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domenica 30 luglio 2017

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Psicodinamica dello sviluppo (11/11): Stili di attaccamento tra giovani adulti

Prendendo spunto dalla teoria di Bowlby vengono ipotizzati 2 tipi di modelli operativi interni: un modello interno di sé e un modello interno degli altri.
Ciascuno dei 2 modelli può essere di tipo positivo o negativo, in questo modo è possibile avere 4 diversi stili di attaccamento.


Attaccamento infantile e modelli interni


La teoria di Bowlby afferma che i bambini, via via che crescono, interiorizzano le esperienze vissute con i genitori in modo che le prime relazioni d'attaccamento diventino un prototipo delle relazioni che verranno stabilite successivamente al di fuori della famiglia.
Vengono individuate 2 caratteristiche principali di queste rappresentazioni / modelli operativi:

  1. dal fatto che la figura d'attaccamento venga giudicata, o no, come il tipo di persona che in genere risponde alle richieste d'aiuto e di protezione
  2. dal fatto che l'Io venga giudicato, o no, come il tipo di persona verso cui gli altri reagiranno facilmente con un atteggiamento d'aiuto 


Attaccamento negli adulti


Uno degli assunti principali è che le relazioni d'attaccamento continuino a rivestire un ruolo rilevante lungo tutto il corso della vita.
Diverse sono gli studi fatti a proposito, la Main con la sua AAI indaga le rappresentazioni che gli adulti hanno delle relazioni di attaccamento infantile, Kobak e Sceery hanno invece usato la AAI per esaminare le rappresentazioni di sé e degli altri in un campione di giovani, Hazan e Shaver hanno invece considerato l'amore di coppia come un processo d'attaccamento e hanno sviluppato una procedura di autovalutazione per classificare gli adulti in 3 categorie che corrispondono ai 3 stili di attaccamento riscontrati nei bambini.



Un modello per descrivere l'attaccamento negli adulti


Secondo Bartholomew e Horowitz, il modello di Sé e il modello dell'altro possono essere combinati assieme per descrivere le forme prototipiche di attaccamento negli adulti.
E' possibile concettualizzare 4 combinazioni: sicuro, preoccupato, timoroso, distaccato/svalutante.
L'evitamento dell'intimità, secondo questo modello, riflette il grado in cui le persone evitano di entrare in stretto contatto con gli altri, come risultato di aspettative negative.
Gli stili timoroso e distaccato/svalutante sono simili dato che manifestano entrambi un'evitamento dell'intimità, ma differiscono però relativamente al bisogno che il soggetto ha di sentirsi accettato dagli altri per poter mantenere un'immagine positiva di se stesso.
I gruppi preoccupato e timoroso si somigliano, entrambi dipendono molto dagli altri per mantenere un'immagine positiva di se stessi, si differenziano invece rispetto alla facilità con cui si lasciano coinvolgere in relazioni intime.



Studio 1


Il primo studio è stato condotto tramite un'intervista semistrutturata in cui si chiedeva di descrivere le relazioni amicali e da queste risposte è stato ricavato un indice del grado di vicinanza a ciascuno dei 4 stili d'attaccamento presentati nel modello di prima.
Sono state misurate le valutazioni di se stessi, la socievolezza ed i problemi interpersonali.
Le 3 ipotesi erano:

  1. ci si aspetta che i risultati riproducano la struttura descritta dal modello dei 4 tipi d'attaccamento
  2. ci si aspetta che le misure del concetto di sé differenzino i gruppi con immagine positiva di sé da quelli con modello negativo di sé, e che le misure di socievolezza  differenzino i gruppi col modello positivo degli altri da quelli con modello negativo degli altri
  3. ci si aspetta che i gruppi si differenzino rispetto alle problematiche interpersonali, che quelli preoccupati e timorosi riferiscano di problemi legati alla passività e non assertività e che i timorosi e distaccati/svalutanti manifestino problemi relativi alla socievolezza e all'intimità 

Metodo
Il campione comprendeva 43 femmine e 37 maschi, dai 18 ai 22 anni.
E' stata fatta un'intervista sull'attaccamento, della autovalutazioni e dei resoconti degli amici.

Risultati
I sicuri hanno ottenuto punteggi di coerenza nell'intervista e del grado di intimità nelle relazioni d'amicizia più alti rispetto agli altri, inoltre hanno riportato punteggi alti sulle misure di cordialità, sulla capacità di esercitare un controllo equilibrato sulle relazioni d'amicizia e sul livello di coinvolgimento nelle relazioni di coppia.
Il gruppo distaccato/svalutante ha riportato punteggi più alti degli altri sulla misura di fiducia in se stessi e punteggi più bassi relativamente alla capacità di esprimere le emozioni, alla frequenza del pianto e alla cordialità.
Il gruppo preoccupato ha ottenuto i punteggi più alti sull'elaborazione, la disponibilità a confidarsi, l'espressività delle emozioni, la frequenza del pianto, la fiducia nell'altro, l'uso degli altri come base sicura, il pianto in presenza di altri, e la capacità di prendersi cura degli altri.
Hanno ottenuto punteggi alti nel coinvolgimento nella relazione di coppia e punteggi bassi di coerenza e di tendenza ad assumere il controllo nelle relazioni d'amicizia.
Il gruppo timoroso ha ottenuto punteggi molto più bassi rispetto al sicuro e preoccupato sulla tendenza a confidarsi, l'intimità, il livello di coinvolgimento nella relazione di coppia, la fiducia negli altri, e l'uso degli altri come base sicura, inoltre riportano punteggi più bassi di tutti per quanto riguarda la fiducia in se stessi e sull'equilibrio nei comportamenti di controllo.
Per quanto riguarda le differenze di genere, le femmine hanno ottenuto punteggi significamente più alti di quelli dei soggetti maschi nel punteggio preoccupato, mentre nel punteggio distaccato/svalutante viceversa.
Analizzando le intensità delle amicizie, i 4 gruppi non si differenziano molto rispetto alla durata dei rapporti d'amicizia.
Valutando invece le intercorrelazioni tra gli stili d'attaccamento, i punteggi sicuro e timoroso risultano correlati negativamente, così come i punteggi preoccupato e distaccato/svalutante.
Nelle misure relative al concetto di sé, i punteggi che esprimono quanto il soggetto somiglia al prototipo sicuro e distaccato/svalutante sono correlati positivamente con le misure del concetto di sé, mentre i punteggi che esprimono la somiglianza al timoroso e preoccupato risultano correlati negativamente con le misure del concetto di sé.
Per quanto riguarda la socievolezza, gli amici tendono ad attribuire punteggi bassi al gruppo distaccato/svalutante e la media di questo gruppo è risultata infatti significativamente più bassa rispetto a quella degli altri gruppi.
Rispetto ai problemi interpersonali, quelli con immagine negativa di sé hanno livelli più alti nella misurazione dei problemi interpersonali, e viceversa.
I sicuri hanno un valore alto di cordialità interpersonale (anche valutando tramite autovalutazione e coi giudizi degli amici), gli amici descrivono i sicuri come disponibili, preoccupati del benessere altrui e correlano negativamente con item come freddo ed introverso.
Il distaccato/svalutante è ostile interpersonalmente, freddo, cosa confermata dagli amici, che collegano però la cosa con l'introversione, inoltre c'è correlazione negativa con le scale per il benessere altrui ed espressività (giudicati dagli amici anche poco assertivi e disponibili).
Il preoccupato appare estremamente espressivo, autoritario e competitivo, anche agli occhi degli amici.
Il gruppo timoroso invece ha mancanza di assertività ed inibizione sociale/introversione (cosa confermata dagli amici), e correlazione negativa con l'autoritarismo, la competitività e l'espressività.

Conclusioni
Questa ricerca dimostra che è possibile usare un'intervista semistrutturata per valutare in che misura i soggetti sono simili a ciascuno dei 4 stili d'attaccamento ipotizzati.
Tutte e 3 le ipotesi di partenza sono state confermate.


Studio 2


Questo studio si propone di replicare le analisi circomplesse dello studio 1, di estendere il modello d'attaccamento proposto alle rappresentazioni delle relazioni con la propria famiglia d'origine, di analizzare le relazioni tra le rappresentazioni d'attaccamento ai pari e le rappresentazioni dell'attaccamento alla famiglia.
I soggetti sono stati dunque intervistati a riguardo le loro relazioni con i pari e con i familiari e ci si aspetta dai risultati che le 2 misurazioni indipendenti riferite ai 2 ambiti d'attaccamento correlino positivamente.
Dato che queste 2 misure d'attaccamento possono contribuire in modo diverso alle difficoltà interpersonali del soggetto, sono stati esaminati anche i problemi interpersonali dei soggetti.


Metodo
I partecipanti erano 33 studenti maschi e 36 femmine, la procedura è stata divisa in 2 sessioni: nella prima c'era un'intervista sull'attaccamento, nella seconda venivano somministrati dei questionari d'autovalutazione.

Risultati
Sono state rilevate differenze nei punteggi del gruppo preoccupato attribuibili al sesso dei partecipanti, invece per quanto riguarda le intercorrelazioni tra i punteggi di attaccamento, per ciascun set di correlazioni, i pattern sono risultati coerenti con il modello proposto.
I punteggi d'attaccamento alla famiglia e ai pari sono risultati significativamente correlati tra loro, come ipotizzato, mentre per quanto riguarda i problemi interpersonali, il livello medio di questi problemi nei gruppi preoccupato e timoroso è risultato più alto di quello degli altri 2 gruppi.

Conclusioni
L'ipotesi di base è stata confermata, i punteggi d'attaccamento alla famiglia d'origine sono risultati moderatamente correlati con i corrispondenti punteggi d'attaccamento ai pari.
I risultati hanno dimostrato che i 2 attaccamenti famiglia/pari, contribuiscono alla previsione delle dimensioni cordialità e dominanza che sono alla base dei problemi interpersonali.
In accordo con il modello circomplesso del comportamento interpersonale, i comportamenti collocati lungo la dimensione affiliazione tendono ad elicitare risposte corrispondenti (ovvero la cordialità stimola la cordialità) e di conseguenza tendono ad autoperpetuarsi.


