La crisi adolescenziale può costituire l'occasione di un crollo, di
un blocco evolutivo, ma può anche essere una grande opportunità di
superamento dei problemi infantili, attraverso il rimaneggiamento dei
modelli relazionali interni, dell'idea di sé e dell'altro.
L'intervento psicologico d'aiuto all'adolescente può costituire una
grande occasione di prevenzione dello sviluppo dei disturbi successivi
in età adulta.
La difficoltà della terapia con l'adolescente è dovuta a diversi
fattori: spesso non è lui a richiedere l'intervento ma i genitori,
l'adolescente ha un forte desiderio di autonomia ed odia la dipendenza,
può esserci difficoltà ad elaborare simbolicamente le proprie esperienze
e ciò porta spesso l'adolescenza ad agire al posto che pensare.
Adolescenti e psicoanalisi
Ci sono diversi fattori che sconsigliano l'utilizzo della psicoanalisi con gli adolescenti:
- l'Io dell'adolescente è troppo fragile per affrontare i rischi di una regressione (l'adolescente spesso interrompe precocemente la seduta per la paura per la propria integrità)
- senza dipendenza il lavoro psicoanalitico non riesce a procedere (vuole autonomia e ha paura del legame chiesto in terapia)
- la tendenza ad agire crea problemi nei setting rigidi della psicoanalisi
- il contesto convenzionale scoraggia e crea diffidenza
Psicoterapia breve
Può durare dalle 4 alle 20 sedute ed è pensata come una risposta alle difficoltà del rapporto terapeutico con l'adolescente, che soffre spesso di interruzioni.
In questo contesto: il transfert viene inteso come pretransfert, si sottolinea il qui e ora, si tentano di anticipare le resistenze e si lavora da subito sul tema della separazione nella relazione d'aiuto.
Si stimola il paziente a pensare all'esperienza emotiva che ha luogo nella stanza, come esempio del modo in cui egli si sperimenta gli altri e si relaziona ad essi nel suo mondo interno ed esterno.
Un modello italiano è quello della psicoterapia breve di individuazione di Tommaso Senise, che ha lo scopo di stabilire attraverso l'osservazione se il ragazzo necessiti di un intervento psicoterapeutico a lungo termine, si vuole cmq restituire all'adolescente una corretta immagine di sé e in questo modello vengono anche coinvolti i genitori nei colloqui.
Counseling
E' un processo attraverso il quale una persona in difficoltà è aiutata a definire obiettivi, a prendere decisioni e risolvere problemi in rapporto a difficoltà personali, sociali, educative o di lavoro.
L'adolescente si aspetta quindi un chiarimento, un nuovo punto di vista, in modo da essere aiutato a prendere decisioni in merito o ad affrontare meglio la situazione.
Gli obiettivi del counseling sono di promuovere la capacità di prendere decisioni soprattutto nell'affrontare compiti evolutivi, facilitando cambiamenti di comportamento e migliorando capacità di relazioni interpersonali.
Si tratta di un approccio orientato a migliorare il futuro, più che ad analizzare il passato, è un intervento a breve.
La comprensione che si raggiunge nel counseling ha sempre di mira una conclusione, che pone l'obiettivo del cambiamento sostanzialmente all'esterno della relazione d'aiuto.
Il colloquio con l'adolescente
Le caratteristiche per un buon colloquio con adolescente sono: una conduzione non troppo passiva, la focalizzazione sul problema, l'attenzione all'immagine di sé, la ricerca di una buona integrazione tra pensare e fare, l'empatia, l'uso di un linguaggio adeguato ai problemi dell'adolescente (non troppo compiacente ma neanche troppo tecnico).
Bisogna inoltre evitare che gli adolescenti usino la sfida come modalità difensiva (tipica di quella età) e siccome sono più portati all'azione che al pensiero, occorre supportarli suggerendo ipotesi, formulando domande alternative, lasciando la possibilità di rispondere e spiegando il senso delle domande quando necessario.
Intervento sul contesto
Capita che il consulente si trovi a lavorare con il contesto in alternativa o in affiancamento all'intervento con l'adolescente.
Nel modello multisistemico di Henggeler, ispirato alla logica dell'ecologia sociale, la valutazione e l'intervento sono realizzati all'interno di un contesto di sviluppo e l'intervento psicoterapeutico è condotto da operatori che svolgono una funzione di supporto educativo nei confronti della famiglia e della scuola, oltre che dell'adolescente.
Il primo scopo della valutazione è capire il rapporto tra i problemi individuali e il loro più ampio contesto.
Gli interventi sono programmati per promuovere un comportamento responsabile e diminuire quello irresponsabile tra i membri della famiglia, invece che curare una psicopatologia, e l'aumento della responsabilità e della consapevolezza è raggiunto tramite strategie comportamentali.
Il futuro della psicoterapia degli adolescenti
Sono stati condotti diversi studi sull'efficacia della psicoterapia sugli adolescenti, studi che dimostrano la sua efficacia.
La valutazione sistematica appare difficile con gli adolescenti perchè spesso l'intervento non si basa su una domanda ed il setting è di solito molto variabile.
Alcuni studi hanno suggerito che per trattare adolescenti con problemi di comportamento sono efficaci anche interventi non specialistici, come il sostegno scolastico, che intervengono più direttamente nel contesto di sviluppo.
Il modello più efficace ed attuale sembra essere il modello interdisciplinare che è costituito da una combinazione delle diverse prospettive (biologica, sistemica, cognitivo-comportamentale e psicodinamica) e che si basa sul modello di psicopatologia e psicoterapia evolutiva, dove l'adolescente è visto in termini meno individualistici ed i suoi problemi sono considerati come l'effetto di una relazione tra soggetto e contesto di sviluppo.
La psicoterapia deve dunque essere orientata al superamento della crisi evolutiva (come sosteneva anche Anna Freud).
L'intervento psicoterapeutico deve adattarsi all'età del paziente, agire in nuovi contesti (scuola, casa, ecc...) e si deve quindi avere una terapia centrata sul tipo di problema.
L'approccio interdisciplinare sottolinea l'importanza del lavoro congiunto tra psicoterapeuti, educatori, assistenti sociali o insegnanti.
Psicoterapia evolutiva
La psicoterapia evolutiva è una concezione della psicoterapia in cui il cambiamento è concepito come evoluzione e non come cura.
Questo modello si basa sui concetti di simbolizzazione e di ruolo affettivo, nonché di crisi della cultura affettiva di fronte ad un compito evolutivo.
Questo modello è adatto al trattamento di problemi in tutto l'arco del ciclo di vita, e comporta:
- l'equivalenza dell'azione sul soggetto e sull'ambiente (cambiamento raggiunto trasformando il soggetto o il contesto di vita)
- la non equivalenza di comprensione e cambiamento (capire i problemi non significa risolverli)
- un forte relativismo tecnico (non importa attraverso quale setting o strumento si raggiunge il cambiamento
- una concezione semiotica del processo terapeutico (il cambiamento avviene quando l'intervento si sintonizza con i bisogni evolutivi)
Lo psicoterapeuta in questo modello interviene tramite risimbolizzazione, ovvero tramite un cambiamento della rappresentazione del soggetto in relazione all'oggetto e in funzione di un compito.
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