sabato 27 agosto 2016

Psicologia dinamica (7/13): La scuola Kleiniana

I seguaci della Klein hanno sviluppato diversi dei suoi temi, modificando ed arricchendo le sue teorie originali, mantenendone però gli aspetti essenziali.
Il lavoro della Klein è universalmente accettato in Inghilterra, almeno per quanto riguarda la tecnica d'analisi attraverso il gioco, anche se ci sono stati cambiamenti successivi nello stile d'interpretazione.
La Klein ha creato l'interesse per lo studio dei bambini e gli studenti dell'istituto di psicoanalisi di Londra ad esempio, devono frequentare un corso di osservazione infantile, che comprende visite settimanali ad un bambino appena nato.
Donald Meltzer invece, considera poco soddisfacente il modello psicoanalitico basato su fasi di sviluppo che si susseguono cronologicamente, e propone uno studio sul campo comprendente fattori concomitanti piuttosto che in successione, ipotizzando che pure nella fase prenatale possano esserci la posizione depressiva e la relazione oggettuale.
Meltzer distingue tra setting e contenuto di un'interpretazione analitica, dove nel setting sono compresi gli aspetti pratici (tempo, luogo e orario delle sedute) e l'atteggiamento mentale dell'analista, e quando il setting è solido e sicuro, il paziente può usare il contenuto delle interpretazioni per proseguire il suo lavoro analitico.
La maggior parte degli analisti kleiniani privilegia le interpretazioni di transfert basate su ciò che accade nella seduta tra paziente e analista, nel così detto hic et nunc, inoltre, i sentimenti che l'analista prova nella seduta sono uno strumento importantissimo nella scelta di un'interpretazione e costituiscono il controtransfert.
Secondo Bion, l'identificazione proiettiva avviene in maniera del tutto normale tra madre e figlio, quando il piccolo proietta i così detti elementi beta nella madre (elementi designati con una nota e non con una parola descrittiva perchè sono esperienze che non possono essere ancora pensate e verbalizzate perchè il piccolo non sa ancora pensare) e la funzione alfa si sviluppa man mano che il piccolo riceve dalla madre un messaggio in cui la sua proiezione originale ha assunto un significato ed è quindi poi possibile pensarla e sentirla, e se questo processo fallisce troppe volte si potrà indebolire il suo senso di identità e potranno insorgere delle psicosi.
Secondo Betty Joseph, la comunicazione più importante non è tanto a livello di contenuto verbale quanto nel modo in cui il paziente agisce nella seduta tramite le sue parole, il tono di voce, le sue reazioni ecc... ad esempio, alcuni pazienti riescono a suscitare nell'analista il desiderio di aiutarli, e se questi non si rende conto della richiesta d'aiuto, il paziente non migliora e anzi si sente più privo delle proprie capacità di recupero.
Herbert Rosenfeld si interessò alle situazioni alla base della struttura narcisistica patologica, prendendo in considerazione soprattutto i fattori ambientali (come i traumi ripetuti), elementi che il bambino non è in grado di dotare di significato e integrare nella struttura mentale, che sta alla base della sua comprensione del mondo, così che, quando un paziente entrerà in analisi, ripeterà nel transfert l'esperienza traumatica e se l'analista non sarà bravo nel suo lavoro, non farà altro che dare la conferma al paziente della ripetizione del trauma originario.
Hanna Segal ha dedicato la sua vita professionale alla diffusione del lavoro della Klein, sviluppando le teorie sulla capacità di formare simboli nel trattamento di pazienti psicotici.
Secondo Bion inoltre, le ansie provate dai singoli nelle situazioni di gruppo, corrispondono alle ansie primitive descritte dalla Klein.


Esperienze nei gruppi: Wilfred R. Bion


Secondo Bion 3 sono gli assunti di base che sottendono 3 tipiche organizzazioni dei gruppi:
  1. Assunto di dipendenza: il gruppo viene motivato dall'idea che qualcuno provveda a soddisfare i desideri dei membri del gruppo, pensando così al loro benessere
  2. Assunto di attacco-fuga: esiste un nemico esterno al gruppo da attaccare o da cui difendersi, in modo da raggiungere gli obiettivi del gruppo, impediti dal nemico
  3. Assunto di accoppiamento: considera la soluzione futura dei problemi del gruppo attraverso l'avvento di un'entità verso cui viene rivolta un'aspettativa messianica
Ogni gruppo di persone unite per lavorare manifesta una attività di lavoro di gruppo, ovvero un funzionamento mentale inteso a perseguire l'obiettivo in questione.

