domenica 13 marzo 2016

Psicologia dello sviluppo (6/12): Influenze extrafamiliari

La famiglia non è l'unico contesto dove il bambino impara a comprendere la realtà sociale, esiste anche il contesto scolastico, l'influenza della televisione e la compagnia dei coetanei.

Le relazioni con i coetanei
Secondo Hartup (1989) esistono 2 tipi di relazioni:

  • Relazioni verticali: sono quelle che si formano con una persona che ha una conoscenza ed un potere superiore a quella del bambino, di solito una persona adulta, sono di solito relazioni complementari (gli adulti controllano il bambino, il bambino obbedisce, il bambino chiede aiuto, i genitori glielo danno).
    Queste relazioni hanno la funzione di dare sicurezza e protezione e di far acquisire conoscenze e capacità.
  • Relazioni orizzontali: con persone dallo stesso potere sociale, son basate su interazioni reciproche dove i ruoli possono essere invertiti.
    La loro funzione è quella di far apprendere le abilità che possono essere acquisite solo tra pari, come la cooperazione e la competizione.
Questa distinzione non è assoluta, infatti la relazione col fratello più grande le contiene entrambe.
In certi casi le interazioni con coetanei creano delle verie e proprie sottoculture con regole, come nel caso di alcuni bambini sopravvissuti all'olocausto che vivevano sempre assieme e non volevano mai separarsi.
Durante il corso dello sviluppo aumenta il contatto con i coetanei e diminuisce quello con gli adulti, e la cultura influenza queste relazioni tra coetanei, dove ad esempio la scuola dell'obbligo rende più probabili queste interazioni, o come nel caso di culture diverse come quella cinese, dove è molto alto il senso di appartenenza e di cooperazione.

Tendenze evolutive
Le relazioni con i coetanei seguono una precisa sequenza legata allo sviluppo, divisa in 3 periodi evolutivi:
  1. La prima infanzia: dai 3 mesi di vita, il neonato mostra interesse verso gli altri bebè, e ciò li spinge ad esplorare il mondo circostante con lo sguardo, fino a che dalla seconda metà del primo anno emerge il comportamento interattivo.
  2. Il periodo dei primi passi: dal secondo anno di età, il gioco diventa più reciproco e si scambiano anche i ruoli.
  3. Il periodo prescolastico: i bambini comunicano anche dei significati, san fare giochi di finzione e di gruppo, diminuisce man mano il gioco solitario.
  4. L'infanzia: grazie alla scuola aumentano le interazioni con i compagni e la capacità di comunicare, i bambini imparano a capire le emozioni degli altri e perdono egocentricità, diventando però anche più selettivi nella scelta delle amicizie.
  5. L'adolescenza: stato di transizione verso la società adulta, i bambini sono incerti e compaiono i gruppi misti, e tendono ad adeguarsi alla moda del proprio gruppo.
Bambini graditi, rifiutati e ignorati
I bambini poco graditi appartengono a 2 categorie distinte, i bambini rifiutati e i bambini ignorati, dove per i primi viene sviluppata antipatia, mentre per gli altri non ci sono sentimenti negativi, ma si tratta cmq di bambini impopolari.
I bambini graditi sono apprezzati perchè solitamente sono estroversi, allegri, positivi, capaci, carismatici, i bambini rifiutati di solito sono turbolenti, polemici, aggressivi, mentre i bambini ignorati possono essere timidi, insicuri, solitari.
Il bambino che viene rifiutato non ha possibilità di sviluppare le abilità sociali e questo aggrava ulteriormente la sua situazione, facendo correre il rischio di finire in un circolo vizioso.
I bimbi ignorati trasferiti in un nuovo gruppo possono essere accettati, mentre i bambini rifiutati tendono a rimanere tali e tendono a percepirsi negativamente, col rischio che sopraggiungano seri problemi di adattamento futuri.
Pare quindi esserci un collegamento tra rifiuto da parte dei coetanei e problemi successivi, essi han più probabilità di marinare ed abbandonare la scuola, oltre ad avere un rendimento peggiore.
Alla base della difficoltà ci sono disturbi psicologici di base, o forse essi nascono dopo una lunga serie di rifiuti, che li rendono più vulnerabili allo stress.
Anche chi rinuncia completamente al voler socializzare è a rischio di problemi futuri.
Per aiutare i bambini con questi problemi vengono usate alcune tecniche, come quella di guardare filmati con giusti comportamenti o subire tecniche di condizionamento col rinforzo che loda le buone azioni, tuttavia i bambini troppo aggressivi rispondono meno a questo trattamento.

Amicizia e solitudine
Quando un bambino viene privato di qualsiasi senso di appartenenza sociale, si sviluppa di solito una perdita di autostima.
Il bambino soffre l'assenza delle amicizie e secondo Hartup queste svolgono diverse funzioni:
  1. grazie alle amicizie i bambini acquisiscono competenze sociali come la comunicazione e la collaborazione
  2. forniscono al bambino la conoscenza del sè, degli altri e del mondo
  3. danno un supporto emotivo in caso di stress
  4. sono precursori di relazioni successive (familiari, matrimoniali)
Il bambino privo di amicizie può cmq svilupparsi in maniera accettabile per la società, tuttavia l'amicizia indubbiamente promuove l'autostima.
L'amicizia viene percepita diversamente col crescere dell'età, passando da una cosa superficiale ad una cosa molto profonda.
Dal quarto anno le amicizie diventano più frequenti e si sviluppa la preferenza nella scelta del compagno, mentre nell'adolescenza diminuisce il numero ma aumenta la profondità del rapporto.
Inoltre le conversazioni con gli amici (soprattutto tra ragazze) fanno aprire di più che quelle con i genitori.
Sono stati associati diversi disturbi alla mancanza di amici: problemi emotivi, rimanere indietro sulla visione di prospettive diverse dalle proprie, essere meno altruisti, carenze nelle competenze sociali che comportano la non ammissione al gruppo, essere meno socevoli, minor adattamento alla scuola, minor profitto scolastico.

La collaborazione tra coetanei
In passato si è tenuto troppo conto degli aspetti negativi delle relazioni con i coetanei e poco degli aspetti positivi.
Diversi studi mostrano che i bambini si forniscano reciprocamente un contributo allo sviluppo intellettuale.
Esistono 3 tipi di apprendimento collaborativo tra coetanei:
  1. Educazione di un coetaneo: un bambino aiuta l'altro fornendogli istruzioni
  2. Apprendimento collaborativo: un gruppo di bambini risolve un problema suddividendosi vari compiti
  3. Collaborazione tra coetanei: due coetanei con lo stesso livello di conoscenza del problema, lo affrontano fidandosi l'un l'altro avendo un apprendimento comune.
I bambini quando lavorano assieme possono realizzare dei processi intellettuali che sarebbero impossibili da soli, come nell'esempio dell'educazione scientifica, dove un gruppo di bambini risolve dei compiti ed apprende meglio in gruppo che singolarmente, grazie a discussioni tra individui con punti di vista diversi.

La collaborazione tra coetanei rischia di essere ostacolata se:

Variabili Tipo di influenza
Età i bambini sono troppo piccoli per poter dialogare in modo costruttivo
Difficoltà del compito Il compito è troppo difficile
Discrepanza tra i bambini I bambini differiscono troppo rispetto ai livelli base di comprensione del problema
Dominanza - passività uno è troppo dominante, l'altro troppo passivo perchè emerga collaborazione
Intensità del conflitto La relazione è troppo confluttuale e non si raggiunge una soluzione comune
Qualità dell'approccio interpersonale I bambini han troppo poco in comune e non condividono le idee

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