Rispetto al passato, oggi la formazione dell'identità avviene tramite
processi individuali d'elaborazione simbolica, e non più tramite
celebrazioni rituali collettive e riti iniziatici.
I valori che fondano i ruoli affettivi su cui l'identità
dell'adolescente si articola (quello del figlio, del maschio, ecc...)
sono attualmente meno definiti e più articolati, spesso fondati su
aspettative di ruolo più difficilmente integrabili e spesso
conflittuali.
La costruzione dell'identità
Secondo Erikson l'identità corrisponde ad un sentimento
soggettivo d'unità e continuità personale, costruito tramite processi
parzialmente inconsci d'integrazione di sentimenti e rappresentazioni,
che collegano gli stati di sé nel passato con le sue proiezioni nel
futuro (l'identità è un'entità dinamica).
Secondo Erikson il ciclo di vita è scandito da 8 fasi (4 d'infanzia, 1
d'adolescenza, 3 di età adulta e di vecchiaia), dove ogni fase implica
una crisi evolutiva specifica, caratterizzata da un compito e rispettivo
conflitto.
Il traguardo di questo percorso evolutivo è un'identità stabile, dove
però se ci sono troppi insuccessi può sopraggiungere la confusione di
identità.
Secondo Marcia, la crisi d'identità attiva un percorso
esplorativo che porta all'integrazione di elementi vecchi con nuovi e ad
una assunzione da parte del soggetto di impegni nei confronti delle
prospettive che caratterizzano il nuovo equilibrio, e ciò fa acquisire
un'identità.
Secondo Marcia l'intreccio tra esplorazione ed impegno consente di definire 4 stati:
- Acquisizione di identità: la acquisisce chi ha messo in atto un'esplorazione significativa ed ha assunto impegni seri
- Stato di moratoria: definisce la permanenza in una fase esplorativa di chi non ha assunto impegni e rimane in uno stato di crisi
- Stato di blocco: lo ha chi ha assunto precocemente degli impegni nei confronti di identificazioni e valori infantili, senza aver svolto una sufficiente esplorazione
- Diffusione di identità: è espressione di una esplorazione incerta, che non ha consentito veri investimenti e soddisfacenti forme di impegno.
La patologia è vista non come una frattura, ma come un ostacolo al cambiamento, un arresto di sviluppo o una conclusione prematura e scarsamente elaborata.
Nella prima adolescenza c'è la scissione del sé che non tollera l'interazione tra le parti, dove ad esempio il ruolo affettivo dello studente non vuole mischiarsi con il ruolo affettivo del figlio (esempio del ragazzo che prova imbarazzo ad essere accompagnato dai genitori a scuola), e ciò fa nascere sentimenti di vergogna.
Mentre in adolescenza, si riesce invece a passare da uno stato d'identificazione ad un altro.
Esistono poi i compiti di sviluppo, funzioni riflessive della mente che ha origine dall'interiorizzazione di un contenimento emotivo attivo e capace di attribuire significato psichico agli stati mentali.
Alcune differenze tra maschi e femmine stanno nel fatto che i ragazzi mostrano maggiore indipendenza per quanto riguarda gli spazi, ma minor senso di responsabilità sociale (che si sviluppa più tardi), inoltre le femmine sono più insoddisfatte per la propria immagine corporea, guardano al futuro pensando alla soddisfazione personale (a differenza dei ragazzi che pensano al successo sociale) e lo sviluppo etico è meno impegnato nei maschi ma è più flessibile, rispetto alle femmine che sono più impegnate ma più rigide.
L'identità di genere
Secondo Stoller l'identità di genere è un sistema complesso di credenze nei riguardi di se stesso, il senso della propria mascolinità o femminilità, che può essere più o meno in accordo col sesso biologico, quindi l'identità di genere è uno stato soggettivo, una situazione psicologica.
Sempre secondo Stoller, l'identità di genere nucleare dipende dall'assegnazione di genere alla nascita e precede la scoperta della differenza anatomica tra i sessi.
Alcuni autori considerano la mentalizzazione del corpo sessuato, il più complesso tra i compiti dello sviluppo, il cui fallimento può portare l'adolescente al breakdown.
