domenica 19 giugno 2016

Psicologia generale 2 (8/12): Concetti e categorizzazioni

Esistono 2 principali funzioni dei concetti, una è quella di favorire l'economia cognitiva (attraverso la codificazione dell'esperienza i concetti consentono di diminuire la quantità di informazione da ricordare), un'altra è quella di favorire le inferenze (categorizzando un pesce come tale, posso inferire molte altre sue proprietà, anche se non immediatamente percepibili).


La teoria classica


Secondo la teoria classica, un concetto è un insieme di proprietà singolarmente necessarie e globalmente sufficienti per l'appartenenza alla categoria (Bruner, Goodnow, Austin - 1956).
Ad esempio, per essere un padre occorre essere un maschio e ad avere almeno un figlio, quindi per essere un padre bisogna avere entrambe le caratteristiche (criterio di necessità), e d'altro canto, le 2 condizioni sono sufficienti per la classificazione (criterio di sufficienza).
La teoria classica fa anche distinzione tra intensione ed estensione di un concetto, dove l'estensione corrisponde all'insieme di esemplari che fan parte della categoria, mentre l'intensione corrisponde alla descrizione delle caratteristiche per poter appartenere alla categoria.
Inoltre, secondo questa teoria, il significato di un concetto può essere colto dall'elenco congiunto di attributi, dove l'appartenenza di un esemplare ad una categoria piuttosto che ad un'altra, è netta e precisa.
Già nel 1920 Hull aveva ipotizzato la teoria dell'elemento comune, secondo la quale vengono raggruppati in categorie gli esemplari che condividono un elemento comune, e successivamente nel 1956, Bruner fece l'esperimento delle carte con sopra i simboli geometrici, dove i soggetti dovevano individuare le varie categorie.
La teoria classica soddisfa il criterio di economicità, in quanto una singola rappresentazione è usata per un'intera categoria, anche se però essa, non dà ragione della naturalezza dei concetti, non essendoci nulla che tiene conto delle differenze tra concetti naturali e concetti arbitrari usati negli esperimenti psicologici.


Critiche alla teoria classica
Secondo Wittgenstein, i membri di una categoria possono essere correlati tra loro attraverso insiemi di fattori che si sovrappongono (somiglianza di famiglia), piuttosto che da insiemi di fattori in comune, e non sempre le categorie hanno confini rigidi e delimitati.
Sono stati rilevati alcuni problemi concettuali nella teoria classica:
  • C'è difficoltà ad identificare le proprietà che definiscono la maggior parte dei concetti naturali, e a dare un valore costitutivo ad alcune proprietà, ma non ad altre.
    Ad esempio si può categorizzare un animale per certe caratteristiche fisiche, ma se queste caratteristiche vengono rimosse chirurgicamente, l'animale rimane lo stesso della stessa categoria.
  • Non c'è sempre un accordo sulla categorizzazione, ed esistono molti esemplari non chiari, ambigui, come ad esempio il canotto, che può essere considerato un oggetto di mare o un oggetto di plastica.
  • Un concetto (es. pesce) dovrebbe possedere tutte le proprietà definenti del concetto sovraordinato (es animale), più alcune proprietà specifiche (quelle proprie dei pesci) che consentono di distinguerlo da altri concetti coordinanti (es. serpente, topo).
    Quindi secondo la teoria classica, un concetto specifico (es. squalo) deve avere più proprietà comuni e minor proprietà distintive relativamente al concetto superiore (pesce), rispetto a concetti più lontani (animale) e quindi dovrebbe risultare più simile al concetto immediatamente sovraordinario, ma spesso non è così.
  • Un'altra critica sta nel fatto che ci sono casi in cui ci sono grosse diversità tra i membri di una stessa categoria, inoltre è stato dimostrato che alcuni esemplari con caratteristiche più tipiche per la propria categoria (es. pettirosso per categoria uccelli) vengono classificati più velocemente rispetto ad altri con caratteristiche meno tipiche (es. struzzo), e questo fenomeno non è spiegato dalla teoria classica.