Discussione generale


I risultati di questa ricerca confermano che la valenza dei modelli di sé e la valenza dei modelli degli altri sono dimensioni importanti e distinte del modo di comportarsi dell'adulto nelle relazioni intime e che le 2 dimensioni possono variare in modo indipendente l'una dall'altra.
La ricerca ha dimostrato la presenza di una relazione positiva tra l'accettazione di sé e quella degli altri.
Per la teoria dell'attaccamento i modelli di sé e degli altri hanno una comune origine nelle relazioni interpersonali precoci e ci si aspetta quindi che i 2 modelli si sviluppino in modo da essere complementari e da confermarsi a vicenda.
Tuttavia esistono pattern interpersonali che presentano una valenza discrepante relativamente all'accettazione di sé e dell'altro (nei preoccupati e nei distaccati/svalutanti), si può dunque concludere che i modelli di sé e degli altri possono completarsi e confermarsi a vicenda pur non essendo congruenti.
E' da segnalare che nessun soggetto che ha partecipato a questa ricerca si è identificato in uno solo dei prototipi di attaccamento, la maggior parte si è riconosciuta in più stili assunti nel corso del tempo, a seconda della relazione o pure nell'ambito stesso del legame.
In questo studio, i punteggi continui non danno maggiori informazioni rispetto alla classificazione di tipo categoriale, i vantaggi però sono che i punteggi continui consentono al ricercatore di misurare più accuratamente le differenze individuali.
Diverse ricerche hanno cmq riportato risultati coerenti con il modello proposto.


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sabato 29 luglio 2017

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Psicodinamica dello sviluppo (10/11): Amore di coppia inteso come processo di attaccamento

Cindy Hazan e Phillip R. Shaver con i loro studi, vogliono arrivare ad affermare che l'innamoramento è un processo d'attaccamento che viene assunto dagli individui in maniera diversa a causa delle loro diverse storie d'attaccamento.
Diversi autori hanno cercato di misurare l'amore con scale unidimensionali, ma si è scoperto che l'amore sembra assumere forme differenti.


L'amore come attaccamento

Per questi studi sono state fatte 5 ipotesi:

  1. Si prevede che circa il 60% degli adulti venga considerato come sicuro e che la restante percentuale venga distribuita più o meno equamente nei 2 gruppi insicuri, con una probabile leggera predominanza del tipo evitante.
  2. Così come i sentimenti che vive il bambino nella sua relazione con la madre predicono la qualità dell'attaccamento, allo stesso modo i diversi tipi di soggetti adulti (sicuro, evitante, ansioso/ambivalente) vivono le loro storie d'amore più importanti con modalità diverse.
    Nelle relazioni dell'adulto sicuro prevarrebbe la fiducia, l'amicizia ed emozioni positive, negli evitanti le relazioni sarebbero caratterizzate dalla paura dell'intimità e dalla mancanza della fiducia, negli ansiosi/ambivalenti l'amore sarebbe vissuto come preoccupante, quasi come una lotta pericolosamente eccitante per fondersi con l'altra persona.
  3. I modelli operativi riguardanti se stessi e le relazioni differiscono a seconda dello stile d'attaccamento.
    I sicuri credono nell'amore duraturo, hanno fiducia negli altri e si considerano persone piacevoli, gli evitanti nutrono maggiori dubbi sull'esistenza e la durata dell'amore e ritengono di non aver bisogno di un partner per essere felici, gli ansiosi/ambivalenti si innamorano spesso e con facilità, ma allo stesso tempo faticano nel trovare un partner (e hanno più dubbi su se stessi).
  4. I sicuri dovrebbero ricordare le madri come costantemente sensibili e premurose, gli evitanti dovrebbero ricordare madri dal comportamento freddo e scostante, gli ansiosi/ambivalenti dovrebbero ricordare un misto tra esperienze positive e negative con la madre.
  5. Siccome i bisogni di attaccamento degli insicuri dovrebbero essere stati meno soddisfatti, questi dovrebbero essere più vulnerabili alla solitudine.
    Il tipo evitante potrebbe però difendersi o mascherare questa vulnerabilità attribuendosi un minor grado di solitudine rispetto all'ansioso/ambivalente. 


Studio 1

E' stato effettuato con un quiz sull'amore pubblicato su un quotidiano locale, su un gruppo con istruzione maggiore e con più donne che uomini.
La misura dei modelli operativi era basata sull'assunto che le aspettative coscienti sull'amore di coppia sono influenzate da modelli mentali sottostanti di cui le persone possono non essere pienamente consapevoli.

Metodo
Sono state considerate 620 risposte, 205 da uomini e 415 da donne, con età compresa dai 14 agli 82 anni (la media era 36 anni), con il diploma come istruzione media.
Le misure sono state fatte da esperti tramite 95 domande sulla più importante storia d'amore dell'intervistato.
Il questionario era diviso in 3 parti, nella prima si chiedevano cose sulla relazione più importante mai vissuta, nella seconda si chiedeva se si trattasse di una storia attuale o passata, di come fossero i rapporti con il partner, quanto era durata la relazione, la terza parte invece riguardava gli stili d'attaccamento e la storia dell'attaccamento.

Risultati
I risultati suggeriscono che la scelta delle alternative da parte dei soggetti non è avvenuta in maniera casuale e che può essere stata influenzata da alcuni degli stessi fattori che influenzano gli stili d'attaccamento da bambini.
In accordo con la previsione iniziale, i soggetti sicuri tendono a descrivere la storia d'amore più importante come particolarmente felice, amichevole e basata sulla fiducia reciproca (e le storie tendevano a durare più a lungo), e anche gli altri tipi d'attaccamento hanno confermato l'ipotesi iniziale.
Esiste quindi una componente fondamentale dell'amore uguale per tutti ed i soggetti si differenzierebbero per l'intensità dei sentimenti e per altri aspetti della relazione, si pensa quindi che ci siano 3 diversi modi di innamorarsi (differenziabili in base alle dimensioni individuate a seconda del tipo di attaccamento riscontrato).
Sono state poi trovate differenze nei modelli mentali in accordo con l'ipotesi 3, mentre per quanto riguarda le differenze nella storia di attaccamento, non sono state rilevate differenze rilevanti tra i 3 tipi d'attaccamento né relativamente all'eventualità o alla durata della separazione dei genitori, né per quanto concerne il motivo della separazione, cmq il miglior predittore dello stile d'attaccamento dell'adulto si è rivelato come la percezione della qualità delle relazioni con i genitori e della qualità delle relazioni tra i genitori.
In generale, i soggetti sicuri descrivono come più calorose le loro relazioni con i genitori e la relazione tra il padre e la madre, i soggetti evitanti descrivono la madre più come fredda e distaccata, gli ansiosi/ambivalenti giudicano il proprio padre piuttosto ingiusto.
Sono state riscontrate poche differenze tra maschi e femmine sui singoli item, ed in generale i soggetti tendevano a descrivere in termini più favorevoli il genitore del sesso opposto, mentre per le caratteristiche negative i soggetti tendevano a giudicare più severamente i genitori dello stesso sesso.
Per quanto riguarda la distribuzione degli stili d'attaccamento non sono state riscontrate particolari differenze tra sessi, invece è rilevante la somiglianza dei risultati tra maschi e femmine nelle risposte.


Studio 2


In questo studio ci si è focalizzati sulla componente dei modelli operativi riguardante il sé, includendo misure di solitudine intesa sia come stato, sia come tratto.
Le ipotesi di questo studio sono le 5 ipotesi prima trattate, i soggetti sono 108 studenti universitari (38 maschi e 70 femmine) con età media di 18 anni.
I soggetti dovevano descrivere la loro storia più importante, dovevano poi valutare il proprio stile d'attaccamento e veniva misurata poi la solitudine.

Risultati

I risultati di questo studio sono coerenti con quello precedente, sembra quindi improbabile che l'indagine condotta pubblicando il questionario sul quotidiano abbia dato luogo ad una distorsione delle percentuali.
Per quanto riguarda le differenze nelle esperienze amorose, i soggetti sicuri hanno descritto le loro storie d'amore come amichevoli, felici e caratterizzate da fiducia reciproca, mentre i soggetti evitanti hanno manifestato la paura dell'intimità e gli ansiosi/ambivalenti parlano di amori contraddistinti dalla gelosia, alti e bassi emotivi e desiderio di essere ricambiati.
Sono state riscontrate differenze nei modelli mentali nei 2 studi, probabilmente perchè gli studenti universitari hanno minori esperienze di relazioni amorose, con durata anche più breve.
I soggetti sicuri si sono descritti come soggetti con cui è facile fare conoscenza, benvoluti dalla maggioranza delle persone, gli ansiosi/ambivalenti hanno manifestato maggiori dubbi su se stessi, riferendo di essere spesso incompresi e sottovalutati e di considerare gli altri meno pronti di loro ad impegnarsi in una relazione, gli evitanti si sono collocati a metà tra questi 2 gruppi.
Per quanto riguarda la storia dell'attaccamento, i soggetti evitanti di questo studio hanno descritto la storia del loro attaccamento proprio come nel primo studio, anche se c'è la tendenza in questo caso a fornire descrizioni più positive, la quale ha contribuito a renderli apparentemente più simili ai sicuri.
Solo dopo aver raggiunto un certo grado di maturità un individuo evitante può ammettere gli aspetti veramente negativi della relazione che lo ha unito ai propri genitori, per questo c'è differenza nei risultati dei 2 studi, e ciò è stato provato da una successiva ricerca.
Per quanto riguarda la solitudine, i soggetti ansiosi non raggiungevano punteggi di solitudine alti come gli altri, e sia i soggetti evitanti, sia quelli ansiosi/ambivalenti venivano giudicati dai conoscenti, socialmente meno competenti dei soggetti sicuri, mentre se erano essi stessi a descriversi, solo gli ansiosi/ambivalenti si attribuivano una scarsa competenza sociale.
Non sono state inoltre trovate differenze significative tra entrambi i sessi in nessuna delle variabili esaminate.

Discussione generale
La prima ipotesi è stata confermata dai risultati, così anche la seconda, dove però è stato rilevato un nucleo comune di esperienza relativo all'amore di coppia (nonostante la sperimentazione di diverse forme d'amore in base al tipo d'attaccamento).
Anche la terza ipotesi è stata confermata, così come la quarta, a parte per il secondo studio dove la storia degli evitanti era a volte simile a quella dei sicuri, ma i motivi di questa somiglianza sono stati attribuiti alla giovane età dei soggetti in esame.
Infine anche la quinta ipotesi è risultata corretta e quindi questi risultati hanno confermato l'utilità di adottare una prospettiva fondata sulla teoria dell'attaccamento nello studio dell'amore di coppia.
Questi studi sottolineano l'importanza della continuità, ma questo non vuol dire che nella vita non si possa cambiare in base alle circostanze ed al contesto, anche temporaneamente.
Questo studio ha cercato di misurare le aspettative coscienti su se stessi e sulle relazioni, mentre gli studi della Main hanno cercato di valutare come l'informazione viene elaborata e distorta.
Secondo gli autori di questa ricerca, l'amore adulto comporta l'integrazione dei tre sistemi attaccamento, prestazione di cure, accoppiamento, attraverso modalità legate alla storia di attaccamento degli individui.
Inoltre sono state rilevate prove della continuità dell'attaccamento da 1 a 6 anni di vita, ed è probabile che la continuità tra l'infanzia e l'età adulta diminuisca con l'avanzare degli anni, questo perchè nel corso della vita gli individui intrattengono comunemente diverse amicizie e storie d'amore importanti, ciascuna delle quali rappresenta un'occasione per rivedere i modelli mentali di sé e degli altri.
L'approccio all'amore di coppia basato sulla teoria dell'attaccamento prevede che l'amore sia un processo biologico oltre che sociale, radicato nel sistema nervoso e deputato allo svolgimento di una o più funzioni importanti.
Secondo gli autori di questi studi, l'amore di coppia è un processo biologico disegnato dall'evoluzione per facilitare l'attaccamento tra partner sessuali i quali, man mano che il rapporto d'amore si evolve, hanno una crescente probabilità di divenire padre e madre di un bambino che potrà contare sul loro aiuto.
Inoltre, la solitudine ed il lutto sono spesso sintomi della profondità del legame di attaccamento che è stato spezzato, ed inoltre si può dire che l'amore e la solitudine sono processi emotivi che assolvono funzioni biologiche.

