Le componenti della personalità, nella loro forma più primitiva, non
hanno capacità coesiva e devono essere tenute assieme, in un'esperienza
totalmente passiva, tramite la pelle che funziona come confine.
Questa funzione interna di contenimento delle componenti del Sé dipende
inizialmente dall'introiezione di un oggetto esterno che si dimostri
capace di adempiere a tale funzione, e più tardi, l'identificazione con
questa funzione svolta dall'oggetto consente al bambino di superare lo
stato di non-integrazione e dà origine alla fantasia di un
duplice spazio, interno ed esterno, e solo a questo punto possono
entrare in gioco i meccanismi di scissione e idealizzazione del sé e
dell'oggetto.
Fino a quando le funzioni del sé non sono state introiettate, non può
costituirsi uno spazio interno al Sé, e ciò impedisce l'introiezione,
ovvero la costituzione di un oggetto nello spazio interno.
Se non subentrano i meccanismi introiettivi, continua a funzionare solo
l'identificazione proiettiva e si manifestano dunque tutte le confusioni
d'identità che la caratterizzano.
Il bisogno di un oggetto contenente, nello stato di
non-integrazione in cui si trova inizialmente il bambino, sembra
spingerlo alla frenetica ricerca di un oggetto (luce, voce, odore)
capace di attirare l'attenzione e di essere quindi sperimentato come
qualcosa che tiene insieme le componenti della personalità.
L'oggetto ottimale è costituito dal capezzolo tenuto in bocca, insieme
con la percezione dell'essere tenuto in braccio, della sua voce e del
suo odore, e questo oggetto viene vissuto dal piccolo come una pelle.
Disturbi della funzione primaria della pelle possono condurre alla formazione di una seconda pelle,
attraverso la quale la dipendenza dall'oggetto è sostituita da una
pseudodipendenza e dall'uso inappropriato di certe funzioni mentali o di
attitudini innate, allo scopo di creare un sostituto della funzione di
contenitore della pelle.
Alcuni casi dimostrano queste teorie, come la storia di Alice
una bambina che era migliorata diminuendo gli stati di non-integrazione
quando la madre aveva preso a prenderla in braccio, e che era poi
peggiorata a causa di un trasloco che aveva impossibilitato la madre a
prenderla in braccio per un po' di tempo, tanto che la piccola si
costruì una seconda pelle di tipo muscolare, diventando aggressiva ed
iperattiva.
O nel caso di Mary l'eccessiva separazione dalla madre l'aveva
fatta diventare aggressiva (seconda pelle di tipo muscolare) e la
piccola inoltre si accovacciava in modo da sembrare un sacco di patate e
cercava di ferirsi la pelle del sacco (identificazione proiettiva)
grattandosi un eczema che aveva in faccia.
domenica 2 aprile 2017
Psicopatologia (25/25): L'esperienza della pelle nelle prime relazioni oggettuali
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domenica 2 aprile 2017 - 10:30
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