lunedì 30 maggio 2016

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Psicologia sociale di comunità (2/5): Reti sociali, sostegno sociale, lavoro di rete

Rete sociale
La rete sociale è come il tessuto sociale, ovvero un insieme di sistemi di complessità crescente tra loro interagenti ed interdipendenti.
Le capitali sociali sono forme diverse, per natura ed origine, di supporto sociale che prendono forma all’interno delle reti sociali.
Le reti primarie sono i rapporti che legano l’individuo ai familiari, agli amici, ai vicini, che rappresentano forma di
sostegno informale, mentre le reti tematiche si costituiscono attorno ad uno specifico bisogno dell’individuo, o col fine di attivare progetti di intervento complessi.

Secondo Marsella e Snyder, le reti sociali sono caratterizzate da:
  1. Struttura (variabili morfologiche).
  2. Interazione (tipo e caratteristiche).
  3. Qualità (qualità affettiva dei legami).
  4. Funzione (specifica svolta dai membri della rete).
Secondo Granovetter, i tipi di legami sono: forti (tendono a concentrare le interazioni all’interno dei gruppi di appartenenza), deboli (facilitano l’integrazione di membri di gruppi diversi).

Il sostegno sociale
Il sostegno sociale comprende: supporto emotivo, informativo, interpersonale e materiale che è possibile ricevere e scambiare nelle reti sociali.
Esistono 2 tipi di sistema supportivo: sistema informale (legami con persone con cui si ha un buon grado di conoscenza o di amicizia, o con cui si condividono alcune idee e concezioni di vita, come ad esempio i gruppi primari e le aggregazioni spontanee), sistema formale (strutture istituzionali e professionisti che operano in contesti di cura, riabilitazione e prevenzione psicosociale).
Reti adeguate e ricche di fonti di supporto promuovono benessere psicologico e salute fisica, e queste influenze vengono studiate attraverso 2 diverse prospettive:
  1. Effetto primario: una connessione lineare e diretta sul benessere del sostegno, che agisce direttamente sulla vita quotidiana, dove una continuità dell'azione del sostegno favorisce lo sviluppo personale, l'acquisizione di appropriate modalità di difesa, e il mantenimento della salute psicofisica.
  2. Effetto tampone: il sostegno funziona da tampone o cuscinetto protettivo e da moderatore delle conseguenze dello stress.
Secondo Cohen e Willis i modi in cui può intervenire il sostegno sociale sono:
  • riducendo la quantità e la qualità negativa degli stimoli stressanti.
  • attenuando e ridefinendo la percezione degli stimoli.
  • alleviando l'impatto emotivo degli stimoli.
  • favorendo risposte attive e adattative.
Le situazioni di crisi o di stress spesso modificano la rete sociale di un individuo, essendo la condizione oggettiva della rete in rapporto dialettico con la condizione soggettiva della stessa.
Nel modello tridimensionale si ha: rete sociale <--> capacità individuali <--> sostegno sociale (che si riallaccia alla rete sociale)
Esistono diverse forme di sostegno sociale:
  • Sostegno emozionale: comportamenti di ascolto che esprimono interesse e comprensione.
  • Sostegno informativo: definire, comprendere ed affrontare gli eventi problematici.
  • Sostegno affiliativo: deriva dall'appartenenza a gruppi formali o informali, o dalla possibilità di avere contatti sociali soddisfacenti.
  • Sostegno finanziario: offerta di servizi, aiuto finanziario, svolgimento di compiti (riduzione dello stress risolvendo il problema o riducendo l'onere fisico e psicologico dell'individuo).
Interventi terapeutici
Consistono nella promozione della competenza e l'ottimizzazione delle potenzialità supportive, dopo la manifestazione di una condizione di disagio o di difficoltà di alcuni individui o gruppi.
Si divide in 4 tipi:
  1. Interventi centrati sui singoli individui: danno consapevolezza sui conflitti interni, aumentano le capacità di interazione della rete sociale e di accesso alle fonti di sostegno.
  2. Approccio di comunità: attenzione al livello sistemico, per accrescere le capacità terapeutiche delle reti e dei sistemi di sostegno.
  3. Intervento individuale di rete: analisi preliminare della struttura delle connessioni sociali del soggetto, che potrebbe comportare un intervento unicamente individuale, la creazione di una nuova rete personale, oppure la sua ristrutturazione.
  4. Network therapy (terapia di rete): tecnica utile per potenziare le risorse supportive della rete di legami di una persona, dove si vuole evitare l'etichettamento, attraverso un ciclo di sedute o incontri di gruppo nei quali si vuole individuare condotte positive e strategie sportive attuabili concretamente.
Interventi preventivi
Hanno le seguenti caratteristiche:
  1. Interventi di prevenzione primaria coerenti con l'ipotesi dell'effetto primario, che hanno lo scopo di migliorare la qualità dello scambio sociale.
  2. Protezione del benessere attraverso il miglioramento delle competenze individuali e collettive, come preparazione a crisi prevedibili.
  3. Secondo Miller bisogna diffondere la psicologia attraverso l'accrescimento della capacità di gestire problematiche psicologiche nei non-professionisti (paraprofessionals) e tramite la socializzazione delle competenze ed esperienze psicologiche.
  4. Collegamento e coordinamento intersistemico di sistemi formali e informali, consiste nel sviluppare le opportunità di utilizzare le risorse provenienti da entrambe le tipologie di sistemi.
Lavoro di rete
La rete comprende: sistemi di circolazione, comunicazione, connessione di natura diversa, rapporti che intercorrono tra organizzazioni e sistemi sociali presenti sul territorio.
Secondo il disegno organizzativo a rete, i principi guida più significativi delle riforme di politica sociale hanno comportato desegregazione e deistituzionalizzazione, mentre in precedenza le risposte al disagio sociale erano rigide, organizzate e predefinite.
Le riforme vengono attuate secondo 2 direttrici: Specializzazione e differenziazione delle prestazioni e umanizzazione e personalizzazione.
Inoltre, i nuovi bisogni non potevano essere soddisfatti da un'unica figura professionale, ma c'era sempre più la necessità di integrazione e coordinamento dei diversi apporti professionali specifici, ed era emersa la necessità di risposte flessibili che tenessero conto della interdipendenza dei sistemi dei servizi.
Il lavoro di rete in modo empirico si attua:
  • Creando reti informali o naturali.
  • Individuando un centro di responsabilità che svolga funzioni di coordinamento collettivamente riconosciute.
  • Investendo tempo ed energie per il possibile cambio radicale delle strutture organizzative dovuto a l’organizzazione a rete.
Si hanno cambiamento a più livelli:
  • livello individuale: cambiamento dell’identità professionale.
  • livello sistemico: cambiamento della rappresentazione del servizio e della sua collocazione nel territorio.
  • livello funzionale: funzioni e ruoli dei singoli servizi.
  • livello strutturale: innovazioni legislative che facilitino il processo di cambiamento.
  • livello psicosociale: ruoli, rapporti tra operatori, distribuzione del potere, stili di leadership e modalità comunicative.
I vari tipi di rapporti tra i diversi nodi della rete si differenziano in base a:
  • ampiezza (numero di nodi)
  • direzionalità (unidirezionali o reciproci)
  • frequenza (numero di contatti)
  • intensità (grado di coesione trai i nodi)
  • forza (quantità di tempo e di coinvolgimento emotivo)
Non esiste un tipo di legame adeguato a priori, perché la sua adeguatezza va valutata in base alla funzionalità con il raggiungimento degli obiettivi prefissati.
Inoltre, all'interno della stessa rete è possibile sviluppare rapporti diversi con nodi diversi.
L'efficacia della rete è dovuta alla capacità di creare legami funzionali agli obiettivi che ci si pone.
Lo psicologo di comunità viene coinvolto in:
  • elaborazione del progetto.
  • eliminazione di resistenze e contrapposizioni.
  • utilizzo di una logica plurale.
  • costruzione di una cultura comune.
  • produzione di regole condivise.
Lo psicologo di comunità svolge attività di:
  • incoraggiamento di interpretazioni pluralistiche.
  • integrazione di conoscenze e competenze diverse.
  • attribuzione di valore a narrative minoritarie.
  • produzione di nuove metafore e narrative.

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Psicologia sociale di comunità (1/5): Psicologia di comunità

La psicologia di comunità nasce nel 1965 a Swampscott, New England, USA, ed è definita come l'area di ricerca ed intervento che si rivolge in modo particolare all’interfaccia tra la sfera personale e la sfera collettiva (Amerio).
Secondo Orford l'unità d'analisi della psicologia di comunità è la persona nel contesto.

Nel congresso di Swampscott:
  • Si sostiene la necessità di interventi preventivi a livello di comunità.
  • Si sostiene la necessità di promuovere una demedicalizzazione dei servizi psichiatrici.
  • Si sostiene la necessità di promuovere l’adozione di un approccio interdisciplinare.
Secondo la teoria eccezionalista, il disagio e la patologia sono determinati da fattori personali occasionali e casuali, mentre secondo la teoria universalista, il disagio è in funzione dei rapporti sociali presenti in una comunità caratterizzati da una non equa distribuzione delle risorse.
La psicologia di comunità abbraccia la teoria universalista, con le sue attività di prevenzione su larga scala.