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domenica 23 luglio 2017

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Psicodinamica dello sviluppo (9/11): Origini della teoria dell'attaccamento

Per formulare la sua teoria dell'attaccamento, John Bowlby trasse spunto dall'etologia, dalla cibernetica, dall'informatica, dalla psicologia dello sviluppo e dalla psicoanalisi.
Alla Mary Ainsworth si deve invece l'idea di figura d'attaccamento come base sicura dalla quale il bambino esplora il mondo, e cmq, entrambi questi autori sono stati molto influenzati da Freud e dalle teorie di altri psicoanalisti famosi dell'epoca.


Le origini


La Klein sosteneva che i problemi emotivi dei bambini sono quasi interamente attribuibili alle fantasie generate dai conflitti esterni piuttosto che agli eventi del mondo esterno, ma Bowlby durante il tirocinio alla Child Guidance Clinic di Londra maturò la convinzione che le esperienze familiari vissute fossero di gran lunga più importanti dei conflitti interiori, e che forse fossero la causa primaria di ogni disturbo emotivo.

La teoria della sicurezza di Blatz afferma che i bambini hanno bisogno di sviluppare una dipendenza sicura dai genitori prima di affrontare situazioni non familiari.
E' da questa teoria che la Ainsworth è partita per il suo concetto di base sicura, e l'incontro con Bowlby diede una svolta decisiva alle sue successive ricerche.

Bowlby era in disaccordo con la Klein sulla terapia con i bambini, ma in lui si colgono cmq idee Kleiniane quando affronta il tema delle fantasie violente dei bambini che si ricongiungono con i genitori.
Bowlby conclude che, per crescere sano mentalmente il bambino deve vivere una relazione affettuosa, intima e continua con la madre, o cmq il caregiver principale, in cui possa trovare sia soddisfazione che piacere.
Bowlby si ispirò molto all'etologia ed il suo primo saggio etologico fu pubblicato nel 1953.


Formulazione della teoria dell'attaccamento


La prima formulazione della teoria dell'attaccamento fu presentata alla British Psychoanalitic Society a Londra, in 3 studi, dal 1958 al 1960.
Nel primo studio, The nature of the child's tie to his mother, Bowlby rifiuta le spiegazioni psicoanalitiche ed ipotizza che il comportamento d'attaccamento di 12 mesi sia composto da un insieme di risposte istintive che hanno la funzione di legare il bambino alla madre e viceversa.
Queste risposte maturano in modo relativamente indipendente durante il primo anno di vita e diventano sempre più integrate, focalizzandosi sulla figura della madre durante la seconda metà del primo anno.
Bowlby notò che l'aggrapparsi ed il seguire rivestono un ruolo più rilevante per l'attaccamento rispetto al succhiare e al piangere.
Bowlby introdusse concetti etologici nelle sue teorie, come lo stimolo segnalatore e gli elicitatori sociali che attivano, disattivano o interrompono risposte specifiche, parlando di stimoli sia esterni che interni (concezione psicoanalitica).
Il secondo scritto, Separation anxiety, afferma che i neonati ed i bambini piccoli conoscono l'angoscia di separazione quando una situazione attiva sia i comportamenti di fuga sia quelli d'attaccamento senza che alcuna figura di attaccamento sia accessibile.
Bowlby sostiene che perchè ci sia un saldo attaccamento ad una persona, bisogna averla considerata come oggetto della propria risposta istintiva.
Nel terzo scritto, Grief and mourning in infancy and early childhood, Bowlby mette in discussione la tesi di Anna Freud, secondo la quale i bambini in lutto non possono piangere a causa dell'insufficiente sviluppo dell'Io e che se c'è un sostituto materno i bambini provano poca angoscia.
Bowlby invece sostiene che i processi di dolore e di lutto si manifestano ogni volta che vengono attivati i comportamenti di attaccamento in assenza di una figura d'attaccamento, e che l'eccessivo succedersi di sostituti materni può causare l'incapacità di costruire legami saldi con altri.
Robertson grazie ad un lavoro svolto con Bowlby individuò 4 fasi di risposta alla separazione: torpore, struggimento e protesta, disorganizzazione e disperazione, riorganizzazione.


Il primo studio empirico sull'attaccamento fu svolto in Uganda dalla Ainsworth, la quale fece uno studio osservativo sullo sviluppo dell'attaccamento madre-bambino.
Studiò 26 famiglie con bambini non svezzati (da 1 a 24 mesi), osservandoli ogni 2 settimane per 2 ore, per un periodo di 9 mesi, cercando di capire l'inizio dei segnali di ricerca di prossimità.

Perfezionamento della teoria e della ricerca sull'attaccamento
I dati del progetto Ganda costituirono una ricca fonte per gli studi sulle differenze individuali nella qualità dell'interazione madre-bambino.
La Ainsworth valutò poi la sensibilità materna ai segnali del bambino, ricavata dai dati di interviste, scoprendo che l'attaccamento era correlato in modo significativo con la sensibilità materna.
Un altro studio importante della Ainsworth fu il progetto Baltimora del 1963.
Anche in questo studio usò l'osservazione naturalistica, su 26 famiglie nel periodo del primo mese di nascita alla cinquantaquattresima settimana, enfatizzando il significato dei pattern di comportamento in un dato contesto piuttosto che i conteggi della frequenza di specifici comportamenti.
Analizzando le narrazioni si scoprì l'emergenza di pattern d'interazione madre-bambino caratteristici nel corso dei primi 3 mesi, osservando differenze individuali consistenti per quanto riguarda la sensibilità, l'appropriatezza e la prontezza con cui la madre rispondeva ai segnali del figlio.
Quando le madri riuscivano a coordinare i loro comportamenti di gioco con quelli dei bambini, questi rispondevano con manifestazioni di gioia e sorrisi, se invece erano silenziose e non sorridenti, le interazioni successive diventavano silenziose e brevi.
La Ainsworth concluse che un bambino aiutato dalla sensibilità materna a raggiungere i propri fini sviluppa un senso di fiducia nella propria capacità di controllare ciò che accade (contrariamente al vecchio pensiero in cui si temeva che si viziassero i bambini accudendoli troppo).
I bambini le cui madri erano state più sensibili al pianto durante i primi mesi, piangevano meno e si affidavano alla comunicazione tramite espressioni facciali, gesti e vocalizzazioni, e lo stesso vale per la tenerezza, successivamente i bambini soddisfatti cercavano il contatto meno frequentemente.

Il primo volume della trilogia dell'attaccamento
Nel 1960 Bowlby lavora al primo volume della trilogia dell'attaccamento, "l'attaccamento alla madre", dove analizza i pattern fissi di azioni e sostituisce il concetto freudiano di pulsione ed istinto con il concetto di sistemi comportamentali controllati in modo cibernetico ed organizzati come gerarchie di piani.
I comportamenti regolati da questi sistemi possono adattarsi a seconda del tipo d'organismo e ad i cambiamenti delle condizioni ambientali, e lo scopo finale dei sistemi comportamentali è quello di garantire la sopravvivenza e la procreazione.
Mano a mano che sequenze di comportamenti si incastrano in unità più complesse formando un'organizzazione controllata in modo cibernetico, la gamma di stimoli che può attivarli diventa sempre più ristretta.
Bowlby definisce il comportamento d'attaccamento come il comportamento finalizzato ad assicurare la vicinanza ad una figura di attaccamento con la funzione adattiva di proteggere il piccolo dal pericolo, inoltre l'attaccamento ha una motivazione propria e non deriva dai sistemi che favoriscono l'accoppiamento e la nutrizione.
Inizialmente i piccoli mandano i segnali di accudimento a tutti, successivamente li indirizzano prevalentemente a chi risponde sempre ai loro pianti, al caregiver, e quando il bambino acquisisce una base sicura, inizia a spostarsi autonomamente per esplorare l'ambiente.
Durante l'età prescolare, il sistema comportamentale d'attaccamento va incontro ad una nuova riorganizzazione perchè il bambino acquisisce una sempre maggiore conoscenza delle motivazioni e degli obiettivi della figura d'attaccamento.


Teoria dell'attaccamento e rappresentazioni mentali


Nel volume "la separazione dalla madre" Bowlby osserva che esistono nei bambini 2 gruppi di stimoli che elicitano paura: la presenza di indizi di paura acquisiti non per apprendimento ma trasmessi culturalmente, e l'assenza di una figura di attaccamento.
Secondo Bowlby, gli esseri umani al posto che essere motivati dalla scomparsa di uno stimolo (come affermava Freud), tendono a mantenere un equilibrio dinamico tra i comportamenti che preservano la condizione di familiarità, quelli che riducono lo stato di tensione e i comportamenti antitetici che hanno come fine l'esplorazione e la ricerca di informazioni.
Il bambino avrà buone possibilità di avere un modello operativo di sé come persona valida ed affidabile se la madre avrà risposto alle sue richieste di accudimento e allo stesso tempo gli avrà lasciato abbastanza spazio per esplorare l'ambiente.
Secondo Bowlby, la trasmissione della salute e della malattia mentale attraverso la cultura familiare assume una rilevanza fondamentale e può diventare addirittura più importante della trasmissione genetica.