La teoria del prototipo


Secondo questa teoria, le categorie non sono entità logiche definite da un insieme di condizioni necessarie e sufficienti, ma sono strutturate attorno all'esemplare migliore della categoria, il membro medio della categoria, il prototipo.
Per Rosch il prototipo è l'esemplare reale che ha il valore medio delle caratteristiche condivise dai membri della categoria, mentre per Smith, Shoben e Rips, è un'astrazione, ovvero la collezione di caratteristiche più frequenti nella categoria.
Le caratteristiche che costituiscono il prototipo sono percettive salienti e, l'appartenenza categoriale di un esemplare, viene decisa in base al grado di similarità con il prototipo.
E' stato dimostrato che in compiti di categorizzazione, la velocità nel decidere se un oggetto fa parte di una categoria è proporzionale al grado di tipicità dell'oggetto, inoltre, uno studio di Rosch sulla rievocazione mnemonica ha dimostrato che gli esemplari tipici vengono ricordati e menzionati prima di quelli atipici.
Secondo la teoria del prototipo, le categorie sono organizzate gerarchicamente in una tassonomia, dove c'è il livello sovraordinario con le categorie generali (es. mobili), i cui membri condividono un piccolo numero di caratteristiche e quindi c'è sia una grossa variabilità intracategoriale (es. tavolo vs sedia) sia una grossa variabilità intercategoriale (es. animali vs mobili).
C'è poi il livello base (es. sedia), dove è massima la differenza intercategoriale all'interno di ciascuna categoria generale, e quindi i membri di una stessa categoria di base (es. sedia) hanno molti attributi in comune tra di loro e pochi in comune con quelli delle altre categorie di base (es. tavolo) appartenenti alla stessa categoria sovraordinata.
I concetti base vengono appresi per primi ed elaborati più velocemente ed accuratamente, sono linguisticamente fondamentali, ed è possibile rappresentarsi un prototipo di loro.
Infine c'è il livello subordinato (es. sedia da giardino), dove c'è minore variabilità tra categorie allo stesso livello (es. sedia da giardino vs sedia da ufficio), e quindi i membri di queste categorie condividono molti attributi con quelli di altre categorie subordinate nella stessa categoria di base.
I livelli tassonomici si differenziano anche per il grado di correlazione di attributi (cue validity), infatti gli attributi del mondo reale non sono indipendenti gli uni dagli altri, e la presenza di una proprietà è spesso correlata con la presenza di altre, e quindi certi indizi possono essere predittivi per una certa categoria.
Nelle categorie sovraordinarie però c'è qualche dubbio di validità della teoria del prototipo, infatti, se per miglior esemplare si intende quello che possiede più attributi funzionali (es. nel vestiario, che si indossa e tiene caldo), la somiglianza in queste categorie potrebbe risultare del tutto marginale, infatti per queste categorie non sempre  la funzione risulta percettivamente saliente, ma si dovrebbe parlare di pura somiglianza funzionale, anche se questa somiglianza non è menzionata nella teoria.
Se invece il prototipo è l'esemplare medio (quello con la media più alta di attributi salienti), allora risulta difficile e quasi impossibile trovare prototipi nelle categorie sovraordinarie.


Critiche alla teoria del prototipo
Anche la teoria del prototipo ha subito diverse critiche:
  • Il problema della similarità: la similarità non sembra essere una spiegazione sufficiente ed unitaria della categorizzazione, infatti non si può parlare di similarità se non si specifica a quale aspetto ci si sta riferendo, dato che sono infiniti i modi in cui gli oggetti possono somigliarsi.
    Inoltre, i giudizi di somiglianza e di appartenenza categoriale possono divergere, quindi le teorie della categorizzazione non possono basarsi solo sulla somiglianza.
  • Critica alla capacità esplicativa: esiste una distinzione fondamentale tra appartenenza ad una categoria e tipicità, infatti gli esperimenti di Rosch hanno dimostrato che i soggetti danno giudizi relativi ai gradi di tipicità e non ai gradi di appartenenza.
    Inoltre, alcune categorie che sembrano cruciali per valutare la tipicità, sono marginali per la definizione e la comprensione del concetto stesso.
  • Core e prototipo: è stata fatta una distinzione tra prototipo e core (o cuore concettuale), il prototipo contiene proprietà percettivamente salienti e facili da valutare, che sono utili per la categorizzazione immediata, mentre le proprietà del core sono più diagnostiche dell'appartenenza, ma tendono ad essere nascoste.
    Il core è stato anche paragonato al codice genetico, e la sua funzione è quella di rendere stabile un concetto, molto più di quello che riescono a fare gli attributi percepibili (ad esempio, il delfino nella teoria del prototipo andrebbe catalogato come un pesce, mentre usando il core andrebbe catalogato come un mammifero).
    E' stato fatto un esperimento da Landau per verificare questa teoria, dove venivano mostrate delle immagini di una nonna in cui variava l'età (caratteristica prototipica) e la presenza o meno di bambini (core).
    I risultati dimostrano che i soggetti fondano il giudizio di appartenenza più sulla caratteristica prototipica (l'età), e che poi giustificano i risultati della categorizzazione parlando delle caratteristiche core (i bambini).

