La trasgressività è una caratteristica dell'adolescenza, età in cui
il rapporto con le regole educative e sociali è messo in discussione,
tanto che spesso è difficile capire quando un comportamento trasgressivo
può essere considerato espressione di un desiderio di crescita o di un
disagio individuale, familiare o sociale.
La trasgressività di oggi non è giustificata da ideologie, come
comportamento ribelle nei confronti di regole sociali o familiari non
condivise e non tende a rappresentare un attacco al potere degli adulti,
ma si tratta di una trasgressività privata, all'insegna della ricerca del piacere e del divertimento più che della rabbia.
Gli atteggiamenti degli adolescenti nei confronti della trasgressione
Le ricerche degli ultimi anni sottolineano che la trasgressività non
coincide con un'area di rischio evolutivo o di disagio sociale, ma saper
trasgredire e rischiare appare una condizione essenziale per il
successo in una società sempre più competitiva.
Le ricerche hanno dimostrato che tra i giovani, aumenta il rifiuto per il comportamento violento (es. omicidi), ma diminuisce la critica alle droghe leggere, ai comportamenti omosessuali, ai rapporti prematrimoniali, alla convivenza e all'uso di materiale pirata.
Alcune propensioni alla trasgressività sono da interpretare come
espressione della libertà individuale, più che come orientamento
trasgressivo, fenomeno particolarmente evidente nella morale sessuale.
Una ricerca sugli adolescenti italiani ha delineato 4 orientamenti:
- adolescenti impegnati: sensibili al bene comune, tolleranti, attenti alle aspettative delle persone
- adolescenti punitivi: più orientati a sostenere il valore della legge e dell'autorità
- adolescenti defilati: evadono impegni morali e sociali, danno importanza al possesso dei beni
- adolescenti opportunisti: seguono il tornaconto del momento
Trasgressività e transizioni evolutive
Tra i principali fattori evolutivi che possono spiegare la maggior propensione alla trasgressività ci sono: l'aumento dell'impulsività, le difficoltà di mentalizzazione, la messa in discussione dell'autorità sulla base di nuove esigenze di autonomia, l'effetto di diffusione della responsabilità determinato dall'importanza del gruppo.
Secondo Blos, è importante la dimensione impulsiva e regressiva del comportamento trasgressivo, come se il giovane fosse attraversato da desideri pregenitali non ancora capaci di organizzarsi all'interno del nuovo sé sotto il primato della genitalità.
Secondo la teoria della transizione evolutiva, la trasgressività è da ricondurre soprattutto alle maggiori opportunità decisionali dell'adolescente, derivanti dalla sua maggiore autonomia, ed in questa prospettiva i comportamenti trasgressivi sono indici di transizione che l'adolescente usa per indicare la nascente adultità.
I comportamenti trasgressivi possono essere visti come catalizzatori del cambiamento, che possono assumere il valore di segnale di disagio della transizione, sia quando ci si trova di fronte ad un sovraccarico dei compiti evolutivi, sia quando le sue esigenze evolutive non coincidono con l'offerta del contesto di sviluppo.
Secondo Kohlberg, i giudizi morali nell'infanzia sono inizialmente orientati da un atteggiamento di obbedienza, di evitamento della punizione, e da bisogni strumentali.
Esiste poi un modello per stadi, dove ci si comporterebbe in un certo modo a secondo dell'età di sviluppo, modello messo però oggi in discussione a causa della difficoltà nel dimostrare che la moralità si sviluppi in maniera così gerarchica e non in funzione dei ruoli affettivi.
E' stata dimostrata l'importanza delle differenze di genere (i maschi tendono a ragionare più in modo impersonale, le femmine invece si concentrano su questioni etiche interpersonali).
Bandura ha individuato diversi meccanismi di disimpegno morale:
- giustificazione morale: si giustificano i danni arrecati facendo leva su scopi morali (es. giustizia nel battersi per gli ideali del gruppo)
- etichettamento eufemistico: si ingentiliscono le offese conferendo loro uno stato di rispettabilità (es. picchiare dei compagni fastidiosi inteso solo come dargli una lezione)
- confronto vantaggioso: azioni riprovevoli confrontate con azioni ancora più riprovevoli per essere giustificate
- dislocazione della responsabilità: si sposta la propria responsabilità nelle mani degli altri (es. ci si comporta in un certo modo perchè si è stati istigati da altri)
- diffusione della responsabilità: l'estensione della responsabilità al gruppo diminuisce la responsabilità del singolo
- distorsione delle conseguenze: svalutazione dei danni provocati agli altri
- deumanizzazione della vittima: chi viene attaccato viene spogliato della propria dignità umana e ridotto al rango di oggetto senza valore
- attribuzione di colpa alla vittima: si da la colpa all'azione alla vittima (es. chi viene maltrattato se lo meritava)
Sviluppo di comportamenti trasgressivi e antisociali
La trasgressione è un fenomeno molto diffuso tra gli adolescenti tanto che nella società occidentale si stima che 7/8 ragazzi su 10 commettano atti potenzialmente perseguibili penalmente.
Le tipiche trasgressioni adolescenziali riguardano il consumo di sostanze, il furto e gli atti vandalici, inoltre sembra che i maschi siano più coinvolti delle femmine in questo tipo di azioni.
Gli adolescenti antisociali sono ragazzi che manifestano più frequenti e più gravi comportamenti trasgressivi, lungo un continuum di gravità, nei quali il comportamento trasgressivo è indice di una più ampia difficoltà d'inserimento sociale e di sviluppo di una identità adulta.