Gli obiettivi della psicologia di comunità
Gli obiettivi della psicologia di comunità sono:
  1. Prevenzione del disagio: usando il modello transattivo, dove il disagio è dato da variabili individuali ed ambientali, come la mancanza di risorse (personali, sociali, economiche).
  2. Promozione del benessere e miglioramento della qualità della vita: tramite il modello sistemico ecologico, dove si ha l'integrazione di variabili hard (reddito, numero reati, ecc...) e soft (rappresentazioni sociali, percezione di autodeterminazione).
  3. Sviluppo della competenza della comunità: tramite la promozione dell’autoconsapevolezza e la partecipazione dei membri.
  4. Individuazione dei processi facilitanti/ostacolanti per il benessere psicologico dei membri.
Tipi di prevenzione secondo Caplan
  1. Prevenzione primaria: ridurre la possibilità di malattia in una popolazione esposta a rischio.
    Si agisce: nella società, nella comunità, nei piccoli gruppi e negli individui.
    Può essere di 2 tipi: proattiva (migliorare la qualità di vita dell'ambiente) e reattiva (incrementare le competenze degli individui).
  2. Prevenzione secondaria: mira a diminuire la durata, la diffusione ed il contagio in una popolazione già contagiata.
    Include l’individuazione ed il trattamento precoce del male.
  3. Prevenzione terziaria: attenua le conseguenze di una malattia in chi l'ha già avuta, con counseling terapeutico, formazione dell’individuo, cambiamento di mentalità.
Ostacoli per la prevenzione
Ci sono diversi ostacoli alla prevenzione:
  1. Predominio di una concezione eccezionalista (Fryer): La prevenzione primaria centrata solo a livello individuale favorisce il mantenimento dell’attuale equilibrio di potere.
  2. Minor consolidamento dell’orientamento preventivo rispetto a quello riparativo: visto che il primo richiede un’attività cognitiva più complessa ed una attribuzione di maggiore importanza verso gli interessi a lungo termine contro quelli a breve termine (come l'orientamento temporale verso il futuro, ad esempio la psicoterapeutizzazione dei servizi saturazione dei servizi).
  3. Scarsa domanda sociale degli eventi di prevenzione, considerando la prevenzione del disagio compito unicamente tecnico e specialistico: la necessità di mettere in discussione la delega sociale.
  4. Oscurità dell’eziologia dei disturbi: origine multifattoriale del disturbo.
  5. La poco sviluppata competenza degli operatori nell’individuare contenuti ed indicatori del cambiamento da pianificare.
I riferimenti teorici della disciplina
I principali autori sono Lewin, Bronfenbrenner e Von Bertalanffy.
Le principali teorie e concetti di Lewin sono:
  • Teoria di campo: l'interazione dinamica genera fenomeni sociali e comportamenti individuali, c'è il concetto di campo psicologico come totalità di fattori in relazione di interdipendenza in un dato momento.
    Nell'ottica fenomenologica i diversi fattori hanno peso variabile a seconda della percezione soggettiva.
    La formula della legge di campo è: C=f(P,A)
  • Concetto di gruppo minoritario: c'è una visione sistemica del gruppo, il quale è caratterizzato da interdipendenza e da reciproco influenzamento, quindi il cambiamento di una delle parti trasforma la struttura, e viceversa.
    Potenzialità trasformative del gruppo, tramite l'uso del meccanismo del feedback.
  • Metodologia di ricerca: usa un approccio ecologico basato sull'osservazione della dinamica delle forze che sono presenti ed agiscono in un determinato contesto.
Psicologia ecologica
Comprende i seguenti concetti:
  • Il comportamento umano come risultante di un processo di adattamento, dove il disagio è conseguenza di un adattamento mal riuscito.
  • Modello di ricerca più accentrato sul campo che in laboratorio.
  • Approccio ecologico di Kelly con i sui 4 principi: interdipendenza, distribuzione delle risorse, adattamento (fit), successione.
  • Modificazione della disponibilità di risorse per migliorare un adattamento inadeguato.
  • Behavior setting (Barker): è l'unità ambientale minima in cui si attuano comportamenti intenzionali significativi.
    In questo modello, conoscere il contesto in cui le persone agiscono permette di prevederne il comportamento più accuratamente di quanto non lo permettano le caratteristiche dei singoli individui.
    Si ha il setting sovradimensionato dove c'è un minor numero di ruoli in rapporto al numero di soggetti e quindi è maggiore la tendenza alla passività e al non coinvolgimento, ed il setting sottodimensionato (undermanning), dove sono stimolati il coinvolgimento, la spinta ad assumere responsabilità e la motivazione.
    C'è inoltre la pressione ambientale, concepita come un insieme di stimoli e processi che caratterizzano certi ambienti e che esercitano un’influenza sugli individui che vi accedono.
    Questo modello ha 2 indicatori: il grado di penetrazione (dipende dalla quantità di tempo trascorsa nel setting, dal livello di coinvolgimento, le capacità individuali, ed è diviso in 6 zone, dove quella più centrale equivale al maggior livello di responsabilità del soggetto), la ricchezza del setting (dipende dalla combinazione del numero dei sottogruppi come età, sesso, ecc..., in grado di penetrare il setting, dai tipi di attività, e dal tempo totale di apertura del setting).
    Le critiche a questo modello sono: il rapporto tra ambiente e comportamento è unidirezionale, il significato psicologico dell'ambiente da parte dell'individuo viene ignorato a favore della concezione pre-percettiva (a differenza della visione di Lewin), il metodo dell'osservazione non è un metodo neutrale, l'ambiente è visto solo nel contesto immediato e concreto.
  • Modello processo-persona-contesto-ambiente (Bronfenbrenner): è basato sull’analisi dei processi che regolano l’interazione tra l’individuo ed il contesto.
    In questo modello, il contesto non ha solo le proprietà oggettive, ma si tiene conto anche del modo in cui viene percepito dall'individuo.
    L'ambiente ecologico invece è un ambiente strutturato in un insieme di sistemi correlati, mentre la nicchia ecologica è il contesto ambientale in grado di facilitare o ostacolare lo sviluppo delle persone che lo frequentano, invece la comunità è vista come rete di sistemi sociali di tipo formale o informale.
    I 3 assunti di base di questo modello sono: la reciprocità dell’influenza tra individuo ed ambiente, anche i contesti più remoti possono produrre delle modificazioni nell’individuo, ogni persona è un’entità dinamica, ovvero un soggetto attivo che risponde alle pressioni ambientali ristrutturando il proprio spazio di vita.
    I 4 livelli dei sistemi concepiti in questo modello sono: microlivello, sistema di cui l’individuo ha esperienza diretta, mesolivello, due o più microlivelli con legami tra di loro, esolivello, sistema con cui l'individuo non interagisce ma che cmq lo influenza, macrolivello: sovrastrutture che hanno il potere di influenzare tutti i livelli precedenti (unione di tutti i livelli).
  • Teoria della crisi (Dohrenwend 1978): In questo modello i mediatori situazionali e psicologici interagiscono producendo 3 possibili esiti: cambiamento positivo, nessun cambiamento, psicopatologia.
Murrell
La psicologia di comunità secondo Murrell è quell'area di intervento all'interno della psicologia che:
  • Studia le transazioni tra reti di sistemi sociali, popolazioni ed individuali.
  • Sviluppa e valuta metodi di intervento che migliorino gli adattamenti.
  • Pianifica e valuta nuovi sistemi sociali.
  • Da questa conoscenza di base, cerca di aumentare le opportunità psicosociali dell’individuo.
Si cerca quindi di individuare le aree problema, ovvero le aree dove il soggetto cerca di raggiungere i propri scopi.
Il benessere psicologico deriva da: accordo psicosociale (coerenza tra vincoli, richieste e
opportunità del sistema e bisogni della persona), accomodamento intersistemico (grado di compatibilità tra i diversi sistemi sociali nell’interagire con l’individuo).

Esistono 6 livelli di intervento:
  1. ricollocamento individuale (spostamento ad un altro sistema).
  2. interventi sull’individuo (sviluppo di risorse o strategie).
  3. interventi sulla popolazione (incremento delle risorse).
  4. interventi sul sistema sociale (mutamenti strutturali o funzionali nei sistemi).
  5. interventi intersistemici (coordinamento e connessione più funzionale tra i sistemi).
  6. interventi sull’intera rete sociale (programmi rivolti alla comunità nel suo insieme).
Empowerment
Concetto che compare negli anni 60/70, ma che si sviluppa solo nella seconda metà degli anni 80.
Deriva dal verbo To empower, che vuol dire: favorire l'acquisizione di potere, rendere in grado di.
Permette di superare le divergenza tra l’area moderata e l'area radicale della psicologia di comunità, acquisendo un’ottica politico-emancipatoria e non terapeutico-riparativa.
E' allo stesso tempo un processo ed un risultato.
Il concetto di potere viene visto in diversi modi: concezione oppressiva del potere, potere su, concezione costruttiva del potere, potere di.
Le diverse forme di potere individuate sono:
  • Potere coercitivo (con minacce e sanzioni).
  • Potere di ricompensa.
  • Potere d'esempio (identificazione con chi ha il potere).
  • Potere legittimo (es. elezioni).
  • Potere di competenza (esperto).
Il processo di empowerment ha 3 fasi:
  1. Processo di attribuzione: condizione di helpness, quando le persone ritengono che le cause della loro impotenza siano interne, globali e stabili.
  2. Processo di valutazione: Bandura elabora la self-efficacy, che si riferisce alle credenze riferite alla capacità individuale di mobilitare le proprie risorse e le proprie azioni, per soddisfare le richieste situazionali.
  3. Processo di prefigurazione del futuro (Garfield): le immagini mentali di individui di successo sono positive, costellate di opportunità, possibilità e risorse.
Secondo Claudia Piccardo, è un costrutto utilizzato soprattutto in quattro ambiti:
  1. linguaggio politico.
  2. settori medico e psicoterapeutico (processi riabilitativi brevi ed efficaci).
  3. pedagogia degli adulti (promuovere la crescita delle persone lungo tutto l’arco di vita).
  4. manageriale ed organizzativo.
Modalità secondo Julian Rappaport (che è stato il primo a introdurre il concetto di Empowerment nella psicologia di comunità, nel 1981): impegno nell’esercizio del controllo (capacità di influenzare i processi decisionali), della consapevolezza critica, dell’azione collettiva (processi di partecipazione che mobilitano risorse per il raggiungimento di obiettivi condivisi) e della mobilitazione di risorse.