Nel terzo volume della trilogia sull'attaccamento, "la perdita della madre", Bowlby afferma che l'adeguatezza dei modelli operativi interni può essere compromessa quando l'esclusione difensiva dell'informazione dalla coscienza interferisce con la loro revisione in risposta ai cambiamenti evolutivi ed ambientali.
L'informazione in entrata viene sottoposta a diversi stadi d'elaborazione prima di raggiungere la soglia della coscienza e ad ogni stadio solo una parte dell'informazione viene trattenuta per le elaborazioni successive, mentre il resto viene scartato.
Secondo Bowlby, l'esclusione difensiva è regolata dagli stessi processi dell'esclusione selettiva, cambia solo la motivazione che guida queste selezioni.
Tre sono le situazioni che possono spingere un bambino ad usare l'esclusione difensiva: quelle in cui i genitori non vogliono che i bambini vengano a conoscenza (sebbene i piccoli ne siano stati testimoni), quelle in cui i bambini trovano assolutamente insopportabile pensare al comportamento dei genitori, e quelle in cui i bambini hanno fatto o pensato di fare qualcosa di cui si vergognano profondamente.
Quando 2 fonti di informazioni in memoria sono molto contraddittorie nasce un conflitto psichico e l'esclusione difensiva può arrivare a produrre ricordi episodici dell'esperienza vissuta (processi probabili in bambini che hanno subito allontanamenti dalla figura di riferimento prima dei 3 anni).
A causa dello sganciamento tra una risposta emotiva e la causa (quando particolari sistemi comportamentali non vengono attivati a causa di incompatibilità con altri sistemi attivi in quel momento) può capitare che una persona che subisce una perdita può preoccuparsi di reazioni e sofferenze personali al posto che attribuire i propri sentimenti alla perdita di una figura importante.

Attaccamento e terapia
L'obiettivo principale della psicoterapia dell'attaccamento consiste nel riconsiderare i modelli operativi interni di sé, in relazione alla figura di attaccamento, che si rivelino inadeguati o superati.
Inoltre, l'individuo il cui modello di relazione di attaccamento è inadeguato, probabilmente lo ripresenterà nello stesso modo nella relazione con il terapeuta.


Nuove linee di sviluppo della teoria


Le rappresentazioni dell'attaccamento includono la trasmissione intergenerazionale dei pattern di attaccamento.
La Main, con la AAI ha cercato di tradurre i pattern di attaccamento madre-bambino in corrispondenti pattern di attaccamento negli adulti.
Altri strumenti sono stati invece creati per valutare la rappresentazione dell'attaccamento nei bambini, mentre alcuni autori hanno creato interviste per valutare l'attaccamento dal punto di vista dei genitori.
Waters e Deane hanno invece messo a punto un Q-sort per valutare il modello operativo interno che la madre ha costruito relativamente all'attaccamento manifestato dal bambino nei suoi confronti.


Attaccamento nel ciclo di vita
Ricerche condotte su individui adulti, sulla separazione coniugale, sui rapporti di coppia, hanno trovato nuove idee quando Shaver e Hazan (1988) hanno tradotto i pattern di attaccamento infantile della Ainsworth in pattern di attaccamento adulti.
Cicirelli ha invece applicato la teoria dell'attaccamento allo studio delle relazioni tra fratelli nell'età adulta e allo studio dei rapporti tra questi e i loro genitori anziani.

Ecologia dell'attaccamento
Per porsi in un'ottica ecologica occorre prendere in esame anche tutti i problemi che nascono nelle famiglie in cui entrambi i genitori lavorano, soprattutto rispetto al mantenimento della differenziazione dei ruoli sessuali dei genitori.
Anche se è con la madre che di solito si instaura l'attaccamento principale, diverse ricerche hanno dimostrato che i bambini possono instaurare relazioni di attaccamento con una gerarchia di figure che comprende padri, nonni, fratelli o con figure professionali che si prendono cura di loro.

Ricerche transculturali
Diverse ricerche dimostrano che il comportamento d'attaccamento risulta ampiamente condizionato da norme e prescrizioni culturali, anche in società più primitive delle nostre.
Secondo Bowlby è molto importante che una società che voglia prendersi cura della salute dei propri bambini, si prenda cura anche dei loro genitori.


Nuovi compiti per la teoria dell'attaccamento


La teoria dell'attaccamento va ancora ampliata anche sulla base delle nuove teorie nascenti in altre discipline.
La teoria clinica dell'attaccamento necessità di un linguaggio empirico come quello elaborato per altre teorie psicoanalitiche.
Bisogna inoltre collegare lo sviluppo dei modelli operativi interni ai nuovi approcci psicosociali che considerano il sé come una struttura narrativa, integrando così la prospettiva della teoria dell'attaccamento con la prospettiva delle teorie interessate alla costruzione sociale della realtà.


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sabato 22 luglio 2017

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Psicodinamica dello sviluppo (8/11): Teorie sull'attaccamento

Sul piano empirico, l'attenzione dei ricercatori si è inizialmente centrata sui processi di attaccamento che caratterizzano le relazioni del bambino con le figure di accudimento e solo di recente si è estesa alle relazioni intime dell'età successiva.
Uno dei primi contributi realizzati nella nuova prospettiva di ricerca si deve alla Main con la sua AAI.
Hazan e Shaver (1987) hanno invece adottato il modello bowlbiniano per l'interpretazione del rapporto di coppia, considerando il legame d'attaccamento come una componente fondamentale e costitutiva del rapporto amoroso, integrata ad altre componenti complementari come quella sessuale e quella di cura.
Questi studiosi, per analizzare le caratteristiche del legame di coppia hanno elaborato uno strumento self-report, adottando per la classificazione dei soggetti la Strange Situation e proponendo gli stessi 3 stili o modelli di attaccamento identificati dalla Ainsworth: insicuro evitante, insicuro ansioso/ambivalente, sicuro.
In questa versione adulta il modello evitante è caratterizzato da timore dell'intimità e incapacità di dipendere dagli altri, quello sicuro dalla capacità di vivere esperienze intime e di ricevere e chiedere aiuto, quello ansioso/ambivalente si distingue per la preoccupazione circa l'affidabilità della figura di attaccamento e la sua disponibilità a soddisfare richieste affettive.
Questo modello di attaccamento si è rilevato utile per comprendere tematiche come la scelta del partner, le origini dei diversi tipi di amore, il cambiamento degli stili amorosi nel corso della vita, e spiega inoltre la difficoltà nel formare e mantenere legami nelle relazioni o la tendenza ad evitarle completamente.
In generale, i modelli relazionali messi a punto nella famiglia d'origine tendono ad essere estesi alle relazioni adulte.


Working models


I modelli operativi interni sono costituiti da più rappresentazioni organizzate attorno alle aspettative di risposta dalle figure di accudimento, rappresentazioni che permettono di prevedere il comportamento dell'altro e che ne guidano le risposte soprattutto in situazioni di ansia o di bisogno, e sono quindi all'origine degli atteggiamenti nei confronti degli altri e delle modalità di conduzione delle interazioni sociali, specificatamente, nelle relazioni amorose.
I bambini possono sviluppare separati ed indipendenti modelli di attaccamento, e nel corso dell'infanzia i modelli si solidificano e si gerarchizzano fino a diventare caratteristiche della personalità del soggetto, così questi si trova in età adulta a disporre di una gamma di modelli operativi, gerarchicamente organizzati e riferiti a differenti aspetti della realtà.
Il problema sorge quando questi modelli sono incompatibili l'uno rispetto all'altro ed in tal caso può sorgere la patologia.
Secondo la Main, i modelli operativi di soggetti sicuri sono caratterizzati dall'integrazione coerente di informazioni, mentre l'incoerenza e la mancanza di integrazione, o più precisamente una diversità di modelli riferiti allo stesso aspetto della realtà, implicitamente contraddittori e incastrati l'un l'altro, sono propri di quelli insicuri.
E' cmq possibile che l'individuo esibisca nel tempo o in circostanze differenti, modelli d'attaccamento differenti, così come è possibile che esibisca modelli di attaccamento diversi in relazione ad uno stesso evento.



Stabilità e cambiamento


La continuità dei modelli può essere rivista durante nuove relazioni amorose, esperienze intrapsichiche come la psicoterapia, come l'assunzione del ruolo del genitore, o il conformarsi col partner, costituiscono l'occasione per sviluppare modelli specifici dell'altro e della relazione cui adattare i propri modelli comportamentali stabili.
Ciò non toglie che in caso di particolare stress non si ricorra ai vecchi modelli di riferimento.
Inoltre si può ipotizzare che l'assunzione di un determinato modello di attaccamento nella relazione con il partner possa avere effetti di ricaduta su quello con la famiglia d'origine.



Ciclo evolutivo del legame d'attaccamento


I genitori vengono sostituiti come figure d'attaccamento attraverso un percorso d'esplorazione di nuovi legami, grazie al fatto che si possono correre rischi perchè c'è una base sicura su cui poter far conto, e col passare del tempo la base sicura passa al gruppo di pari e al partner.
Col partner, il soggetto, oltre che fruitore di cure si fa a sua volta figura di supporto e accudimento per la figura di attaccamento, passando da un rapporto asimmetrico (con i genitori) ad un rapporto simmetrico.
Questa reciprocità favorisce l'ulteriore passaggio ad un rapporto asimmetrico con i propri figli ed i genitori anziani.
Per poter far tutto questo cmq, occorre il potersi separare dai legami genitoriali iniziali, ma non sempre ciò è possibile, specie in presenza di legami insicuri infantili, ed i riflessi di tale legame si riscontrano sia nella scelta del partner, sia nella relazione stessa con esso.



La scelta del partner


I soggetti sicuri tendono ad unirsi ad altri soggetti sicuri, mentre gli accoppiamenti evitante con evitante ed ambivalente con ambivalente sono poco frequenti o di breve durata.
Sembra che in una relazione stabile venga scelto un tipo di partner che consenta di confermare la percezione di sé e degli altri, e che giustifica la ripetizione dei propri modelli relazionali.
L'evitante sembra scegliere l'ambivalente che aspira ad un livello d'intimità non realistico per validare la propria percezione negativa degli altri e giustificare la propria necessità di mantenere una distanza psicologica, e in contemporanea la distanza messa con l'evitante servirebbe all'ambivalente ad alimentare l'insicurezza e la dipendenza, confermando così le proprie aspettative e timori.



Caratteristiche del legame di coppia: supporto, vicinanza, conflitto


Kunce e Shaver hanno messo a punto una scala per la misurazione del comportamento di cura, descritto in relazione a diversi modelli d'attaccamento, la modalità di fornire supporto e di riceverne.
I soggetti sicuri sono in grado di dare e ricevere cure, gli evitanti si considerano autosufficienti e non chiedono aiuto (fuggono alla richiesta d'intimità), gli ambivalenti avanzano molte richieste, ma sono meno propensi a fornire cure.
Il grado di sicurezza o di ansia in una relazione risulta una funzione combinata dello stile d'attaccamento e di fattori specificatamente legati al partner e alle circostanze della stessa relazione.
Nei soggetti non sicuri, è stato rilevato che l'allontanamento del partner genera risposte psicofisiologiche elevate che non scompaiono in seguito al ricongiungimento con il partner, inoltre, nelle situazioni conflittuali i soggetti non sicuri tendono a rispondere in modo non costruttivo, arrivando con la loro reazione anche a minare la stabilità della relazione.
Inoltre, i fattori di insoddisfazione e quindi di conflitto, sono diversi tra uomo e donna, dove l'atteggiamento ansioso della donna è un elemento di conflitto per l'uomo, mentre la scarsa disponibilità di questo ad un rapporto intimo è causa di conflitto per la donna.



