E' stato osservato il comportamento di diversi bambini.
Ad esempio il piccolo Ricky di 4 settimane, dopo la poppata era
solito mettere ripetutamente in bocca la tettarella del biberon, ma
grazie alle reazioni attente della madre questa attività si è poi
evoluta in giochi di cucù-tetté (gioco in cui un adulto nasconde
ripetutamente il proprio volto e poi lo mostra nuovamente al bambino).
Man mano che la mobilità del bambino aumenta, i giochi di cucù-tetté
vengono sostituiti con altri giochi legati al nascondersi, tra i 6-7
anni invece, iniziano le discussioni sulle regole dei giochi, vengono
lette storie, mentre tra i 7-8 anni invece, i bambini giocano in coppia
anche senza la presenza dell'adulto, ma quando i bambini diventano
tirannici e si avverte il reale pericolo oltre al gioco, il bambino
cerca l'adulto che risolva il litigio.
La psicoanalisi dei bambini
Freud osservò e descrisse il gioco di un bambino di 18 mesi
(Hans), individuando la coazione a ripetere come comportamento e
attraverso l'osservazione del libero gioco della mente, Freud fu in
grado di cogliere i processi dell'inconscio.
Il rapporto di transfert
Freud fece molta attenzione anche ai forti sentimenti che i
pazienti sviluppavano nei suoi confronti, scoprendo che questi
rivivevano nei su di lui sentimenti e fantasie inconsci vissuti nella
prima infanzia.
La Klein invece sottolineò le analogie tra l'analisi degli adulti
e quella dei bambini, analisi che si differenzia esclusivamente nella
tecnica, perchè la natura del transfert è uguale.
Facilitare la comunicazione nell'analisi infantile
La tecnica del gioco è una tecnica molto usata con i bambini,
dove questi possono giocare usando la loro immaginazione conscia e la
loro fantasia inconscia.
Il gioco aiuta a fornire al bambino un vocabolario, costituisce un mezzo
per facilitare l'espressione dei suoi pensieri e sentimenti, e rende
agevole l'esplorazione.
Alcuni bambini con gravi problemi però, non riescono a giocare, non
riescono ad usare il simbolismo del gioco, e quindi questa tecnica con
loro non è efficace.
Anche il setting è importante, ogni paziente ha un luogo ed un
orario precisi, si cerca di avere in stanza solo ciò che serve al
bambino, si cerca di avere dei giocattoli personali per ogni bambino.
Il setting crea dei confini e limiti da rispettare, che alcuni bambini
possono trovare troppo frustranti, così questi cercano di abbatterli
(comportamento che spesso si ripete anche a scuola).
La mente dell'analista deve essere molto recettiva, egli deve
capire gli stati d'animo del bambino, alleviare le sue angosce
rassicurandolo, stimolarlo, dargli una disciplina, anche se questi scopi
ultimi non sono da usare in psicoterapia, perchè bloccano l'accesso
all'inconscio.
Il terapeuta non deve avere la mente chiusa, ma allo stesso tempo non
deve far capire i propri punti deboli al bambino, deve far entrare il
bambino, ma entro certi limiti.
Il terapeuta può avere la necessità di non pensare ai precedenti giudizi
dati al bambino, per non venire influenzato, ma deve essere cmq in
grado di richiamarli alla mente non appena servono per fare un confronto
con i nuovi dati.
Il significato dell'evoluzione osservata nel gioco
Maturando si arriva ad un maggior impiego del gioco in quanto simbolo
dell'esperienza di perdita e ritrovamento della madre, e nel nascondino
ad esempio, emerge la tendenza a far si che sia la madre a dover
affrontare la perdita (e quindi a dover cercare il bambino).
Alcuni bambini si riuniscono in gruppo per giocare e quando lo stress
aumenta, questi prendono un altro gruppo come nemico, per poter sfogare
la loro aggressività, tuttavia in un gruppo, ciascun bambino si servirà
del gioco per vivere le proprie personalissime fantasie inconsce.
I bambini si rivolgono all'adulto quando la natura simbolica del gioco
viene sopraffatta dai sentimenti, il quale deve contenere la paura e la
rabbia divenuti insostenibili per il bambino, e nel caso la figura
rassicurante sia costantemente assente, è probabile che si verifichi di
frequente una situazione reale di scontro aperto.
La comunicazione nella prima infanzia e alcune funzioni del gioco
L'uso dell'adulto come figura che contiene gli stati dolorosi
dell'essere è una condizione indispensabile per lo sviluppo della
capacità di sopportare la sofferenza connessa alla capacità di pensare.
Se il neonato è agitato o sofferente, per superare questa situazione fa
provare queste stesse sensazioni alla madre, e la risposta della madre è
indispensabile per comprendere che il comportamento è veicolo di
comunicazione di significati.
L'evoluzione verso la formazione dei simboli
E' importante studiare come reagisce il lattante quando si verifica un
ritardo tra l'esperienza di un bisogno e il suo soddisfacimento.
L'oggetto succhiato al posto del seno della madre (ad esempio il pollice) può essere considerato il precursore di un simbolo.
L'oggetto succhiato è sempre presente e sotto il controllo del piccolo, e
serve per aiutare al bambino ad ignorare la frustrazione di non avere
il seno della madre (anche se il bambino molto piccolo non fa
distinzione tra oggetto desiderato ed oggetto sostituto).
Tra i primissimi giocattoli del bambino vi sono varie parti del corpo,
inoltre se la madre non soddisfa sempre subito le sue richieste,
crescendo il bambino può iniziare a capire che lui e la madre non sono
una cosa sola.