Secondo Kiefer: acquisizioni individuali che riguardano il raggiungimento di competenze, di abilità politiche e di informazioni.

Le 3 tipologie principali sono: psicologico-individuale, organizzativo, di comunità.
Presupposti teorici:
  • si articola su più livelli.
  • non ha una costruzione evolutiva necessariamente lineare.
  • si colloca in relazione al contesto ed alla popolazione.
  • va oltre ai costrutti a cui viene normalmente paragonato.
La teoria della tecnica secondo vari autori:
  • Orford: costrutti per la definizione ed il cambiamento dei campi della persona (identità, status e sentimento di autostima), del sociale (valorizzazione del ruolo, possedere o sviluppare un senso di controllo, usufruire del sostegno sociale ed avere opportunità di vita future).
    Inoltre, le risorse del sociale possono intervenire a tre livelli diversi del sistema sociale: microlivello (sistemi di appartenenza), comunità locale (definita in senso geografico), cultura (norme e le strutture politiche, legali, socioculturali e religiose).
  • Rappaport: lo psicologo deve analizzare criticamente le narrative culturali dominanti, trasformando le storie di oppressione in gioia, dando un nuovo senso di comunità e di gioia per il futuro.
    Secondo questo autore, le narrative condivise caratterizzano una comunità.
  • Amerio: integrazione tra aspetti della psicologia clinica tradizionale e la dimensione politica e storica nel contesto sociale.
  • Martini e Sequi: modello di analisi della comunità locale che tiene conto sia delle variabili hard sia di quelle soft.
  • Francescano e Tomai: integrazione del modello paradigmatico, basato sulle teorie positiviste (utile per individuare gli elementi ripetitivi, le regolarità nelle transazioni) ed il modello narrativo, utilizzato da storici e biografi, raccontando la storia di un fenomeno nel suo contesto, nel quale i criteri di accettazione o no si basano sulla coerenza della storia (utile per produrre interpretazioni diverse della storia).
    Le strategie della psicologia di comunità dovrebbero quindi: incoraggiare interpretazioni pluralistiche di un problema, esaminare le sue origini storiche, promuovere progetti di empowerment, dar voce ad altre narrative minoritarie esistenti, identificare i punti forza, identificare quali problemi possono essere risolti a livello del gruppo coinvolto e quali devono essere risolti a livelli superiori.

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Come creare un gruppo su WhatsApp

WhatsApp, il famoso programma di messaggistica gratuita via cellulare ha da un po' di tempo introdotto una funzionalità molto utile per chattare: i gruppi.
Un gruppo WhatsApp ti consente infatti di tenerti in contatto con i tuoi amici più facilmente, in modo da poter organizzare cene o uscite, scrivendosi tutti assieme nella stessa chat, senza dover fare il passaparola.
Vediamo dunque come creare un gruppo su WhatsApp.

Per poter aggiungere un gruppo su WhatsApp, vai nelle opzioni del programma (i tre pallini in alto a destra) e clicca su Nuovo gruppo.

nuovo gruppo WhatsApp

Finirai in una schermata dove dovrai inserire l'oggetto del gruppo (il titolo insomma) e se vuoi anche un'immagine (facoltativa).
Compila i dati richiesti e poi clicca su Avanti.

Come creare un gruppo su WhatsApp

Adesso, nella schermata che apparirà, inizia ad inserire i contatti da invitare nel tuo gruppo WhatsApp.
Finito di inserire i tuoi amici nel gruppo, clicca sul tasto Crea.

creazione gruppo WhatsApp

Attenzione però, già creando il gruppo starai inviando una notifica a tutti i nominativi inseriti.
Inoltre, ovviamente, non è possibile creare un gruppo senza inserire neanche un amico.

Una volta creato il tuo nuovo gruppo su WhatsApp, lo troverai nella sezione delle chat, dove al posto del nome di un contatto avrai il nome che hai scelto come oggetto del gruppo.

gruppo WhatsApp

Entrando dentro il gruppo come se fosse una normale chat singola, potrai scrivere un messaggio e questo potrà essere letto da tutti i partecipanti al gruppo.
Buona chattata :)

Dracula di Bram Stoker

Dracula di Bram Stoker è un film d'orrore del 1992 diretto da Francis Ford Coppola, con Gary Oldman, Winona Ryder, Anthony Hopkins, Keanu Reeves, Richard E. Grant, Cary Elwes, Billy Campbell, Sadie Frost, Tom Waits.

Trama
L'avvocato Jonathan Harker si reca in Transilvania per concludere delle vendite di proprietà con un certo conte Dracula.
Jonathan però è ignaro del fatto che Dracula è un pericoloso vampiro assetato di sangue e che il suo scopo è quello di trasferirsi a Londra per poter regnare incontrastato sui mortali.

Recensione
Dracula di Bram Stoker di Coppola (sembra un gioco di parole) è forse il più celebre film sul conte Dracula.
Questo non è solo un film horror di paura sui vampiri, ma è anche un film romantico, una pellicola piena di classe e grazia.
Il conte dracula è infatti rappresentato come un nobile dai modi impeccabili e dall'indiscutibile fascino, un "uomo" in grado di sedurre anche la più bella delle donne... figura ben lontana dal sanguinario conte Vlad Tepes detto l'impalatore... ma dopotutto la gente cambia, quelle forse erano cose che faceva centinaia di anni prima :p

Link alla scheda del film su wikipedia

Canzo

Sabato ho fatto una bella gita in giornata a Canzo.
Raggiungere Canzo da Milano è molto semplice, basta prendere un comodo treno diretto da Cadorna ed in poco più di un'ora sei arrivato a destinazione (costo 5 euro circa).

treno canzo

Canzo è un bel paesino con case tipiche e tanto verde, un paese che già di suo meriterebbe almeno una visita.

Canzo parco
Canzo paese

Comune di circa 5000 abitanti in provincia di Como, Canzo attira molti visitatori della domenica per la bellezza dei suoi paesaggi, ma soprattutto per le belle passeggiate che si possono fare a piedi sui vari sentieri di montagna.

cascata canzo
orso canzo
sentiero canzo


Canzo è infatti famosa per i Corni di Canzo (Còrni, Curunghèj, Colonghej), tre cime rocciose a forma di corni.
Raggiungere i corni di Canzo richiede una passeggiata di circa 2 ore, in un sentiero adatto ai bambini... o almeno così dicevano le varie guide online, ma se non sapete che sentiero seguire (tra i tanti), potreste finire a fare un'arrampicata davvero faticosa, per la quale sarebbe meglio essere anche un po' allenati :p


Dopo aver superato il paese, si arriva alla fonte Gajum, e da li partono tutti i sentieri che portano ai Corni e agli Alp, ovvero gli alpeggi dove un tempo vivevano pastori e contadini.
Lungo il tragitto troverete anche una bellissima chiesa, vicino alla quale potrete riempire le borracce con della fresca acqua di montagna che fuoriesce da una fontana.

canzo chiesa
canzo roccia
pericolo caduta sassi canzo

Come dicevo, se non scegliete il percorso panoramico sulla strada sterrata (quello adatto ai bambini), l'arrampicata può essere impegnativa (servono almeno le scarpe da trekking), ma il panorama che si gode una volta arrivati in cima non ha prezzo (cit.)

torre di canzo
baita fiorita
panorama canzo
rocce canzo
corni di canzo

Volendo poi, se non siete stanchi, potreste anche decidere di scendere dall'altre parte della vallata e finire a Lecco :)

Canzo con i suoi corni è dunque una buona gita in giornata da Milano, un'ottima alternativa per passare una bella giornata di sole e di montagna.

Arrivare in montagna in treno da Milano è una cosa molto positiva se non si ha un'automobile, e da camminare ce n'è parecchio volendo.
A tutti gli amanti delle passeggiate quindi, consiglio questa gita fuori porta da Milano in treno (o in macchina).

>> Guarda le foto di Canzo <<

domenica 29 maggio 2016

Come ripristinare adsense dopo un cambio dominio blogger

Se usi blogger e hai cambiato dominio da poco, che sia un altro indirizzo web di blogspost o proprio un nuovo dominio acquistato fuori, forse avrai notato che ti è sparita la pubblicità di adsense dal tuo blog/sito :p

Il tuo sito, dopo il cambio dominio, al posto dei banner adsense avrà degli spazi bianchi vuoti.
Vediamo dunque ora, come ripristinare adsense dopo un cambio di dominio su blogger.

Per far tornare subito la pubblicità di google adsense e non perdere neanche un centesimo, segui questa procedura.

Apri google adsense:
https://www.google.com/adsense/

Apri l'ingranaggio in alto a sinistra nella pagina e clicca su Impostazioni.

Come ripristinare adsense dopo un cambio dominio blogger

Nel menù di sinistra, clicca su Accesso e autorizzazione e su Autorizzazione dei siti.
Alla voce Pubblicherò annunci su, aggiungi l'indirizzo del tuo sito internet e poi clicca su Salva.

aggiungere sito adsense

Adesso, se non già presente, inserisci un banner pubblicitario dentro le pagine del tuo sito, generandolo da google adsense nella sezione I miei annunci, Nuova unità pubblicitaria.

