sabato 27 febbraio 2016

Psicologia dello sviluppo (1/12): Introduzione allo sviluppo sociale

Lo sviluppo sociale si riferisce agli schemi di comportamento, ai sentimenti, agli atteggiamenti e ai concetti manifestati dai bambini in relazione alle altre persone e al mondo in cui questi diversi aspetti variano durante la crescita.

Le funzioni psicologiche sono classificate in 3 categorie: cognitiva, affettiva, sociale.
Tuttavia una netta separazione tra funzioni emotive e sociali non ha molto senso.
Le funzioni cognitive vengono studiate in relazione agli stimoli fisici.

 
Gli psicologi studiano lo sviluppo dei bambini perchè sono interessati a loro in quanto bambini, vogliono capire se ad esempio un neonato è in grado di distinguere una voce umana, e tutte le scoperte fatte servono per migliorare la loro infanzia.
Un alto motivo di studio è accentrato sullo sviluppo, del quale si cercano di capire le varie tappe e come esso possa influenzare l'essere da adulto.
Secondo il pensiero di Freud, l'infanzia è analizzata con la convinzione che essa fornirà la chiave per comprendere i problemi inerenti l'individualità degli adulti.

Negli anni 50 fino ai 70, il comportamentismo influenzò molto la psicologia dello sviluppo, con il suo metodo di apprendimento per osservazione e della ricompensa.
Brackbill nel 1958 fece un'esperimento dove dimostrava che la frequenza del sorriso nei neonati potesse aumentare, facendo seguire una sorta di ricompensa da parte dell'adulto, come un sorriso, una parola, dopo ogni sorriso del neonato.
Bandura e Walters nel 1963 fecero degli esperimenti di imitazione dove i bambini replicavano il comportamento violento di un adulto in un laboratorio, e questo stava a dimostrare come il cattivo comportamento dei genitori potesse influenzare i piccoli.

L'etologia (la branca della biologia che descrive, classifica ed analizza il comportamento animale) contribui al passaggio della psicologia di tipo meccanico del comportamentismo ad una psicologia più descrittiva, dove la descrizione viene prima della spiegazione, e lo scienziato deve trascorrere il tempo necessario sul campo per osservare, prima di riprodurre in laboratorio.
Un fenomeno molto studiato fù quello dell'imprinting, dove un comportamento innato dell'essere viene scaturito da uno stimolo liberatorio.
Il metodo dell'osservazione prese piede grazie alla tecnologia che forni le telecamere, che permisero di analizzare tutti i movimenti al rallentatore e con gli ingrandimenti dei dettagli.
La ricerca deve dunque essere condotta sapendo prima cosa osservare, bisogna avere degli obiettivi, e i dati raccolti possono essere utili per studiare e categorizzare diversi tipi di comportamento (gioco, aggressione, ecc...) e per formulare ipotesi che possano essere verificate in condizioni sperimentali.
Quindi si passa di solito dal metodo di ricerca descrittivo a quello sperimentale.
La ricerca descrittiva può dare delle indicazioni sull'esistenza di differenze legate all'età, inoltre è argomento di studio le diversità (carattere, comportamento, ecc...) tra i diversi individui della stessa età.

Verso la fine degli anni 80 furono fatte delle ricerche sulle madri lavoratrici, per verificare come la loro lontananza potesse influire sullo sviluppo del bambino.
Furono analizzati molti aspetti, come l'età in cui tale lontananza potesse influire negativamente, il fatto che il successo della madre (umore positivo) potesse influenzare il bambino, il sesso, il numero di ore... ma alla fine si concluse che non era possibile fare generalizzazioni che permettessero di chiarire se l'impegno lavorativo della madre fosse una cosa positiva o negativa per il bambino.

Gli argomenti di ricerca
Gli argomenti di ricerca sono scelti in base a molti fattori, come ad esempio la disponibilità di metodi e tecniche, ma quello che più influenza la scelta è il contesto teorico del momento.
Ad esempio solo quando nel 1961 Franz inventò la tecnica della preferenza visiva, si tennero in considerazione anche le risposte più piccole ed impercettibili, dove si capì la percezione che il bambino ha dei visi e si comprese a che età i neonati sono in grado di recepire gli stimoli umani.
Con la tecnica della Strange Situation 1978 di Ainsworth permise l'esame completo di questioni connesse alle differenze individuali tra piccoli nella formazione dei legami di attaccamento.
Anche le pressioni della società possono influenzare la direzione dello studio, cambiano le teorie, che vengono sostituite da nuove, cambiano i mezzi, e cambiano le tematiche in vigore, come quando ci fù la novità degli stupefacenti tra i giovani.
Anche lo studio dell'influenza dei geni e dell'ambiente sul bambino sono stati soggetto di ricerca per diversi anni, e finalmente non sono più considerati come 2 cose separate, ma si integrano a vicenda.
C'è stato poi il cambiamento dal considerare solo il singolo individuo, al prendere in considerazione l'influenza che possono avere gli altri sul singolo, e anche il contesto è importante (ad esempio la società).

