Il test di Blacky è una tecnica proiettiva che fa parte del gruppo dei reattivi narrativi o di contenuto, cioè richiede al soggetto di raccontare delle storie a fronte di stimoli raffiguranti situazioni strutturate.
Le tavole sono costituite da disegni in bianco e nero che rappresentano
dei personaggi (una famiglia di cani) in diverse situazioni, introdotte
dell'esaminatore tramite una consegna esplicita.
Le vignette sono state pensate come una diretta traduzione dei costrutti
classici dello sviluppo psicosessuale e rappresentano ciascuna una fase
ritenuta critica all'interno della teoria di riferimento e lo scopo
iniziale del test consisteva nel mettere in luce le tematiche
significative della personalità.
L'uso del test con gli adulti è importante per l'analisi dello sviluppo
delle relazioni oggettuali, in particolare per lo studio dei modelli
precoci derivati dalle esperienze d'accudimento.
Evoluzione storica
Il test è stato ideato da G. Blum nel 1949.
Nel 1956 pubblicò Blacky Defense Preference Inquiry, che prevedeva un'inchiesta basata su domande finalizzate a ricercare specifici meccanismi di difesa.
Nel 1962 a seguito di una ricerca, Blum individuò 30 fattori
statisticamente significativi e rilevanti sul piano psicologico, fattori
distinti in espressivi e difensivi.
Negli anni successivi il numero di ricerche si ridusse molto ed il test sparì dall'annuario di Buros.
Uso clinico
La somministrazione classica del test prevede 3 diversi momenti:
- fase spontanea: il soggetto è chiamato a fornire una storia rispetto alle 11 vignette con titolo diverso per ogni tavola
- fase di inchiesta strutturata: vengono fatte domande a scelta multipla
- fase di scelta tra tavole positive e negative: si chiede al soggetto di dividere le tavole che ha trovato gradevoli da quelle meno piacevoli, invitandolo ad individuare la tavola migliore e la peggiore (esplicitando i motivi della scelta)
L'interpretazione dei racconti ha un'impronta dinamica, prendendo in considerazione molto i contenuti latenti e facendo attenzione all'intensità emotiva, ai meccanismi di difesa dell'Io, ai blocchi, all'evasività, al simbolismo, all'artificiosità, ai lapsus significativi (approccio psicoanalitico).
Per ogni vignetta vanno quindi rilevati gli indicatori di patologia sia forti che deboli e la parte in cui vanno messe in ordine le vignette serve a rivelare materiale non immediatamente accessibile alla coscienza e a rilevare discrepanze con i racconti spontanei.
Tramite l'utilizzo clinico ci si è resi conto che l'inchiesta strutturata è troppo rigida e quindi col passare del tempo sono state sostituite le domande a scelta multipla con domande aperte legate alla verbalizzazione spontanea del paziente.
L'analisi delle risposte con nuovi modelli più evoluti della psicoanalisi classica ha permesso di rilevare:
- la qualità della relazione primaria
- gli stati primitivi del sé
- la qualità della rabbia e la sua gestione ai fini evolutivi
- le caratteristiche delle identificazioni primitive
- l'analisi del clima emotivo primitivo
- la qualità della colpa
- la qualità del super-io
- l'ideale dell'Io
La somministrazione modificata ed il cambiamento del modello
Nel 1997, Barbarotto Moso modifica la somministrazione del test eliminando la fase di inchiesta strutturata e proponendo al paziente domande aperte formulate caso per caso.
Si fa scegliere al paziente le tavole simpatiche ed antipatiche, chiedendo la motivazione di tale divisione e chiedendo di dividerle anche mettendosi nei panni di Blacky (il protagonista delle storie).
Lettura del test secondo altri modelli
Secondo le teorie delle relazioni oggettuali, gli stimoli offerti dal test si prestano a fornire indicazioni sul percorso interno dall'autismo alla separazione-individuazione e su tutta la fase dello sviluppo del sé che precede l'edipo.
Nosengo e Xella propongono un'analisi basata sulle funzioni del pensiero, secondo cui il test porta alla luce tematiche importanti per quanto riguarda i bisogni e i sentimenti inibiti od inconsci del soggetto, attraverso il contenuto delle produzioni del soggetto e non in base a come queste vengono raccontate.
Se le funzioni del pensiero sono disturbate, il racconto potrà subire delle distorsioni, quindi analizzando le verbalizzazioni atipiche si può avere un'idea della perdita della distanza dal materiale-stimolo, di una difficoltà di simbolizzazione o della presenza di un pensiero bizzarro.
Secondo questi autori si può indagare sulle dimensioni che costituiscono l'identità: il sé, l'oggetto e la qualità dell'attaccamento, la qualità dell'angoscia, la presenza di difese arcaiche.
Tentativo di fondamento empirico
Per rendere valido lo strumento alcune ricerche stanno cercando di costruire griglie di lettura che rendano le risposte dei soggetti confrontabili sia sul piano formale che contenutistico.
La creazione di una griglia capace di conciliare l'approccio quantitativo con quello qualitativo richiede anche una parziale modifica della procedura di somministrazione.
Per rendere ateorico questo test è stato costruito un nuovo protocollo composto soprattutto da domande aperte, alle quali si aggiungono domande a scelta multipla solo se la risposta spontanea del paziente è poco chiara.
Le fasi della somministrazione modificata sono le seguenti:
- fase spontanea: si chiede al paziente di raccontare una storia a partire dalla vignetta
- inchiesta aperta: alcune domande aperte dopo ciascuna tavola
- inchiesta con domande a scelta multipla: si vuole indagare su quali siano gli stati d'animo che il paziente attribuisce ai personaggi attraverso domande aperte e di proporre poi delle alternative a scelta multipla (anche più di una risposta) da una lista di aggettivi
- preferenze per le vignette: si chiede di suddividere le vignette in vignette piaciute e non piaciute
Lettura dei protocolli attraverso una griglia standardizzata
Le aree rilevate trasversalmente nel protocollo sono:
- riconoscimento della situazione presentata
- stato emotivo di Blacky (emozioni infrequenti, intensità, capacità del paziente di riconoscere ed esprimere gli stati affettivi)
- qualità dell'azione in atto e tendenza all'azione futura (capacità progettuale, vissuti emotivi)
- caratteristiche della relazione d'accudimento e delle figure di riferimento (grado di coinvolgimento coi caregiver, caratteristiche delle figure genitoriali e il loro modo di rispondere alle richieste del paziente)
- qualità della minaccia percepita (grado di definitezza della minaccia, livello di pericolosità)
Conclusioni
Attualmente si sta lavorando allo studio di clusters di variabili trasversali alle tavole, capaci di raggruppare indicatori multipli che fanno riferimento ad un costrutto comune.
Il Blacky fa emergere 2 aree fondamentali di informazioni: la sfera emotiva e la qualità delle rappresentazioni delle relazioni.
La costruzione di una griglia di lettura standardizzata è finalizzata a raccogliere dati empirici su cui basare la lettura clinica dei protocolli, al fine di ridurre le interpretazioni arbitrarie e gli errori diagnostici.
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