Ora non ti resta che attendere che il tuo sito venga autorizzato.
Potrebbero volerci anche 3 giorni, quindi porta pazienza, e potrai così finalmente recuperare la pubblicità adsense sul tuo sito blogger dopo aver cambiato dominio, come se nulla fosse accaduto... o quasi :p

A me dopo un paio di giorni è arrivata una mail di conferma da google con scritto "il tuo sito web è stato approvato per la pubblicazione di annunci adsense", e dopo poche ore gli annunci sono riapparsi come per magia :)

email conferma adsense
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Psicologia generale 2 (2/12): Pensiero

Problem solving


Per studiare il pensiero sono stati presi in esame alcuni problemi logici.
Nel problema di criptoaritmetica bisogna scoprire quali numeri devono essere sostituiti a ciascuna lettera, in modo che una volta sostituiti il risultato aritmetico sia giusto. 
Ciascun numero da 1 a 10 ha la sua lettera corrispondente e ciascuna lettera deve essere sostituita usando un numero differente da quello usato per qualsiasi altra lettera. 
Un altro problema famoso è il problema dei 9 punti, dove bisogna coprire nove punti con quattro segmenti di retta senza staccare la penna dal foglio. 
Il problema dei 9 punti è anche detto problema di tipo A, o problema in senso proprio, mentre il problema di criptoaritmetica è detto anche problema di tipo B, o compito. 
Un altro esempio di compito è il labirinto, con i compiti si risolve lo stesso compito dall'inizio alla fine, con i problemi quando si entra nella fase risolutoria si risolve un nuovo e diverso problema ed il momento più importante di soluzione del problema è quello del suo cambiamento.

Secondo Simon, il labirinto fornisce un modello astratto perfetto per quasi tutti tipi di attività di problem solving, e secondo lui il compito della ricerca sul problem solving è quello di identificare l'organizzazione dei processi che rende un soggetto capace di risolvere un problema, e quindi l'oggetto di indagine è il processo di soluzione e l'obiettivo della ricerca è la sua ricostruzione e comprensione, ovvero la comprensione delle mosse che portano alla soluzione. 
Il metodo utilizzato per la ricerca è la simulazione. 
Si pensa che quando risolve problemi, l'uomo è un sistema di elaborazione dell'informazione, dove si ha una ricerca sequenziale, una memoria a breve termine e una memoria lungo termine. 
Il sistema adattivo è quel sistema che utilizza euristiche, strategia adatte al compito e ai propri mezzi. 
Lo spazio del problema è il modo in cui un particolare soggetto rappresenta un compito per lavorarci sopra, mentre il task environment è la descrizione del problema da parte dell'osservatore. 
Quando si raggiunge un nodo della soluzione si può scegliere un operatore tra un set di operatori disponibili, oppure abbandonare il nodo corrente e scegliere uno dei precedenti, la ricerca della soluzione è dunque un'odissea che passa nello spazio del problema da uno stato di conoscenza ad un altro, finché lo stato corrente non include la soluzione del problema. 
Se il campo in cui si colloca il compito è debolmente strutturato si ricorre alle euristiche, considerate metodi deboli perché non garantiscono il raggiungimento della soluzione. 
Uno dei metodi deboli è l'accomodamento (satisficing), che consiste nell'usare l'esperienza per determinare la migliore soluzione che possiamo aspettarci, soluzione che corrisponde all'aspettativa. 
Un'altra euristica è l'analisi mezzi-fini (means-ends analysis), che consiste nel cercare le differenze tra la soluzione e la situazione corrente, e prendere dalla memoria gli operatori che possono rimuovere queste differenze. 
L'analisi mezzi-fini è forse il metodo più usato dalla gente, mentre un altro metodo famoso è la pianificazione.

La simulazione computerizzata è un altro metodo di studio dei problemi, dove si può inserire come input la descrizione del problema ed il programma effettua tutti i passaggi necessari per la soluzione del problema. 
Un altro metodo di studio del pensiero è quello del pensiero ad alta voce, dove il soggetto viene invitato a pensare ad alta voce mentre risolve il problema che gli è stato somministrato, e queste istruzioni vengono poi usate per scrivere il programma che farà la simulazione computerizzata. 
Nei compiti il passaggio dalla situazione attuale alla soluzione è graduale (step by step), dove i passi successivi dipendono da quelli precedenti, mentre nei problemi la soluzione è caratterizzata da una svolta o da un cambiamento radicale che interviene in concomitanza con la trasformazione del problema o con la comprensione di qualche elemento decisivo. 
Nello studio dei problemi è importante considerare i punti critici (loci problemici). 
Quando soggetto raggiunge un punto di svolta, esso prova un sentimento di soddisfazione (Aha Erlebnis, esperienza dell'Aha), mentre in caso di fallimento si manifesta la stessa esclamazione ma con sentimenti negativi, auto accusandosi anche di stupidità per avere sbagliato. 
Nei compiti invece questi sentimenti non si manifestano, non si trova particolare gioia per la soluzione né tristezza per gli errori, che vengono considerati come tentativi falliti. 
Secondo i gestaltisti quando si attua una ristrutturazione, avviene qualcosa di nuovo, qualcosa si capovolge, si produce un cambiamento qualitativo e non soltanto quantitativamente rilevante. 
E' lo squilibrio e la tensione prodotti dalla proposizione del problema a determinare la tendenza verso la soluzione e verso il raggiungimento di una situazione, che elimina lo squilibrio e che sia ben strutturata. 
Il pensiero ha così inizio si creano i vettori con la loro direzione, qualità e intensità criptoaritmetica e questo sviluppo è determinato dal principio della pregnanza, secondo il quale l'organizzazione del campo tende ad essere il più possibile semplice e chiara. 
Un esperimento famoso è quello di Kanizsa, dove veniva chiesto i soggetti di costruire un quadrato tramite la giustapposizione di pezzi, e dove i vettori tendono ad ostacolare la soluzione. 
L'insieme delle vie per raggiungere la soluzione a partire dalla situazione problemica costituisce l'albero genealogico della soluzione, ed i metodi euristici e possono assumere la forma di analisi della situazione. 
Quindi secondo i gestaltisti la ristrutturazione è la base del problem solving.

L'approccio dell'Information Processing al problem solving è invece basato sull'idea di ricerca, risolvere un problema è procedere gradualmente attraverso uno spazio di alternative fino a che viene trovata la sequenza di azioni che guida alla soluzione. 
Nei punti critici avviene qualcosa di nuovo, non riducibile all'assommarsi dei tentativi precedenti o delle conoscenze già disponibili (approccio gestaltista). 
Il doppio codice
Non esiste nessuna situazione che sia un problema, i problemi sono il frutto della nostra mente. 
Il cambiamento nella comprensione dei termini del problema dipende dal cambiamento del codice secondo il quale viene letto il messaggio dato, la comprensione iniziale o di decodificazione primaria viene prodotta dalla applicazione del codice naturale, mentre comprensione successiva o decodificazione secondaria, avviene grazie ad applicazioni di un altro codice, sofisticato o formale, detto codice legale
Alcuni compiti comportano anche una difficoltà di esecuzione o di calcolo, questi vengono detti problemi composti
In alcuni casi, compiti banali possono trasformarsi in compiti complessi proprio perché le persone cercano di risolverli in modo intelligente, cercando di scoprire regole e strategie non necessarie, in questo caso ci si trova di fronte ad un problema autoposto
Il primo procedimento messo in atto da colui che affronta un problema è la ricerca, nel caso dei problemi composti la ricerca è il procedimento che una volta avvenuto lo svolgimento del nodo problemico, ovvero una volta capito il problema, serve a portare a termine il compito. 
La funzione della ricerca non cambia nell'ambito dei problemi rispetto ai compiti.


Il ragionamento


Ragionare vuol dire tirare una conclusione, controllare un'ipotesi, valutare le probabilità di un evento.
Sillogismi categorici
Il sillogismo è un concatenamento di proposizioni (due premesse e una conclusione) atto stabilire con certezza che la conclusione deriva necessariamente dalle premesse.
Le proposizioni di un sillogismo possono essere universali affermative (tutti gli x sono y),  universali negative (nessun x è y), particolari affermative (qualche x è y), particolari negative  (qualche x non è y).
Il sillogismo stabilisce regole di ragionamento formali, e una volta che queste premesse sono assunte come vere, la conclusione che ne deriva è necessariamente vera.
Wilkins, Woodworth e Sells cercarono di spiegare il ragionamento sillogistico ipotizzando un effetto atmosfera, dove se le due premesse sono dello stesso tipo anche la conclusione sarà dello stesso tipo, mentre se le premesse sono di tipo diverso: la proposizione negativa presente nelle premesse crea un effetto atmosfera negativo e la conclusione sarà negativa, la presenza di una proposizione particolare crea una conclusione particolare (modello atmosfera).
Ci sono anche altri due fattori che favoriscono l'accettazione di conclusioni invalide: il fattore di cautela o prudenza, che favorisce l'accettazione di conclusioni deboli o caute,  e l'ambiguità della parola qualche.
Secondo Chapman e Chapman, i profani tendono a considerare valida la conversione semplice delle proposizioni di tipo A (tutti gli A sono B e tutti i B sono A), e tendono inoltre a pensare che cose che hanno qualità ed effetti comuni sono lo stesso tipo di cose (modello conversione).
Secondo questi autori gli errori non sono spiegati dal solo principio dell'accettazione, ma anche dalla sua combinazione con l'inferenza probabilistica.
Per i problemi unitari il modello atmosfera è il miglior predittore delle decisioni dei soggetti, mentre nei problemi duali è altrettanto valido anche il modello conversione.
L'ordine dei termini in un sillogismo può influire sulla difficoltà di capire e mettere in relazione le premesse e può influire sulla difficoltà di raggiungere la conclusione.
Quando esigenze logiche ed esigenze psicologiche coincidono, pensiero comune e logica tendono alla concordanza, quando invece non coincidono il pensiero comune tende a ricorrere ad una logica più ampia e permissiva della teoria del sillogismo, più adatta ad appagare le esigenze psicologiche.
Il ragionatore costruisce modelli mentali delle premesse, formano conclusioni formative sulle relazioni del modello, cerca modelli alternativi delle premesse per verificare le conclusioni raggiunte.
Il principio della completezza afferma che nel discorso normale l'ascoltatore potrebbe aspettarsi che colui che parla fornisca un'informazione il più completa possibile.
Le quattro proposizione categoriali danno luogo a tre interpretazioni: l'interpretazione negativa che include nessuno, l'interpretazione positiva che include tutti, e l'interpretazione partitiva che include alcuni e alcuni-non.
Il principio dell'asimmetria afferma che nel discorso comune l'ordine dei termini produce informazione, mentre nella logica formale se un termine è introdotto come soggetto o come predicato non ha nessuna implicazione per quel che riguarda la sua importanza e generalità.
La teoria del conflitto di Politzer afferma che lo sviluppo logico precoce è contemporaneo allo sviluppo della componente pragmatica del linguaggio, mentre lo sviluppo logico posteriore avviene in contrasto con uno sfondo di principi già acquisiti dell'uso del linguaggio e della comunicazione che sono incompatibili con molte regole della logica formale, quindi lo sviluppo del pensiero logico tende verso un sistema duale e contraddittorio.

