionali sottostanti ad una frase (come il soggetto logico, il verbo) sono più accessibili dopo la comprensione di altri tipi meno fondamentali di informazione.
  2. Il principio della marcatura lessicale: i significati di certi aggettivi positivi (es. buono, lungo) sono messi in memoria in una forma meno complessa dei significati dei loro opposti, e quindi potrebbero essere ritrovati ed usati più facilmente degli altri.
  3. Il principio della congruenza: l'informazione può essere recuperata solo quando è congruente con l'informazione richiesta, e questa ricerca non richiede la congruenza dell'informazione superficiale, come parole o frasi, ma delle sottostanti relazioni funzionali.
Questi principi influenzano il processo di soluzione singolarmente o congiuntamente, nella comprensione delle proposizioni, nella comprensione della domanda, nella ricerca dell'informazione richiesta dalla domanda, nella costruzione della risposta.
Quindi nei problemi seriali a 3 termini, la struttura profonda prevale sull'ordine della struttura superficiale.
In generale, è probabile che all'inizio potrebbe prevalere un approccio del tipo spiegato nella teoria dell'immagine di De Soto, mentre successivamente, quando si diventa più esperti, potrebbe prevalere il modo di operare descritto nella teoria linguistica di Clark.

Ipotesi psicoretorica
Secondo Hunter, i vari tipi di enunciato sono variazioni di una stessa formula, come diverse possibilità di fornire la stessa informazione.
Le diverse organizzazioni del discorso che si producono variando l'enunciato del sillogismo lineare comportano cambiamenti rispetto all'oggetto del discorso o all'effettivo referente e al ruolo o funzione delle parti e dei singoli elementi.
La struttura discorsiva dove le singole informazioni sono organizzate costituisce una parte importante dell'informazione trasmessa, perchè non si riceve un elenco di dati o informazioni, ma un discorso.
Ad esempio, inserire la parola ma è incompatibile con una lettura che focalizza gli estremi.
Secondo l'ipotesi psicoretorica, i diversi tipi di enunciati, corrispondenti a diverse strutture discorsive, trasmettono messaggi effettivi diversi (parlano di cose diverse), pur essendo da ciascuno di essi infieribili certe informazioni comuni relative alla relazione tra i termini del sillogismo.
Il principio generale dell'ipotesi psicoretorica afferma che la domanda è appropriata o congruente e il discorso ben ordinato, quando la conclusione naturale dell'enunciato (l'informazione trasmessa) fornisce direttamente la risposta alla domanda, e anzi, corrisponde essa stessa alla risposta.
In certi enunciati (di tipo 1), l'informazione utile per rispondere è parte di un tutto e per essere disponibile deve essere liberata o ricavata tramite inferenza.
Il principio di congruenza di Clark afferma che un'informazione non può essere recuperata da una proposizione se non è congruente nelle sue relazioni funzionali con l'informazione che viene richiesta.
L'ipotesi psicoretorica assume il discorso come unità di analisi, e rispetto alla teoria linguistica di Clark, è capace di previsioni più numerose e più ampie, ma appare più semplice e parsimoniosa.
Secondo il principio di ancoraggio ad un estremo di De Soto, è utile al soggetto se il primo elemento dato nella premessa è un elemento estremo nella serie,  (es. il più forte o il più debole) così che la premessa proceda un estremo verso il centro piuttosto che viceversa.
Secondo alcuni studi cmq, l'ipotesi psicoretorica risulta più accurata del modello di De Soto.
Huttenlocher ha riformulato il principio di ancoramento ad un estremo, affermando che una premessa è più facile da capire se descrive un termine estremo come soggetto grammaticale piuttosto che come oggetto, e diversi studi han dimostrato che seguendo queste premesse si commettono meno errori, anche se a volte nelle ricerche, la difficoltà dipende dalla tecnica adottata, e anche il numero di sillogismi usati può influenzare i soggetti nell'usare un approccio naturale o uno più strategico nel cercare la soluzione.


Nello studio dei sillogismi lineari l'ipotesi psicoretorica comporta l'analisi dell'enunciato in quanto struttura discorsiva, assumendo come unità d'analisi il discorso e non le singole proposizioni.
Questa ipotesi comporta l'analisi dei sillogismi lineari con riguardo alla congruenza tra enunciato e domanda, dove son considerati discorsi ben ordinati quei problemi o sillogismi lineari determinati nei quali la conclusione naturale dell'enunciato (cioè l'informazione trasmessa direttamente dall'enunciato) fornisce la risposta richiesta dalla domanda, mentre i discorsi non ben ordinati sono quei problemi dove l'informazione corrispondente alla risposta non è trasmessa direttamente dall'enunciato, ma deve essere inferita.
L'ipotesi psicoretorica non costituisce una teoria completa sulla comprensione e soluzione dei sillogismi lineari, ma permette alcune previsioni sulla facilità-difficoltà dei diversi problemi.