Percorsi e conflitti nella costruzione dell'identità di genere maschile
La madre è il primo modello identificatorio per entrambi i sessi, quindi per costruire il nucleo della propria identità il bambino deve disidentificarsi da lei.
Il maschio ha il vantaggio rispetto alla femmina di non dover cambiare l'oggetto d'amore, ma lo svantaggio di dover cambiare l'oggetto d'identificazione (per la femmina è il contrario).
Alle femmine viene chiesto di sviluppare maggiori competenze relazionali, ai maschi invece viene chiesto di investire sul mondo esterno.
La semplice presenza del padre non è sufficiente a trasmettere un'identità maschile, il bambino potrà investire il suo genere solo se padre e madre saranno orgogliosi della mascolinità paterna e di quella del figlio, inoltre il padre è promotore di mascolinità sia come modello fisico che come promotore di desideri e comportamenti maschili.
Modelli di padre che non funzionano sono quello assente o quello troppo autoritario, così anche la madre, non deve essere critica e dominante nei confronti della mascolinità del marito, perchè ciò si ripercuote sul figlio.
Secondo Blos, il figlio cerca un sostegno nel padre per far fronte all'onnipotente figura materna di cui teme di non poter fare a meno, e se si ha un'interiorizzazione di un'immagine maschile svalutata, si ostacola l'identificazione con la funzione paterna e l'assunzione dell'identità virile.
L'adolescente teme quindi dipendenza e passività, e con gli atteggiamenti da bullo risponde alla minaccia di questi due stati.
Quando non c'è il riconoscimento del ruolo paterno, c'è il rischio che l'adolescente si identifichi con il gruppo di pari.
Gli adolescenti violenti sono quelli che trovano come unico supporto alla crescita il gruppo di pari, che risponde offrendo appartenenza, solidarietà e complicità, ma che non è in grado di prendersi cura dei bisogni del giovane in modo empatico e non riesce a sostenerne la crescita.
Percorsi e conflitti nella costruzione dell'identità di genere femminile
La bambina si rispecchia in un altro uguale a sé, non esiste disarmonia anatomica o d'identità tra madre e figlia.
Quando però avviene la scoperta della prima differenza anatomica tra sessi e la diversa valutazione sociale, la funzione valorizzante della madre e l'insieme ideale femminile primario vengono messi in crisi, inoltre la stessa funzione edipica svolgerà una funzione separante nei confronti della madre.
La femmina tende ad ispirarsi al modello paterno per costruire un ideale femminile secondario e ciò favorisce l'assunzione di comportamenti, desideri, interessi e valori maschili.
Durante l'adolescenza la femmina dovrà ripristinare la femminilità persa, ricostruendo un'ideale dell'Io femminile, grazie al desiderio sessuale, e l'obiettivo di diventare una donna adulta si rivela in molte ragazze un qualcosa di molto conflittuale e non sempre voluto (alcune esprimono disagio nella femminilità esibendo troppa seduzione, altre trascurandosi).
Quello che la bambina apprende sul modello di persona adulta atteso dal sistema sociale in cui vive, contrasta con quanto l'adolescente impara sulle caratteristiche femminili: ciò che è opportuno per una persona non lo è necessariamente per una donna.
Il modello femminile-materno tradizionale che è fondato sulla dipendenza, la passività, la difesa dell'appartenenza e del legame, è sempre meno diffuso tra le donne adulte di oggi.
Spetta al gruppo di femmine stabilire nuovi valori di genere, e c'è la tendenza alla spinta tra coetanee all'autonomia dal modello materno nella scelta dei valori che orientano l'identità femminile, si hanno quindi ragazze che puntano molto sulla seduzione, altre sullo studio, altre usano linguaggi da maschi.
Le adolescenti che hanno avuto un'infanzia deprivata affettivamente tendono a confondere bisogni infantili e desideri femminili, col rischio di asservire la capacità di sedurre al bisogno di compensare antiche mancanze.
Le adolescenti che sono coinvolte in atti sessuali precoci sembrano rifiutare più delle altre adolescenti il modello femminile rappresentato dalle loro madri, e sembra quindi che non si riesca a risolvere il conflitto tra codice materno e codice femminile quando viene meno la possibilità d'identificarsi con modelli femminili adulti di riconosciuto valore familiare e sociale.
Piaciuto l'articolo? Lascia un commento!
EmoticonEmoticon