Sillogismi lineari
Si compongono di due premesse, che indicano la posizione dei termini in una serie o su una linea, e di una conclusione, che è la soluzione richiesta, e vengono anche detti problemi seriali a tre termini.
Alcuni studi sui problemi hanno mostrato che i soggetti per arrivare alla conclusione costruivano degli schemi spaziali o delle sequenze temporali nelle quali i 3 termini del sillogismo venivano collocati, oppure trattavano le premesse congiuntamente  considerandole come un'affermazione unitaria, o anche operando un calcolo delle relazioni.
Sembra quindi che la gente abbia una  predilezione per gli ordinamenti lineari.
Secondo il modello immagine di De Soto, esistono due principi paralogici che presiedono nelle disposizioni spaziali: il principio direction of working afferma che si ordina meglio in una direzione che nell'altra, il principio end-anchor ordering afferma che si ha facilitazione se il primo elemento dato nella premessa è un elemento estremo nell'ordinamento, ovvero migliore o peggiore e non il termine medio.
Secondo Huttenlocher nei sillogismi lineari si procede come se si trattasse di ordinare spazialmente oggetti reali, prima si determina l'ordine dei due termini della prima premessa e si passa poi a considerare la seconda premessa per identificare il terzo termine e determinare la posizione rispetto agli altri due.
Secondo questo autore la difficoltà della seconda premessa dipende dallo stato grammaticale del terzo termine.
La teoria linguistica di Clark ha 3 principi: il principio della prevalenza delle relazioni funzionali afferma che a comprensione avvenuta le relazioni funzionali soggiacenti ad una frase sono più accessibili di altri tipi meno fondamentali di informazioni, il principio della marcatura lessicale afferma che i significati di certi aggettivi positivi (come buono e lungo) sono collocati in memoria in forma meno complessa dei significati opposti (come cattivo e corto), il principio della congruenza afferma che l'informazione può essere recuperata solo quando è congruente con informazione che viene richiesta.
Questi principi influenzano il processo di soluzione intervenendo assieme o singolarmente nella comprensione delle proposizioni, della domanda, nella ricerca dell'informazione richiesta dalla domanda, nella costruzione di una risposta.
Sembra quindi che nel processo di soluzione all'inizio prevalga un approccio basato sul modello immagine, mentre quando si diventa esperti l'approccio usato potrebbe essere quello del modello linguistico.
Sternberg ha proposto un modello linguistico-spaziale misto, dove nel risolvere i problemi di inferenza positiva i soggetti prima decodificano l'informazione letterale delle premesse, quindi ricodificano spazialmente l'informazione in una forma che permette di fare l'inferenza transitiva.
La teoria di Clark è quindi vista più come un modello di trattamento di frasi, quella di De Soto come problem solving di sillogismi lineari.
L'ipotesi psicoretorica afferma che i diversi tipi di enunciati, corrispondenti a diverse strutture discorsive, trasmettono messaggi effettivi diversi.

Controllare un'ipotesi
Il pregiudizio è l'incapacità di sottoporre ad un controllo appropriato certe generalizzazioni.
Per controllare una generalizzazione, una regola, un'ipotesi, bisogna determinare quali particolari osservazioni costituiscono una prova cruciale per l'ipotesi in questione.
Nella vita di tutti i giorni è più facile che si cerchi di vedere se certi soggetti o eventi si conformino o meno ad una determinata regola, piuttosto che sottoporre a controllo la regola.
Il compito di selezione di Wason consiste nel presentare al soggetto quattro carte con un numero da una parte e una lettera dall'altra (E,K,4,7), e di dire al soggetto la regola (se una carta ha una vocale da una parte allora ha un numero pari dall'altra), in modo che soggetto voltando le carte possa dire se la regola è vera o falsa.
Controllare una regola, come un ipotesi, comporta quindi il cercare casi critici in cui essa possa rivelarsi falsa.
Secondo Wason c'è una predisposizione alla verifica e si ha una tendenza a confermare piuttosto che eliminare le ipotesi.
I risultati ottenuti da questo studioso e da altri studiosi contrastano con la teoria piagettiana dello sviluppo intellettuale e ciò potrebbe voler dire che le operazioni formali possono essere innescate unicamente dai compiti familiari, non sono quindi abilità cognitive la cui applicazione può venir generalizzata ad un qualsiasi problema.
Quando si racconta una storia, essa fornisce una cornice che aiuta a capire la natura delle regole molto più facilmente che se fossero spiegate in maniera astratta.
Legrenzi e Sonino hanno creato il compito degli impiegati delle poste, dove i soggetti dovevano smistare le lettere con la regola che se è una lettera chiusa allora ha un fracobollo da 50 lire e queste lettere dovevano venir segnate, dimostrando che i soggetti che riuscivano nel compito, non ne risultavano facilitati quando il compito veniva presentato in maniera astratta.
La predisposizione alla verifica può derivare dalla primaria esigenza psicologica di appurare l'esistenza di esempi positivi della regola, e a volte questa fase di verifica blocca la successiva o a volte vi si aggiunge, ci si troverebbe quindi davanti non alla tendenza alla verifica incompatibile con la falsificazione (verification bias), ma solo ad una articolazione psicologica di verificazione e falsificazione.
Secondo Evans esiste la tendenza a focalizzare indebitamente i valori nominati nella regola, quindi in un compito del tipo "se p allora q" i soggetti tenderebbero a scegliere in primo luogo p e q, non per effetto della tendenza a verificare la regola, ma perché quelli sono i valori nominati nella regola, questa è l'ipotesi del matching bias (bias dell'accoppiamento) di Evans.
Secondo Evans, la tendenza al riscontro influenza significativamente la selezione delle carte, indipendentemente dal loro status logico.
Quando si propone del materiale coerente la verificazione sembra il tipo di risposta più popolare, seguita dalla falsificazione, mentre quando il valore tematico del materiale è basso, il riscontro è la strategia più popolare, seguita da verificazione e falsificazione.
Secondo l'ipotesi dell'imbeccata mnemonica di Evans e Manktelow,  la prestazione nel compito di selezione è molto facilitata quando la presentazione del compito permette al soggetto di ricordare esperienze precedenti con il contenuto del problema, la relazione espressa e un controesempio alla regola che governa la relazione.
Il materiale tematico non produce un effetto facilitante quando non rimanda a controesempi presenti nell'esperienza del soggetto, senza questi rimandi si risponde al compito come se il contenuto fosse astratto.
Uno schema pragmatico di ragionamento consiste in un set di regole generalizzate sensibili al contesto, che sono definite in termini di classi di scopi e relazioni a questi, e il ruolo facilitante dell'esperienza precedente consiste nell'induzione ed evocazione di questi schemi.
Il nucleo dello schema ha quattro regole di produzione:
1) Se si compie l'azione allora la precondizione deve essere soddisfatta.
2) Se non si compie l'azione allora non è necessario soddisfare la precondizione.
3) Se la precondizione è soddisfatta allora l'azione può essere compiuta.
4) Se la precondizione non è soddisfatta allora l'azione deve non essere compiuta.
Se la gente ragiona usando schemi di ragionamento pragmatici, allora dev'essere possibile migliorare la prestazione evocando uno schema facilitante, senza fornire ai soggetti un'esperienza riguardante le regole specifiche.
L'uso di negative esplicite nei problemi con schemi astratti può ridurre la tendenza al riscontro e favorire la tendenza a rispondere in accordo con la logica.
La teoria del contratto sociale di Cosmides (1989)  afferma che i meccanismi innati di elaborazione dell'informazione della mente umana sono meccanismi destinati a risolvere gli specifici problemi biologici messi negli ambienti fisico, ecologico e sociale incontrati nel corso dell'evoluzione umana.
In questa teoria si sottolinea l'utilità soggettiva (costi e benefici) nel ragionamento deontico, e l'interpretazione cambia a seconda che si assuma l'uno l'altro punto di vista.
Secondo Politzer esiste anche un terzo punto di vista, quello neutro (superpartes), dove si verifica se entrambe le parti si attengono correttamente alla regola.