Codice logico e codice psicoretorico nel compito di selezione


Sono stati fatti diversi studi per verificare come le persone affrontano il compito di verificare un'ipotesi, come il compito di selezione di Wason, dove erano presenti 4 carte e ciascuna aveva un numero da una parte ed una lettera dall'altra (E,K,4,7), ed i soggetti dovevano attenersi alla regola che se una carta ha una vocale da una parte, allora dall'altra ha un numero pari, e dire guardando le carte, se la regola era vera o falsa (compito del tipo se p allora q).
Secondo Wason, il problema di controllare un'ipotesi consiste solo nella verifica di falsità (cioè che non ci siano casi di falsità), quindi la strategia corretta è quella di controllare le combinazioni nelle quali potrebbe esserci un caso di falsificazione della regola.
Nel suo compito Wason ha individuato 2 tipi di errori: errore di commissione (scelta carta sbagliata), e di omissione (non scelta carta giusta), e questi errori di scelta sono interpretati da Wason come la tendenza innata a cercare la verifica di un regola e a evitare la sua falsificazione, i soggetti quindi tenderebbero a non cercare solo i casi che potrebbero falsificare la regola, riconoscendola vera qualora la falsificazione non avvenisse.
Un altro limite del pensiero umano che secondo Wason da problemi in questi compiti è l'irreversibilità, che consiste nel non considerare i lati o le parti delle carte egualmente informative e rilevanti, indipendentemente dal lato o parte visibile.


La teoria del doppio codice afferma che il comportamento dei soggetti è di solito congruente con il messaggio effettivo che essi ricevono, alla cui determinazione concorrono sia la situazione nel complesso, sia le istruzioni e il compito che vengono proposti.
Nel compito di selezione di Wason, gli errori possono essere dovuti alla discrepanza tra il codice logico (quello usato dagli sperimentatori per organizzare l'esperimento) e codice naturale (quello usato dai soggetti per decodificare i messaggi).
Secondo la teoria del doppio codice, l'elemento decisivo dal quale dipende il comportamento dei soggetti è il messaggio effettivo ricevuto da essi (inteso nel suo insieme di informazioni contestuali e situazionali), che può essere diverso da quello che lo sperimentatore crede di aver trasmesso.
Secondo questa visione, solo quando una regola o una ipotesi è confermata da esempi positivi, può nascere l'esigenza psicologica di verificarla, ci sarebbe quindi prima un primo momento di verifica (ricerca casi positivi e plausibilità della regola) ed un secondo di falsificazione (ricerca casi che possono invalidare la regola).
Quindi anche in questo caso, proporre il compito con termini diversi può aiutare o rendere difficile la soluzione, quindi se si parla di "regola" ai soggetti, essi sono indotti a credere che si tratti di una regola vera e garantita, e non di una regola da controllare (dimostrato con l'esempio dei cartoncini, dove a sinistra c'è una lettera e a destra un numero che dipende dalla lettera).
A volte la fase di verifica della regola blocca il successivo compito di falsificazione (mancata scelta di non-q).
Un altro compito famoso con materiale realistico è quello di Johnson-Laird, Legrenzi e Sonino, il compito dove si chiede di immaginare di essere un impiegato delle poste che deve smistare le lettere e verificare se 4 buste rispettano la regola che se una di esse è chiusa, allora ha un francobollo da 50 lire.
Questo compito ha avuto una grossa percentuale di riuscita e ciò è stato attribuito al forte senso di realismo e familiarità col compito.
Nasce così l'ipotesi che la gente in situazioni reali si comporti secondo norme realistiche e che la lettura del comportamento in termini puramente logici può essere arbitraria.
In generale, dato che il codice trasmesso può essere diverso dal codice percepito, lo sperimentatore dovrebbe sempre cercare di capire come il soggetto si rappresenta la prova nella sua mente, e quindi l'analisi del messaggio è una fase indispensabile nello studio dei processi di pensiero.


Presupposti e implicazioni


La sensatezza e l'accettabilità di quello che viene detto dipende da ciò che è presupposto.
Delle idee possono fungere da presupposto anche quando non sono universalmente accettate, ma sposano il caso specifico, e quando si vuole falsificare un discorso si può cercare di far crollare i presupposti.
Il nesso sintattico-formale (es. "dal momento che"), a livello di discorso esplicito, può essere messo al posto dei presupposti o rappresentarli.

