I parametri sono gli atomi della variazione linguistica.
La linguistica si occupa della traduzione, di come ad esempio i
Code Talkers potessero prendere l'inglese, che è una lingua con delle
proprietà, e trasformarla in un'altra, il navajo, con un suo insieme di
proprietà.
In chimica, esistono sostanze fondamentali, che se combinate in un certo
modo, per quantità e forma, generano sostanze derivate anche molto
diverse dalle sostanze fondamentali, ed una cosa analoga accade anche in
linguistica con i parametri.
Secondo Noam Chomsky, le lingue sono composte da un numero finito di più fattori elementari, i parametri, e combinazioni diverse di questi parametri portano alla nascita delle diverse lingue.
Quindi un numero relativamente piccolo di parametri potrebbe essere alla base di un ampio numero di lingue.
I bambini possiederebbero geneticamente la conoscenza di questi
parametri fondamentali, e dovrebbero solo capire come essi
interagiscono.
I parametri fondamentali e i principi della loro interazione sono chiamati da Chomsky, grammatica universale,
e i bambini imparerebbero dunque la loro lingua, stabilendo quali
parametri sono presenti nella lingua in questione e in quale proporzione
e disposizione.
Quindi questa teoria basata sui parametri potrebbe spiegare anche il
perchè le lingue possono cambiare, e dato che esiste un numero finito di
parametri, ed un numero finito di modi di combinarli, non stupisce che
lingue simili possano trovarsi anche in parti opposte della terra.
Diversi linguisti hanno girato il mondo per studiare lingue di tribù
in via d'estinzione per cercare differenze e somiglianze tra le varie
lingue, ad esempio in europa tutte le lingue derivano da 2 sole grandi
famiglie, quella indoeuropea e quella ugro-finnica, più una lingua
isolata, il basco.
Alcune diversità tra le lingue si trovano ad esempio nella struttura dei
sintagmi, dove in italiano, le parole che lo compongono devono stare
vicine, mentre nel walpiri i sintagmi possono spaccarsi e sparpagliarsi
per tutta la frase, e questo può essere fatto grazie a degli appositi
marcatori che consentono di indicare che una parola si applica al
soggetto o all'oggetto.
Una volta raggiunto un numero di lingue tali da costruire una massa
critica, si è potuto iniziare a cogliere regolarità linguistiche più
ampie, ed uno studioso famoso in questo settore è Joseph Greenberg, che si interessò alla regolarità nell'ordine delle parole,
raccogliendo campioni di 30 lingue di diverse parti del mondo, e
confrontando lingue storicamente diverse (come l'italiano con il
tailandese) trovò alcune singolari regolarità.
Ad esempio, sia in edo che in italiano, l'oggetto segue il verbo ed il
sintagma nominale viene dopo la preposizione a cui è associato, mentre
in altre lingue no.
Greenberg propose allora alcune leggi universali:
- le lingue che presentano l'ordine principale verbo-soggetto-oggetto sono sempre preposizionali.
- le lingue che presentano come normale l'ordine soggetto-oggetto-verbo sono, con frequenza molto maggiore che casuale, postposizionali.
- nelle lingue che presentano preposizioni, il genitivo segue quasi sempre il nome che lo governa, mentre nelle lingue che presentano postposizioni, il genitivo quasi sempre precede il nome che lo governa.
Lo studioso Nichols si interessò ai marcatori (etichette che indicano ad esempio che una parola è un soggetto o un complemento), in particolare scoprì che il giapponese è una lingua provvista di marcatori del dipendente, che aggiunge affissi ai sintagmi nominali, e che il mohawk è una lingua che ha marcatori della testa, che aggiunge affissi ai verbi.
La nozione di parametrò come atomo della variazione linguistica saltò fuori grazie ad uno specifico confronto tra il francese e l'italiano, infatti, le frasi italiane più semplici sono simili a quelle francesi (e inglesi) più semplici, e consistono in un sintagma nominale soggetto seguito da un verbo con flessione temporale (ovvero un indicatore che segnala se l'evento è passato, presente o futuro).