Caratteristiche comuni a tutti i gruppi di base
La partecipazione a un'attività regolata da un assunto di base non richiede nessuna preparazione, esperienza o sviluppo psichico, nessuna capacità di cooperazione, ma dipende solo dalla presenza nell'individuo della valenza (la capacità del singolo di combinarsi istantaneamente e involontariamente con un altro per condividere un assunto di base e agire in base ad esso).
Gli stati emotivi comuni a ciascun assunto di base sono impercettibilmente influenzati gli uni dagli altri, ad esempio, l'ansia che compare nel gruppo di accoppiamento ha qualità diversa da quella che compare nel gruppo di dipendenza.
Tutti gli assunti di base implicano l'esistenza di un capo e non è necessario che esso si identifichi con un individuo del gruppo, può essere anche identificato con un'idea o un oggetto, e nel gruppo di dipendenza, al posto del capo può esserci la storia del gruppo.
Quando il gruppo si sente minacciato da un'idea che comporterebbe lo sviluppo degli individui del gruppo, ricorre alla creazione di una bibbia, e se è attivo il gruppo di dipendenza o quello di attacco-fuga, si inizia una lotta per sopprimere la nuova idea, perchè questa mette in pericolo lo status quo.

Forme di cambiamento da un assunto di base ad un altro
Il cambiamento della mentalità di gruppo non è dovuto necessariamente dallo spostamento da un assunto di base ad un altro, ad esempio, se è attivo il gruppo di dipendenza ed questo è minacciato dalla pressione del capo del gruppo estraneo di accoppiamento, se falliscono i tentativi di creare una bibbia, si possono assumere forme aberranti di cambiamento.
Se è attivo il gruppo di attacco-fuga, c'è la tendenza ad assorbire un altro gruppo, mentre se è attivo il gruppo di accoppiamento, c'è la tendenza allo scisma.

Il gruppo di lavoro specializzato
Il suo compito è quello di stimolare l'attività di un particolare assunto di base, ed esempi di questo tipo di gruppo sono la chiesa (dipendenza) e l'esercito (attacco-fuga).
Questi gruppi specializzati possono anche svilupparsi dal gruppo principale di cui fanno parte col compito di neutralizzare i rispettivi gruppi di appartenenza (es. dipendenza), impedendo che questi siano d'ostacolo alla funzione del gruppo di lavoro nel gruppo principale.
Se il gruppo di lavoro specializzato non può affrontare gli assunti di base di propria competenza, allora le funzioni del gruppo di lavoro sono compromesse dalla pressione esercitata dagli assunti di base.
Gli assunti di base diventano pericolosi quando si tenta di portarli all'azione, ed il gruppo specializzato infatti tenta di portare l'azione in termini di mentalità basata sull'assunto di base (es. il gruppo di lavoro della chiesa rafforza la fede ma non l'azione, così come l'esercito sostiene che si può fare tutto con la forza, a patto che essa non venga mai usata).
Quindi, la mentalità dominata da un assunto di base non si presta all'azione, dato che l'azione ha bisogno della funzione del gruppo di lavoro per mantenere il contatto con la realtà.
Nel gruppo terapeutico, quando è attivo il gruppo di dipendenza o quello di attacco-fuga, tende a formarsi un sottogruppo che fa da interprete tra il capo del gruppo di dipendenza (che è di solito l'analista) e il gruppo.

Assunti di base, tempo e sviluppo
Esistono 2 caratteristiche nella mentalità dominata da un assunto di base: in essa il tempo non svolge alcun ruolo (quindi tutte le attività che richiedono la consapevolezza del tempo sono comprese in modo imperfetto e creano sentimenti persecutori) e c'è l'assenza di ogni processo di sviluppo come parte della mentalità di assunto di base (gli stimoli allo sviluppo incontrano una risposta ostile).
Se un gruppo vuole evitare lo sviluppo, basta che si faccia dominare dalla mentalità di base.