In generale, i presupposti:

  1. Fanno parte integrante del discorso, ne costituiscono la parte sommersa, e supportano e/o connettono gli elementi della parte emergente.
  2. Mantengono una certa indeterminatezza e possono corrispondere ad un agglomerato di idee funzionalmente consonanti e corrispondenti in relazione al compito svolto nel discorso.
  3. Normalmente agiscono inavvertitamente e corrispondono ad idee comuni.
Diversi studi mostrano come i presupposti possono essere accettati consciamente ed inconsciamente, o come possono essere rifiutati e criticati, o anche che quando si stacca il contatto esplicito con i presupposti, il discorso esplicito può perdere la sua coerenza e la conclusione può diventare insostenibile, dato che il nesso sintattico-formale "dal momento che" assume un altro significato.
Un'idea comune dominante può essere usata generalmente senza problemi come presupposto, mentre un'idea comune di opposizione può essere si usata come presupposto, ma più nei casi specifici, perchè deve riaffiorare come idea esplicita e deve essere più elaborata (mentre la comune dominante può agire in maniera implicita).
Una stessa proposizione può fungere da antecedente ad una conclusione negativa e ad una positiva di senso contrario, e solo grazie al presupposto possono essere discorsi accettabili e significativi nel pensiero comune, sia "A implica B", sia "A implica non-B".
Quando i presupposti vengono meno, può esserci una denuncia di incoerenza nel testo, può esserci una contraddizione tra la prima e la seconda proposizione, i presupposti possono conferire un diverso significato al nesso sintattico-formale, in diversi discorsi, e l'accettazione o il rifiuto della conclusione dipende dai preesistenti convincimenti, si può smascherare un presupposto, e farlo contestare di proposito dal ricevente del discorso, oppure provare a farglielo accettare, spesso cmq l'azione dei presupposti esercita inavvertita.
Tarski afferma che quando nel linguaggio comune la proposizione antecedente (la prima) e quella conseguente (la seconda) sono vere, viene usata, al posto dell'implicazione, la forma "dal momento che".
Nella logica, l'implicazione viene considerata come una proposizione significativa anche se non esiste nessun genere di connessione tra i suoi membri, e la verità o la falsità di una implicazione dipende solo dalla verità o la falsità dell'antecedente e del conseguente (es. 3x2=6 allora Roma è una brutta città).
Nel discorso comune invece, si esige che tra i membri dell'implicazione vi sia una certa connessione formale, condizione indispensabile della significatività e della verità dell'implicazione.
Grazie all'attivazione di diversi presupposti uno stesso antecedente può essere connesso con conseguenti di senso opposto, e in questo caso l'elemento connettivo è il presupposto.

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sabato 4 giugno 2016

Platoon

Platoon è un film guerra del 1986 diretto da Oliver Stone, con Charlie Sheen, Willem Dafoe, Tom Berenger, Kevin Dillon, John C. McGinley, Keith David, Reggie Johnson, Forest Whitaker, Bob Orwig.

Platoon
Trama
Chris è un giovane volontario che decide di partire di sua iniziativa per il Vietnam.
Pieno di buoni propositi ed ideali, presto Chris si scontrerà con la realtà.
Oltre alla crudezza della guerra, Chris scoprirà a sue spese la cattiveria umana e i loschi giochi che ci sono dietro a questo spietato mondo.

Recensione
Platoon è un film cult degli anni 80.
Diretto da un magistrale Oliver Stone, Platoon è un signor film di guerra.
Sicuramente non vanterà degli effetti speciali che caratterizzano i film di adesso, ma platoon è un film vero, duro e crudo.
Un film dove nessuno rimane innocente, dove i nemici si travestono da amici.
Assolutamente da non perdere per gli amanti dei film di guerra.

Link alla scheda del film su wikipedia
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Sfogliare una tabella mysql con il php

Dopo aver appreso come fare una semplice connessione ad un db mysql, vediamo come sfogliare una tabella mysql con il php.

Con il php infatti, è possibile fare query sql per sfogliare un database mysql, vediamo come fare una semplice select e mostrare i risultati a video in una pagina web.

Innanzitutto apriamo la connessione al db:
$mysqli = new mysqli("localhost", "user", "password", "database");
if ($mysqli->connect_errno) {die("Impossibile collegarsi a MySQL");}

Ora eseguiamo la query vera e propria:
$query="SELECT campo FROM tabella WHERE condizione ORDER BY campo";
$res = $mysqli->query($query) or die('Errore sql: '.$mysqli->error);
$trovati=$res->num_rows;
if($trovati>0)
{
    while ($row = $res->fetch_assoc())
    {
        $campo=trim($row['campo']);
        echo "$campo<br/>\n";
    }
}
else
{
    echo "Nessuna record presente\n";
}


Con queste semplici righe di codice abbiamo scritto la query da eseguire nella variabile $query, poi l'abbiamo eseguita, salvando il risultato in $res.
Abbiamo verificato se c'era qualche risultato tramite la funzione num_rows, ed in caso affermativo abbiamo sfogliato i risultati usando la funzione fetch_assoc dentro un ciclo while, stampando a video ogni singola riga della tabella, o meglio (in questo caso), solo il dato del db che abbiamo salvato nella variabile $campo.