Ci sono diversi modi per sviluppare il comportamento antisociale: ci sono adolescenti che già da bambini manifestano una particolare difficoltà d'adesione alle regole, bambini con gravi problemi di comportamento, spesso violenti, ci sono poi ragazzi non molto aggressivi che però iniziano a manifestare comportamenti antisociali nella tarda infanzia, trasgressioni meno gravi e commesse prevalentemente in gruppo, infine ci sono ragazzi che diventano antisociali a causa dell'uso e dall'abuso di sostanze stupefacenti.
La sequenza nello sviluppo di problemi di comportamento nell'adolescenza è abbastanza tipica: all'inizio si manifestano problemi d'attenzione, che precedono la comparsa di comportamenti aggressivi o ritirati e la manifestazione di umore depresso, si passa poi in adolescenza all'uso di sostanze e di un comportamento sessuale precoce, fino al comportamento antisociale vero e proprio e all'insorgere della delinquenza.
E' quindi importante tener conto dell'età dell'insorgenza dei problemi di comportamento, dove quelli che manifestano precocemente certi comportamenti sono di solito poco intelligenti, hanno difficoltà d'attenzione e spesso provengono da famiglie problematiche.
Gli adolescenti antisociali possono diventare adulti che fanno debiti, che giocano d'azzardo, che rispondono con la violenza alle difficoltà della vita.
Il Pittsburgh Youth Study iniziato nel 1987, è uno studio dei fattori che determinano l'insorgenza della delinquenza, uno studio dove i risultati hanno mostrato che nel campione in esame, il 44% dei più giovani mostrano assenza di delinquenza, percentuale che aumenta tra i 7-10 anni, fino a che a 12 anni 1 ragazzo su 2 mostra qualche comportamento delinquenziale e 1 su 10 un comportamento delinquenziale grave.
La sequenza nell'evoluzione del comportamento antisociale sembra essere abbastanza tipica: prima si manifesta una piccola delinquenza, seguita da un precoce consumo di birra o vino, poi da comportamenti sessuali precoci, infine si ha una delinquenza moderatamente grave e poi l'uso di tabacco, fino alla delinquenza grave e l'uso di droghe.
Tra gli elementi che favoriscono l'insorgere del comportamento antisociale, il più importante è la mancanza di senso di colpa, seguita da problemi di iperattività, impulsività e deficit d'attenzione, e dal basso rendimento scolastico.
Anche un umore depresso è correlato con la trasgressione, ma solo per i più piccoli, e tra le variabili familiari invece c'è la mancanza di controllo, la scarsa comunicazione, la punizione fisica, mentre tra i fattori socioeconomici sono rilevanti il fatto che la famiglia sia seguita dall'assistenza sociale, abbia un basso livello socioeconomico, una casa piccola, un padre disoccupato e una madre con basso livello scolastico, infine le variabili demografiche comprendono una famiglia divisa, l'etnia, una madre giovane, e anche la residenza in un quartiere a rischio.
Delinquenza
I mass media hanno diffuso l'idea che i reati violenti siano in aumento, ma in realtà la maggior parte dei reati adolescenziali sono costituiti da furti, mentre i crimini violenti sono meno del 10%.
Gli adolescenti continuano a scegliere il suicidio all'omicidio come soluzione ai blocchi evolutivi, e sembra che la differenza tra maschi e femmine tende a diminuire, oltre al fatto che i reati vengono posticipati sempre di più, questo perchè forse è aumentata la durata della scuola dell'obbligo e quindi c'è maggior controllo sociale per più tempo.
I reati sono commessi di solito in gruppo, probabilmente a causa dell'effetto di deresponsabilizzazione del singolo.
Nell'antisocialità vera e propria c'è uno stile di vita irresponsabile, con abbandono scolastico e difficoltà a trovare e mantenere un lavoro, e c'è una aggressività reattiva, e questi giovani di solito prediligono i furti e le rapine.
I reati più gravi invece vengono solitamente commessi da giovani narcisisti, egocentrici, insensibili, freddi, senza rimorso e colpa, poco ansiosi e empatici, con aggressività di tipo attivo e sadico.
In altri casi di reato invece c'è la perdita dell'esame della realtà, dovuta magari ad un disturbo mentale, ci sono poi adolescenti che commettono reati perchè inseriti in un gruppo devianti, o adolescenti immigrati poveri che commettono reati per necessità.
Spesso l'adolescente utilizza il proprio comportamento antisociale come modo di costruire la propria identità sociale, ed in generale, i problemi di comportamento sono di norma mantenuti dalla messa in atto di schemi educativi inadeguati.
Davanti ad un ostacolo insormontabile per lo sviluppo del nuovo sé, l'adolescente può decidere di eliminare l'ostacolo, a meno che non abbia già deciso di eliminare se stesso con il suicidio.
Molti pensano che l'antisocialità derivi dalla difficoltà di costruzione dell'ideale che regola l'assunzione di responsabilità del comportamento: la capacità di sentirsi in colpa, di rispondere, di impegnarsi e di farsi carico di qualcuno, quindi l'obiettivo di intervento deve essere quello di sostenere il processo di responsabilizzazione del minore.
Gli interventi più efficaci sugli adolescenti antisociali sono multimodali e integrati, ovvero progetti che agiscono sul minore e sui suoi diversi contesti e che combinano strategie psicologiche ed educative.
Con i ragazzi della prima parte dell'adolescenza è particolarmente importante l'intervento con i genitori e la scuola, con quelli della seconda parte sono invece utili gli interventi d'aiuto all'inserimento sociale e alla costruzione di una diversa idea di sé.
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