Scelta ed assunzione del ruolo genitoriale


I modelli operativi e gli stili di attaccamento influenzano anche la decisione di assumere o no il ruolo genitoriale.
Si pensa che la qualità del legame in corso con la famiglia d'origine incida sulla qualità del legame con il partner e che entrambi incidano sulle motivazioni e sui tempi di assumere il ruolo parentale, condizionando la qualità della successiva relazione del bambino al genitore, ma anche sulla decisione di non avere figli.
Il passaggio ad un diverso livello generazionale comporta una rinegoziazione dei rapporti con le famiglie di origine che non sempre risulta possibile, specie quando i legami non risolti con le famiglie sono difficilmente modificabili.
La scelta di avere figli potrebbe risultare una dichiarazione di incapacità genitoriale per richiamare su di sé l'attenzione dei familiari o del partner ed ottenere attraverso il bambino nuove cure.



Separazione


La durata della relazione sembra condizionata dal tipo di legame che unisce un partner all'altro, anche se la stabilità non necessariamente è un privilegio dei legami sicuri (sia le relazioni tra i sicuri che gli insicuri possono durare nel tempo).
L'accoppiamento ansiosa con l'uomo evitante è duraturo come i sicuri, mentre l'ansioso con la donna evitante è meno stabile.
L'uomo evitante è il soggetto che di solito soffre meno per la separazione (non la donna).



Criteri di classificazione


Esistono 3 modalità di classificazione:
  1. Gruppi di soggetti vengono assegnati a tipi o categorie discrete sulla base di differenze qualitative, tipo diverse strategie di regolazione emotiva.
    La variabilità significativa è fra i gruppi e non all'interno del gruppo.
    In quest'area si colloca la AAI e lo strumento ideato da Hazan e Shaver per l'analisi del legame di coppia.
    Queste classificazioni rendono evidenti le differenze individuali ma danno per presupposto che i 3 stili d'attaccamento siano mutualmente escludentesi.
  2. Classificazione per dimensioni: i soggetti si situano lungo una o più dimensioni continue ed indipendenti l'una dall'altra, dove solo una differenza quantitativa diversifica gli individui.
    Collins e Read hanno individuato 3 dimensioni sottostanti agli stili: close, depend, anxiety, dimensioni che non corrispondono agli stili ma consentono di discriminarli e di evidenziarne le possibili combinazioni.
    I vantaggi riguardano l'accuratezza della misura delle differenze individuali, la facilità di confronto tra misure diverse, ma c'è il problema della scelta delle dimensioni che meglio descrivono il costrutto.
  3. Classificazione per prototipo: operata dalla Bartholomew, il prototipo è un sistema di classificazione che esplicitamente riconosce e prevede una variabilità interna alla categoria, così i membri del gruppo differiscono in relazione al grado di corrispondenza al modello.
    Lo stile di attaccamento di un soggetto viene valutato considerando il suo profilo, non in relazione alle diverse dimensioni, ma in relazione ai diversi prototipi previsti.
    Bartholomew ha individuato 4 modelli prototipici di attaccamento: sicuro, preoccupato, evitante timoroso, evitante distaccato/svalutante, e a tali modelli gli individui possono avvicinarsi per diversi gradi d'approssimazione.
    Questi 4 modelli sono concepiti in modo che un individuo corrisponda ad essi in gradi diversi ed il profilo individuale emerge dalla considerazione dell'insieme dei 4 modelli.
    Secondo questo approccio, 2 individui che adottano la stessa strategia primaria possono di fatto avere esperienze relazionali diverse se hanno strategie secondarie o terziarie diverse. 

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domenica 16 luglio 2017

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Psicodinamica dello sviluppo (7/11): Analisi dello sviluppo dei modelli operativi nelle relazioni intime

I cambiamenti che avvengono nel corso delle relazioni sono così rilevanti da far passare in secondo piano gli aspetti di continuità.
Nelle relazioni, le persone assumono ruoli specifici basati su norme culturali, su storie personali e su esperienze condivise, e nelle relazioni intime, il gergo tecnico usato dai teorici dell'attaccamento per le connessioni tra i ruoli è modelli operativi.


Innamorarsi: un intreccio di modelli di relazione


Nella storia di Susan e John, una coppia sulla trentina, John aveva fatto una corte spietata a Susan e lei si innamorò, un anno dopo il matrimonio nacque Amy, che cmq aveva un fratellastro di 4 anni, Peter, un figlio avuto da Susan prima di conoscere John.
Dopo un anno dalla nascita di Amy iniziarono gravi conflitti, John assunse un atteggiamento paternalistico e sapientone, criticando spesso la moglie, tirannico e dominante, e lei sentendosi tradita iniziò ad allontanarsi da lui.
John alternava momenti romantici a momenti di rabbia, e dopo 6 anni di matrimonio i 2 si separarono rivolgendosi ad operatori psichiatrici.



Sviluppo dei modelli delle relazioni intime


L'analisi fatta alla coppia mostra l'evoluzione nel tempo, tramite le principali riorganizzazioni, dei loro modelli operativi individuali riferiti alle relazioni, l'intreccio dei loro modelli operativi individuali con l'inizio della loro storia d'amore, e la conclusione della relazione a causa dei modelli operativi individuali delle relazioni stesse.
Le persone elaborano i loro modelli operativi individuali dei legami intimi basandosi sulle relazioni importanti vissute in famiglia e su altri legami intimi importanti, e a poco a poco costruiscono modelli complessi che connettono tra loro più ruoli.
Cognizione ed emozione fluiscono assieme nello sviluppo dei legami, le emozioni non costituiscono solo le esperienze interne, ma anche reazioni adattive (le persone valutano come una situazione si colleghi agli obiettivi e agli interessi nelle loro relazioni e reagiscono emotivamente sulla base di questa valutazione).
Le emozioni plasmano sia il comportamento immediato che il suo sviluppo a lungo termine, e l'amore è una delle emozioni fondamentali che modellano le relazioni, mentre l'attaccamento sicuro è una dimensione di primaria importanza nei modelli operativi.
Si pensa che lo sviluppo formi una rete di fili, in quanto la mente non è integrata in modo logico ma frazionata (anche se alcune specifiche parti possono integrarsi) e le parti frazionate sono organizzate dai diversi fattori che influenzano i modelli operativi.
I modelli operativi dei rapporti di ruoli si sviluppano sistematicamente attraverso una serie di livelli di abilità, che variano nei diversi ambiti (fili della rete) e di solito formano un insieme uniforme.
Uno dei principali fattori organizzativi nello sviluppo dei legami è la dimensione positivo-negativa delle emozioni, la quale produce la naturale suddivisione dello sviluppo in percorsi separati.
Crescendo, si integrano la dimensione positiva con quella negativa (i bambini piccoli le hanno separate), pur mantenendo la tendenza alla separazione.


Susan: sviluppo di modelli operativi riferiti alla perdita di attaccamento
La madre di Susan era rimasta incinta a soli 18 anni, mentre il padre morì in un incidente stradale poco prima della sua nascita.
Susan visse coi nonni materni ai quali si attacco molto, ma a causa dell'infermità del nonno Susan fu costretta a 3 anni a tornare a vivere con la madre, la quale la accudiva solo occasionalmente, lasciandola ai parenti e alla baby-sitter (frequenti cambi del caregiver, ripetizione della perdita ed ipervigilanza).
Susan aveva 2 aree di modelli operativi, l'area disimpegnata (si sentiva sola e manteneva un atteggiamento distaccato) e l'area di supporto affettivo (si sentiva amata ed accudita, ma sempre con la paura dell'abbandono), 2 aree nettamente separate a livello emotivo.
Entrambe le aree avevano aspetti positivi e negativi, ma ovviamente il modello del supporto affettivo era più positivo dell'altro, inoltre, nell'area del supporto era una bambina amata (IOAMATA), mentre nell'area del disimpegno era una bambina sola (IOSOLA).
Crescendo Susan elaborò un modello operativo di una relazione disimpegnata che combinava rabbia ed accuse di cattiveria con distacco, che aveva sviluppato precedentemente verso la madre.
Visto che la famiglia era orgogliosa dell'intelligenza di Susan, l'essere intelligente diventò parte centrale delle sue relazioni affettive, mentre a scuola sviluppo relazioni disimpegnate.
Crescendo Susan iniziò a costruire collegamenti tra il modello disimpegnato e quello di supporto affettivo, se sostenuta da altri era capace di creare legami tra essi, inoltre, nell'area del disimpegno Susan cambiava il suo modello di rabbia con quello di intelligenza per formare un modello astratto di personalità che accentuava la sua indipendenza.
Nell'area di supporto combinava il modello intelligente/orgoglioso con quello della condivisione dei compiti/amicizia, per formare un modello astratto di personalità che accentuava il suo coinvolgimento nei rapporti affettivi.
Si preoccupava molto di non arrivare ad assumere il ruolo di bambina vulnerabile e quindi oscillava tra la personalità impegnata a quella indipendente (la sua preferita perchè sicura).
Crescendo divenne capace di essere indipendente ma anche emotivamente non coinvolta, inoltre quando il primo marito la tradì, adotto con lui un modello disimpegnato, facendo finire il matrimonio e creando un sistema che univa l'indipendenza al non coinvolgimento e al senso di tradimento verso il marito (si vendicò indirettamente sfogando l'odio tramite il non far vedere il figlio al padre).
Quando incontrò John, Susan ebbe fiducia in lui perchè condividevano entrambi il rispetto per l'intelligenza e si creò un sistema dove si sentiva amata, impegnata e leale.

John: sviluppo dei modelli operativi di violenza occulta in famiglia
John aveva avuto un'infanzia difficile, era cresciuto in una famiglia caratterizzata da violenza occulta dove i genitori separavano nettamente l'area privata (tiranni) dalla pubblica.
In pubblico i genitori lodavano John per la sua intelligenza, in privato lo trattavano male (come quella volta che il padre appena stato licenziato lo schiaffeggia perchè John si era permesso di parlare di cose intelligenti, mischiando il modello pubblico col privato e venendo così punito).
Nell'area pubblica John aveva dei genitori orgogliosi di lui (John aveva un IOBUONO), in quella privata aveva dei genitori tiranni che gli facevano pesare le cose (John aveva un IOCATTIVO), inoltre, il modello privato non doveva assolutamente apparire in pubblico.
Così John interiorizzò questi 2 modelli comportandosi anche lui scindendo l'area privata (dove maltrattava un bambino suo compagno) e l'area pubblica (dove lo difendeva).
Successivamente nel privato unì 2 versioni del modello capo-seguace e si formò una personalità tiranno-vittima, mentre nel pubblico unì il modello adulto, orgoglioso, intelligente con quello docente, discendente, costruendo una personalità competente e disponibile, e aveva bruschi scambi tra le 2 personalità.
Un esempio di questo suo modo di fare è quello che alcuni insegnanti lo consideravano dotato e carismatico, altri disonesto e intrigante, inoltre John non aveva amici, era distaccato dagli altri, e fu anche accusato di truffa, seppur nella parte pubblica era in grado di apparire efficiente e capace con le persone che detenevano l'autorità (era divenuto abile a celare le sue manipolazioni private in pubblico).
Crescendo non era riuscito a creare un legame sentimentale duraturo, perchè nelle ragazze che aveva conosciuto mancavano gli interessi intellettuali o artistici, finché incontro Susan (insegnante d'arte), la corteggiò integrando i suoi modelli pubblici per creare un modello operativo complesso adatto allo scopo, ma purtroppo questo modello funzionava solo in pubblico, in privato John era tiranno/vittima e presto questo aspetto di lui venne fuori, rovinando tutto.
In questo caso il problema era solo di John, perchè Susan crescendo era riuscita ad integrare il modello pubblico e quello privato, mentre in John c'era una forte dissociazione.