Ovviamente alla fine, ricordiamoci di chiudere la connessione:
mysqli_close($mysqli);

Ma se il risultato da mostrare a video fosse solo uno?
Nei casi in cui il risultato da mostrare a video sia solo uno (tipo quando passiamo un id nella query sql), al posto che sfogliare tutto con un ciclo while, possiamo fare direttamente così:
$row = $res->fetch_assoc();
$campo=trim($row['campo']);

Ovvero salviamo i risultati della query direttamente dentro l'array $row senza creare un ciclo while.
Basta poco, che ce vò (cit.)
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Come collegarsi ad un database mysql con il php

Per gli amanti di mysql e php, ecco la stringa di connessione da usare per collegarsi ad un database mysql con il php:

<?php
$mysqli = new mysqli("indirrizzoserver", "username", "password", "nomedatabase");
if ($mysqli->connect_errno) 

{
    echo "Impossibile connettersi al database MySQL: (" . $mysqli->connect_errno . ") " . $mysqli->connect_error;
}
echo $mysqli->host_info . "\n";
?>


Usando la funzione mysqli (entrata in vigore dal php 5.50) è possibile infatti collegarsi a qualsiasi database mysql usando il php.

Vi basterà solo inserire i seguenti paramentri:
  • indirizzoserver: localhost se in locale
  • username
  • password
  • nomedatabase

Nell'esempio che ho postato, se la connessione sarà andata a buon fine, troverete scritto:
indirizzoserver via TCP/IP

In caso contrario potrà apparire un messaggio di errore sql, tipo:
Failed to connect to MySQL: (1045) Access denied for user 'username'@'localhost' (using password: YES)

Mi raccomando però, una volta finite le vostre query, non dimenticatevi di chiudere la connessione al database, con:
mysqli_close ($mysqli);

Se vuoi sapere come sfogliare una tabella leggi qui.
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Psicologia generale 2 (3/12): Psicologia e retorica

Psicologia e retorica


Nella psicoretorica, l'oggetto d'indagine sul quale si vuole operare non è la singola frase ma il discorso, in primo piano c'è la macrostruttura del discorso, la sua organizzazione e il suo sviluppo, la connessione tra le parti, le deviazioni, la comminazione, l'interferenza tra i temi, ecc...
Il discorso oggetto dell'indagine psicoretorica è il discorso comune, e la retorica di solito si occupa del discorso persuasivo, oltre che del discorso in generale.
Esiste una distinzione tra retorica del discorso e retorica della parola, e lo psicologo si occupa di questa materia per poter studiare i processi mentali.
Secondo Aristotele la retorica dei luoghi comuni comprende le opinioni e le premesse dalle quali si traggono le argomentazioni.


Dimensione psicoretorica del discorso dimostrativo


Per studiare il discorso dimostrativo è stato usato il teorema di Euclide, dove a dei soggetti veniva data la versione originaria, mentre ad altri soggetti veniva data una versione con l'ordine del discorso mutato.
I soggetti a cui è stata data la versione più adeguata si sono dimostrati più rapidi di comprensione e di previsione di alcune parti della spiegazione ancora non note, e ciò dimostra che ordinamenti diversi del discorso possono favorire o ostacolare la comprensione di esso, e questo vuol dire che l'elemento psicologico e retorico non è estraneo al discorso dimostrativo.
Non è vero che solo il discorso persuasivo è l'oggetto della retorica, qualsiasi discorso ha una dimensione retorica, compreso il discorso dimostrativo, e il vero oggetto della ricerca retorica è "come" e non "ciò" di cui si parla, perché non è ciò di cui si parla ma come se ne parla che permette di capire ciò di cui si parla.
In un modello di produzione del discorso monologo generale bisogna: introdurre il discorso e determinare ciò di cui si tratta (exordium), esporre le informazioni di cui si dispone (narratio), esaminare le prove pro e contro (confirmatio e refutatio), tirare le somme (conclusio), e ci sono inoltre altre fasi come quella dove si sistemano le prove (inventio),dove si collocano le prove nel corpo del discorso  (dispositio),c'è la messa in forma verbale delle argomentazioni con la scelta delle espressioni giuste (elocutio), e la fase di memoria ed azione (memoria e actio) che dipende dalle condizioni culturali in cui si sviluppa la retorica.
In linea di massima la distinzione tra discorso persuasivo e discorso dimostrativo è dal punto di vista retorico e psicologico irrilevante.
Quando si fa una dimostrazione nulla viene anticipato e accade spesso che le proposizioni direttamente rilevanti e pertinenti per lo svolgimento del ragionamento sono precedute da digressioni destinate a introdurre e trattare gli elementi che le legittimano, ed il destinatario del discorso viene condotto verso la conclusione finale.
Si può anche organizzare il discorso dimostrativo in maniera diversa, privileggiando le esigenze psicologiche del soggetto al quale il discorso è rivolto, per facilitarne la comprensione ed il ricordo.
Nella teoria classica di Euclide, il soggetto ascoltatore riceve molte informazioni che deve tenere in memoria abbastanza a lungo per poter comprendere i passi successivi della spiegazione e questo comporta un costo psicologico elevato, con conseguenti rischi di caduta o deterioramento dell'informazione, mentre organizzando la spiegazione in maniera diversa il soggetto capirà passo dopo passo e sarà addirittura in grado di prevedere la spiegazione, evitando così la sorpresa e il costo nel ricevere informazioni nuove, il soggetto capirà dunque la direzione in cui si sta spingendo il discorso, ne capirà il suo sviluppo.
Gli esperimenti indimostrato che nessuno dei soggetti a cui è stato sottoposto il teorema di Euclide classico è stato in grado di fare qualche previsione sullo sviluppo della dimostrazione prima del sesto punto (su 8), mentre più di tre quarti dei soggetti a cui è stato proposto il testo modificato hanno fatto previsioni dal terzo punto, e questo dimostra che anche se un discorso è logicamente corretto, se la sua struttura non è chiara si riduce molto la possibilità di comprensione.