Bisogna inoltre stare attenti ai preconcetti quando si fa uno studio, bisogna eliminare i propri preconcetti ed aspettative (comprese quelle dei soggeti, con esperimenti a doppio cieco) e anche quelli della società nell'epoca corrente.
In base alle tendenze della società ci sono stati studi e modi di pensare diversi, ad esempio un tempo ai bambini venivano fatte provare poche emozioni, si era più autoritari e punitivi, per salvarli dalla dannazione (influenza della chiesa).
durante la rivoluzione industriale ad esempio, l'immagine del bambino era vista come un lavoratore, e quindi non venivano considerati gli altri aspetti.
Perfino oggi ci sono molte culture e ciascua educa i bambini in maniera diversa, in modo che essi rispettino le aspettative della società.
In Cina ad esempio, si da poco rilievo al singolo individuo, ma si spinge i bambini a vivere in funzione del gruppo, facendoli agire sempre assieme agli altri, in europa e in america non è così.
Lo psicologo quindi è parte di una determinata cultura, e viene spesso fatto ancorare a credenze ed ideali comuni che influenzano le sue ricerche.

Negli ultimi anni la competenza sociale è divenuta molto importante per il corretto sviluppo del bambino, si considerano infatti vari aspetti dello sviluppo come, la capacità di interagire con l'ambiente, la capacità di fare amicizie, la popolarità tra i coetanei, e furono fatte anche delle scale di compenteza sociale per misurarne il grado, come quella di Harter del 1982.
Queste scale però penalizzavano i bambini timidi ed introversi, e lo stesso Harter riconobbe che si dava troppa importanza al successo col gruppo e poco al singolo, e il bambino veniva visto come l'essere che agisce e non come un essere pensante.


