sabato 17 dicembre 2016

Criminologia (2/8): Il paradigma positivistico

La teoria della scelta razionale è in contrasto con le premesse scientifiche basilari secondo le quali ogni evento è causato da un evento precedente, ed in contraddizione con l'osservazione scientifica che gli esseri umani sono animali sociali viventi in società armoniose (la libera scelta di commettere reato contraddice la legge causa-effetto).
Dall'800, la crescente immigrazione e i processi di industrializzazione hanno attirato l'attenzione degli studi sulle popolazioni (al posto che il singolo individuo) e sulle anomalie sociali, iniziando ad integrare la statistica sociale con la criminologia.


La statistica morale


Si concentra sul rapporto tra criminalità e patologie sociali legate all'urbanizzazione e all'industrializzazione.
Gli statistici morali sono quegli scienziati che considerano la matematica e la statistica come strumenti di analisi dei comportamenti sociali, ed il più noto di questi è Adolphe Quételet, che sostiene che i comportamenti dell'uomo sono influenzati da fattori esterni e meccanismi globali e non individuali.
Quételet propose la legge della costanza del crimine (il numero dei delitti è più o meno lo stesso dell'anno precedente, come anche gli strumenti con i quali si servono i criminali sono usati nelle medesime proporzioni), vedendo la criminalità come fattore non separabile dall'organizzazione sociale e quindi come parte ineliminabile, e secondo questo studioso, la società in se stessa racchiude i germi di tutti i crimini che verranno commessi (ammettendo però che si possono migliorare gli uomini modificando le loro istituzioni).
Secondo Quételet, le principali correlazioni tra delitto e fattori esterni riguardano lo stato intellettuale degli accusati, l'età, il sesso, le stagioni, il clima.
Egli sostiene che presentandosi davanti ai giudici con una istruzione migliore si hanno meno possibilità di venire condannati, che l'età più a rischio per i crimini è 25 anni (età di forti passioni ed energia fisica), che esiste una legge termica per i delitti (i delitti contro le persone sono più frequenti in climi caldi, quelli contro le proprietà prevalgono invece nei climi freddi).
Tra le altre variabili intervenienti ci sono: la volontà, l'occasione e la facilità di agire (che agiscono in relazione al sesso, dove ad esempio la donna è più debole ed è più influenzata dalle norme morali).
Quételet è anche famoso per l'invenzione dell'uomo medio, inoltre egli afferma che l'azione sociale terapeutica deve essere incentrata sull'educazione, l'istruzione ed il miglioramento delle condizioni di vita.


Il positivismo biologico


Si sviluppa assieme alla statistica morale ed insiste sulla predisposizione fisiologica dei criminali.
Questa teoria si riconobbe nei 4 punti salienti della scuola positivista: forza dei fattori biologici ereditari nella genesi del delitto, idea del delinquente nato, pessimismo sulla possibilità di intervenire nel settore della criminalità, rifiuto di ogni considerazione morale nella interpretazione del delitto e nel trattamento dei delinquenti.
Il massimo esponente di questo indirizzo è Cesare Lombroso che sostiene che i devianti sono il risultato di una selezione sociale (approccio Darwinistico), necessaria e quindi da combattere solo con interventi di prevenzione e di delimitazione dei danni dei delinquenti.
Nella sua opera L'uomo criminale, Lombroso studiò l'anatomia ed il cranio dei criminali, con lo scopo di identificare la struttura del delinquente nato, rappresentandolo come un tipo di umano primitivo e distinguendo diverse tipologie di delinquente: delinquente nato, passionale, folle, occasionale, epilettico, mattoide (finto genio).
Secondo Tarde, è la società a scegliere e a consacrare i suoi candidati al delitto, e la criminalità è determinata dall'organizzazione della società.
La scuola classica voleva ridurre la pena, mentre la scuola positiva vuole ridurre il delitto, attraverso un efficace trattamento del delinquente, a seconda delle sue necessità.
Altri studiosi distinsero i vari criminali in base alle caratteristiche fisiche, alcuni proposero l'accoppiamento selettivo per la risoluzione del problema, altri studiarono le varie deformazioni cromosomiche (XXY, XYY, XXYY), cmq i sociologi della devianza, pur ammettendo che i fattori biologici possano avere una remota influenza su specifici comportamenti criminali, non ritengono provata l'ereditarietà nei tratti della personalità, inoltre occorre considerare separatamente la dimensione dell'aggressività da quella della devianza.


La documentazione statistica nell'analisi della devianza


Grazie a Quételet si analizzò la criminalità con metodi statistici, il quale formulò anche l'oggetto di studio della statistica giudiziaria: crimini commessi, crimini denunciati, crimini perseguiti.
I criminologi distinguono inoltre in:

  • criminalità reale: la somma delle infrazioni che si commettono in una determinata popolazione in un periodo definito, indipendentemente che avvenga la denuncia del crimine, l'investigazione o la condanna
  • criminalità apparente: quella conosciuta dalla polizia e dai giudici, apparente perchè non tutte le denunce seguiranno la condanna
  • criminalità legale: quella che risulta dall'insieme delle condanne dei tribunali
Alcune ricerche hanno dimostrato che chi fa parte dell'alta società è meno condannato di chi è del ceto basso, mentre Sutherland ha analizzato il caso della criminalità dei colletti bianchi, affermando che le statistiche ufficiali sottovalutano i crimini dei colletti bianchi (benestanti) a favore dei crimini dei poveri, falsificando le teorie che associano la criminalità soprattutto all'effetto della povertà.
Si fa inoltre distinzione tra crimine, l'atto delittuoso che viene considerato come un episodio che ha un inizio, uno sviluppo ed una fine, ed il criminale, l'autore di un atto criminale che viene studiato individualmente.

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