Il discorso persuasivo e lo studio del pensiero


Il discorso persuasivo è come un percorso che va da un punto di partenza (le opinioni iniziali dell'ascoltatore), ad una meta (le opinioni del persuasore).
Nel problem solving l'individuo si trova di fronte ad un ostacolo che può superare solo con mezzi intellettuali, usando il pensiero, si deve pensare alla situazione di persuasione secondo l'ipotesi del doppio codice, agendo sulle premesse o sulle connessioni o su entrambe, in modo tale da far vedere al soggetto le cose in modo nuovo, da fargli avere un messaggio diverso da quello posseduto in precedenza, facendo assumere alle informazioni che già possiede un senso diverso, cambiando quindi codice, facendo magari passare in secondo piano delle informazioni a vantaggio di altre.
Quando si studiano dei soggetti dal vivo è difficile che si possa sapere tutto su di essi, sulla situazione in cui avviene la persuasione, sulla sua storia, sui suoi precedenti, il ricercatore osserva le operazioni del soggetto ma non sa come esso è giunto a farle, quindi negli studi di laboratorio si faranno inferenze circa i processi mentali partendo dal comportamento osservato in condizioni opportunamente controllate.
Una tecnica di studio è quella del pensiero ad alta voce, che però può portare a qualche innaturalezza e al rischio che il pensiero del soggetto si modifichi a causa dell'esposizione orale di esso.
Questi inconvenienti vengono evitati nel discorso persuasivo perché il persuasore esternalizza esattamente il pensiero passo per passo, quindi il discorso persuasivo e il pensiero fanno tutt'uno.
Si può quindi dire che chi persuade non fa altro che dire i processi di pensiero che connettono la posizione di partenza con la meta.



Presupposizione e contestabilità del discorso


L'uomo comune cerca sempre di capire, anche se proprio le sue idee più fondamentali e stabili, sono incoerenti ed a volte in contraddizione.
Ogni discorso ha il suo discorso alternativo e quando c'è la possibilità di contraddire si aggiunge anche quella di non accorgersi o di evitare di contraddirsi.
Normalmente il presupposto non appare nel discorso manifesto, ma svolge la sua funzione restando nascosto nella parte sommersa, inoltre cambiando il modo con cui viene accolto il discorso in relazione al valore positivo o negativo della conclusione, una stessa proposizione può fungere da antecedente di una conclusione positiva e di una negativa, di significato opposto.
La ribaltabilità di un discorso equivale alla sua contestabilità.
Il processo di persuasione deve per forza agganciarsi a qualcosa che persuadendo condivide, quando si vuole persuadere qualcuno il succo del discorso persuasivo (a quo) deve essere coerente con l'idea che si vuol fare accettare.