Le teorie ingenue


Murphy e Medin hanno proposto le teorie ingenue che sono le teorie che le persone si costruiscono sul mondo per tentare di spiegare il modo in cui certi attributi sono raggruppati in esemplari di una categoria.
In questa visione, il concetto non è un semplice aggregato di attributi, ma un insieme di relazioni tra attributi che rendono coerente la categoria.
Le persone usano le parole per riferirsi a categorie, senza necessariamente conoscere il significato delle prime e l'aspetto delle seconde (uso referenziale), e quindi ad esempio potremmo sentire per la prima volta un oggetto esser chiamato lanciarazzi e chiamarlo così anche le volte successive.
Vari esemplari di una categoria rappresentano un insieme coerente dato che condividono una spiegazione che li tiene insieme, e per coerenza concettuale si intende il modo in cui i concetti rappresentano un insieme di elementi che risulta ragionevole per chi lo concepisce.
E' stato dimostrato che le categorie sono apprese più facilmente se sono rese coerenti da una teoria, e il grado di conoscenza di un certo dominio condiziona la formazione dei concetti (ad esempio, gli esperti di un certo settore possono rilevare più connessioni tra gli oggetti rispetto ai non esperti).
Nakamura ha rilevato che le persone apprendono facilmente le diverse categorie se vengono attivate teorie che possono spiegare le relazioni tra gli attributi, piuttosto che definizioni che separano in modo netto le categorie identificando un semplice elenco di attributi.
Ci sono molte cose che potrebbero apparire simili in quanto appartenenti ad una stessa categoria, quindi la similarità è una conseguenza e non la base della categorizzazione e della coerenza della categoria.
Alcuni studi hanno mostrato la presenza della struttura prototipica anche nei bambini di pochi mesi (10).
In generale, nelle situazioni in cui classificare è importante, i non esperti si rifanno alle classificazioni degli scienziati, e nei concetti complessi, il significato di concetto composto sarebbe dato dalla relazione di mediazione tra i termini.
In questa teoria esiste anche il concetto di attributo rilevante legato al contesto, dove ad esempio un assegno preso in un contesto normale ha come attributo principale il valore, mentre durante un incendio, il suo attributo principale diventa l'infiammabilità.



Il modello funzionalista di Barsalou


Secondo questo modello i concetti non sono delle rappresentazioni stabili, e la loro instabilità è dovuta al fatto che persone diverse (ma anche la stessa persona), possono avere concetti diversi della stessa categoria in contesti e momenti diversi.
In contesti diversi, fattori diversi determinano strutture diverse nella stessa categoria, e la struttura con gradazioni può mutare anche in relazione al punto di vista dal quale la categoria viene percepita, quindi le strutture con gradazioni non riflettono proprietà invarianti delle categorie.
Il modello di questa teoria sostiene che la memoria a lungo termine (MLT) contiene una gran quantità di conoscenza grandemente irrelata e continua che viene usata per costruire i concetti nella memoria operativa, e sulla base delle informazioni nella MLT, la ML (memoria di lavoro) costruisce i concetti in relazione ai contesti e alle situazioni.
Quindi i concetti sono costrutti temporanei che dipendono dai contesti, e questi concetti prodotti vengono a loro volta immagazzinati nella MLT, ma non sono delle rappresentazioni invarianti.
Infine l'informazione che dipende dal contesto viene richiamata in presenza di contesti pertinenti e ciò determina l'instabilità del concetto.
Quindi i concetti formulati dai teorici non possono mai essere identici ai concetti reali degli individui, e Barsalou sostiene che un concetto non rappresenta una data categoria in ogni occasione.
Secondo Barsalou e Bower, una proprietà diventa indipendente dopo che è stata associata più volte ad una categoria.
Il grado di accordo relativo alla categorizzazione sembra basarsi sull'informazione indipendente dal contesto, mentre le variazioni sono attribuite alle informazioni dipendenti dal contesto.
Il processo di concettualizzazione inoltre, incorpora l'informazione che è orientata ad uno scopo, e quella pertinente agli esemplari presenti e ad altri aspetti del contesto.
Ricapitolando, i concetti risultano stabili: per l'uso di informazioni indipendenti dal contesto, quando gli obiettivi da raggiungere sono gli stessi possono servire da richiamo per informazioni analoghe nella memoria, quando gli esemplari ed il contesto sono gli stessi.
I concetti risultano instabili: perchè l'esperienza diversa determina un grado diverso di conoscenza, le correlazioni tra proprietà possono variare, al cambiare degli scopi cambiano anche i concetti che le persone si creano di una categoria, variando gli esemplari e il contesto si modificano anche i concetti di una stessa categoria.


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