Costruzione congiunta dei modelli di relazione di John e Susan
I 2 coniugi condividevano molti aspetti dei loro modelli individuali, ma si focalizzavano soprattutto sulla competenza e l'intelligenza, somiglianze che consentivano di condividere i modelli operativi dell'altro e di confermarli (e quindi di innamorarsi).
E' da notare che buona parte della ricerca e della teoria sui legami tratta i modelli operativi come se fossero caratteristiche dell'individuo, le altre persone in questa visione, fanno letteralmente parte dei modelli operativi di un individuo.
In generale le persone cercano contesti che sostengano i propri modelli operativi, perchè questi possono funzionare appieno solo in tali determinati contesti, e nel caso di Susan e John, questi sostenevano reciprocamente i rispettivi modelli operativi e partecipavano assieme alla costruzione di modelli condivisi nel legame intimo.
Durante molteplici interazioni i 2 costruirono una relazione pubblica indipendente basata sui propri modelli operativi individuali (Susan disimpegnata, indipendente e John competente).
In generale, quando si disegna graficamente un modello, la natura di struttura congiunta del modello operativo è segnata tra parentesi graffe, a differenza delle quadre usate nei modelli operativi individuali.
Susan e John crearono 2 modelli condivisi nei quali oscillavano per adeguarsi nei loro bisogni (Susan affettiva, impegnata con John competente e Susan affettiva, amata con John romantico).
Purtroppo John era incapace di superare le proprie personalità private nelle sue relazioni familiari intime e questo creò problemi nel rapporto di coppia e Susan, sentendosi tradita, trattò John come odioso, ed il rapporto finì.
Gli scienziati sociali analizzando come queste relazioni si sviluppano e si trasformano possono imparare modi per aiutare la gente a costruire modelli operativi condivisi.

Analisi del cambiamento e degli elementi di continuità nello sviluppo dei modelli
Le relazioni intime sono fondamentali per il tessuto della vita umana e della cultura.
Lo sviluppo dei modelli operativi non avviene grado per grado tramite una semplice sequenza lineare, infatti di solito le persone non hanno un modello operativo unico dei legami intimi.
Lo sviluppo delle relazioni comporta un movimento lungo i diversi fili di una rete, fili organizzati secondo il contesto e la cultura delle relazioni intime di una persona e dalle emozioni che questa persona vive in questi rapporti.
Anche se i fili sono separati, questi possono pure intrecciarsi creando legami tra diversi aspetti delle relazioni.
Nei legami intimi, sia le emozioni che le esperienze producono una scissione affettiva tra i fili, ma in casi estremi le persone possono attivamente dissociare i fili, tenendosi così nettamente separati in modo che il legame tra di essi diventa quasi impossibile.
Gli strumenti per descrivere le reti di sviluppo possono essere adoperati per analizzare sia lo sviluppo individuale dei modelli operativi che la costruzione di modelli integrati condivisi (che derivano dai modelli individuali).
Esistono quindi 3 diversi aspetti studiati dello sviluppo delle relazioni:
  1. Gli enormi cambiamenti che avvengono nei modelli relazionali durante l'infanzia.
  2. I cambiamenti significativi che avvengono durante la formazione di nuove relazioni intime.
  3. La continuità nel contenuto e nell'approccio che permane nonostante questi cambiamenti. 

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sabato 15 luglio 2017

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Psicodinamica dello sviluppo (6/11): Trasmissione intergenerazionale dell'attaccamento

Nella strange situation i bambini devono affrontare un ambiente sconosciuto, l'interazione con un estraneo e 2 brevi separazioni dalla madre.
La strange situation è composta da 8 episodi: la madre ed il bambino sono accompagnati in una stanza del laboratorio attrezzata per il gioco, dove vengono raggiunti da una donna sconosciuta al bambino, poi mentre la sconosciuta gioca col bambino, la madre va via e poi torna subito dopo, segue una seconda separazione dove il bambino resta solo ed infine tornano la madre e l'estranea.
Sulla base delle reazioni dei bambini a questi stress è possibile distinguere 3 tipi d'attaccamento:
  • Attaccamento sicuro: questi bambini ricercano la vicinanza della madre durante il ricongiungimento, esprimono apertamente il loro sconforto, la propria tensione e l'angoscia e poi sono in grado di tornare ad esplorare l'ambiente circostante.
  • Attaccamento insicuro evitante: appaiono tranquilli e al momento del ricongiungimento ignorano o evitano la madre.
  • Attaccamento insicuro ambivalente: combinano la forte ricerca di vicinanza con la resistenza al contatto, non riescono a riprendere a giocare e non esplorano l'ambiente. 

Successivamente Main e Solomon hanno individuato una quarta categoria, l'attaccamento disorganizzato/disorientato, caratterizzato da comportamenti contraddittori, mal orientati, che indicano apprensione nei confronti di un genitore.
Il modello operativo di attaccamento viene costruito sulla base delle prime esperienze vissute dal bambino nel corso delle sue interazioni con le figure di attaccamento significative.
Diversi studi mostrano che madri di bambini con attaccamento sicuro sono sensibili e responsive, le madri di evitanti non sono responsive o non colgono i segnali, sono distanti emotivamente e scarsamente inclini al contatto fisico, mentre i bambini ambivalenti hanno madri che rispondono ai loro segnali in maniera incoerente.


Adult Attachment Interview


Diversi dati sembrano suggerire che i bambini di vittime di abusi diventeranno probabilmente dei genitori abusanti, e che in generale genitori con problemi rimandano ad un'infanzia con problemi.
Il modello che descrive la trasmissione intergenerazionale dell'attaccamento:
prime esperienze di attaccamento del genitore -> comportamento genitoriale -> esperienza d'attaccamento del bambino
Cmq il legame tra le prime esperienze d'attaccamento ed il successivo comportamento genitoriale può essere spezzato tramite le esperienze positive vissute con altre persone (genitori o partner).
Un partner o un terapeuta possono costituire una base sicura su cui contare per esplorare le precedenti esperienze d'attaccamento e venire a patti con esse.
L'AAI si basa su 2 assunti: la memoria autobiografica è la ricostruzione in atto del proprio passato alla luce delle nuove esperienze, la rimozione, la scissione e l'idealizzazione del passato esistono e possono essere analizzate studiando separatamente la forma ed il contenuto dei resoconti autobiografici di natura narrativa.
Si può avere quindi un nuovo modello:
prime esperienze di attaccamento del genitore -> rappresentazione dell'attaccamento del genitore -> comportamento genitoriale -> esperienze d'attaccamento del bambino
Quindi ora si pensa che il comportamento genitoriale non dipende solo dal passato, ma può essere anche influenzato dal contesto presente, dalle relazioni attuali.
L'AAI è un'intervista semistrutturata della durata di circa un'ora che indaga le descrizioni generali delle relazioni passate con i genitori, gli specifici ricordi sul sostegno offerto dai genitori o sulla contraddittorietà dei loro comportamenti e le descrizioni delle attuali relazioni con i genitori.
Ai soggetti viene chiesto di indicare 5 aggettivi per descrivere la loro relazione con ciascun genitore nel corso dell'infanzia.
Si chiede inoltre: perchè hanno scelto quegli aggettivi, a quale genitore si sentono più vicini, che facevano da bambini quando erano turbati, che ricordano della separazione dei genitori, se si sono mai sentiti rifiutati da loro.
Si chiede inoltre se pensano che le loro personalità adulte sono state influenzate da tali esperienze, perchè i genitori secondo loro si sono comportati così e come si è modificata nel tempo la loro relazione con i genitori (e anche domande su eventuali perdite significative).
Le interviste sono trascritte parola per parola e codificate, i soggetti sono inoltre invitati a dire cose di cui sono sicuri, devono essere brevi ma esaustivi, devono andare al dunque ed esporre le informazioni con chiarezza ed in modo ordinato.
Sono stati individuate 3 tipologie di attaccamento:

  • distaccato svalutante: enfatizzano la propria indipendenza, quando riconoscono alcuni aspetti negativi dell'infanzia insistono nel dire che non sono stati influenzati da questi, esprimono spesso valutazioni positive sul passato senza essere in grado di provarle e spesso si giustificano dicendo di non ricordare, sono spesso contraddittori ed incoerenti.
  • autonomo: non hanno problemi nell'esporre le loro valutazioni sulle relazioni passate, né a riconoscerne l'importanza avuta per lo sviluppo della loro personalità, sono in grado di descrivere in modo coerente le loro esperienze di attaccamento (no contraddizioni).
  • preoccupato: sono ancora molto attenti alle passate esperienze d'attaccamento e quindi non sanno descriverle in maniera coerente, sono un po' vaghi, spesso si arrabbiano pensando all'attuale relazione coi genitori. 

I soggetti svalutanti e preoccupati sono considerati rientrare nella tipologia di attaccamento insicuro.
Soggetti che dimostrano di non aver ancora portato a termine l'elaborazione del lutto, vengono classificati come irrisolti.

Attendibilità
L'AAI risulta in parte influenzata dalla personalità dell'intervistatore e dallo stile di conduzione da lui adottato.
La fedeltà della trascrizione è un fattore essenziale per la bontà dei dati e l'affidabilità intergiudici viene valutata e riportata in quasi tutte le ricerche che usano l'AAI, mostrando una buona ma non perfetta attendibilità.
Per verificare la stabilità della rappresentazione dell'attaccamento negli adulti si usa l'attendibilità test-retest.