Il discorso vacuo


Uno pseudodiscorso è una struttura di parole fondamentalmente vuota di significato.
Una proprietà del discorso vacuo è la trasferibilità dell'argomento, se il discorso vacuo ha una composizione semantica molto plastica, essa può adattarsi a diversi oggetti.
Manipolando quindi un testo, si può ottenere un testo derivato che parla di un altro argomento, usando la proprietà di sostituzione.
Il discorso vacuo può passare per un discorso normale solo se il testo ha una grammaticalità corretta, deve in qualche modo assomigliare al discorso normale, deve essere vissuto come un qualcosa proposto da una fonte autorevole, in modo che i soggetti non riescano a criticarlo con sufficiente sicurezza.
Comunque i soggetti devono capire, o credere di capire, qualcosa del discorso, e la presenza del luogo comune risulta una condizione indispensabile per permettere all'ascoltatore l'illusione di capire e di produrre egli stesso un discorso.



Forme congiuntive e filo del discorso


Nel discorso normale l'uso di una forma congiuntiva è condizionato dal fatto che chi parla vive l'esperienza di un particolare nesso tra le parti congiunte.
Se nonostante la presenza della forma congiuntiva il discorso viene vissuto dall'ascoltatore come sconnesso, vuol dire che la forma congiuntiva non esercita nessuna azione autonoma di strutturazione del discorso, ovvero che queste forme sono efficaci esclusivamente come segnali di connessioni esistenti o vissute per altra ragione, viceversa, questa forma ha una azione strutturante, la cui entità viene data dal numero di soggetti che ne subiscono l'effetto.
Questa proprietà è stata testata con degli esperimenti dove è stato provato che l'inserimento della forma congiuntiva consente di legare due parti del discorso che altrimenti verrebbero percepite come separate.
E' stato inoltre provato che l'efficacia come fattore strutturante delle forme congiuntive deboli è maggiore di quella delle forme congiuntive forti.
La forma congiuntiva può segnalare la connessione tra le parti, anche quando la connessione logica non c'è.



La battuta di spirito


Ciò che viene detto, per essere capito, non deve essere sempre preso alla lettera o semplicemente decodificato, ma anche interpretato.
Sono detti discorsi speciali, tutti quei discorsi che si differenziano dal discorso normale e che richiedono quindi l'applicazione o l'intervento di una particolare chiave di discorso, come ad esempio, un eufemismo, un'iperbole, una metafora, una metonimia, una sineddoche, la battuta di spirito, che non sono solo modi di parlare, ma veri e propri modi di pensare.
Le relazioni tra proposizioni sono governate anche dal principio di consequenzialità (oltre che da quello di compatibilità o di non contraddizione), ovvero quando si fa una dichiarazione non solo può capitare di dover rifiutarne altre per mantenerla corretta, ma anche di dover accettarne altre ad essa correlate.
Chi fa una battuta invece non è legato a queste regole, ed una delle più importanti proprietà delle battute di spirito è che esse vogliono essere un discorso assoluto.
La battuta di spirito gode di una assolutezza logica e di una assolutezza morale, chi fa una battuta di spirito può commettere incoerenze logiche, mancare di consequenzialità, e anche un po' di moralità.
Ad una battuta si risponde solo con una battuta, chi risponde seriamente è fuori luogo, tuttavia questo è vero entro certi limiti, i limiti della morale comune.
L'assolutezza logica e quella morale della battuta sono intimamente connesse, e grazie queste assolutezze abbattute si differenzia dal discorso normale.
La sorpresa nell'ascoltatore di una battuta è dovuta al modo in cui la battuta è costruita, la quale consiste nella direzione di una o più regole retoriche, queste regole si possono distinguere in un aspetto riguardante la correttezza del ragionamento, e in un aspetto più strettamente attinente alla comunicazione, riguardante la comprensibilità del discorso.
In ogni battuta c'è un brusco cambiamento di direzione, una discontinuità, può esserci una contraddizione del discorso, e queste violazioni di regole del discorso normale non sono errori, ma sono cose volute, essenziali per la battuta.
Si può quindi avere un sillogismo le cui premesse sono costituite in base a principi contraddittori ma entrambi accertati, a cui segue una paradossale conclusione.
La contraddizione che dà luogo alla battuta deve essere significativa, cogliendo ed esprimendo incongruenze, difficoltà, aspetti reali presenti nel modo di pensare e nel comportamento dei singoli o nel gruppo a cui ci si rivolge.
Le battute vertono sempre sui limiti della conoscenza, e la parte in fondo ad una battuta è sempre una contraddizione del pensiero proprio o altrui.
Anche Freud fece un articolo su questo argomento, chiamato Umorismo, dove un delinquente condotto al patibolo esclama: "comincia bene la settimana", dove la contraddizione sta nel fatto che non si può iniziare un'azione se si sa già che non verrà conclusa.
Non si tratta di una contraddizione di tipo logico, di cui si ha chiara consapevolezza, ma di una difficoltà connessa con la distinzione ed il comporsi delle idee.
In genere, la distinzione tra le regole logiche e le regole di comunicazione non è sempre facile.