Quadri teorici di riferimento


Le teorie sono insiemi di affermazioni che danno senso a fatti isolati mettendoli in relazione con principi più generali.
Ci sono state diverse teorie nel corso degli anni:
  1. La teoria psicoanalitica: Proposta da Sigmund Freud, tocca ogni aspetto del comportamento e della personalità, proponendo metodi terapeutici di cura.
    Freud infierì che i disturbi dell'adulto derivano dalla sua infanzia, e sosteneva inoltre che i bambini dovevano a controllare i loro impulsi, i vizi del piacere, aiutati dai genitori.
    Freud diceva che i bambini iniziavano a vivere con l'Es la fonte degli impulsi egoistici da soddisfare immediatamente, poi sopraggiungeva l'Io, rivolto verso il mondo esterno e funziona in accordo col principio di realtà, e il Super-io che nasce a partire dalle proibizioni dei genitori e aiuta ad autoregolarsi, anche grazie ai sensi di colpa.
    Freud era molto pessimista e attribuiva alla vita un perenne stato di conflitto tra Es, Io e Super-io.
    Secondo Freud c'erano diversi stadi dello sviluppo: orale, anale, fallico, della latenza e genitale, e secondo Freud, a seconda di come si comporteranno i genitori i bambini da adulti avranno più o meno problemi.
    Ci sono anche dei meccanismi di difesa come la rimozione che permettono di rimuovere ricordi fastidiosi, che cmq riappaiono nell'inconscio, c'è poi la regressione che consiste nel tornare mentalmente indietro negli anni rifugiandocisi per sfuggire ad eventi presenti, poi c'è l'identificazione con la quale il bambino si identifica nei genitori piuttosto che contraddirli.
    I meccanismi di difesa prevengono l'ansia eccessiva derivante dai vari conflitti e rendono più facile l'adattamento alle richieste ambientali, tuttavia, ci sarà un prezzo da pagare, come nel caso dei ricordi rimossi, che potranno presentarsi successivamente come sintomi che potranno comportare diverse difficoltà da adulto.
    Tuttavia queste teorie non hanno ricevuto riscontri e conferme, quindi non ci sono prove che alcuni traumi infantili siano la conseguenza dei problemi dell'adulto.
  2. Comportamentismo: Dello stesso periodo di Freud, nasce dagli scritti di John B. Watson (1913), anche se i primi scritti furono fatti da John Locke nel 1693, il quale sosteneva che la mente del bambino era inizialmente una tabula rasa e poteva essere scolpita dall'esperienza fornita dai genitori.
    Se Locke era un filosofo e non portava nessun riscontro pratico alle sue teorie, Watson invece fece diversi esperimenti sul condizionamento animale (ratti), e non credeva all'introspezione, ma solo alle cose osservabili e verificabili.
    Secondo Watson e Locke l'ambiente determina il comportamento.
    Watson propose un modello di apprendimento rigido e privo di emozioni, dove il bambino doveva imparare e basta e non essere coccolato, tra i suoi più importanti esperimenti c'è quello con il piccolo Albert (di 9 mesi), che veniva spaventato da un forte suono ogni volta che vedeva un coniglio, tanto che il bambino alla fine apprese a spaventarsi non appena lo vedeva.
    Altri studi furono fatti da Clark L. Hull, da B.F. Skinner (condizionamento operante/ricompensa) e da Pavlov col suo riflesso condizionato.
    Queste tecniche vennero però criticate perchè erano troppo sotto controllo e trascuravano gli ambienti della vita reale, quindi si sacrificava la validità ecologica a favore degli studi da laboratorio.
    Un'altra critica contestava il fatto che i bambini erano visti come dei contenitori vuoti che non dovevano fare altro che apprendere, e anche il fatto che lo studioso doveva limitarsi solo alle osservazioni esterne del bambino.
  3. Teoria dell'apprendimento sociale: Lo studio condotto da Sears,Maccoby e Levin nel 1957 si propose di determinare le relazioni esistenti tra le pratiche educative dei genitori e le caratteristiche della personalità dei bambini, tramite ipotesi psicoanalitiche spiegate sotto l'aspetto della teoria dell'apprendimento.
    Sears e soci fecero una ricerca con 400 madri che portò a scarsi risultati perchè considerarono solo l'influenza della madre tralasciando molti altri aspetti, come l'influenza dell'ambiente.
    Così nacque la teoria dell'apprendimento sociale di Bandura nel 1977, che affermava che i bambini imparavano per osservazione a comportarsi in determinati modi, come ad esempio nello studio dove dei bambini osservavano un adulto comportarsi in maniera violenta contro un pupazzo e poi iniziavano a comportarsi anche loro nello stesso modo.
    Bandura credeva cmq che il rinforzo influiva sull'imitazione dei comportamenti, e che i bambini valutavano come agire a seconda delle conseguenze.
    Una forte critica a questa teoria era che non era evolutiva e quindi i gruppi della stessa età venivano trattati allo stesso modo.
  4. Teoria piagetiana: Piaget non prestava attenzione ai fattori sociali in quanto il suo bambino viveva in un mondo virtuale privo di persone dove lo sviluppo progrediva tramite contatto con oggetti inanimati, anche se in alcuni rari casi Piaget affermò che solo col contatto con i propri simili il bambino vince l'egocentrismo.
    Secondo Piaget il bambino non è un adulto in miniatura, ed essi si trasformano in adulti in diverse fasi, in cui il bambino non è passivo come sostenevano i comportamentisti, ma attivo e ricercatore di stimoli in grado di plasmare il proprio ambiente.
    Il bambino si adatta all'ambiente e cresce ricevendo i giusti stimoli che lo fanno maturare (stimoli che dovrebbero essere curati dai genitori, cosa che Piaget non considerò).
    Inoltre, le funzioni sociali e cognitive sono secondo Piaget reciprocamente dipendenti, e che lo sviluppo cognitivo preceda e sia indispensabile per quello sociale.
    Si studiarono quindi i vari aspetti legati a come il bambino trovava gli oggetti nascosti e da che età era in grado di farlo, quando si accorge della presenza/mancanza della madre e quindi prova emozioni, e il fatto che la capacità cognitiva riusciva a togliere il punto di vista dominante del bambino e a renderlo meno egocentrico, o come è anche vero che lo sviluppo sociale aiuti in alcuni casi lo sviluppo cognitivo.
  5. Etologia: portò allo spostamento dalla sperimentazione controllata all'osservazione in condizioni naturali, l'etologia infatti, fondata da Lorenz (1935) e da Tinbergen era una sottodisciplina della biologia che studiava il comportamento delle specie in relazione all'adattamento con l'ambiente durante il percorso evolutivo.
    Gli etologi mettono in evidenza l'importanza di schemi fissi d'azione, come l'imprinting (pulcino), uno schema d'azione fisso che è un comportamento istintivo e appreso, dato che cmq deve essere associato alla conoscenza di ciò che lo scaturisce e ciò cmq dimostrerebbe che le specie hanno una predisposizione innata ad imparare.
    Gli etologi sottolinearono la presenza di alcuni periodi critici dello sviluppo, periodi sensibili dove un mancato stimolo o un trauma può influenzare negativamente lo sviluppo.
La teoria oggi
La psicologia dello sviluppo è ancora in fase sperimentale e non ci sono regole assolute, sono state bocciate diverse teorie del passato, mentre altre sono state modificate ed integrate.
Se in passato le varie teorie volevano spiegare tutto, oggi si è meno ambiziosi e si fa un passo alla volta, e si intrecciano i vari metodi di ricerca, cercando di tenere in considerazione ogni aspetto che possa influenzare lo sviluppo.


