Il filosofo Francese Foucault analizza la sessualità nel suo
rapporto col potere, dove il sesso è controllato dal potere (cosa è
lecito e cosa no), affermando che gli organi sessuali sono più protetti
di altre parti del corpo e che la violenza sessuale dovrebbe essere
punita solo in quanto violenza, quindi non differenziandola da altre
violenze (desessualizzazione della violenza).
Anche secondo alcune femministe la violenza sessuale è uguale alle altre violenze, ed inoltre è vista come uno strumento di controllo che delimita l'autonomia femminile.
Secondo Tamar Pitch invece, la violenza sessuale è un reato sessuale di controllo.
Alcuni studi hanno smentito il mito che la violenza sessuale venga
commessa esclusivamente da parte di uno sconosciuto, in quanto in
un'indagine statistica: il 16.9% dei reati sessuali è avvenuto in
famiglia, il 16.5% tra conoscenti e legami d'affetto, il 29.6% tra
conoscenze brevi e superficiali e solo il 34% tra estranei.
Secondo Groth gli elementi presenti negli aggressori possono essere: rabbia, potere, sadismo.
Secondo Freud la violenza è dovuta ad una contrapposizione tra
la pulsione ed il suo contrario (eros/thanatos), e secondo la
prospettiva psicodinamica sono importanti le disfunzioni nella relazione
madre figlio, dove il bambino non riesce ad integrare bene la madre
fonte di piacere con quella fonte di frustrazione.
L'acquaintance rape è la violenza tra semplici conoscenti, mentre il date rape è la violenza tra persone che hanno una relazione definita.
Gli studi di Mary Koss su un campione di 3000 donne negli
USA hanno dimostrato che il 15% ha subito una violenza sessuale almeno
una volta, l'85% conosceva l'aggressore, il 35% era in rapporti intimi,
il 29% con colleghi/vicini/amici, il 25% durante un appuntamento, l'11%
dal marito o un membro della famiglia, e che il 70% ha subito violenze
da una persona con cui aveva un relazione sentimentale.
I date rape possono avvenire tramite tecniche coercitive manipolatorie (facendo leva sulle debolezze dell'altro) oppure tramite un'erronea codificazione dei messaggi di ruolo, dove ad esempio si può credere che un "no" voglia dire "si" (resistenza simbolica usata almeno 1 volta nella vita dal 39% delle donne intervistate in uno studio).
Sembra inoltre che gli uomini e le donne diano significati diversi alle
stesse situazioni e comportamenti, ed alcuni sostengono che la violenza
esiste se la donna la percepisce in quanto tale.
Le adolescenti hanno conflitti col proprio sesso, hanno paura di essere
giudicate, quindi a volte non esplicitano con convinzione i propri
desideri, interiorizzando messaggi di paura e vergogna, percependo
spesso tutta la responsabilità come propria (facendo così nascere
equivoci o decidendo di non denunciando reati sessuali).
Negli USA nella definizione di violenza sessuale sono considerati 2 requisiti indispensabili: l'impiego della forza e la mancanza di consenso.
In tutti gli stati Americani, tranne a Washington, l'impossibilità di
provare la mancanza del consenso equivale all'assoluzione dell'accusato.
Secondo Estrich e Remick invece, un "no" è un "no" ed un "si" è un "si" ed è colpevole chi non ascolta i "no", Pineau introduce il concetto di sessualità comunicativa,
dove non basta il consenso iniziale e dove l'attenzione si sposta dalla
vittima all'accusato, il quale deve saper dimostrare perchè la vittima
avrebbe acconsentito, secondo lui.
Schulhofer non è d'accordo che si punisca solo se c'è violenza
perchè esistono anche pressioni psico economiche e ci deve essere la
tutela dell'autonomia sessuale come bene personale, e quindi divide il
reato in rape (violenza sessuale) e non violent sex abuse (tutti gli abusi non violenti).
Dripps invece vede il sesso come un oggetto di scambio, quindi considera il furto del sesso come il furto di un avere (considerando anche l'inganno), dividendo in sexually motivated assault (con violenza) e sexually expropriation
(furto di prestazioni sessuali), ed affermando che vanno punite
entrambe le situazioni, ma che quella senza violenza deve ricevere una
pena minore.
Dripps pone anche l'attenzione sul rapporto tra vittima e aggressore,
dove ad esempio se un estraneo fa sesso facendo ubriacare la donna,
commette reato, mentre se si comporta così con la propria moglie no,
perchè si da per scontato che lei è consenziente.
Le critiche al modello di Dripps sono che non si può paragonare uno
stupro ad un furto, perchè chi viene abusato ha anche delle gravi
conseguenze psicologiche, e Robin West afferma che la violenza sessuale è un reato sui generis non paragonabile al furto.
In Italia è uscita la legge 66 (codice Rocco) del 15 febbraio 1996, che si focalizza solo sulla condotta violenta (uso della forza) e sulla minaccia, dove se non c'è resistenza si da per scontato che ci sia l'assenso.
Le critiche a questa legge sono che per il furto non è necessario il dissenso e la resistenza, per l'abuso invece si.
Nella legge del 1992 bastava il dissenso, anche senza resistenza, e
questa legge è stata mutata nella 66 forse perchè è difficile
interpretare il dissenso e rischioso, a causa dei codici sessuali, e
perchè si dovrebbero compiere indagini sulla vittima per scoprire la
verità che potrebbero violare la sua privacy.
Inoltre si parla di vittimizzazione secondaria quando la vittima viene accusata di non aver opposto abbastanza resistenza (o di aver istigato).
La giustizia riparativa si applica nei casi di abusi tra
conoscenti per capire cosa è successo tra le parti, per cercare di
capire l'equivoco, per promuovere responsabilità verso qualcuno e per
cercare di riparare e riconciliare.
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Criminologia (8/8): Dinamica del conflitto e esigenze di punizione nei reati di violenza sessuale
sabato 7 gennaio 2017
Criminologia (8/8): Dinamica del conflitto e esigenze di punizione nei reati di violenza sessuale
Pubblicato da Oggi è un altro post
sabato 7 gennaio 2017 - 10:30
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