Valutare la probabilità di un evento
L'uomo è incline a formulare valutazioni che spesso risultano sbagliate, questi errori dipendono dal fatto che spesso si fa affidamento su un numero limitato di principi euristici che riducono i compiti complessi di valutare probabilità a operazioni più semplici.
Ad esempio, anche la sola introduzione di una descrizione, anche se del tutto irrilevante, fa sì che la probabilità primarie vengano ignorate.
Nella euristica della rappresentatività, le probabilità sono valutate in base al grado in cui l'evento A è rappresentativo della classe B, ovvero in base al grado in cui A assomiglia a B.
Per Dunker le euristiche sono procedimenti di carattere generale, caratterizzati dal tentativo di variare intelligentemente in vista dell'obbiettivo che si vuole raggiungere, sono vie per raggiungere soluzioni cercate.
Per Simon qualsiasi principio che contribuisce alla riduzione della ricerca della soluzione è un euristica.
Le euristiche possono portare ad errori perché non sono solo procedimenti semplificati, ma obbediscono a criteri con meccanismi loro propri, che possono essere estranei alla logica del problema affrontato, procedimenti che solo per caso possono portare alla soluzione del problema.
Nell'euristica della disponibilità, giudicando la probabilità di un evento in base alla rappresentatività si confrontano le caratteristiche essenziali dell'evento con quelle della struttura dalla quale proviene, in questo modo si stima la probabilità in base a una valutazione di somiglianza, o in base alla disponibilità, e ciò accade quando si valuta la probabilità di un evento o la frequenza di una classe secondo la facilità con la quale gli esempi possono essere richiamati alla mente.
In generale, l'informazione relativa alla probabilità primaria viene usata quando è data un'interpretazione causale o quando l'informazione aggiunta manca di rilevanza causale, l'informazione relativa alla probabilità primaria cui non è data un'interpretazione causale è trascurata in presenza di dati specifici causalmente rilevanti.
Nella teoria normativa della probabilità, un errore nel ragionamento probabilistico è definito come una discrepanza tra il giudizio di una persona e una norma (come nel programma di Kahneman e Tversky, euristiche e biases).
Secondo la Macchi, quando una domanda riguarda solo la classe più piccola e non si riferisce alla popolazione generale, i soggetti tendono a considerare questa classe come se fosse già il risultato della considerazione della probabilità primaria.
Se invece la domanda fa riferimento esplicito all'intera popolazione, è chiaro che la probabilità relativa all'informazione specifica non include la probabilità primaria, che dovrà quindi essere considerata per la soluzione del problema.
La fallacia della congiunzione si ha quando qualcuno giudica più probabile il verificarsi della congiunzione di due eventi (A e B) rispetto al verificarsi di uno solo degli eventi componenti la congiunzione (es solo A), dato che la probabilità di A non può essere minore della proprietà di una sua particolare evenienza, cioè la sua congiunzione con B.

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sabato 28 maggio 2016

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Psicologia generale 2 (1/12): Il linguaggio


La psicolinguistica


Lo studio del linguaggio in psicologia iniziò con Wundt già più di un secolo fa, esso distinse il linguaggio in fatti esterni, legati alla produzione e alla percezione dei suoni, e in fonemi interni del pensiero.
Buhler, nel suo modello delle funzioni sostiene che il linguaggio risponde a tre funzioni, espressione, evocazione e rappresentazione.
Il comportamentismo di Watson cerca di eliminare nello studio del linguaggio, ogni elemento mentalistico e non obiettivo, riducendo il tutto ad una serie di risposte condizionate e allo studio dell'apprendimento.
Altri studiosi importanti comportamentisti furono Osgood, Skinner e Mowrer.

La psicolinguistica ha avuto principalmente 3 periodi di sviluppo: precognitivo (anni 50), basato sulla teoria dell'informazione e la teoria dell'apprendimento, secondo periodo, nato dalla grammatica generativo-trasformazionale di Chomsky sui problemi sintattici, ed il terzo periodo, che risponde a questioni riguardanti aspetti semantici e pragmatici in un ampio contesto cognitivo.

I settori d'indagine della psicolinguistica contemporanea si possono dividere in 4 aree: comprensione, produzione, sviluppo e patologia del linguaggio.
I processi di comprensione sono distinti in 3 sottoaree: il riconoscimento delle parole, la comprensione di frasi e la comprensione del testo o del discorso.
Dei fondamenti biologici e neurologici se ne occupa invece la neurolinguistica.

La classificazione del linguaggio inizia a livello fonetico, di solito con l'Alfabeto Fonetico Internazionale.
Il fonema è la minima unità di espressione verbale che fa differenza per chi ascolta o chi parla.
La seconda unità usata nella descrizione del linguaggio è il morfema, la minima sequenza di fonemi che ha un significato (ad esempio una parola).
Il terzo livello è costituito dall'analisi delle regole di morfemi in parole, frasi e periodi, dove la morfologia studia come sono costituite le parole (la loro struttura interna), mentre la sintassi studia la combinazione delle parole in frasi.

La grammatica generativo-trasformazionale
Il modello della grammatica generativo-trasformazionale (1957 e modificato nel 1965) di Noam Chomsky, è il modello cui oggi molti psicolinguisti fanno riferimento.
In generale, una grammatica può generare un numero infinito di frasi nuove, partendo da un vocabolario finito e da un insieme finito di regole.
Chomsky inizia il suo lavoro analizzando il modello markoviano (o probabilistico), secondo cui le frasi sarebbero il prodotto di un processo probabilistico a stati finiti, dove c'è uno stato iniziale (simbolo) ed uno finale (frase, discorso), ed il passaggio da uno stato ad un altro è condizionato dalle regole grammaticali che limitano la scelta dello stato successivo (da simbolo a lettera, a sillabe... parola, parole, frasi...ecc...), ci sarebbero quindi delle connessioni probabilistiche.
Questo modello però non è in grado di spiegare la complessità della struttura gerarchica del linguaggio, o di spiegare le frasi autoconclusive all'interno del discorso.
Un altro modello è il modello di grammatica a struttura sintagmatica, dove la grammatica viene definita attraverso un vocabolario finito, un insieme finito di simboli iniziali, un insieme finito di regole.
In questo modello, durante il processo di derivazione della frase, si usano regole di riiscrizione (es: riscrivere x come y), che possono anche essere recursive.
Questa struttura però presenta dei limiti, quando ci sono frasi complesse, per derivare frasi grammaticali corrette, la grammatica diventa enormemente complessa.
Per risolvere questo limite Chomsky ha scoperto che se si inseriscono delle nuove regole si ha una notevole semplificazione della teoria grammaticale (regole di trasformazione).
Una trasformazione grammaticale è in grado di convertire una stringa in una nuova stringa con una nuova struttura costitutiva derivata.
La grammatica comprenderebbe quindi una serie di regole di trasformazione (passiva, negativa, interrogativa...), che andrebbero applicate sui simboli creati dalla grammatica, tramite trasformazione.
Nel modello trasformazionale si ha una struttura generativa che genera le stringhe terminali costitutive, e delle regole di trasformazione.
La grammatica può avere una struttura profonda e una struttura superficiale, dove regole di trasformazione diverse possono far ottenere strutture superficiali identiche partendo da 2 strutture profonde diverse.
Le regole di generazione e le regole di trasformazione costituiscono la componente sintattica della grammatica, la quale è anche costituita dalla componente semantica e da quella fonologica.
La componente semantica opera nella struttura profonda, la componente fonologica determina invece la rappresentazione fonologica della frase generata dalla componente sintattica.
Secondo Chomsky, la langue è il sistema grammaticale e semantico che rende possibile la produzione del linguaggio, mentre le parole sono atti particolari del linguaggio.
Il linguaggio come langue è una norma sociale, mentre quello con le parole è il comportamento verbale realizzato dall'individuo.
Secondo Chomsky, la competenza è l'insieme delle regole sintattiche, semantiche e fonologiche che bisogna possedere per essere in grado di parlare e comprendere, l'esecuzione è invece la produzione o la comprensione di frasi, soggetta a fattori di tipo psicologico.


La comprensione del linguaggio


Le consonanti vengono distinte sulla base di 3 caratteristiche: il modo di articolazione, il luogo di articolazione e i tratti accessori.
Nella teoria dei tratti distintivi di Jakobson e Halle (1956) in fonologia, si hanno distinzioni di tipo acustico e percettivo, dove è possibile descrivere i fonemi di un linguaggio usando dei tratti distintivi binari (es: + e -).
Sembra che nel riconoscimento acustico non sia possibile isolare un pezzo di segmento audio corrispondente alla sola consonante di una parola, sembra quindi che consonante e vocale siano portate in parallelo dal segnale acustico.

Il lessico mentale è il magazzino che contiene le rappresentazioni mentali corrispondenti alle parole di un linguaggio.

Riconoscimento delle parole
Nel riconoscimento delle parole, c'è una soglia di riconoscimento, superata la quale (in termini di tempo), l'occhio riconosce la parola.
Più la frequenza con cui appare la parola è alta, più la soglia di riconoscimento diminuisce.
Esistono diversi metodi psicolinguistici per lo studio del riconoscimento delle parole, il metodo della denominazione consiste nel presentare parole su schermo che il soggetto deve ripetere il più velocemente possibile, o il metodo della decisione lessicale, che consiste nel dire il più velocemente possibile se la stringa presentata è una parola oppure no, o anche il metodo dove bisogna dire se una stringa di lettere fa rima con una determinata parola.
Esistono anche paradigmi di priming, dove si studia l'effetto di una parola prime sulla parola bersaglio, ed i principali fenomeni riscontrati nelle ricerche sono:
  • L'effetto della frequenza: le parole più frequenti sono riconosciute in maniera più rapida e precisa di parole meno frequenti.
  • L'effetto del contesto: una parola inserita nel giusto contesto è più facilmente riconoscibile dalla stessa presentata da sola.
  • L'effetto di superiorità della parola: riconosciamo più facilmente le parole che le stringe senza senso.
Il riconoscimento delle parole è spesso associato al fenomeno dell'attivazione, ovvero, quando una parola viene presentata in sufficiente presenza sensoriale, si attiva la parte del lessico mentale necessaria al riconoscimento della parola.
Il lessico mentale è diviso in unità, e quindi ci sarà riconoscimento quando una di queste unità, corrispondente alla parola, sarà sufficientemente attivata.
La diffusione di attivazione di Collins e Loftus (1975), nell'ambito della teoria sulla memoria semantica, afferma che la memoria semantica è costituita da un insieme di unità a 2 livelli, che costituiscono nodi concettuali collegati tra loro in una rete, ed una rete di unità lessicali (interconnessa con l'altra rete).
Nel riconoscimento, secondo questa teoria, quando un nodo si attiva, si attivano in parte anche i nodi ad esso collegati.