Linguaggio figurato


Secondo Fontanier,  le figure del discorso sono i tratti, le forme o i giri con i quali il discorso si allontana da quella che sarebbe stata l'espressione semplice e comune.
Esistono figure usate tanto comunemente da diventare addirittura degli stereotipi, il linguaggio figurato è dunque una forma fisiologica del discorso, e secondo Quintiliano, i tropi e le figure aggiungono efficacia alle cose e danno loro eleganza.
Il linguaggio figurato è un ordine secondario, dato che è sua specifica caratteristica costituirsi in rapporto ad una modalità espressiva di base, e dato che il discorso può articolarsi su diversi piani, il linguaggio figurato costituisce un ordine distinto di secondo grado.
Partendo dalla rappresentazione visiva non si può più ottenere il dato materiale della figura verbale, perché l'espressione metaforico si è dissolta, il dire e il non dire rappresentativo della figura retorica, nella rappresentazione grafica sembra scomparire del tutto.
Nel caso della rappresentazione grafica, il messaggio non è l'espressione metaforica, essa è infatti presupposta e senza previa conoscenza dell'espressione metaforica e della sua decodificazione, la vignetta grafica risulterebbe incomprensibile.
La trasposizione grafica non è quindi la traduzione sul piano visivo della figura verbale, ma è una figura della figura.
Il senso del discorso o di una sua parte dipende nella chiave utilizzata, e le ambiguità sono un aspetto insopprimibile del linguaggio naturale, fanno parte delle regole del gioco.
Il linguaggio figurato non serve solo come ornamento al discorso o ad aggiungere grazia espressiva, esso può intervenire in funzione propriamente cognitiva, come unica possibilità disponibile per il soggetto pensante di terminare il suo discorso.



La metafora


Tra le varie funzioni della metafora sembra che ci sia anche quella di mettere in difficoltà il nostro pensiero, oltre ad avere una funzione di ornamento, contribuendo alla creatività linguistica e colmando le lacune lessicali.
Secondo Lausberg, la metafora è la sostituzione di un verbum improprium con una parola il cui significato inteso proprie è in rapporto di somiglianza con il significato proprie della parola sostituita.
La metafora non ha solo una funzione catacretica (di supporto lessicale) ma ha anche altre funzioni, e non può essere studiata a livello della parola perché noi non pensiamo con parole ma per discorsi, e per capire la metafora quindi, è indispensabile connettere direttamente il processo di metaforizzazione al pensiero.
Secondo Aristotele, la metafora consiste nel trasferire ad un oggetto il nome che è proprio di un altro, e questo studioso è il padre delle due principali teorie sulla metafora, quella della sostituzione e quella della similitudine.
In alcune metafore il significato non deriva semplicemente da precedenti impieghi metaforici, ma da certe qualità percettivo-espressive, e si ha quindi la sostituzione di un verbum proprium con un verbum improprium (teoria della sostituzione).
Nella metafora non viene utilizzata un'immagine particolare, nel veicolo invece viene fissata un'esperienza o una conoscenza comune, una metafora comunicabile quindi, necessita della tipicità del veicolo.


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venerdì 3 giugno 2016

Risolvere l'errore "manca updated" su blogger

Se usi strumenti per webmaster (webmaster tools), magari smanettando un po' nelle opzioni sarai incappato in Aspetto nella ricerca ed in Dati strutturati.

Se stando a google il tuo sito internet risulterà avere degli errori, forse è proprio il caso di risolverli, dato che avere Elementi con errori su strumenti per webmaster non è mai una buona cosa.

Leggendo i dati del mio sito su webmaster tools ad esempio, ho trovato il seguente errore: Manca updated.

Risolvere l'errore manca updated su blogger

Vediamo dunque come poter far sparire questo errore dal mio blog su blogger / blogspot (ma la regola vale un po' per tutti i siti internet).

Sostanzialmente google si aspetta un attributo html che indichi la data di ultimo aggiornamento della pagina, in modo da mostrare la cosa nei risultati di ricerca (o comunque per usarla per indicizzare meglio un sito web).
Quindi, andiamo a mettere questo attributo updated in tutte le pagine del nostro sito.

Se usi blogger la cosa è semplice.
Cerca vai in Modello, Modifica html e cerca la voce:
<data:post.timestamp/>
e sostituiscila con:
<span class='updated'><data:post.timestamp/></span>

Salva il modello ed avrai già terminato.

Basterà questo per fare in modo che alla prossima passata dello spider di google, strumenti per webmaster non dia più l'errore Manca updated.

WhatsApp: nascondere immagine di profilo e stato

Ancora di volta parliamo di privacy WhatsApp :)
Questa volta vediamo come nascondere l'immagine di profilo e lo stato su WhatsApp a chi non è nei nostri contatti.

