Bundy: An American Icon é un film drammatico/horror del 2008 diretto da Michael Feifer con Corin Nemec, Kane Hodder, Jen Nikolaisen, Shannon Pierce Wilkins, David DeLuise, Sam Kindseth, Timothy Oman.
Trama
Ted Bundy è un giovane studente universitario con un passato un po' difficile.Cresciuto dalla sorella maggiore e dai nonni, Ted è vissuto in una famiglia relativamente povera nella quale non mancavano i litigi, subendo così i primi traumi.
Il trauma finale però arriverà quando la sua fidanzata lo lascerà perchè troppo immaturo.
Ted inizierà così a maturare un profondo odio verso le donne, fino ad iniziare ad ucciderle, attirandole con l'astuzia in trappole, per poi picchiarle, violentarle, ed infine portarle alla morte.
La sete di sangue di Bundy non si placherà neanche dopo tanti omicidi, e questa sua condotta lo porterà inevitabilmente a finire nel mirino della giustizia.
Recensione
Bundy: An American Icon (Bundy: A Legacy of Evil) è un film thriller / drammatico / horror del 2008.Ancora una volta ci troviamo davanti all'ennesimo film biografia della storia del serial-killer amaricano Theodore Robert Bundy.
A differenza del primo film, dove Ted Bundy è mostrato come un folle psicopatico, e del secondo film in cui Bundy è descritto da più angolazioni da parte di chi l'ha conosciuto (tra cui la sua amica Ann Rule che poi scrisse il libro "Un estraneo al mio fianco"), in questa pellicola ci si concentra un po' di più sulle probabili cause scatenanti della sua follia omicida.
La storia è raccontata tramite diverse tecniche cinematografiche, passando da flashback tra un delitto ed un altro, ai giorni del processo, fino a descrivere abbastanza accuratamente la quotidianità della vita di Ted Bundy.
A differenza degli altri film però, "Bundy: An American Icon" non si accontenta di mostrare solo il lato folle di Theodore, o di parlare dei suoi momenti di normalità, ma prova quasi a mostrare il lato umano e fragile di questa persona.
Sto parlando in particolar modo delle scene finali, partendo dalla bestiale follia del campus, dove però lo splatter è accompagnato da musiche, silenzi ed inquadrature davvero toccanti, fino ad arrivare al giorno dell'esecuzione, dove troviamo un serial killer stanco, che non capisce e non accetta ciò che ha fatto e quello che gli sta succedendo, un detenuto che ha anche modo di riabbracciare i propri cari.
Per non parlare poi di una inaspettata scena finale quasi commovente, che sembra quasi mostrare anche il carnefice come una vittima... di se stesso però.
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