Metodi di ricerca


Metodi differenti di ricerca non portano necessariamente agli stessi risultati anche se si occupano dello stesso argomento, si possono intervistare i bambini, osservarli, fargli compilare dei questionari (o ai loro genitori se troppo piccoli), fargli svolgere dei compiti, trattare i risultati col metodo statistico, ma cmq sia, i risultati non possono essere separati dalle tecniche usate per ottenerli.

La riceca può essere definita in diversi modi:
  1. Empirica: le conclusioni si basano sulle informazioni ottenute direttamente attraverso l'esperienza, ed essa è accessibile a tutti e quindi verificabile.
  2. Sistematica: ricerca condotta seguendo un oreciso progetto di ricerca.
  3. Controllata: tramite gruppi di controllo esposti a condizioni specifiche.
  4. Quantitativa: necessaria per la comparazione tra i gruppi, è molto precisa e stabilisce l'esistenza di una relazione tra i gruppi in esame.
  5. Pubblica: gli aspetti della ricerca sono disponibili a tutti in modo da poter essere verificati da altri.
Alcuni vincoli della ricerca nello sviluppo sono:
  1. Vincoli metodologici: se i risultati sono in funzione dei metodi, ricercatori diversi arrivano a conclusioni diverse spesso contraddittorie.
    Quindi bisogna verificare sempre utilizzando più metodi, e solo se si ottiene sempre lo stesso risultato, la ricerca risulta attendibile.
  2. Vincoli del campione: quello che può valere per una cultura può non valere per un'altra, e avere un campione rappresentativo da esaminare non è una cosa che tutti possono permettersi.
    Per superare questo problema si replicano i risultati su campioni diversi, e se si giunge sempre alla stessa conclusione i risultati sono attendibili.
  3. Vincoli temporali: non è sempre possibile accettare i risultati ottenuti in un determinato periodo in altri periodi, perchè le culture cambiano e quindi bisogna sempre aggiornare i propri risultati rifacendo la ricerca con opportuni cambiamenti di metodologia, se necessario.
  4. Considerazioni etiche: non è sempre possibile sottoporre i bambini a tutti gli esperimenti che si vorrebbe fare, per via di problemi etici (il controllo è affidato alla American Psychological Association e alla British Psychological Society).
    Alcuni esperimenti fatti in passato non sarebbero più accettati ai tempi nostri, come quello del giocattolo proibito dove i bambini disubbidienti venivano puniti da un osservatore nascosto o quello dei gemelli presi in prestito del 1939, dove una coppia di studiosi presero 2 piccoli gemelli in prestito per vedere come sarebbero cresciuti senza stimoli esterni, e venne dimostrato che crescevano normalmente avendo solo deficit sulle attività di tipo pratico, per ovvi motivi di inattività.
    Il problema dell'etica può compromettere la ricerca perchè se si devono avvisare i genitori che saranno osservati, il loro comportamento potrà non essere naturale, questo perchè l'inganno non è sempre consentito, e lo spiare con le telecamere nascoste è considerata una grave violazione della privacy.
  5. Effetti del ricercatore: gli effetti delle aspettative del ricercatore possono influenzare l'analisi dei risultati, anche in maniera inconscia, quindi a volte si usano metodi a singolo o doppio cieco, dove gli esaminati non sanno la natura dell'esperimento e chi esamina i risultati non sa a chi appartiene una determinata risposta, in modo da non poter partire prevenuti.
    Per limitare questi effetti si usa anche far replicare l'esperimento da altri, anche se non sono in molti a voler rifare gli esperimenti altrui a scapito di nuovi esperimenti personali.
Progetto di ricerca
Le 2 principali domande che si pongono gli psicologi dello sviluppo sono:
Quanto cambia il comportamento con l'età?
Quali sono le cause che determinano il comportamento e il suo sviluppo?
Per rispondere a queste domande ci sono diversi metodi, come quello di elaborare un grafico del cambiamento comportamentale, dove però c'è il problema di trovare strumenti di misura comparabili per età differenti.
Inoltre, l'età è un indicatore variabile che mette in risalto il fatto che il cambiamento si sviluppa in certi periodi e in determinati modi.
Per capire la natura del cambiamento comportamentale si usano 2 strategie, quella longitudinale dove stessi bambini vengono esaminati in età differenti, e quella trasversale dove vengono esaminati diversi gruppi di bambini di età diverse.
La prima è sicuramente più precisa, ma è ovviamente molto difficile da attuare perchè ci vogliono anni di analisi per seguire la crescita di specifici gruppi, e c'è il rischio che i soggetti non siano più disponibili col tempo, oltre al fatto che c'è il rischio che nuove scoperte comportino un cambio di metodo di ricerca che renderebbe non paragonabili i risultati.
Il metodo trasversale è più facile da attuare, ma c'è il rischio che i campioni non siano rappresentativi.
Lo studio dei fattori che determinano il comportamento nello sviluppo andrebbe fatto per forza col metodo longitudinale, ma a causa delle difficoltà di attuazione spesso viene aggirato usando metodi di intervista chiedendo fatti del passato, con il conseguente problema della fallacia della memoria.
Se le domande sono fatte alle mamme (come nella maggior parte dei casi) c'è anche il problema che queste non siano attendibili, o che vengano omessi fatti importanti del passato perchè non ripetuti.
Quindi spesso si prova ad iniziare l'indagine nel periodo intermedio tra una fase ed un'altra e si prende sempre in considerazione il tempo presente, ciò che si vede concretamente.
Anche lo studio del comportamento dei genitori come influenza sul bambino, non ha portato a risultati precisi, e non è stato ancora trovato nessun nesso concreto, anzi è anche probabile che siano i bambini ad influenzare il comportamento dei genitori.
Visto che l'uso degli esperimenti da laboratorio è preciso ma non sempre rispecchia la realtà, a volte si usa fare dei quasi-esperimenti, ovvero si usano metodologie di studi sul campo e studi da laboratorio, dove esaminando in natura alcune variabili naturali di cui non si ha controllo, se ne riesce cmq a cogliere l'utilità nella ricerca.
In generale, le risposte non si possono ottenere da una ricerca che non sia stata messa in atto con lo scopo di fornirle.

