Una teoria della personalità deve: organizzare le conoscenze possedute e
aprire la strada a nuove conoscenze, e fornire una spiegazione
scientifica dei fenomeni che fanno parte del suo ambito di indagine.
I criteri di valutazione delle teorie sono:
- Chiarezza
- Semplicità-parsimonia
- Generalizzabilità
- Comprensività
- Verificabilità
- Rilevanza conoscitiva
- Rilevanza pratica
Secondo Thomas Khun (1922), il progresso scientifico è sempre di tipo rivoluzionario: il mutamento di paradigma deriva dalla crisi della consolidata scienza normale in connessione ad una serie di anomalie e all'affermazione di un nuovo paradigma che presenta una maggiore pervasività e validità empirica.
Secondo Imre Lakatos (1922), la qualità di un programma di ricerca è stabilita attraverso un processo di verificazione (conferma delle previsioni che sono state stabilite nell'ordine logico del programma).
I diversi approcci teorici si possono distinguere in:
- Strategie di ricerca: idiografiche (il singolo individuo come unità di indagine) vs nomotetiche (la popolazione come unità di indagine)
- Metodi: clinici (lo studioso seleziona e pone in relazione tra loro una varietà di osservazioni e di informazioni che raccoglie attraverso l'esame della biografia, della condotta, della sua relazione con la persona studiata, al fine di ricostruire un itinerario esistenziale rispetto al quale cogliere le dimensioni uniche della personalità individuale), correlazionali (valutazioni di caratteristiche e comportamenti degli individui per estrarre dei profili e delle correlazioni, dove i profili descrivono gli individui mentre le correlazioni rilevano concordanze e discordanze nella variazione di certe caratteristiche o comportamenti, al fine di verificare delle previsioni e fornire spiegazioni, nel quadro di ipotesi teoriche prestabilite) o sperimentali (mira alla ricerca di regolarità generali rispetto ai nessi che legano certi effetti alle cause che li producono, generalizzabili al contesto al di fuori del laboratorio, tramite il controllo sulle variabili, le situazioni, i trattamenti ed i soggetti)
- Fenomeni studiati: differenze individuali, strutture e processi di autoregolazione, ecc...
L'uso di strategie di ricerca presuppone che le diverse caratteristiche della personalità possano essere individuate e misurate.
Le misure/indicatori maggiormente usati sono: auto o etero valutazioni (es. questionari), osservazioni (es. check-list di comportamenti), rilevazioni di indici biologici/neurologici.
Le differenze individuali nella sfera della personalità
Si distingue in:
- Carattere: dimensioni morali della condotta (bugiardo, avaro, adulatore)
- Temperamento: aspetti formali della condotta (energico, sensibile, calmo)
- Personalità: aspetti sociali della condotta (loquace, diligente, generoso)
C'è poi l'organizzazione gerarchica dove, il livello più elevato della gerarchia (che comprende le tendenze comportamentali più generali) costituisce la struttura di base della personalità.
Questa organizzazione viene considerata universale e lo scopo della ricerca è quello di identificare l'insieme universale dei costrutti sovraordinati.
I tipi di personalità corrispondono a particolari combinazioni di tratti ricorrenti in una popolazione, e si possono distinguere in: resilienti ( equilibrati, diligenti, gradevoli), supercontrollati (socialmente inibiti, emotivamente instabili) e ipocontrollati (negligenti, ostili).
Nella tradizione psicolessicale c'è l'ipotesi della sedimentazione linguistica di Cattell afferma che i descrittori che servono maggiormente a riconoscersi e distinguersi si possono rintracciare nella lingua che le persone parlano, perché costitutivi del loro modo di pensare a sé e agli altri e di interagire con loro.
Sono stati inoltre individuati dei marker (aggettivi tipici di ciascun tratto).
Nella tradizione fattorialistica si usa l'analisi fattoriale e si raccolgono i dati con i questionari, e c'è una organizzazione gerarchica delle dimensioni di personalità.
In questi studi si prendono inoltre in considerazione il numero di fattori (ampio vs ristretto), le relazioni tra i fattori (correlati vs indipendenti), l'uso dell'analisi fattoriale (verifica vs scoperta).
Si distingue inoltre in analisi fattoriale di primo ordine (dove i fattori latenti influenzano direttamente le variabili osservate) e di secondo ordine (dove i fattori latenti si possono influenzare tra di loro).
Secondo Cattell, i tratti sono strutture mentali che descrivono la personalità, sono inferiti dal comportamento e consentono di prevederlo.
Si distinguono in: comuni vs unici, originari vs superficiali, temperamentali (relativi agli aspetti formali del comportamento), dinamici (relativi alle componenti motivazionali), di abilità (connessi all'efficienza del comportamento).
I tratti si individuano tramite: la valutazione della vita reale (eventi della vita reale, osservazioni di esperti o compagni), le autovalutazioni (biografiche, questionari), test obiettivi, e Cattell individua 16 tratti primari.
Eysenck distingue in:
- Supertratti: estroversione, nevroticismo, psicoticismo
- Tratti
- Abitudini comportamentali
- Azioni specifiche
Comrey invece approfondisce l'analisi fattoriale e afferma che tratti sottordinati definiscono delle dimensioni di item omogenei fattorializzati (individua 8 tratti).
C'è stato poi un dibattito sulla stabilità vs differenziazione dei tratti di personalità nei diversi contesti, su fenotipi vs genotipi, su descrizione vs spiegazione.
Piaciuto l'articolo? Lascia un commento!
EmoticonEmoticon