Rapporti tra un assunto di base ed un altro
Nessuno dei 3 assunti di base elimina la paura e le emozioni di gruppo completamente, altrimenti non ci sarebbero mai cambiamenti nè si formerebbero gruppi di lavoro specializzati.
In tutti e 3 questi assunti c'è l'idea di un capo, in quello di attacco-fuga si nega la necessità di comprendere, inoltre sembra che i vari gruppi di lavoro specializzato si occupino di problemi non inerenti all'assunto di base (es. nel gruppo di dipendenza, il gruppo di lavoro ha idee messianiche del gruppo di accoppiamento).
Sembra inoltre che ciascuno dei 3 gruppi sia costituito da individui che hanno in comune le caratteristiche di uno dei personaggi della situazione edipica, che cambia a seconda dell'assunto di base attivo.
Il gruppo è concepito come un individuo smembrato che contiene un altro individuo nascosto, in attesa, e questo individuo è il capo (l'analista invece è il capo del gruppo di lavoro).
Ogni volta che l'ansia è troppo intensa, il gruppo è costretto a passare sulla difensiva e spesso si cercano degli alleati per poterla vincere.
Nel gruppo di attacco-fuga, l'ansia libera l'odio che si manifesta come attacchi distruttivi verso il nemico o come fuga dall'oggetto odiato.


Il contributo di Bion


Secondo Bion, ogni analista deve formarsi nella disciplina, deve forgiarsi un suo proprio linguaggio e mantenere in buone condizioni di lavoro le parole che usa.
Lo strumento teorico-tecnico ha bisogno di declinazioni specifiche particolari che si attengono alle condizioni, della comunicazione e dello stato mentale del paziente, al fine di produrre in lui trasformazioni terapeutiche significative.


Trasformazioni
La teoria dell'analista rappresenta il punto di vista dell'analista: il quadro, la trasformazione linguistica dei dati (il paesaggio mentale del paziente).
Le invarianti sono costituite dalle modalità trasformative teorico-tecniche di riferimento e dalla riconoscibilità che il paesaggio mantiene nella forma proposta dall'analista (il quadro interpersonale).
Perchè le invarianti della descrizione stampata in una situazione clinica possano essere efficaci, il profano deve conoscere le regole che ordinano la situazione e le relative trasformazioni, inoltre, l'esperienza originaria del paziente è trasformata in una descrizione psicoanalitica, quindi un'interpretazione è una trasformazione.
La descrizione scientifica si colloca nell'ordine delle trasformazioni di secondo grado ed è l'unica attraverso a cui si può accedere.

L'analista al lavoro
L'uso delle teorie consente di garantire alle trasformazioni dei fatti proposti dal paziente il valore di trasformazioni psicoanalitiche, le quali consentono alla comunità scientifica di individuare cosa si può condividere.
Bisogna guardare e riguardare le cose finché non inizino a parlare da sole, bisogna abbandonare memoria e desiderio, fare tabula rasa della mente prima dell'analisi.
Il percorso bioniano parte dall'ambiente intrauterino e va incontro al riconoscimento del dolore e delle sue possibili collocazioni (corpo o mente) per giungere alla definizione dell'identità somato-psichica.
Secondo Bion, il neonato idealizza e ignora, fa ricorso all'onnipotenza, e per risolvere questi errori la psicoanalisi fa in modo che venga usata la funzione della mente del neonato.
A seconda della loro fase evolutiva, si possono classificare i pensieri in: preconcezioni, nozioni, pensieri e concetti.
Le preconcezioni sono pensieri vuoti ad altro gradiente affettivo che sono in attesa di una realizzazione (es. preconcezione del seno, quando il neonato si attacca ad esso la sua preconcezione si connette alla coscienza della realizzazione e nasce la nozione di seno), il pensiero è invece un congiungersi di una preconcezione con una frustrazione.
La prospettiva dell'indagine di Bion si divide in:
  • la genesi della funzione del pensare
  • i pensieri attraverso cui nel contatto con la realtà (seguendo il modello freudiano) si determinano i caratteri affettivo-cognitivi delle relazioni con il mondo e l'identità somato-psichica dell'infante
  • i diversi modi di trattare le frustrazioni e le tipologie difensive che ne scaturiscono 

Il paziente e l'analista
Quando il paziente entra nella stanza dell'analisi, occorre che l'analista sia sensibile alla totalità della persona, e quando 2 persone si incontrano nella stanza d'analisi si crea una tempesta emotiva.