Analisi dei risultati
Ogni scelta fatta prima della ricerca, influenzerà il risultato finale, e quindi ogni elemento va preso bene in considerazione prima di ogni studio.
Si è molto discusso sul fatto se sia meglio utilizzare interviste e questionari (self-reports) piuttosto che osservazione diretta.
Fino al 1960 i self-reports la facevano da padrone, dato che potevano ottenere informazioni velocemente da molte persone e coprire un considerevole arco di tempo, analizzando situazioni anche non osservabili ad occhio nudo.
Tuttavia così c'era il rischio di incappare nella desiderabilità sociale, ovvero che una madre rispondesse alle domande in base a quello che la società vedeva di buon occhio, quindi come una sorta di aspettativa/desiderio e non come reale comportamento.
Perciò sono state inventate interviste più intelligenti in modo da infierire le cose nascondendole o facendo rispondere a casistiche generali e meno specifiche.
I metodi d'osservazione offrono dati obiettivi e dettagliati, ma possono prendere in considerazione solo pochi campioni, e ci possono essere delle deviazioni del comportamento a causa della presenza dell'osservatore.
Quindi in base al tipo di ricerca e ai mezzi si decide che tecnica utilizzare e alla fine si deve decidere come poter confrontare i risultati ottenuti, dove un metodo è quello della categorizzazione, dove gli stessi risultati possono anche essere interpretati in termini di frequenze nelle varie categorie.
Quando è possibile è cmq bene usare sia l'osservazione che l'intervista, in modo da avere doppio riscontro e verificare se l'intervista è obiettiva.

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