Modelli di riconoscimento delle parole
Esistono modelli di attivazione e modelli di ricerca, dove i primi son legati alla soglia di attivazione, mentre i secondi sono caratterizzati dal processo di ricerca in un'insieme di dati, come quando si cerca una parola in un dizionario.
Nel modello logogeno di Morton (1969), il logogeno è un'unità nel lessico mentale, che corrisponde ad una parola, che risponde all'informazione visiva, uditiva e semantica, ed è caratterizzato da una soglia di riconoscimento.
Il logogeno è collegato col sistema semantico o cognitivo e da esso può essere attivato, e quando una parola è più frequente, questa viene riconosciuta più rapidamente perchè basta meno informazione per raggiungere la soglia, quindi l'informazione contestuale attiva il logogeno della parola bersaglio tramite la diffusione di attivazione.
Nel modello a ricerca attiva di Forster, le parole con relativa informazione sono immagazzinate in un enorme archivio, dove ogni parola ha il suo indirizzo, ed esistono quindi una serie di archivi minori di piccole dimensioni e di facile accesso.
Il lessico mentale è costituito quindi da un archivio generale (master file), e l'accesso a questo file avviene tramite alcuni archivi d'accesso (periferici), dove le parole sono immagazzinate come coppie di codici d'accesso ed indicatori.
Gli archivi periferici sono costituiti da un certo numero di bins, che raggruppano le parole per somiglianza, e all'interno di ogni bins le parole sono ordinate in base alla frequenza (la più frequente è messa prima).
Nel modello della coorte di Marslen-Wilson (1978), quando si sente una parola, si attivano immediatamente tutte le parole che iniziano con lo stesso segmento acustico (es. si sente DANZA, si attivano tutte le parole che iniziano con DA), queste parole attivate costituiscono una coorte di candidati al riconoscimento, e man mano che la nuova informazione acustica viene presentata, vengono scartate le parole che non corrispondono più, fino a che rimane una sola parola (anche in questo modello la frequenza di presentazione è un fattore che riduce il tempo di riconoscimento).

Parole ambigue
Quello che ci si chiede di più nell'ambiguità lessicale è se entrambi i significati lessicali vengano attivati o se si attiva solo quello favorito dal contesto.
Secondo la visione dell'accesso multiplo, il contesto agisce dopo il riconoscimento della parola, mentre secondo la visione dell'accesso selettivo, il contesto agisce prima.
Si pensa che nel momento in cui si presenti una parola ambigua, si attivino entrambi i significati, e che il contesto consenta di effettuare la selezione (selezione postcontestuale).

Comprensione di frasi
La psicolinguistica del cognitivismo è interessata allo studio della sintassi.
Esistono diversi esperimenti, come quello dei click di Fodor, Bever e Garrett (1974), dove i soggetti devono ascoltare delle frasi ed individuare dei click sonori messi poco prima, durante o dopo intervalli tra 2 contenuti importanti, dove i risultati dimostrano l'effetto di trasposizione percettiva del click, che causa la sua percezione proprio nella pausa tra i 2 contenuti importanti, dimostrando che si tende ad organizzare le frasi in unità.
Secondo la teoria della complessità derivazionale, maggiori sono i numeri di trasformazioni della frase (per ottenere la struttura superficiale della frase da quella complessa), maggiori sono le operazioni mentali da compiere per comprendere la frase.
E' stato anche dimostrato (Savin e Perchonock) che la complessità di una frase (ad esempio una frase negativa è più complessa di una positiva) è direttamente proporzionale alla memoria occupata, con esperimenti dove il soggetto riesce a ricordare meno vocaboli se la frase che deve ricordare prima dei vocaboli è complessa.
Esperimenti successivi di Fodor hanno però smentito questa cosa, perchè in alcuni casi, frasi grammaticalmente semplici possono occupare più memoria di frasi complesse.
Oltre ai modelli di tipo seriale, ci sono anche quelli di elaborazione in parallelo, dove l'informazione in entrata viene elaborata simultaneamente in vari modi e a vari livelli.
Secondo il modello di Marslen-Wilson e Tyler (1980), l'ascoltatore cerca di costruire un'interpretazione della frase che sta ascoltando nel modo più veloce possibile, usando tutte le informazioni possibili di tipo fonologico, sintattica e semantica.
I compiti di shadowing (ripetere le parole appena sentite) dimostrano che con la pratica si acquisisce maggiore velocità nei compiti, riuscendo addirittura a ripetere la frase prima che essa sia stata sentita per intero, inoltre, in casi in cui si doveva ripetere frasi contenenti degli errori, i soggetti tendevano a sostituire inconsciamente la parola errata con quella corretta, grazie alle informazioni del contesto generale e quelle della parola errata.
Ciò dimostra che il contesto e la conoscenza della realtà influenzano la percezione e la comprensione delle frasi.

Principi di analisi della frase
Comprendere una frase vuol dire fare un'analisi sintattica della frase stessa.
Nel modello di Wilks (1978) si procede trasformando direttamente il materiale in entrata, in strutture semantiche, senza bisogno di un componente sintattico separato.
Nel modello Frump di De Jong (1979), si estraggono alcune unità lessicali che vengono collegate tra loro facendo uso di conoscenze enciclopediche preimmagazzinate, dove ad esempio bastano parole come pesci e granchi per attivare il reparto mare, con tutte i dati ad esso connessi.
Vari esperimenti dimostrano che il materiale linguistico in entrata viene cmq sottoposto ad analisi sintattica, e secondo il pensiero comune, l'elaborazione sintattica viene fatta dall'analizzatore sintattico o parser, il quale può funzionare in modo algoritmico, usando le regole della lingua in uso, o lavorando sulla base di euristiche.
Il primo a proporre che la comprensione delle frasi è ottenuta tramite delle strategie è stato Bever nel 1970, e son stati fatti diversi studi su bambini di 4 anni per provare queste ipotesi.
Il modello di analisi di Kimball (1973) comprende 7 strategie percettive, si ha un primo stadio d'analisi dove l'analizzatore opera da sinistra a destra, assegnando ogni unità lessicale ad un costituente sulla base delle 7 strategie, e quando un costituente viene analizzato viene mandato ad un secondo livello di analisi che integra i vari elementi e produce una nuova analisi sintattica, il tutto attribuendo categorie sintattiche ai diversi costituenti.
Sempre secondo Kimball, esiste il principio di chiusura, secondo il quale ogni sintagma viene chiuso al più presto possibile.
La Sausage Machine di Fodor e Frazier (1978) è un modello che funziona in 2 stadi, il primo è quello del preliminary phrase package (Ppp) che mette assieme le unità lessicali in strutture composte da alcune parole, le quali sono assemblate in una mezza dozzina di parole, ed in questa fase il Ppp funziona coi principi del minimal attachment.
L'integrazione di queste unità ad un livello più alto, ed il controllo del risultato ottenuto, è operato dal sentence structure supervisor, così nel primo livello si opera sui principi locali (sintassi), nel secondo livello invece si opera nell'insieme.
Secondo il principio del minimal attachment, il materiale in entrata viene attribuito al nodo più basso, il più vicino, il più rapido (ma cmq grammaticalmente corretto), mentre secondo il late closure, il sistema di analisi attribuisce ogni nuovo elemento lessicale in entrata al sintagma che è in elaborazione in quel momento, preferendo sempre un'assegnazione all'ultimo elemento precedente rispetto al seguente.
Quindi l'analizzatore secondo questo modello agisce da sinistra a destra, attribuendo la prima soluzione disponibile, con conseguente risparmio di memoria e di tempo.
Anche il minimal chain di De Vincenzi (1989) è concorde con il minimal attachment.

Ogni frase fornisce una nuova informazione che deve esser messa in relazione con la frase precedente, quindi deve esistere qualcosa che permetta la distinzione tra la nuova e la vecchia informazione.
La psicolinguistica del testo e del discorso ha coniato diversi termini, come lo schema (di Bartlett con i suoi studi sulla memoria), dove si ha la tendenza a mettere in memoria i dati in forma schematica, o il concetto di script (di Schank), che serve a spiegare i processi d'inferenza e di integrazione del materiale che si legge o di un evento percepito, sulla base di conoscenze preacquisite.
La conoscenza della situazione, ovvero lo script, può anche far credere ai lettori di aver letto qualcosa che in realtà non è scritto.

Nel modello per la comprensione dei testi di Thorndyke (1977), si hanno un'insieme di regole per la produzione di una frase, dove ad ogni stringa formata viene assegnata una descrizione strutturale, in modo che la grammatica di un testo consiste in un'insieme di regole per la descrizione strutturale del testo.
E' stato dunque creato un'insieme di regole (storia, scenario, tema, vicenda, episodio, tentativo, effetto, soluzione, scopo intermedio, personaggi) per la costruzione grammaticale delle storie, che è anche utile per comprenderle, e per generare le aspettative sui suoi contenuti, come fossero degli script.