Stati mentali e lavoro del sogno
La psicoanalisi non deve accontentarsi della narrazione dei fatti del sogno del paziente, ma deve tradurli.
E bisogna inoltre far distinzione tra sonno e veglia, se si vuole svolgere una corretta interpretazione.


L'osservazione del bambino nell'addestramento psicoanalitico: Esther Bick


Nel 1960, l'istituto psicoanalitico di Londra introdusse l'osservazione del neonato nel programma degli allievi del primo anno.
Questi allievi usano il metodo dell'osservazione recandosi nella famiglia prescelta una volta a settimana per tutto il primo anno di vita del piccolo.
Prendere appunti durante l'osservazione è inopportuno perchè interferisce nel processo d'attenzione ai fatti, inoltre l'osservatore non deve interferire con il normale svolgimento dei fatti di casa, anche se deve aiutare in caso di necessità (come segno di gratitudine per la disponibilità della famiglia).
L'osservatore quindi non deve farsi coinvolgere per non perdere la sua obiettività, e per essere pronto deve essere analizzato lui stesso nel seminario d'apprendimento, per capire quali sentimenti vengono suscitati in lui da quali situazioni.
La difficoltà di osservare sta proprio nell'osservare i fatti senza interpretarli, dato che osservazione e riflessione sono inseparabili e le riflessioni fanno scegliere cosa osservare successivamente.



La crisi dell'età di mezzo: Elliott Jaques


E' una crisi che compare intorno ai 35 anni, con un processo di transizione che dura alcuni anni e varia da individuo ad individuo.
Nelle donne questo processo è oscurato dalla menopausa, mentre negli uomini è stato definito climaterio maschile a causa dell'attenuazione dell'impulso sessuale di quel periodo.
E' stato studiato questo fenomeno soprattutto negli artisti (crisi del genio), dove può accadere che una carriera creativa può arrestarsi sia per inaridimento della capacità creativa sia per decesso dell'artista, oppure la capacità creativa può esprimersi per la prima volta, oppure ancora, può verificarsi un capovolgimento di qualità e contenuti dell'opera creativa.
E' stato notato che l'indice di mortalità degli artisti cresce vertiginosamente nel periodo della crisi, ed il cambiamento della creatività è stato visto in molti artisti, come: Bach, Donatello, Goethe, Michelangelo.
Gli aspetti che variano riguardano:

  • Cambiamento nel modo di lavorare: la creatività dai vent'anni ai 30 tende ad esprimersi a caldo, è una creatività intensa e spontanea e non ammette ritocchi, mentre quella alla fine dei 30 ha sempre un'ispirazione ardente ed intensa, ma c'è una grossa pausa tra la prima ispirazione e l'opera finita, si passa quindi da una creatività di tipo impetuoso ad una creatività di tipo scultorio.
  • Cambiamento della qualità e contenuto: compare un contenuto tragico-filosofico in contrasto col precedente contenuto più lirico e descrittivo, c'è la rinuncia all'idealismo e all'ottimismo, si passa dall'impazienza e l'aspirazione ad un conservatorismo più meditato e tollerante.
    Quando odio, distruzione e morte sono esplicati nello stadio precoce (quello prima dei 35), assumono forma satanica o macabra (come per Poe).
L'idealismo dello stadio precoce ha il suo fondamento nell'uso della negazione e delle difese maniacali, normali meccanismi di difesa verso il senso di morte e di distruzione.
Un'accettazione esplicita ed una messa a fuoco di questi 2 aspetti sono le premesse indispensabili per il superamento della crisi dell'età di mezzo e il compimento dello stadio adulto.
La serenità lavorativa si ha se si accetta l'imperfezione umana e le carenze del proprio lavoro.
Nell'età di mezzo, l'individuo ha cessato di crescere e ha iniziato ad invecchiare, e mediamente ha una certa stabilità (famiglia, lavoro), si ha rimpianto dell'infanzia e della giovinezza e ora il compito psicologico è quello del conseguimento di uno stadio maturo ed indipendente.
Si entra dunque nel periodo del completamento e si inizia a percepire la presenza della morte, e quindi si può iniziare a portare il lutto per la propria scomparsa finale.
Un'elaborazione è possibile solo se l'oggetto primario è ben costruito, senza essere nè troppo idealizzato nè troppo svalutato, e se si raggiunge questa situazione, la seconda metà di vita può essere vissuta con la conoscenza, la consapevolezza e l'accettazione della morte definitiva.
In tal caso il senso di continuità della vita può essere rafforzato e ci si può dedicare al consolidamento di valori come saggezza, forza d'animo, coraggio, amore, umanità, speranza, gioia... viceversa, si ha la crisi dell'età di mezzo, che può diventare un'ossessione e portare addirittura al suicidio.