Volendo, le impostazioni che vi sto andando a mostrare, potrebbero servire anche per nascondere la propria foto di profilo o lo stato anche ai nostri contatti... ma che senso avrebbe? Tanto varrebbe non aggiungere nessuna foto e non scrivere nulla nel proprio stato :p

Dunque, per non mostrare la nostro foto di profilo a chi non è nostro amico (ovvero a tutti quelli non presenti nella nostra rubrica contatti), andiamo in Impostazioni cliccando sui soliti 3 pallini verticali, poi su Account e poi su Privacy.


WhatsApp: nascondere immagine di profilo e stato

Clicchiamo sulla voce Immagine del profilo e clicchiamo su I miei contatti, poi facciamo lo stesso per lo Stato.

nascondere stato WhatsApp

Ecco fatto, ora chi non è nostro amico su WhatsApp non potrà più vedere né la nostra foto di profilo, né il nostro stato.
Dormite pure sogni tranquilli, la vostra privacy è al sicuro :)

Il cosmo sul comò

Il cosmo sul comò è un film commedia del 2008 diretto da Marcello Cesena, con Aldo Baglio, Giovanni Storti, Giacomo Poretti, Sara D'Amario, Silvana Fallisi, Sergio Bustric, Victoria Cabello, Raul Cremona, Luciana Turina.

Il cosmo sul comò
Trama
L'anziano maestro orientale Tsu'Nam distribuisce perle di saggezza ai suoi discepoli Pin e Puk.
Da qui poi vengono raccontate altre 4 storie, dove gli stessi protagonisti, forse in una sorta di reincarnazione, interpretano altri personaggi.
C'è la storia del viaggio in auto verso le vacanze, quella dei problemi economici di una parrocchia, quella di dei quadri con personaggi animati, ed infine quella di una coppia che vuole assolutamente avere un figlio.

Recensione
Il cosmo sul comò è l'ennesimo film con Aldo, Giovanni e Giacomo.
Divertente, simpatico, spensierato, senza troppe pretese insomma.
Di certo non il loro migliore film, ma neanche un cinepanettone con comicità di basso livello.
In buona sostanza... guardabile :)

Link alla scheda del film su wikipedia

WhatsApp: nascondere l'ultimo accesso effettuato

Se usi WhatsApp e sei un patito della privacy, forse ti interesserà sapere come nascondere l'ultimo accesso effettuato su WhatsApp ai tuoi amici.

I motivi per i quali non si vuole far vedere al prossimo l'ultimo accesso effettuato su WhatsApp possono essere molteplici: fidanzata troppo gelosa e controllona, datore di lavoro in cerca di una scusa per licenziarti, ecc...

Vediamo dunque come far sparire l'ultimo accesso dal proprio profilo di WhatsApp.
Apriamo il menù Impostazioni cliccando sui puntini verticali in alto a destra.

Nascondere l'ultimo accesso WhatsApp

Poi clicchiamo su Account e poi su Privacy.
Ora, dove c'è scritto Chi può vedere le mie informazioni personali, clicchiamo su Ultimo accesso e selezioniamo Nessuno.

Nascondi a tutti ultimo accesso whatsapp

Ecco fatto, ora nessuno potrà vedere più quando ci siamo collegati l'ultima volta su WhatsApp.

Attezione però, come dice esplicitamente WhatsApp: Se non condividi il tuo ultimo accesso non potrai vedere l'ultimo accesso delle altre persone... ma se vuoi superare questo limite leggi questo post.

giovedì 2 giugno 2016

Nome in codice: Broken Arrow

Nome in codice: Broken Arrow è un film azione del 1996 diretto da John Woo, con John Travolta, Christian Slater, Samantha Mathis, Delroy Lindo, Frank Whaley, Bob Gunton, Jack Thompson, Howie Long.

Nome in codice: Broken Arrow
Trama
Deak e Hale sono due piloti con una delicatissima missione: trasportare due ordigni nucleari con il loro aereo.
Durante il volo però, Deak espelle Hale e ruba le bombe atomiche con scopi criminali, aiutato da degli spietati complici.
Hale però non si darà per vinto, ed una volta a terra darà la caccia al suo ex collega, aiutato da una poliziotta di periferia.

Recensione
Un buon film d'azione questo Nome in codice: Broken Arrow.
Non so se è il primo film dove John Travolta interpreta un cattivo, ma il ruolo gli calza a pennello.
Credibilissimo anche l'altro protagonista, Christian Slater, che inaspettatamente si rivelerà un eroe alla James Bond :)
Pellicola dal ritmo incalzante, dal finale scontato ma comunque ben girata.
Quando capita lo rivedo sempre con piacere :)
Vorrei segnalare un Broken Arrow (cit.)

Link alla scheda del film su wikipedia