Nel modello per la comprensione del testo di Kintsch e van Dijk (1983), si distingue la microstruttura dalla macrostruttura in un testo, la prima è data dall'insieme delle singole unità (proposizioni), messe insieme in una struttura integrata, mentre la seconda è data dall'insieme del significato del testo.
Le unità d'analisi da cui parte un argomento sono l'argomento e la proposizione, dove l'argomento è il significato di una singola parola, la proposizione è una frase o un sintagma.
Quando si scompone un testo in proposizioni si ottiene un grafo di coerenza, che rappresenta la microstruttura del testo.
Man mano che si costruisce la microstruttura, essa va nella memoria a breve termine, e man mano che viene convalidata si crea la macrostruttura, che finisce nella memoria a lungo termine.
Ricapitolando: il lettore analizza e suddivide il testo in una serie di proposizioni, queste vengono collegate tra loro in un grafo di coerenza (microstruttura), viene formata la macrostruttura che integra il materiale della microstruttura con le conoscenze esistenti.


La produzione del linguaggio


Quando capitano i lapsus si ha una parola bersaglio ed un intruso, che si intromette al posto del bersaglio.
Si ha il lapsus di tipo contestuale, quando l'intruso proviene dallo stesso ambiente linguistico, o errori non contestuali, quando ad esempio un'unità lessicale non pianificata nella frase viene sostituita all'elemento che si voleva pronunciare.
Esistono errori di anticipazioni, dove un'unità di testo viene anticipata dal parlante e prende il posto di un elemento che precede, di perseverazione, quando un elemento prende il posto di un elemento che segue, di metatesi, quando 2 unità lessicali si scambiano di posto, di trasposizione, quando un'unità viene pronunciata in una posizione diversa da quella richiesta, di malapropismi, quando una parola viene sostituita da un intruso che è fonologicamente simile al bersaglio, col quale divide il numero di sillabe, l'accento ed una parte delle sillabe.
I lapsus hanno alcune proprietà frequenti, tipo che non si verificano mai assieme 2 diversi tipi di errore, inoltre grazie all'analisi dei lapsus si può cercare di fare ipotesi su come funziona la produzione linguistica.
Ad esempio si è scoperto che la struttura sintattica è pianificata prima della scelta dei definitivi item lessicali, l'intonazione è pianificata nello stesso momento della struttura frasale (o in una fase molto vicina), la scelta definitiva della grammatica viene effettuata dopo la scelta degli item lessicali.
Inoltre nei vari errori, gli elementi che interagiscono provengono da ambienti linguistici simili, tendono ad essere simili gli uni agli altri, quando gli errori producono nuovi item, questi hanno le regole fonologiche del linguaggio (gallo cedrone, cedro gallone), inoltre di solito, gli accenti della frase e della struttura tendono a rimanere intatti.
Pause ed esitazioni tendono a cadere in determinate posizioni di una frase, tipo dopo l'articolo di un sintagma, quindi nella programmazione di una frase il sintagma è un'unità che viene programmata e poi eseguita in modo unitario.
In conclusione, una parte della frase viene pianificata prima della sua esecuzione, ma di solito l'esecuzione inizia prima che la frase sia sta pianificata completamente, inoltre, il sistema articolatorio esegue la prima parte della frase, a livello superiore, quello di produzione si occupa invece di pianificare la parte successiva.

Il modello di Garrett (1975) cerca di spiegare i processi della produzione linguistica.
Questo modello è diviso in 5 stadi:
  1. La rappresentazione del linguaggio, dove si sceglie un contenuto concettuale da esprimere linguisticamente.
  2. La rappresentazione funzionale, che consiste in un livello di pianificazione delle strutture logiche, dove c'è la selezione di voci lessicali, la specificazione di strutture funzionali, l'assegnazione di elementi lessicali nel posto giusto nella frase.
  3. La rappresentazione posizionale, dove si ha la specificazione delle posizioni delle varie unità all'interno della frase, si ha il recupero della struttura delle voci del lessico, la preparazione della superficie della frase, l'assegnazione del lessico, l'interpretazione dei formativi grammaticali.
  4. La rappresentazione fonetica, dove la frase viene programmata a livello fonologico-fonetico.
  5. La rappresentazione articolatoria, che può venir eseguita dall'apparato articolatorio.

Sviluppo e fondamenti biologici del linguaggio


I bambini possiedono un insieme di regole di grammatica ad ogni livello del loro sviluppo linguistico, e ciò è stato dimostrato tramite l'analisi di alcuni errori sistematici durante il loro sviluppo.
Durante il suo sviluppo, il bambino scopre delle regole dall'ambiente, ed immediatamente tenta di applicarle, per poi modificarle all'occorrenza, e tramite il proprio vocabolario e le proprie regole è in grado di creare frasi nuove.
Le prime frasi che il bambino produce sono composte da una sola parola e sono dette olofasi, dove ad esempio la parola mamma può essere usata con diversi significati.
Intorno ad un anno e mezzo, il bambino emette le prime frasi di due parole, il linguaggio telegrafico (secondo Brown), che contiene solo le parole di contenuto e non quelle di funzione sintattica ausiliare.
Nel linguaggio telegrafico sono presenti parole classificate come classe perno, che è dotata di pochi elementi usati di frequente che svolgono il ruolo di parole di funzione, e la classe aperta, più ampia e varia, contiene parole di contenuto, nomi di persone, oggetti.
La regola sottostante le frasi dei bambini è: F -> (P) + A
Ovvero la frase del bambino viene formata in base alla regola: prendi una parola dalla classe perno, aggiungi una parola della classe aperta (se si salta la prima parte si hanno olofasi).
E' da notare inoltre che non si trova mai l'accostamento di due parole della classe perno.

Dopo vari studi su animali, è stato provato che l'acquisizione e lo sviluppo del linguaggio parlato complesso  sono legati al possesso di una determinata struttura cerebrale, che per ora sembra esser presente solo nella razza umana.
Diversi studi han dimostrato che esiste un'età critica per l'acquisizione del linguaggio, superata la quale, diventa difficoltoso ed impegnativo imparare.
Come nel caso dei bambini lupo, ritrovati nella foresta, ci vollero diversi anni di duro insegnamento per far loro apprendere il linguaggio, e anche una volta appreso, rimase a livelli base, o come quando si cerca di apprendere una seconda lingua da adulti, non la si padroneggia mai completamente come la prima.
Nei casi in cui dei bambini subiscano dei traumi all'emisfero sinistro (quello deputato al linguaggio), se sono ancora nella fase di sviluppo, dopo un po' riacquisiscono le capacità linguistiche, tramite l'emisfero destro, dimostrando la plasticità del cervello.
L'età critica per apprendere il linguaggio si conclude verso l'inizio dell'adolescenza (ipotesi dell'età critica).
Anche nel caso della bambina "Genie", tenuta fino a 13 anni segregata, è stato possibile farle acquisire il linguaggio dopo un intenso periodo di esercizio, ma solo un linguaggio di base e non complesso.

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venerdì 27 maggio 2016

Il cavaliere oscuro - Il ritorno

Il cavaliere oscuro - Il ritorno è un film fantastico del 2012 diretto da Christopher Nolan, con Christian Bale, Michael Caine, Gary Oldman, Anne Hathaway, Tom Hardy, Marion Cotillard, Joseph Gordon-Levitt, Morgan Freeman, Liam Neeson.

Il cavaliere oscuro - Il ritorno
Trama
Batman è sparito ormai da anni, così come anche Bruce Wayne, chiuso in se stesso dopo le tragedie successe anni prima.
Quando però un misterioso quanto imbattibile nemico di nome Bane, entrerà in gioco mettendo a ferro e fuoco Gotham City, batman deciderà di tornare in azione per il bene della sua città.

Recensione
Batman 7 (se li si conta dal primo di Burton), è il seguito di il cavaliere oscuro (ma va? :p).
Il regista anche questa volta è riuscito a non ripetersi, e a creare la giusta conclusione per una trilogia, senza tirarla troppo per le lunghe con improbabili seguiti.
Oltre al carismatico protagonista, interpretato da Christian Bale, c'è anche un emblematico Bane, un nemico all'apparenza indistruttibile, pronto a tutto pur di raggiungere i propri scopi.
Un po' di intrigo e mistero non guastano mai, e fanno di questa pellicola il giusto the end della serie.

Link alla scheda del film su wikipedia

Il cavaliere oscuro

Il cavaliere oscuro è un film fantastico del 2008 diretto da Christopher Nolan, con Christian Bale, Michael Caine, Heath Ledger, Gary Oldman, Aaron Eckhart, Maggie Gyllenhaal, Morgan Freeman.

Il cavaliere oscuro
Trama
Batman, la cui vera identità e Bruce Wayne, ha superato i suoi conflitti interiori ed è diventato un paladino della giustizia a tutti gli effetti.
Rispettato dai cittadini e temuto dai criminali, batman dovrà però vedersela contro un nuovo nemico dall'astuzia e la determinazione fuori dal comune: joker.

Recensione
Batman 6, o il cavaliere oscuro, è il seguito di batman begins.
Certo, joker interpretato da Jack Nicholson è qualcosa di unico, ma anche questa nuova reinterpretazione da parte di Heath Ledger è di tutto rispetto.
Il personaggio di joker infatti, fa l'80% del film a mio avviso, molto molto interessante.
Questa nuova trilogia di film su batman, nonostante sia un reboot, ci ha messo del suo, ed il regista, Christopher Nolan, pur avendo uno stile completamente diverso, non ha nulla da invidiare al batman di Tim Burton. Sono due interpretazioni diverse ed entrambe degne di nota.

Link alla scheda del film su wikipedia