Transfert, controtransfert ed identificazione proiettiva: Herbert Rosenfeld


Nel paziente, il sentimento di essere accettato da un terapeuta che si prende cura di lui dipende molto dalla funzione interpretativa dell'analista.
Lo stato psichico dell'analista e la sua capacità di funzionare bene costituiscono un essenziale fattore terapeutico in qualsiasi terapia analitica, inoltre, la principale funzione dell'analista consiste nell'aiutare il paziente ad esprimere con parole e pensieri consci le fantasie, i sentimenti e i desideri inconsci che lo assorbono, così da modificare la ripetizione delle prime relazioni oggettuali e delle difese onnipotenti costruite nel periodo infantile (gradualmente il paziente arriva a poter tollerare più sentimenti, riconoscere conflitti e imparare a riflettere su di essi).
Anche i pazienti più disturbati cercano di comunicare col terapeuta e se non viene capito cosa viene detto, il paziente ripeterà più volte ciò che ha detto, per farsi capire, in vari modi, cercando di rendere il proprio materiale più comprensibile.
Quando l'analista interpreta erroneamente le critiche come attacchi sadici, il paziente può avere sensi di colpa perchè si rende conto di capire la situazione meglio dell'analista, e se questi continuerà ad ignorare le sue critiche ed insisterà ad interpretarle come un attacco verso di lui, il paziente si sentirà preso in giro e infantilizzato.


Atteggiamento e ruolo dell'analista
Il rapporto tra analista e paziente è unico e non deve essere un rapporto del tipo genitore-figlio, ma si deve rendere consapevole il paziente del particolare ruolo che egli investe.
Secondo Rosenfeld l'atteggiamento di distacco non è un buon metodo, dato che sembra impossibile distruggere il desiderio e le intenzioni dell'analista senza danneggiare gravemente il rapporto con il paziente, ed è cmq essenziale esaminare in modo esaustivo i propri atteggiamenti ed intenzioni come analista.
Se ci sono esperienze del paziente troppo penose da vivere per l'analista, egli cercherà di intraprendere una terapia correttiva, giustificandola col fatto che serve al paziente quando in realtà la fa per attenuare il proprio dolore, e ciò danneggia sia il processo analitico, sia ogni tentativo di aiutare il paziente.
Solo se l'analista riesce ad interpretare correttamente le angosce del paziente (e a fargli capire il suo bisogno di condividerle con lui, facendogliele sperimentare), diminuiscono le violente proiezioni che rendono difficile l'analisi.

Interpretazioni vaghe o inopportune
A volte capita che un analista si rende conto che qualcosa in lui turba il paziente, ma non è in grado di interpretare questo elemento con sufficiente precisione.
Problemi possono ad esempio sorgere dopo un silenzio troppo prolungato o una interpretazione data in modo troppo affrettato, dove il paziente potrà sentirsi abbandonato o criticato/respinto a causa del silenzio.
L'analista deve quindi rispondere dando le sue interpretazioni nel momento opportuno, aiutando il paziente ad affrontare quelle aree per lui intollerabili.

Rigidità ed inflessibilità
Se esistono aree private in cui è vietato l'accesso, il terapista e il paziente potranno scendere al compromesso di non esplorarle, creando una situazione di stallo terapeutico.
I blocchi più comuni nell'interazione paziente-analista sono in relazione alle angosce infantili, inconsce, dell'analista.
Se l'analista è aperto e ricettivo alle prime esperienze infantili del paziente, questi proietterà in lui la sua richiesta di comunicazione e l'analisi proseguirà, viceversa, se l'analista è turbato dalle prime esperienze del paziente, potranno sorgere delle dispute.
Per far diminuire l'angoscia del paziente di far impazzire il terapeuta caricandolo con le proprie angosce, l'analista dovrà sempre mostrarsi tranquillo e assennato, quindi oltre ad interpretare i pensieri ed i sogni del paziente, l'analista dovrà sempre analizzare anche i propri sentimenti.
Quando si arena il controtransfert, l'analista avrà bisogno di discuterne con un collega non coinvolto.