Validità discriminante
Il discorso rilevato con la AAI dovrebbe rispettare le massime di qualità, quantità, rilevanza e modo di Grice, e la coerenza delle trascrizioni dei resoconti potrebbe essere determinata dalle capacità di ragionamento logico dei soggetti (intelligenza).
Parlando di memoria, il sistema di codifica prevede che un mancato ricordo degli eventi dell'infanzia possa essere considerato indicativo di un modello operativo di attaccamento insicuro, tuttavia è importante capire se la AAI valuti le rappresentazioni dell'attaccamento interne al soggetto o piuttosto differenze cognitive di ordine generale che tradurrebbero come una diversa efficienza della memoria autobiografica.
Alcuni studi dimostrano che la classificazione dell'attaccamento fatta con la AAI non è influenzata dalle differenze nella memoria autobiografica dei soggetti.
Bisogna valutare poi la desiderabilità sociale dei soggetti, e per far questo si include spesso nella ricerca anche una misura della desiderabilità sociale, e cmq da nessuno studio è emersa l'esistenza di un legame tra desiderabilità e classificazione dell'attaccamento.
Non è stata riscontrata manco una significativa relazione tra temperamento ed attaccamento adulto.
Tutte queste verifiche vanno a favore della bontà psicometrica della AAI.

Distribuzione delle categorie d'attaccamento in campioni clinici e non clinici
Su un campione non clinico sono state rilevate 2000 AAI ed i risultati hanno mostrato che la percentuale delle madri insicure è molto elevata, la nazionalità e lo stato economico non sembrano importare, la distribuzione relativa ai padri rispecchia quella delle madri.
Sembra che ci sia la tendenza a compensare l'insicurezza con la sicurezza del partner e che quindi ci siano buone possibilità di interrompere il ciclo generazionale dell'insicurezza.
Su un campione clinico si sono trovati più comportamenti insicuri rispetto al campione non clinico, dove però non c'è correlazione tra tipo di disturbo psichico e tipo di rappresentazione di attaccamento, cmq i soggetti svalutanti sono risultati essere i meno disturbati tra gli insicuri.
All'aumentare dell'insicurezza aumenta il numero di disordini di personalità e la sicurezza dell'attaccamento risulta associata alla qualità delle interazioni tra i pazienti e il personale sanitario.
In definitiva, non è stato ritrovato nessun legame inequivocabile tra AAI e tipologie di disordini di personalità, ma si è trovato che i delinquenti più insicuri erano anche quelli più disturbati.

Misure alternative
L'AAI è uno strumento molto laborioso, ci vuole uno specifico addestramento per poterla utilizzare, per questo motivo alcuni ricercatori hanno creato metodi alternativi, tuttavia tutti questi strumenti non presentano una validità convergente soddisfacente e quindi non esiste ancora un'alternativa valida alla AAI.


Trasmissione intergenerazionale dell'attaccamento


La trasmissione intergenerazionale dell'attaccamento suggerisce l'esistenza di una analogia tra strategie di attaccamento dell'adulto e del bambino.
Si pensa che genitori autonomi alimentino una relazione sicura coi figli grazie alla loro capacità di cogliere i comportamenti di segnalazione a loro indirizzati, mentre le esperienze passate dei genitori insicuri possono intaccare questa capacità.
Tramite il metodo della meta-analisi, si è scoperto che le rappresentazioni dell'attaccamento possedute dai genitori prima della nascita del figlio possono predire la qualità della relazione di attaccamento genitore-figlio a un anno di distanza (non sembrano plausibili le spiegazioni che parlano dell'esistenza di un terzo fattore influente, quindi il QI ereditario o il temperamento ereditario non sono associati alle classificazioni ottenute con l'AAI).


Responsività genitoriale
La responsività è l'abilità di percepire e interpretare con accuratezza i segnali ed i messaggi comunicativi impliciti nel comportamento del bambino, e sulla base di questa comprensione, rispondere a tali segnali in modo adeguato e con prontezza.
I soggetti che tendono a negare i propri sentimenti negativi relativi alle proprie passate esperienze potrebbero rilevarsi meno disposti a cogliere i sentimenti d'ansia dei figli e a reagire a questi in maniera adeguata.
Invece nel caso che i genitori siano ancora molto legati alle esperienze passate (di attaccamento ai genitori), queste stesse esperienze possono intralciare la loro attuale capacità di recepire i segnali emessi dai propri figli nel corso di eventi stressanti e di rispondere ad essi in modo adeguato.
I genitori autonomi invece sono di solito recettivi ai tentativi dei figli di comunicare il loro stato d'ansia e di inquietudine.

Interruzione della trasmissione
Il processo della trasmissione intergenerazionale non è ancora stato spiegato nella sua interezza.
Le differenze di responsività tra genitori con lo stesso tipo di attaccamento possono essere spiegati da errori di misurazioni, da fattori genetici, e cmq le misure della responsività attualmente disponibili non sono in grado di abbracciare tutti gli aspetti significativi dell'interazione genitore-figlio.

Influenze ambientali
E' stato fatto uno studio sui Kibbutz israeliani per vedere le influenze ambientali sull'attaccamento ed è stato scoperto ad esempio che la trasmissione intergenerazionale era presente o assente in relazione alla diversa sistemazione notturna dei bambini, cosa che sembra costituire un aspetto fondamentale del contesto di cura del bambino.
Questo risultato lascia intravedere i limiti dell'ipotesi della trasmissione intergenerazionale.
Sembra che l'esposizione positiva con la madre possa essere annullata dagli effetti negativi del contesto, o cmq la poca frequenza a queste esposizioni può agire negativamente, quindi separazioni frequenti protratte nel tempo potrebbero veicolare sentimenti di insicurezza nonostante il positivo attaccamento madre-figlio.
Quindi si può concludere che la trasmissione intergenerazionale non è indipendente dal contesto e che specifiche pratiche educative possono ostacolare ed impedire la trasmissione della sicurezza.

Attaccamento dall'infanzia all'età adulta
Le precoci esperienze di attaccamento possono assumere un ruolo effettivo nella formazione delle rappresentazioni adulte relative all'attaccamento.
Si pensa che lo sviluppo dell'attaccamento nel primo anno di vita sia influenzato da particolari condizioni ambientali, sensibilità che diminuisce man mano che si cresce.
Uno studio di Zimmermann dimostra che il 70% della varianza relativa alla sicurezza dell'attaccamento dell'adolescente viene spiegata da eventi di vita, mentre lo studio Hamilton ha dimostrato che l'attaccamento si dimostra particolarmente stabile in un periodo di ben 17 anni.
Questa continuità è stata associata a specifiche circostanze familiari, dove ad esempio i bambini sicuri vivevano in famiglie benestanti dove la possibilità dello stress era ridotta.
La discontinuità dell'attaccamento sembra essere correlata ad eventi di vita negativi, come la perdita di un genitore, il divorzio, malattie gravi, disturbi di natura psichica, abusi.
Tutti gli studi a disposizione mostrano una certa continuità di attaccamento dopo i primi 20 anni di vita, e che la discontinuità è connessa a particolari eventi negativi.
Lo sviluppo dell'attaccamento non si conclude cmq nel primo anno di vita, ma rimane aperto agli influssi provenienti dall'esterno e suscettibile al cambiamento, per tutta la durata dell'adolescenza.

Spezzare il ciclo intergenerazionale di attaccamento insicuro
L'attaccamento insicuro durante l'infanzia è associato a un aumento del rischio di sperimentare in età prescolare problemi della sfera socio-emotiva.
Sono stati sviluppati 2 tipi d'approccio di ricerca-intervento per modificare l'attaccamento insicuro.
Nel primo caso gli interventi si indirizzano alla responsività del genitore, nel secondo caso gli interventi si focalizzano sulle rappresentazioni mentali dell'attaccamento dei genitori.
Alcuni interventi sembrano efficaci per modificare la sensibilità dei genitori ma non lo stile d'attaccamento del bambino, altri possono modificare solo le rappresentazioni dei genitori, ma non l'attaccamento infantile o la sensibilità genitoriale.
Purtroppo la maggior parte degli studi non riscontra cambiamenti nelle rappresentazioni dell'attaccamento.
La generalizzabilità degli interventi sembra garantita quindi solo nei casi in cui gli interventi producono un cambiamento non solo del comportamento genitoriale o dell'attaccamento del bambino, ma anche delle rappresentazioni di attaccamento.
Si potrebbe cmq ipotizzare che alla lunga, il cambiamento comportamentale faccia mutare la rappresentazione mentale e che il comportamento sicuro del bambino alla lunga possa far mutare la rappresentazione insicura del genitore, ma queste sono ipotesi non verificate.

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domenica 9 luglio 2017

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Psicodinamica dello sviluppo (5/11): Origini dell'attaccamento sicuro

L'assunto principale della teoria dell'attaccamento è che la presenza di un caregiver sensibile e responsivo rappresenta il fattore critico della formazione di un legame d'attaccamento sicuro vs insicuro, fin dai primi anni di vita.
Un caregiver con queste caratteristiche è in grado di contenere ed attenuare l'angoscia del bambino.
Secondo altri teorici invece, la fonte della sicurezza e dell'insicurezza non va ricercata nelle cure del caregiver, ma negli aspetti costitutivi del carattere del bambino.
Recentemente invece, la prospettiva ecologica di Bronfenbrenner è andate oltre alla relazione madre-bambino, abbracciando un contesto più ampio nel quale avviene lo sviluppo dell'individuo.
La prospettiva ecologica considera i pattern di interazione madre-bambino non più come una variabile indipendente (come nella teoria dell'attaccamento), ma come una variabile dipendente, vale a dire non più come una causa di qualcosa ma come un qualcosa a cui occorre dare spiegazione, rintracciandone le possibili cause.
Si indaga anche sui modelli operativi interni dei genitori, o sulle attuali rappresentazioni delle loro personali vicende evolutive e delle relazioni intercorse tra loro e i propri genitori durante l'infanzia (tramite adult attachment interview).


Determinanti classiche dell'attaccamento sicuro


Ci sono accesi dibattiti per quanto riguarda l'influenza del temperamento infantile, alcuni sostengono che il temperamento non influenzi direttamente la qualità dell'attaccamento, perchè anche un bambino difficile a cui venga data la giusta attenzione può diventare sicuro.
Viene però riconosciuto che ci sono bambini più difficili da accudire e che persino bambini con temperamenti facili possono sviluppare relazioni insicure se ricevono cure inadeguate.
Quindi il temperamento non esercita un effetto univoco nel determinare la qualità dell'attaccamento, e i risultati di una ricerca di Crockenberg dimostrano che i bambini molto irritabili sviluppano con maggiore probabilità un legame di attaccamento insicuro, soprattutto quando le relative madri ricevono uno scarso livello di sostegno sociale.
Cmq il temperamento in qualche modo condiziona il tipo di attaccamento e si pensa che bambini dal temperamento meno irritabile, se accuditi in maniera sensibile e responsiva mostreranno legami di attaccamento sicuri, mentre se curati senza l'adeguata sensibilità svilupperanno un attaccamento insicuro evitante.
Alcune ricerche dimostrano che i vari tipi di attaccamento insicuro differiscono tra loro per via del temperamento.
Un'altra scuola di pensiero sostiene che aspetti peculiari del temperamento infantile, in particolare la predisposizione all'ansia, influenzano direttamente lo sviluppo del rapporto di attaccamento attraverso gli effetti che avrebbero sul piano dell'interazione madre-bambino, il temperamento viene dunque usato per valutare il grado di sicurezza dell'attaccamento nel corso della strange situation, e si pensa che l'insicurezza sia diretta funzione di una certa vulnerabilità del bambino all'angoscia.
Recenti ricerche, tuttavia, sembrano smentire il fatto che il temperamento, in particolar modo la predisposizione all'angoscia, siano uno dei principali fattori che inciderebbero sulla formazione del legame di attaccamento, determinandone il grado di sicurezza.
Gli studi di Goldsmith e Alansky affermano che le associazioni tra attaccamento e temperamento possono loro stesse riflettere la precoce influenza dei genitori sul temperamento ed il grado di sicurezza dell'attaccamento più che degli effetti derivati dalla costituzione innata del bambino.