Tuttavia, l'italiano differisce da queste lingue, in quanto il soggetto può pure collocarsi dopo il verbo, ed anche per il fatto che se si parla di qualcuno di già noto, si può omettere il soggetto, scrivendo il solo verbo senza il sintagma nominale (mentre in francese e in inglese ci vuole almeno un pronome soggetto come sostituto), inoltre ci sono diversità nelle frasi interrogative (se per fare l'interrogativa si sostituisce il soggetto della frase subordinata con un sintagma interrogativo e lo si sposta all'inizio, ciò è accettabile solo in italiano, nelle altre 2 lingue va modificata o omessa una congiunzione).
Kayne e Rizzi sostennero che tutte queste differenze tra lingue sono cmq correlate tra di loro, perchè se non lo fossero ci si aspetterebbe che alcune proprietà comparissero secondo composizioni più o meno casuali nelle varie lingue, ma così non è.
Anche la storia va a favore della correlazione, infatti il francese all'inizio era una sorta di italiano e poi cambiò, e il fatto che tutte le sue proprietà cambiarono assieme, avvalora la tesi della correlazione tra proprietà.
Inoltre, anche il fatto che queste proprietà riguardano il soggetto, è indice di correlazione.
In alcune lingue (inglese, francese, ecc...) nelle frasi con verbo di modo finito deve sempre comparire un soggetto espresso, in altre (italiano, spagnolo, ecc...) invece il soggetto non deve necessariamente essere espresso, quindi, i parlanti italiani e spagnoli non si devono preoccupare di esprimere un soggetto, mentre i parlanti francesi e inglesi devono inserire almeno un pronome.
In italiano i soggetti possono venire dopo il verbo, mentre questo rovesciamento è possibile in francese e inglese solo se viene messo nella posizione normale-preverbale un pronome espletivo.
Chomsky ipotizzò che il francese e l'italiano in realtà divergono in un'unica caratteristica, che si esprime diversamente in costruzioni grammaticali diverse.
Chomsky ha individuato il parametro del soggetto nullo, come il bisogno di soggetti nelle frasi o meno.
Quindi questi parametri possono essere fissati in 2 modi (una lingua può richiedere il soggetto o no) e la serie di conseguenze osservabili che segue al fatto della scelta di un parametro da parte di una lingua è detta complesso parametrico.
I parametri quindi semplificano molto l'acquisizione del linguaggio da parte dei bambini, e nel 1981 Chomsky propose che tutte le differenze tra le lingue siano da pensare in termini di parametri, come scelte tra alternative diverse rispetto ad un numero finito di parametri.
I parametri creano complessi parametrici che non sono ulteriormente scomponibili, e ad esempio, il parametro del soggetto nullo è una caratteristica irriducibile dell'italiano.
I parametri sono dunque gli atomi della variazione linguistica, anche se gli stessi linguisti non sono tutti completamente d'accordo su cosa definire parametro e cosa no, o sulla sua reale importanza.
Tra i principali parametri trovati ci sono:
- Il parametro del soggetto nullo.
- Il parametro che riguarda l'ordinamento: le lingue sembrano operare una scelta iniziale che determina se i verbi verranno prima dei complementi oggetti che li accompagnano, le preposizioni prima dei sintagmi nominali, i nomi dei posseduti prima dei possessori, o il contrario (parametro ricavato dagli universali di Greenberg).
- Il parametro che riguarda i marcatori: esistono lingue che hanno marcatori della testa e lingue che hanno marcatori del dipendente, le lingue scelgono se i verbi avranno affissi di accordo determinati dai sintagmi nominali o se i sintagmi nominali avranno affissi di caso determinati dal verbo (parametro ricavato dagli studi di Nichols).
Una volta trovati tutti i parametri e capite le regole per la loro interazione, si potranno addirittura scoprire nuove lingue mai parlate.
Piaciuto l'articolo? Lascia un commento!
EmoticonEmoticon