Gli studi sull'autismo di Francis Tustin


La psicoterapeuta Francis Tustin è stata pioniera nel trattamento psicoanalitico dell'autismo di natura psicogena della prima infanzia (un grave disturbo della sfera emotiva e del pensiero che impedisce il normale sviluppo della personalità del bambino).
L'autismo comporta un totale ritiro dalla realtà, assenza di funzioni simboliche, del linguaggio, della capacità di entrare in relazione con l'altro e del desiderio di comunicare.
Secondo la Tustin, l'autismo è una condizione in parte innata, in parte dovuta all'ambiente: si verifica nei bambini che nascono sentendo di far parte ancora del corpo materno (attaccamento fusionale tra madre e bambino) e che subiscono un grosso trauma da separazione della madre.
Infatti sembra che l'equazione adesiva col corpo della madre aumenti il senso di onnipotenza del piccolo, che una volta separato si rende conto della sua fragilità, e subisce un trauma insopportabile.
Studiando il caso del piccolo John, la Tustin concluse che l'autismo non è altro che una reazione protettiva, automatica, psicodinamica, che consente al piccolo di sopravvivere davanti ad uno stress traumatico, estraniandosi completamente dalla realtà.
La Tustin ha trattato con successo un certo numero di bambini autistici considerati incurabili.



Problemi teorici e clinici: Otto F. Kernberg


La concezione kleiniana di una conoscenza innata del rapporto sessuale è in contraddizione con le capacità cognitive del piccolo nei primi mesi di vita.
Appare ingiustificabile anche il voler far risalire a tutti i costi lo sviluppo intrapsichico ai primi mesi di vita.
La Klein ignora la psicopatologia differenziale e ciò la porta ad applicare la stessa tecnica di trattamento per tutti i pazienti lungo l'intero spettro dei disturbi psicologici.
Viene anche criticata l'ambiguità e la vaghità della terminologia kleiniana (ad esempio i termini Io e Sé vengono definiti in modi diversi, così anche il termine scissione, e c'è una definizione di identificazione proiettiva della Klein, della Rosenfeld e della Segal).
Altra critica va al fatto che viene ingigantita l'importanza del transfert senza tener conto dell'interferenza della realtà esterna del paziente, sottovalutando l'importanza dei fattori ambientali, sopravvalutando le pulsioni (come l'aggressività).
C'è scarsa attenzione all'organizzazione difensiva del paziente, invece si da troppa importanza all'interpretazione delle difese primitive, mettendole in relazione con conflitti precoci e primitive relazioni oggettuali, trascurando le difese successive dell'Io e quelle caratteriali.
C'è la tendenza a considerare la metafora ed il diretto riferimento alla primissima esperienza, interpretando praticamente tutte le fantasie inconsce come se riflettessero direttamente i contenuti dei primi 2 anni di vita.
Si fa inoltre ricadere la paura di essere avvelenato, di essere evirato, di essere aggredito all'interno del corpo sotto l'etichetta dell'angoscia persecutoria, mentre tutte le angosce attinenti all'oggetto d'amore ricadono nell'etichetta di angoscia depressiva.
Un altro problema della tecnica kleiniana è che essa trascura l'analisi delle difese a vantaggio dell'analisi del contenuto, e la Segal propone di non interpretare i meccanismi del paziente, ma di aiutarlo a risolvere le fantasie contenute in questi meccanismi.
E' cmq discutibile il fatto che tutte le operazioni difensive sarebbero espresse da fantasie, dato che i meccanismi di difesa di solito hanno funzioni multiple e sono strutturalmente collegati a conflitti e fantasie diverse oltre che a funzioni dell'Io più o meno autonome.
Viene infine trascurata l'analisi del carattere e lo sviluppo della capacità di introspezione e autoanalisi del paziente.


<< Lezione precedente - Prossima lezione >>


Torna all'elenco delle lezioni

 

Piaciuto l'articolo? Lascia un commento!

EmoticonEmoticon