Il ruolo del genitore-caregiver
Secondo la Ainsworth, le cure quotidiane della madre ed in particolare il livello di sensibilità e responsività di queste cure, costituiscono il fattore critico condizionante la formazione di legami di attaccamento sicuri.
Sembra che la qualità delle cure materne siano un fattore importante per il tipo d'attaccamento sviluppato dal bambino.
Studi di Clarke-Stewart rivelano che la sensibilità materna nel primo anno del piccolo sono connesse alla sua sicurezza nella strange situation (sicurezza = prontezza di risposta all'ansia).
Tuttavia l'effetto che molti ricercatori si aspettavano non è poi così forte, è anche vero che non esistono ricerche dove è stata riscontrata alta sensibilità materna ed attaccamento insicuro.
Uno studio di van den Boom su madri povere dimostra che le madre che vengono sensibilizzate per far curare i propri figli, hanno poi figli con un attaccamento più sicuro rispetto alle altre madri di famiglie economicamente a rischio.
Altre ricerche dimostrano invece che, nei campioni clinici, la madre sembra giocare un ruolo più importante di quello del bambino nel determinare la qualità del rapporto d'attaccamento (es. madri pazze = meno figli con attaccamento sicuro che nel caso di figli con problemi infantili).
Anche le cure non materne sono importanti, i bambini possono stabilire rapporti con più di un individuo ed è stato dimostrato che anche i padri o i caregiver diversi dai genitori, possono svolgere un ruolo importante per l'attaccamento.


Determinanti psicologiche e sociocontestuali della sicurezza dell'attaccamento


Perchè si generi sicurezza nell'attaccamento, cure sensibili e responsive dovrebbero includere la lettura adeguata delle esigenze del bambino e la risposta tempestiva ed empatica ai segnali emotivi-affettivi e comportamentali del bambino.
La maggior parte delle ricerche suggeriscono che la salute ed il benessere psicologico del genitore sono collegati alla qualità delle cure che questo offre al bambino, inoltre, genitori psicologicamente sani hanno maggiore probabilità di avere bambini con attaccamento sicuro rispetto a genitori con problemi psicologici.
Studi trasversali e longitudinali in campioni normali (non clinici), indicano che rapporti d'attaccamento sicuro si sviluppano più probabilmente con genitori senza problemi psicologici, ed alcuni studi hanno dimostrato che madri con punteggi d'ansia maggiore nel periodo prenatale hanno maggiori probabilità di avere figli insicuri (classificati ad un anno dalla nascita).
Esistono inoltre legami sistematici tra stabilità di attaccamento e personalità materna, infatti bambini classificati sicuri hanno maggiore probabilità di diventare insicuri se la madre è aggressiva, suscettibile e diffidente.
Sebbene non ci sia certezza in queste ricerche, nessun risultato conferma l'esatto contrario, ovvero che i genitori di bambini sicuri siano psicologicamente meno sani dei genitori di bambini insicuri.
Gli studi su campioni clinici hanno analizzato madri con disturbo bipolare e unipolare dell'umore, ritrovando però risultati abbastanza incoerenti.
Alcune ricerche non confermano l'associazione tra disturbo psicotico materno e tassi elevati di insicurezza del bambino, mentre altre indagini si.
Alcuni studi longitudinali mostrano l'effetto inesistente della depressione a 12 mesi che poi risulta significativo a 18 mesi (forse a causa della maggiore quantità di tempo trascorsa dal bambino con la madre depressa).
Alcuni studiosi pensano che la capacità di caretaking sia compromessa nella madre depressa (troppo intrusiva, ostile, distaccata, non responsiva), altri studiosi parlano di bambini maltrattati in tenera età che da sicuri passano ad insicuri crescendo, altri ancora pensano che i figli di madri depresse hanno meno possibilità di diventare insicuri se vengono affidati spesso a buone cure sostitutive mentre la madre è al lavoro, infine alcuni studiosi si concentrano sulle diversità di gravità e cronicità della depressione nelle varie madri (sono tutte ipotesi per cercare di giustificare le differenze nei risultati delle varie ricerche).
Diversi studi hanno rilevato maggior attaccamento insicuro nei figli di madri bipolari piuttosto che di quelli con madre unipolare, cmq si pensa che la diagnosi di disturbo d'umore non basti da sola a spiegare il legame tra depressione e sicurezza d'attaccamento, esistono infatti anche fattori distali (la personalità, la qualità matrimoniale ed il sostegno sociale) che possono influenzare il comportamento materno, cmq, tanto più una madre è disturbata tanto più ci si aspetta una sua compromissione nelle capacità di caregiver, e cmq si devono considerare sempre i seguenti fattori: gravita, cronicità, natura del disturbo e durata del contatto del genitore malato col piccolo.
Alcuni studi suggeriscono che la tristezza e l'ansietà della madre depressa, anziché la sua rabbia ed irritabilità, siano più la causa di un attaccamento insicuro (forse perchè le prime 2 sono caratteristiche più durature nel tempo).

Fonti di stress e supporto
La prospettiva ecologica prende in considerazione il contesto sociale del rapporto genitore-bambino ed esistono infatti ricerche che dimostrano che i genitori che ricevono il supporto sociale si trovano in condizioni psicologiche migliori (e quindi probabilmente anche la qualità delle cure saranno migliorate) di quelli che non lo ricevono.
Anche la relazione coniugale è oggetto di studio, numerose indagini sostengono che se questo rapporto è basato sul sostegno reciproco proprio nei primi anni di sviluppo del piccolo, si possono avere le condizioni per un attaccamento sicuro.
L'ipotesi speculativa di Belsky sostiene che il rapporto tra coniugi potrebbe essere la fonte del supporto più importante per la maggior parte delle madri.
In generale cmq, le ricerche sembrerebbero far credere che i bambini di genitori che hanno alle spalle un solido matrimonio hanno più possibilità di sviluppare un attaccamento sicuro rispetto ai figli di genitori insoddisfatti della propria vita matrimoniale.
Uno studio di Isabella dimostra che livelli più alti di qualità matrimoniale risultano predire la soddisfazione di sé nel ruolo di madre a 4 mesi dal parto, e che tale soddisfazione predice 5 mesi più tardi la soddisfazione materna (che comporta l'interazione materna), che può predire a sua volta la sicurezza di attaccamento ad un anno:
buon matrimonio -> soddisfazione per il proprio ruolo -> interazione materna -> attaccamento sicuro
Alcuni studiosi suggeriscono inoltre di studiare la qualità matrimoniale in relazione al contesto, sembra ad esempio che una madre che ha una storia evolutiva che la predispone al rischio, abbia meno probabilità di diventare una madre inadeguata se può contare su un partner sicuro.
Tuttavia le varie ricerche (con dati correlazionali) non danno la sicurezza al 100% che sia proprio un buon matrimonio a predisporre al buon attaccamento, perchè potrebbe anche essere il risultato del lavoro di un altro fattore, ad esempio la personalità di uno dei 2 genitori.
Molte ricerche sembrano confermare che il sostegno sociale possa influire su come i genitori si prendono cura del proprio figlio.
Anche il sostegno offerto da qualcuno che non sia il coniuge, è collegato alla sicurezza dell'attaccamento (studi correlazionali).
Il contributo del sostegno sociale cmq non è stato riconosciuto come effetto diretto, quindi si ipotizza che il suo effetto sia indiretto, però come nel caso del legame matrimoniale, non si può escludere che l'effetto del sostegno sociale sull'attaccamento sia in realtà dovuto all'effetto diretto di un altro fattore (ad esempio la personalità della madre).
Uno studio (Lyons-Ruth, Connell e Grunebaum) di tipo sperimentale su madri economicamente svantaggiate dimostra che il tasso di insicurezza (misurata con la strange situation) dei figli di madri a rischio non aiutate è molto maggiore di quello dei figli di madri sostenute, mentre uno studio (Jacobson e Frye) su donne non spostate, con un basso livello d'istruzione e prossime ad avere un figlio, dimostra che dopo un anno dalla nascita, l'attaccamento misurato con la Q-sort risulta più insicuro su 2 sottoscale (ma non a livello globale) verso le madri che non hanno ricevuto supporto sociale.
In un altro studio (Lieberman, Weston, Pawl) invece, ci si è avvalsi del supporto alla madre tramite una psicoterapeuta, dimostrando ancora una volta che chi aveva ricevuto supporto aveva poi dei figli più sicuri, cosa che però dopo 24 mesi poteva cambiare in peggio, forse a causa del fatto che alcuni bambini non avevano interiorizzato sufficientemente il processo educativo.



Conclusioni


Non ci sono motivi sufficienti per credere che il temperamento eserciti un impatto diretto sull'attaccamento sicuro.
Si pensa però che le influenze distali possano esercitare il loro impatto agendo sui processi più prossimali, come le interazioni genitore-bambino, perchè si pensa che soprattutto attraverso l'esperienza diretta del bambino con il caregiver prenda forma il legame di attaccamento.
Ci sono cmq incongruenze tra diversi risultati di alcune ricerche ed alcuni autori affermano che bisogna considerare contemporaneamente i fattori di stress e le possibili fonti di supporto (rischio e fattori protettivi).
I rischi possono essere compensati dalle specifiche risorse dell'individuo, ma quando si accumulano i fattori di rischio si può avere un esito negativo se non si ha il supporto di nessuno.
Alcune ricerche dimostrano che il tasso di sicurezza tende a diminuire con l'aumentare del numero dei fattori di rischio, e che l'insicurezza è molto più probabile in presenza di 3 o 4 fattori di rischio rispetto a solo 2.
Da solo nessuno dei componenti del punteggio di rischio creato su base additiva, produce differenziazione tra legami di attaccamento insicuro e sicuro, questo effetto emerge unicamente quando si considera la combinazione delle singole componenti.
Secondo Bronfenbrenner, i principali effetti ad essere prodotti sono probabilmente le interazioni stesse.


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