Gli oggetti sostituitivi assumono un carattere più simile ai giochi, con
le caratteristiche di oggetti simbolici che possono interessare e
divertire.
Il gioco come ponte tra le fantasie inconsce e la realtà esterna
Il gioco è un'attività a metà strada tra la realtà esterna ed interna,
che fa ponte tra di esse, ed è anche un'area in cui sviluppare ed
acquisire conoscenze ed abilità pratiche, che possono permettere di
muoversi con padronanza nel mondo esterno.
Inoltre l'area simbolica del gioco è relativamente priva di pericoli.
L'impiego della formazione dei simboli nel bambino e nell'adulto
Il gioco prende valore quando consente di affrontare in maniera
simbolica le situazioni che creano angoscia, in modo che essa venga
riportata a livelli tollerabili.
Il gioco consente al bambino di allontanarsi un po' dalla madre, dove se
l'angoscia è a livello moderato, può servire da stimolo per ampliare le
conoscenze, viceversa può far interrompere il gioco e necessitare
dell'intervento del genitore.
Le fantasie dell'adulto sono contenute nella mente come forma di
pensieri anticipatori e progetti, mentre le fantasie consce del bambino
piccolo non sono contenute nella mente, ma esistono e sono vissute
attraverso l'attività ludica.
L'adulto usa la capacità verbale per esternare i sentimenti, i bambini
(che ne hanno cmq bisogno) usano un gioco tridimensionale, in cui
collocano se stesso, o almeno un giocattolo che lo rappresenti.
Quando i bambini provano angosce eccessive durante il gioco, la
formazione dei simboli si interrompe e si fa ritorno alla madre, ma
quando questa non c'è per troppe volte, può capitare che l'attività
simbolica non si sviluppi più.
Senza lo sviluppo della capacità di simbolizzazione, ogni aspetto
dell'ambiente che circonda il bambino continua ad essere vissuto come
nei primi giorni d'infanzia, il mondo viene visto come parti del suo
corpo e di quello della madre, ed in assenza della simbolizzazione, non
c'è alcuna possibilità che gli interessi del bambino possano svilupparsi
al di là degli obiettivi a cui tendevano le pulsioni istintuali della
primissima infanzia, il gioco risulta quindi impossibile ed ogni aspetto
dello sviluppo psichico si arresta.
Giles
Giles era un bambino di 3 anni e 9 mesi il cui sviluppo era gravemente
ritardato, durante il primo anno di vita era stato spesso ammalato,
inoltre vi fu un lungo periodo di separazione dalla madre, verso il nono
e decimo mese, e quando la madre tornò lui sembrò respingerla
preferendo l'ambiente esterno a lei.
Quando iniziò la terapia Giles non parlava affatto, non aveva sviluppato
neanche i classici balbettii che usa un bambino normale a quell'età, si
limitava solo a grugnire ed urlare, e se non veniva capito rapidamente
tendeva ad andare in collera, urlando e scagliando giocattoli.
Giles si comportava come un primitivo, tanto da suscitare senso di
repulsione nella madre e nel terapeuta, il suo uso di giocattoli mostra
scarse capacità di discriminazione (prendendo giocattoli a caso) ed egli
riempiva la stanza ed il terapeuta del suo caos interiore e della sua
disgregazione (ogni cosa veniva ridotta in tanti pezzi sparsi), anche se
ogni tanto sembrava far attenzione alle parole del terapeuta.
Successivamente giocando con delle macchine (giocattoli molto importanti
per lui) pronuncio una prima parola, e successivamente altre, che poi
usò di frequente, iniziò a giocare con l'acqua, urinava, defecava.
Giles mostrava chiaramente di voler trovare nel terapeuta una persona
che assorbisse tutte le sue manifestazioni di rabbioso malessere, e
quando il terapeuta si mostrò disponibile ad assorbirle e gli spiegò
esplicitamente il perchè di questo suo comportamento, il bambino imparò
nuove parole e migliorò il rapporto anche con la madre.
Giles identificava le persone con le macchinine e le puniva al posto
loro (primi processi di scissione e differenziazione), iniziava inoltre a
mostrare tramite il gioco la paura di essere abbandonato perchè
orribile.
Faceva giochi dove dimostrava il bisogno di possedere le persone dentro
di se, molti giochi con feci, era sostanzialmente molto simile ad un
lattante come sviluppo, vedeva gli oggetti come parti del suo corpo e
quindi pensava di giocare con se stesso.
Il terapeuta fece di tutto per comunicare a Giles che lui lo capiva e
che considerava il suo comportamento significativo (faceva la parte
della madre), e questo lo aiutò a migliorare anche con il linguaggio,
dato che pronunciò le prime parole quando capì che queste potessero
servire ad esprimere le sue esperienze.
Pian piano Giles iniziò a sviluppare un'area dentro di se di
contenimento, in modo da non agire in maniera impulsiva e distruttiva,
iniziò a sopportare di più le proprie emozioni, e siccome anche la
capacità della madre di rispondere alle sue richieste era migliorata,
lui non la percepì più come un oggetto poroso, ma come uno spazio in cui
poter entrare, e ciò servi a migliorare il funzionamento psichico del
piccolo.
Quando si sviluppò completamente il linguaggio del gioco, potè iniziare
il lungo processo di trattamento per migliorare le sue gravi condizioni.
sabato 11 marzo 2017
Psicopatologia (18/25): Gioco e comunicazione
Pubblicato da Oggi è un altro post
sabato 11 marzo 2017 - 10:30
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