Il paradigma indiziario di Ginzburg afferma che il metodo clinico è un modello di spiegazione che si basa sulla ricerca sistemica di tracce significative, su cui fondare ricostruzione storica di un evento e l'identificazione di un autore o di una fonte motivazionale.
Il concetto d'interpretazione non è il punto d'arrivo di una riflessione sul metodo della psicologia clinica, perchè esiste un metodo anche dell'interpretazione.
Metodi dell'interpretazione
Per indagare oggetti diversi, si usano metodi diversi.
Ad esempio nella psicoanalisi c'è introspezione e l'auto-osservazione, mentre ad esempio la teoria sistemica considera i sintomi come una sorta d'ingresso nel sistema familiare piuttosto che l'espressione di un conflitto intrapsichico ed il metodo è quello di costruire delle assunzioni di metacomunicazione dotate di significato che possono definire l'interazione tra i membri del sistema famiglia.
Quindi, diverse interpretazioni rimandano a diverse teorie psicologiche.
Identità delle teorie psicologiche
Da una cosa comune (il comportamento umano) ogni teoria psicogenetica ritaglia un oggetto peculiare tramite l'impiego di certi predicati (il linguaggio della teoria), che contemporaneamente individuano i dati, ovvero gli elementi osservativi dai quali partire.
Ad esempio per il comportamentismo l'oggetto potrebbe essere il sovrapprendimento, l'apprendimento scorretto o assente, in rapporto all'ambiente, che causa sofferenza psichica.
Questa diversità di oggetti giustifica il fatto che non si è in presenza di diverse ipotesi esplicative che possono proprio coesistere all'interno di una stessa scienza, ma di scienze diverse.
Il problema della scelta
Le varie teorie psicogenetiche del comportamento sono scienze vere e proprie, ciascuna di esse dice il vero quando parla del proprio oggetto, e ha buone possibilità di sbagliare quando parla di oggetti diversi dal proprio.
Ciascuna di queste scienze psicologiche ha un proprio modello etiologico e spesso scegliere quale usare non è una decisione che prende lo scienziato, ma il paziente, che ha già in mente qualche idea e si propone già ad un clinico con un determinato orientamento.
Quindi lo psicologo dovrebbe accantonare il proprio modello per seguire quello del paziente, ed alcuni sostengono che il paziente è il miglior collega che si possa avere, valorizzandone il ruolo attivo nel decidere di sé e del modo nel quale può essere aiutato.
Diagnosi funzionale e metodo clinico in psicologia
Secondo Perron, un esame psicologico è ben condotto solo se il clinico si orienta costantemente attraverso la formulazione di ipotesi relative a questo o a quell'aspetto del funzionamento del soggetto.
Prima bisogna identificare quali siano i problemi principali del paziente e poi mettere a punto un piano per avviarli a soluzione.
Non è il paziente che deve dimostrare la propria idoneità al trattamento, ma il clinico che deve pianificare il trattamento su misura del paziente, dopo averne capito il funzionamento (meccanismi di difesa, punti di forza, debolezza, ecc...) tramite la diagnosi funzionale.
Questa diagnosi deve essere ateorica, senza emozioni né distorsioni, ovvero non deve essere un colloquio psicoanalitico o comportamentista, ma un lavoro diagnostico che usa solo gli strumenti della diagnosi.
La diagnosi è una sorta di stato di tregua, in cui ogni giudizio è sospeso (da parte di entrambi le parti) , e l'esito finale della diagnosi può anche essere la non presa in carico del paziente.
Nella consultazione diagnostica bisogna capire e non agire, è l'occasione per parlare delle proprie paure, della delusione per i precedenti tentativi terapeutici andati a vuoto, della propria sfiducia o della propria diffidenza senza l'incombenza di un progetto di cambiamento, che viene rimandato ad un successivo momento decisionale.
Oggi, sempre più spesso l'intervento dello psicoterapeuta viene richiesto dopo una consultazione diagnostica condotta, assieme al paziente, da un altro professionista che assume il ruolo di inviante.
Altre volte invece, alcuni psicoterapeuti avvertono l'esigenza, prima di prendere in carico un paziente, di avviare quest'ultimo ad una consultazione diagnostica, condotta da un collega.
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